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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
La mia anima è cresciuta nella silenziosa ombra di Siena,
in disparte, senza amicizie, ingannata tutte le volte che ha chiesto d'esser
conosciuta.
E così, molte volte, escivo solo, di notte, scansando anche i lampioni. Per lo
più andavo fino alla Piazza dei Servi, tutta pendente dalla scalinata della
chiesa, con due abeti in mezzo a due piccoli prati, divisi tra loro dalla
imboccatura della strada. Accanto alla Chiesa, un convento, quasi di faccia, un
angolo: di là dal muro, Siena con tutta la sua torre. Allora pensavo alla mia
fidanzata.
Siccome mi riesciva di vivere, così, separato da tutti, ogni volta che qualcuno
mi guardava con quella sua curiosità acuta che m'offendeva, io doventavo più
triste; e facevo la strada più corta possibile, non passavo mai per Via Cavour,
che è quella principale; ma, dal Vicolo della Torre, rasente il Palazzo
Tolomei, le cui pietre sono ormai nere, attraversavo e scendevo per il Vicolo
del Moro: in fondo, a sinistra, c'era la mia casa.
Basta ch'io mi ricordi di quelle mie tristezze perché mi sembri cattivo anche
il cielo di Siena. Specialmente la sera soffrivo troppo, e non accendevo il
lume per non vedere le mie mani: la tristezza stava sopra la mia anima come una
pietra sepolcrale, sempre più greve; e mi sentivo schiacciato sulla sedia. E
avrei voluto morire.
La mattina, quando incominciavano i soliti pettegolezzi e le chiacchiere - la
mia padrona, Marianna, non poteva fare a meno, magari con una parola sola, di
farmene sentire subito la feroce persecuzione - andavo subito in collera; ed
ero certo che sarei stato male tutta la giornata.
O strade che mi parevano chiuse sotto campane di vetro!
O amicizie sognate, e soffocate per forza dentro la mia anima, con ira!
Quando andavo a lavarmi le mani e il viso in cucina, sotto la cannella, quasi
sempre una lumaca aveva scombiccherato, con il suo inchiostro luccicante, tutta
la porta.
* * *