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Col Procuratore ho parlato molto di te. Ma io non mi fido più d’alcuno. Vedo che bisogna rendere dattero per fico. E mi stringo tutto a te per il mio bisogno di sentirmi amato e stimato, e di amare e stimare.
Da mio padre ero chiamato vile, perché non picchiavo anche io.
Proseguo dopo che sono stato dal Commissario di Polizia, il quale m’ha chiamato per incarico del babbo.
Non ha voluto concedermi che io mi faccia mantenere dal babbo, due o tre mesi fuori, prima che io abbia sicurezza d’impiegarmi. M’ha consigliato di cercare da qua. E, capirai, che non potevo fare altrimenti, perché è stato inutile ch’io insistessi su ciò. Ma vedrò in seguito.
Forse tu leggi più giornali di me, e puoi dirmi quando s’apriranno i concorsi alle Poste o alle Ferrovie. Di ogni avviso, insomma, per il quale possiamo sperare. Tu sai che ho a pena due soldi al giorno, e che questa settimana non ho avuto niente.