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Sorgono i monti turchini, e in cima la neve biancheggia, come un chiaro di sogno veduto da lontano.
Pallidi i boschi, e rinchiusi tra poggi che scendono a valle, fremon a’ venti freddi, con le poche foglie vizze.
È questo il mese maligno, che lascia squagliare nel fango i colori maliardi, pieni di nostri amori.
L’anima ancora si spoglia d’orgogli fioriti in estate: nuda, ricerca il sole tiepido, e aspetta stanca,
quasi ch’un altro sorriso le giunga, invitandola a amare. Passano in fretta donne meste, con nere trecce:
vanno lontano a morire in nebbie giallognole e verdi di visioni oppresse da la mestizia loro:
sembrano foglie travolte dal vento, avviate ad un lago; e un riso di pezzente s’asconde dietro i tronchi.