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Non ho ancora potuto piangere dinanzi a te, a cagione delle cose vili che lo star lungi da te ha raccolte. Ma io lo faccio ora imaginando il tuo volto. Sembra anche ch’io mi purifichi tutto così. Sentomi tornato ad una tenerezza innocente. Amami. Non ti so dire ciò che questa parola significa per me. Ho la sensazione di una cosa eterna. Parmi che il silenzio della mia anima sia la significazione del nostro amore. Ma questo gaudio, così quasi libero dai sensi, lo hai anche tu. Anzi, io l’ho appreso da te. Fai che a poco a poco il mio animo possa tornare alla sua completa esistenza. Ora esso è ancora in formazione.
È inutile che tu chieda adesso lavoro. Sono ancora tra le nebbie della impossibilità. Non hai ancora capito ch’io sono stato un anno troppo lontano dalla vita. A Siena ho voluto ritirarmi da ogni contatto. Tu sola, a poco a poco mi riconduci al naturale, all’umano. Sono anche stato cattivo molto; o pazzo. Pensava di essere privilegiato da Dio sopra tutti gli altri. Pensavo che avrei dovuto comandare a tutti, e pensavo che tutti mi dovessero avere tale rispetto. Pazzo addirittura. Ed ora ciò mi fa dubitare. Ma io sento che questo male mi ha lasciato. Ne ho terrore soltanto. Mi pare, sai, che questa oscurità ridiscenda alcuna volta sull’anima, ma ora ne ho un’imagine soltanto. Tu sola mi hai guarito e mi tieni sano. Perciò tu hai qualunque diritto su ciò che potrò fare.
Non avrei dovuto dirtene alcuna cosa, per non attristarti. Ma devi conoscere me fino al fondo dell’anima. Non vi deve essere per te nessuna cosa incompresa.
Ma tutto deve cadere di ciò. Tu mi darai e mi dai un nuovo aspetto del tempo...
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Ma che fa lo studiare, e la Biblioteca?
Non devo studiar più, come studia – per esempio – un professore; cioè per sapere. Conviene che studi come prima, cioè torni a vedere ciò che mi è intorno. Questa sala non mi deve interessare se non come un oggetto della mia attenzione creatrice . Ma devo avere pazienza che si combinino insieme tutti i frammenti disparati che ho nella mente. Allora sorgeranno le idee.