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Emma, non ti addolorare. Mio padre, a cui poco fa avevo rivolta tutta l’intensità del nostro sogno, m’ha... percosso e maltrattato.
Ha maltrattato anche te, e vuole dirti ciò che ha detto a me. Ma non ti parlerà. Tu non abboccherai.
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Io m’impiegherò fuori di Siena, da commesso, e vivremo insieme. So che Dio fa forti le nostre anime e guarda la nostra onestà.
Forse, a voce potrei dirti tutto. Ma se non vuoi..
Anche il dolore mi è dolce. Domani parlerò col Procuratore un’altra volta, senza aspettare il concorso .
Appoggiati a me, com’io a te.
E non posso narrarti alcuna cosa. Come ieri si fingeva affettuoso e lieto, oggi ha insolentito con le peggiori parole.
Tu conosci la mia serenità, e non penserai, né meno un poco, male di me se lo chiamo mascalzone. È tale. Ed è bene che di nessuna cosa abbiamo da ringraziarlo. Non avremo da ringraziarli. Perdonami se, per un istante, questo fango non mi è parso fango.
Su la carne mi ha fatto poco, perché è stato tenuto. Ho graffiato il collo e il petto, e basta. Non è niente. E non ne sento niente.
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E di ciò incolpa solamente la mia bontà, che mi faceva credere nel mio genitore; quantunque lo avessi giudicato quel che è .