Federigo Tozzi
Novale

Parte seconda

26 ottobre 1907.

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26 ottobre 1907.

La padrona di casa mi mandò una cartolina con veduta del corso di S. Giovanni Valdarno, e io l’ho fatta risalutare dal suo marito e ho scritto, nell’angolo della cartolina: «Auguri di lunghissima permanenza dov’ella si trova».

Non parlo quasi mai, e quando parlo... c’è poco da parlare.

Ora viene il padrone a rifare il letto: – Buon giorno a lei, – dice. E poi: – Oggi, piove.

– Già. – E io m’alzo dall’atlante e accendo una sigaretta. Stamani gli ho domandato:

– Ha sentito tutti quei gridi fino alle undici e mezzo?

– Che gridi?

– Ma, io non so. Si sentivano bene dalla piazzetta interna.

– Ah! devono essere stati i... i... come si chiamano?... accidenti... ora non mi viene in mente... i...

Finalmente viene il nome (interessante). Io vado a riempire il brocchino dell’acqua, che consumo due o tre volte. Poi egli esce.

Viene il latte.

Buon giornodice il ragazzo.

Ed io a volte rispondo e a volte dico:

Piglia il tovagliolo sporco e le posate...

Ieri sera, volevano che io andassi a misurarmi il vestiario a casa, lassù.

– Non ci vengo – scrissimandatelo e lo farò guardare dalla donna della pigionale.

Dopo tre quarti d’ora che aspetto la risposta, viene il ragazzo con la cena e mi dice:

C’è la padrona all’uscio.

– Quale uscio?

– Quello... quello... di fuori.

Ripiglio la candela e vado ad aprire. Entra, con un «buona sera» a cui non rispondo, la matrigna avvolta in uno scialle di lana bianca. Mi svesto. Faccio prendere dal ragazzo una candela, l’accendo e gliela faccio tenere in mano, dinanzi allo specchio.

I calzoni erano cuciti, la giubba e la sottoveste aggiuntate. Stavano bene (A17). Io dico:

– Per lunedì alle quattro, devono essere fatte. Potevate pensarci anche prima.

La matrigna non se la prende e risponde:

– Farò quello che posso.

Ora mi mandi subito mezza lira, perché ho da pagare il rasoio al barbiere.

Domattina non sei a tempo?

Stasera, perché ho combinato stasera.

Apro l’uscio e li richiudo fuori.

Al ragazzo, mentre la matrigna mi appunta la sottoveste, domando:

– Che hai portato da cena?

– Io... non lo so.


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