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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
Il colore del tempo
IL GENIO E L'INGEGNO
II
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II
Ora
, come si
spiega
il
mutamento
dello
scrittore
tedesco
?
Questa
teoria
lombrosiana
ha
suscitato
, specialmente negli
ultimi
tempi
,
vivaci
opposizioni
; ma esse
procedono
da
ragioni
che non possono
essere
quelle del
Nordau
. Ha
principalmente
nociuto
al
concetto
del
Lombroso
l'
abuso
che se n'è
fatto
. Molti
studiosi
che lo
condividono
, e lo stesso
maestro
che lo ha
formulato
, ne hanno
cercato
e
addotto
nuove
prove
; ma le
prove
, certune almeno, si sono
ritorte
contro di esso.
Per
esempio
:
Cesare
Beccaria
avrebbe
patito
di
megalomania
,
perchè
, come
scrive
il
Verri
, «quando è
lodato
è
pazzo
di
vanità
, ha dello
spirito
, è
brillante
.
Fate
che si
cominci
a
trascurarlo
, ch'egli per lo stesso
principio
vi
abbandona
e
mette
la
coda
in
mezzo
alle
gambe
come un
bambino
». Ma ciò
accade
non
soltanto
al
Beccaria
,
sibbene
a tutti i
filosofi
e ad ogni
semplice
mortale
: la
lode
solletica
e la
trascuraggine
umilia
. È questo un
sintomo
patologico
, o non
piuttosto
il
giuoco
naturale
delle
passioni
, la
legge
eterna
dell'
umana
natura
? Il
grado
, l'
intensità
di questa
reazione
potrebbe
dimostrarne
la
gravità
, il
carattere
morboso
; ma noi non possiamo
misurare
le
reazioni
avvenute
in chi non è più, sulla
fede
di ciò che ne
scrisse
un
amico
, il quale per suo proprio
conto
obbediva
alla stessa
legge
delle stesse
passioni
. La
megalomania
, da un'altra
parte
,
pare
che
dovrebbe
essere
quella di chi ha un
concetto
di
sè
troppo
grande
e
sproporzionato
alle
reali
sue
qualità
; quindi il
genio
non potrebbe
essere
, per
definizione
,
megalomane
. E, per
considerare
un altro
caso
, tutte le
volte
che l'
uomo
si
propone
il
problema
metafisico
, l'
ignoranza
e il
dubbio
lo
inquietano
e
turbano
: questo è un
effetto
naturale
, non già
follia
. Tanto più che,
dove
manca
il
dubbio
,
dove
si
trova
una
fede
cieca
, la
scuola
antropologica
vede
un'altra
follia
, una
monomania
. In tutti questi
casi
, e negli altri
simili
, volendo
trovare
le
prove
morali
della
degenerazione
e della
pazzia
,
bisognerebbe
procedere
con
somma
prudenza
;
perchè
i
giudizî
sui
fatti
morali
sono molto
difficili
, e
discutibili
, e
discussi
; e
perchè
,
adducendo
tutte le
passioni
e tutti i
sentimenti
come altrettante
prove
di
pazzia
, si potrebbe
estendere
il
giudizio
e
considerare
,
secondo
ha
fatto
un certo
grossolano
buon
senso
, tutto quanto il
mondo
una
gabbia
di
matti
, e per
conseguenza
non
trovare
in nessun
luogo
l'
uomo
sano
o, come si
dice
,
normale
. Quindi,
lasciate
da
parte
le
prove
mal
sicure
,
bisognerebbe
cercare
le
valide
e
innegabili
; invece, l'
accumulazione
delle
prove
dubbie
dà
argomento
di
critica
agli
oppositori
.
Ma questa non può
essere
la
ragione
del
mutamento
del
Nordau
.
Perchè
, non solamente egli non s'
inquieta
dell'
ambiguità
delle
prove
; ma, al
contrario
, non ha
proceduto
, nella sua
Degenerazione
, se non per
via
di
interpretazioni
abusive
, di
esagerazioni
arbitrarie
, di
deduzioni
temerarie
.
