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Stamani ho avuto un effetto magnifico d’un sonetto del Carducci dopo aver studiate volontieri le assegnate pagine della fisica. Così, l’altro giorno, di un canto del Paradiso.
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Sono passate due ore in cui non ho più creduto in te, ed ho riprovato quel brivido che avevo quando la mia anima era sola.
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Ma è strano. Nascono gl’imbrogli fra noi per un differente modo di esprimersi. Quando chiedo vorrei che tu mi rispondessi con la stessa gioia e la stessa forza mia: si!
Così (e c’è da sorridere) se io non ti conoscessi, ora starei un’altra volta in dubbio della tua decisione. Perché io, che sono violento nella mia passione, ho come il bisogno di afferrare subito la tua anima nelle parole.
E ciò è soltanto da attribuirsi a una differenza superficiale del temperamento, la quale sparirà con lo scambio mutuo del nostro essere.
Ecco quel che m’ha fatto Iolanda. Sono andato in cucina dov’erano a mangiare. La padrona ha voluto darmi un pezzetto d’arrosto e intanto ella m’aveva riempito un bicchiere di vino. Iolanda l’ha afferrato e, bevendone, ha dato dopo la ragione: – Se no diventi briaco!
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Quattro anni fa io t’amavo ma non avevo lasciato né meno con te quell’ironia fredda con la quale vedo.
Adesso tu mi hai cambiato, e son venuto a bussare alla tua anima. Ma a te soltanto.
Sono orgoglioso della tua gioia, che significa la nostra piena concordia.