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Mio padre ha seguitato a trattarmi secondo il solito. Era possibile che in una cosa così grave cambiasse? Per lui, trattavasi di una modificazione (e l’ha giudicata troppo grande) de’ suoi interessi. Ha temuto ch’io mi potessi imporre di più; o, meglio, potessi cominciare a impormi. Io gli avevo detto che non volevo obbligarlo a mantenermi, e, che, anzi (e ciò nel seguito del discorso) non ti avrei messa in casa sua certamente, finché ci fossero le stesse persone. E tu sai che mio padre è minato da quella ragazza, da suoi zii, che vanno in casa sua, e da suoi nonni che sono due vecchi invalidi, cui mio padre terrà di conto più che il figlio, finché vivranno. Sue parole. Era naturale, quindi, che, sotto l’aspetto tranquillo, dovesse essere in fermento tutto il miscuglio delle questioni che abbiamo avute. Io so che ho ragione, perché sono sempre andato innanzi con un ideale, cui ora tu nutri. E ciò non dobbiamo mai dimenticare. Le persone alle quali ne avevo parlato credevano che si trattasse di una ragazza che non disturbasse. E mio padre, perché sono tutte sue amicizie, le ha potute avere con sé con una parola, o per un torto ch’io possa avere con lui. Al babbo bisogna obbedire, ed ha ragione se si oppone ad un matrimonio, che non gli frutta niente.
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Insomma, il perché è nelle condizioni con le quali vivevamo io e il padre. I primi due giorni mi disse di sì, forse senza riflettere e farsi consigliare. Poi cambiò senza nessuna cagione nata allora. Ciò avvenne nella trattoria, dalla quale fui mandato via; perché mi disse averla regalata. (E può darsi da vero: a quella gente.) Finita la speranza ch’io potessi fare il fidanzamento, così detto officiale, io andai a piedi al podere dove era andato egli con la moglie. Al podere mi disse:
– Che cerchi qui?
– Niente. Sono venuto a sentire se me ne devo andare anche di qui; dato che tu l’avessi regalato.
– Sì: anche questo.
– Non stento a crederlo. A quella... ragazza che hai in casa.
Allora m’assalì e mi picchiò molti pugni, senza che io mai reagissi. Tre o cinque dei contadini, che erano sotto un arco a mangiare, si alzarono e lo tennero a stento.
Mentre che m’allontanavo, prese un palo. Fu tenuto, ed egli me l’attraventò senza colpirmi.
Quel signore, che è similissimo al padre mio, gli ha dato ragione, perché lo volevo forzare a questa cosa. Capirai che mio padre è irriducibile. Io non ho nessun rimorso, ed anche una minuzia me lo farebbe avere. Mio padre s’è voluto imporre con i pugni, e quel signore stamani ha approvato, e molto, tale sistema. Noi, dicono, abbiamo i muscoli buoni e combattiamo così.
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Non nego però di avere stupore di me stesso. Come avevo potuto illudermi di tali persone? Non sapevo io per prova quali sono? E il mio carattere chiuso non mi ha fatto nascere come funghi i nemici? Mio padre pareva proprio dettato da loro.
E le sue parole non erano differenti a quelle che hanno usate tante persone, che mi vogliono male.
Ma io non t’avrei né meno più parlato di loro, se tu non mi avessi chiesto con ansia il perché.