Federigo Tozzi
Novale

Parte seconda

5 maggio 1908.

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5 maggio 1908.

M’ha scritta una cartolina abbastanza fitta lo S., nella quale ho capito soltanto che mio padre sta al solito.

Con le informazioni finanziarie che t’ho dato abbiamo veduto che fino all’uno o il due di giugno, o alla fine di maggio, è impossibile sposarci. Con i denari d’ora posso pensare alle spese mie di questo mese, e con quelli che riscuoterò possiamo trovare un fondamento alla nostra casa. Sono impazientissimo della tua risposta. Da vero che ti parlerei anche con il telefono!

Sto molto volentieri tra questa gente buona e cattiva, ma dov’è sempre possibile essere noi. Non mi sembra né meno un impiego.

Ma è la nostra felicità che mi tiene così contento.

Sappiamo essere felici e usufruire della nostra intelligenza. Io non mi sono mai alienato da te, ma se non trovassi in te quel bisogno ideale che è quotidianamente nel mio animo e nelle mie parole, quale vita sarebbe la nostra?...

Tu devi venire a me dopo aver calpestato nella purezza del tuo affetto ciò che mi urta.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Il C. mi ha spedito venticinque lire dicendomi che mio padre ha detto che non può darmi per ora di più, e che è peggiorato nelle condizioni generali. Io spero di ottenere qualche cosa nell’occasione del nostro matrimonio. Ho potuto capire di più la calligrafia del medico che mi diceva del leggero peggioramento, e non miglioramento come avevo inteso io.

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Ora rassomiglio a quando, ragazzo, ero nervoso per la prima comunione. Tutto il mio essere bevve un’altra esistenza.


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