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Stamani ero molto debole, e non ho potuto studiare come il solito. La stessa debolezza m’ha fatto dormire un poco più che l’altre mattine. Ma ora sono uscito al sole, e mi sento meglio.
Soffro anche perché non ti posso né vedere né parlare. Soffro anche fisicamente. Ma non dovrei dirlo a te, per non peggiorare il tuo animo. Ma tu sai che ci amiamo così, e avresti supposte queste mie condizioni. Voglio lavorare. Voglio averti con me.
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Stasera ho quasi fatto quel che dovevo fare stamani. Ho da imparare a mente le noiose e difficili città e circondari.
In camera mia fa un caldo soffocante, e terrei le due porte aperte se non ci fossero due ragazzi a gridare e due donne a chiacchierare.
E anche dalla strada il chiasso è vario. C’è un segantino, un calzolaio e una taverna sempre piena. La sera tutti i bevoni si mettono a cantare, e, durante il giorno, non è difficile che debba ascoltare qualche conversazione tra l’una finestra e l’altra.
Io sono tuo, e se altri di casa tua hanno una parte del mio sentimento è per te.