Federigo Tozzi
Novale

Parte seconda

17 settembre 1907.

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17 settembre 1907.

Io riesco a provare le mie emozioni reali con te soltanto. Con gli altri, la superficie della mia anima non è intaccata; o, per lo meno, v’è tanta corteccia che gli aghi bucano poco dove ne farei sangue... Ridi? Quando saremo stati insieme un mese, diventerai identica a me. Non puoi capire tal cosa se non ripensando com’io sia come colui che stesse nel fondo di una caverna, ed egli vedesse il fuori. Ridi ancora?

Stamani sono meno inquieto per la telegrafia. Ho ordinato ad un legnaiolo un tasto, dopo aver persa quasi un’ora a disegnarglielo.

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Da mio padre, ieri, ebbi un’attenzione che non taccio. Sa che mi piace soltanto l’uva fragola. E ieri ne trovai con le altre frutta, una ciocca abbastanza grossa. Non poteva non esser colta se non per me, perché non piace a nessuno.

Ti parlerò presto di Firenze e di Roma, perché ciò che provavo (A13) è lontano ugualmente come quel che provavo a Firenze.

È passato tutto come un fiume, e ne ho, nell’udito, a pena lo scroscio.

Pure d’averti con me, di sposarti, farei qualunque cosa. Ma fammi esser forte. Non dimenticare che questo lavoro è momentaneo, e che è solo la sveglia per quello che dirà di noi.

Senza di te, io mi perderei nel mio sogno. Il che mi avvenne a Firenze. Ma ora non ne scrivo...

Quando parlo del passato, mi sembra che i personaggi non siano nemmeno un riflesso di noi.


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