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Per la prima volta mi sento tra i miei libri. Avrei baciati i libretti dove tu segnasti il tuo nome, ma non ho scritto nulla. Aspetto te, se devo restare qua, a vivere.
Il paese è una fabbrica. Cinque o sei camini si alzano sopra una striscia di case, che sembrano una fabbrica sola.
Tu hai avuto la mia fronte sulle tue mani ed hai avuto il mio unico sogno d’amore. Tutto il resto è stato per me un passare tra la vita per giungere a completare la mia anima. Ma, forse, anche tutto il passato è tuo. Perché allora cercavo invano chi mi amasse; io cercavo te. Dimmi ch’io mi fermi in te.
Ecco perché io mi sono potuto, adesso, serbare casto per te. Per farti sognare il tuo sogno. Perché tu trovassi quanto ha bisogno la tua anima.
Il credere in Dio per me è stata una cosa sola col conoscimento del tuo amore e di te.
Stamani il nuovo Capo mi ha elogiato. Ma c’è gente che è contro me. Ed io sono anche più seccato.
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Non t’avevo ancora detto della feccia che c’è e del chiasso che fanno... Non ho voglia di stare dove non c’è né capo né coda, a pagare le multe per la leggerezza altrui.