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Mi sono divertito abbastanza, con i nostri rispettivi padri!
Prima il mio. Non è contrario al mio matrimonio con te, si capisce, perché sa quanto t’amo (e non c’è stato bisogno di fare il tuo nome) anzi è favorevole e ci metterei anche l’issimo. Ma un giorno non basta per assodare bene il discorso. Quindi, domani o tosto che venga il momento favorevole, un signore di Livorno, che è là in villeggio , riparlerà a mio padre per incarico mio, esprimendo il suo favore a me. È un uomo, a cui mio padre obbedisce molto.
E uno.
Ho trovato il tuo in Camollia. Gli ho riferito tutto, e gli ho detto d’aspettare due giorni.
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Tuo padre, poi, ha preso sul serio certi discorsi allegri che usa mio padre nei suoi momenti. Ha l’abitudine di dire: – Già, voglio finir tutto. Quel che ho fatto me lo voglio mangiare, ecc. – E tali cose ha detto, a tuo padre tempo fa. Figuriamoci! Egli vuole assicurarsi che mio padre non finirà niente, che lascerà a me, che non soffriremo la fame, ecc.
Io, quando ho udito la confidenza che mio padre ha dato al tuo, mi sono fregato le mani e mi sono sentito molto più contento. E per togliere anche tale impiccio non ci vorrà molto. Lasciami fare. Parmi proprio di assomigliare a quei sensali che tirano le mani del compratore e del venditore perché facciano l’accordo.
Ma che cosa non farei?
Ed ora? Forse, siamo sulla via della nostra felicità.
Non so perché sono tanto di buon umore. Non ho mai riso come questa sera. Via via che scioglievo i nodi, m’aumentava la contentezza. È stato un crescendo d’ilarità.
Di Roma, mio padre ha detto: – Con quei denari che hai speso là, potevi fare una casetta e starci.