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I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
A diciannove anni mi venne l'idea che sarei morto tra
qualche mese. Non so perché, tanto più che non ero ammalato né avevo mai
tossito. Ma m'ero convinto, e basta.
Con l'ebbrezza della mia adolescenza mi sentivo doventare amico di tutte le
cose, ed io mi preparavo a salutarle, qualche sera, quando la luce del tramonto
si stendeva sopra i tetti di quella parte della città che guardavo, seduto su
la mia poltrona dove sarei certamente morto. E nel tempo delle vacanze, non mi
voltavo né meno verso il mio scaffale pieno zeppo dinanzi alla scrivania
inclinata; della quale avevo contato scrupolosamente, con angoscia, tutte le
macchie d'inchiostro.
Ma i tetti erano là, cominciando dal mio davanzale, come un pendio che volesse
precipitare la mia anima nell'oscurità silenziosa e diaccia della campagna.
Qualche sera, escivo e andavo fuori di porta fino a Pescaia dove stava un
contadino che teneva sette mucche. La mia malinconia aumentava con la sera; e i
lumi a olio, che vedevo dentro la stalla di quel contadino, perché per lo più
l'uscio lo lasciava aperto, mi tormentavano come una dolcezza che non potevo
spegnere con me. Dopo di me avrebbero bruciato ancora; e forse, qualcuno li
avrebbe guardati volentieri. E siccome non potevo mangiare, perché digerivo
male, dicevo al contadino che volevo bevere un bicchiere di latte a pena avesse
munto. Quando l'avevo bevuto, sempre con due sorsate che cercavo di fare
uguali, guardavo le mucche che avevano il muso dentro la mangiatoia.
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