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Ora vado dal direttore del Giornale d’Italia.
Questo sole mi fa bene. Ho accettata la condizione di tornare a Siena, con più tranquillità che non avrei creduto. Forse è ora ch’io lavori.
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Verrai a Siena ad agosto? Ci sposeremo allora?
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Stamani ho letto tre o quattro libri: un minimo per uno, e via. Non posso più star fermo, ed odio i libri. Mi paiono brutti.
Penso ora che a Siena potrò lavorare, perché da vero sento empirsi i miei pensieri come ad una fontana ignota.
Ma com’è bello il d’Annunzio! Basta un periodo suo per far fiorire, sia pure poco per ora, il mio animo.
Vedi: ogni mio pensiero parla d’amore, ed ho tanta dolcezza nel cuore che parmi di avere una musica divina qui nella segretezza del mio essere .
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Scriverò, forse, la novella; ed altre ancora, ma ho bisogno che tu mi mantenga in questa nebbiuzza fantastica, che è tutta dolce del tuo amore. Imagina una fessura da cui si veda qualche cosa della campagna fuora: tale è la mia mente.
Non so perché sono insensibile ora a Siena ; certamente perché m’appare come un sogno. Ne ho una sensazione d’arte.
A Siena non ho né meno un amico, e mi conserverò tale.