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Mio padre non l’ho più visto. Ho l’ordine da lui di non entrare più in casa, né in bottega o di andare in campagna.
Così mi fa vivere come un signore; perché sto in una camera bella come non ho mai avuta, ho il cameriere che mi porta il pranzo e la cena e più di un litro di latte la mattina.
Naturalmente non c’era bisogno del suo ordine per non farmi più andare in casa, in bottega e in campagna.
La biancheria me la cambio quaggiù; la campagna è bella in ogni luogo.
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Ma di che parlo?
Stasera m’urta i nervi la penna che non va bene, e gli spropositi che metto nelle parole. Non so più scrivere né meno come un ragazzo?
Io ho per te come una religione. Tutti gli altri esseri sono le figure di una lanterna, illuminata da essa.
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Che lettere, non è vero? Dovrei almeno ricopiarle, per togliere le macchie d’inchiostro. Ma non ne avrei la pazienza.
Ho presi alcuni appunti per un commento, a uso mio, delle poesie del Carducci.
Ma in Biblioteca io studio bene. La gente non dà noia. Solamente gli impiegati non hanno molta garbatezza! E poi, quando voglio trovare un libro, bisogna che, stando col naso su la spalla dell’impiegato che sfoglia le schede, agguanti con gli occhi il nome dell’autore, mentre che sta per sparire. Non so se hai capito. E gli autori, che domando io, non sono molto noti. Conviene che li presenti scritti all’impiegato, il quale, brontolando un poco, se ne va allo schedario. Per trovare il Bartsch, dovetti bisticciare quasi.
Osservare queste cose potrebbe essere bene. Ma non le so scrivere!
Ho acceso la candela ed ho chiusa la finestra.
Che pasticci... poetici ancora! Da Dante alla Bibbia, dalla Bibbia a Omero, da Omero a Platone, da Platone al Maeterlink, dal Maeterlink al Leibniz, e dal Leibniz a Dante e via in un cerchio d’imagini. Mi vergogno perfino a scriverlo. Ne faccio il viso rosso. Ma come mi si potrebbe comandare un certo ordine se io ho appetito di tutti? In questo momento ho ripensato a Virgilio, e sono stato proprio lì per aprirlo.
Io ti ho già trovato il lavoro, tanto più che dovrò togliermi le ore dell’impiego. Ora non te lo posso spiegare chiaramente, ma si tratta, di mano in mano che ve n’è bisogno, di prendere appunti da dizionarii o da libri. Peccato che tu non sappia un poco il latino!
Oggi t’avrei fatta arrabbiare per un certo nome biblico. L’ho dovuto cercare in molti libri, perché in principio non sapevo se fosse biblico o no. Dunque, prima ho dovuto con la mia ignoranza conoscere questo. Poi ritrovarlo in un dizionario scritto in latino. E perché non mi piaceva la spiegazione che ne derivava, ho guardato nell’Enciclopedia italiana e francese, nel dizionario geografico, nel dizionario latino, nel dizionario d’antichità, in quello mitologico, ecc. L’impiegato mi guardava. Sai: tutti questi libri sono in quello scaffale basso che è vicino alla porta, ed io li prendevo di mano in mano che li scorgevo.
Domattina, t’ho detto, ho voglia d’andare alle Taverne d’Arbia. Porterò con me un libro. Il quale è già scelto, quantunque mi si rivolga nell’animo il desiderio di ciascuno.
Oggi sono stato all’Osservanza. Ricordavo bene la nostra passeggiata fatta per quella strada. Mi sono seduto sul muricciolo della chiesa, e guardavo la campagna fino al Monte Amiata, ch’era quasi schiacciato dalle nuvole.
Un fraticello è venuto a spazzare, e due poveri mangiavano la zuppa.
Mi sono ricordato del desiderio, molto velato, che ebbi di farmi frate. Ridi, perché rido anch’io. Ciò è il lato comico del mio animo.
E pure, se non avessi riveduta te, se non ti avessi più sentita, c’era caso che fuggissi in un convento.
La mia vita non è se non una preparazione alla nostra. Vivendo così nell’attesa, non potrei tessere da solo un avvenire senza strappi.