Federigo Tozzi
Novale

Parte seconda

7 giugno 1907.

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7 giugno 1907.

Sono stato seduto mezz’ora sull’inforcatura di un ciliegio  .

Ho un dispiacere oscurissimo di te. Ed ho pianto. Ora dimentico e ti scrivo.

Vorresti sapere quel che pensavo su quel ciliegio? Pensavo che tu fossi seduta sopra un bel greppo che è , ed io t’avrei buttate le ciliege. In faccia a me c’era un paesaggio che mi ricordava una tela del Segantini. Un bove bianco e una contadina con un fascio d’erba; ma velati dal sole, ch’era in cima al poggio.

Io sono così fatto che non posso né pure pensare che tu sei costà. Quando le cose in cui sei, prendono il sopravvento, tutto il mio amore prova un’angoscia che mi fa piangere.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Quel ciliegio m’ha fatto bene. L’ho ancora nell’anima con tutte le altre cose.

Poi sono andato nel pisellaio dove erano le contadine che s’empivano i grembiali, e ho mangiato molti piselli, lasciando il guscio attaccato alla pianta. Mio padre andava in cantina per empire alcuni barili. E mi ha dato mezzo bicchiere di vino. Avrei anche mangiato, ma nella madia della contadina era solo un pezzetto di pane.

Il cane, che è bianco nella pancia e nero sopra, m’ha attaccato molti peli su i ginocchi.

Per la strada che porta al podere, pare quasi d’essere a Roma, perché è sempre piena di forestieri. Per andare al podere, sono passato dalla scorciatoia a traverso altri poderi e mi son fermato alla casa di una contadina, dove una bambina m’ha colto una rosa che ho infilata nel vestito.

Ti mando questi fiori strappati a un melo. Erano tra certe meluzze di un verde oscuro, grosse poco più che le noci. Odorano molto. Già, a me piace anche l’odore delle zolle che s’aprono sotto la vanga.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Credi che Siena non mi abbia fatto bene? Credo che abbia maturato le melucce dei miei sogni.

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(Ho portato anche una formica. È passata proprio rasente la punta della penna.)

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Qui a Siena si sentono battere le ore con una tranquillità strana. A volte mi par di vedere passare quest’ore .


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