Un'altra
ragione
per la quale l'
affermazione
della
nevrosi
del
genio
dispiace
e
suscita
opposizione
è
relativa
all'
importanza
pratica
della
nuova
teoria
. Vi sono molti che la
condividono
, che la
credono
ormai
innegabilmente
dimostrata
. Ma questi,
pure
riconoscendo
che l'
insistenza
dei suoi
propugnatori
è
legittimata
dagli
attacchi
degli
avversarî
,
pensano
che le
prove
dubbie
possano
essere
accettate
ed
accumulate
per
eccesso
di
zelo
, e ne
domandano
naturalmente
il
perchè
. La
verità
è sempre
amabile
in
sè
stessa, anche quando non è
feconda
di
conseguenze
utili
, di
pratici
adattamenti
; ma
naturalmente
,
umanamente
, il
maggior
zelo
si
rivolge
alla
difesa
delle
verità
utili
;
ora
, quando si sarà
dimostrato
a tutti, e
insegnato
anche nelle
scuole
, che i
genî
sono
alienati
e
degenerati
, qual è la
conseguenza
pratica
e dov'è l'
utilità
? Si
metteranno
al
manicomio
, o si
sopprimeranno
, come a
Sparta
i
deboli
e
contraffatti
? No, certamente. Si
cureranno
le
malattie
delle quali sono
infermi
? Neanche, se le
malattie
sono lo
scotto
e la
condizione
del
genio
, se sono lo stesso
genio
. Allora, che cosa si farà? Niente, o ben poco. I
genî
non saranno
soltanto
ammirati
, ma anche
compatiti
; non
soltanto
lodati
per la loro
grandezza
, ma anche
biasimati
per le
debolezze
e gli
errori
; la qual cosa, in
verità
, si è fatta sempre. Alcuni, tuttavia,
combattono
la
teoria
del
Lombroso
perchè
temono
precisamente
che sia
diretta
, o possa
portare
a
comprimere
, a
deprimere
i
sentimenti
d'
ammirazione
che il
genio
eccita
nella
mediocre
e
infima
umanità
, e a
scemarne
l'
importanza
sociale
. E ciò che
dice
, per
esempio
, il
Roncoroni
, potrebbe
avvalorare
il
timore
. Questo
studioso
, che il
Lombroso
cita
a
titolo
di
lode
,
afferma
che il
genio
, il
genio
quale si è
manifestato
finora
, «non è la più
elevata
espressione
della
specie
. Infatti, in esso si
trova
un
grande
sviluppo
di alcuni
elementi
psichici
che, per quanto
elevatissimi
, non sono, per le
necessità
del
consorzio
civile
, e
conseguentemente
per il
progresso
della
specie
, così
necessarî
come quegli
elementi
,
filogeneticamente
più
evoluti
, che in lui
vediamo
alterati
». Ciò
significa
che la
grandezza
del
genio
è poco
importante
, è poco
utile
, mentre
utilissime
e
importantissime
sono le
qualità
che a lui
mancano
? La
proposizione
sarebbe
innegabile
se tutti i
genî
fossero
grandi
per un verso e
deficienti
per un altro; ma non
pare
che le
cose
stiano a questo
modo
;
perchè
noi
vediamo
, a
cagion
d'
esempio
, un
genio
grandissimo
per i
sentimenti
egoisti
, come
Napoleone
, e un altro
grandissimo
nel
senso
diametralmente
opposto
, come
Francesco
da
Assisi
; la stessa
opposizione
vediamo
tra il
genio
filosofico
del
Nietzsche
e quello del
Tolstoi
;
vediamo
ancora altri
genî
grandi
per la
forza
della
fede
, ed altri per la
forza
del
dubbio
, e
via
discorrendo
. E se le
buone
qualità
sono
scontate
dalle
cattive
, se le
qualità
buone
non sono
buone
del tutto, e
viceversa
, i
benefici
effetti
del
genio
compenseranno
i
perniciosi
; i
genî
non saranno
considerati
nè
come
indispensabili
nè
come
inutili
al
procedere
dell'
umanità
; e quella del
compenso
e dell'
equilibrio
parrà
veramente
una delle
maggiori
leggi
al
mondo
.
Ora
, per
tornare
al
Nordau
, qui
pare
che sia
propriamente
l'
origine
del suo
dissidio
con la
scuola
italiana
. Tutta la sua
ipotesi
dello
sviluppo
speciale
di
speciali
centri
nervosi
tende
a
stabilire
una
gerarchia
dei
genî
, e delle
facoltà
dalle quali
dipendono
,
gerarchia
in
forza
della quale la
sensibilità
e il
sentimento
sarebbero
inferiori
al
raziocinio
ed alla
volontà
. Le
produzioni
artistiche
lo fanno
sorridere
perchè
,
derivando
soltanto
da una
speciale
potenza
sensoria
e
sentimentale
,
eccitano
commozioni
, ma non
suggeriscono
pensieri
.
Volentieri
egli
ripeterebbe
con un
antico
matematico
al
finire
di una
sinfonia
:
Qu
'
est-ce
que
cela
prouve
? Nulla,
evidentemente
: la
Nona
Sinfonia
non
prova
nulla, ma il
Binomio
di
Newton
non fa nulla
provare
. Tuttavia tale
distinzione
non
dev'
essere
tanto
radicale
, se è
vero
ciò che alcuni
matematici
moderni
vengono
affermando
e che il
visconte
d'
Adhémar
ha
ultimamente
esposto
in uno
studio
pubblicato
nella
Revue
des
deux
mondes
. Questi
matematici
, adunque,
sostengono
che con i loro
lavori
non
pensano
tanto di
raggiungere
certi
risultati
positivi
, quanto di
procurarsi
una
commozione
estetica
; e la
geometria
e l'
algebra
e tutte le
scienze
esatte
non sarebbero
soltanto
fonti
di un
godimento
artistico
, ma anche
supreme
forme
dell'
arte
. Se questo
agguagliamento
della
scienza
all'
arte
si
deve
giudicare
effetto
di una
esagerazione
, non meno
esagerato
in
senso
contrario
è il
concetto
del
Nordau
,
secondo
il quale fra
arte
e
scienza
c'
è un
abisso
, e tutto il
credito
è da
accordare
alla
scienza
e l'
arte
ha un
valore
infimo
. Un
pianista
come
Listz
è per lui altrettanto
geniale
quanto un
perfetto
ballerino
: in entrambi l'
eccellenza
dipende
dallo
sviluppo
dei
centri
di
coordinazione
dei
movimenti
. Il solo
senso
del
colore
produce
un
Mackart
, cioè un
uomo
che
sa
combinare
abilmente
le
tinte
piacevoli
come le
sanno
combinare
il
clamidodera
, il
ptilonorinco
ed altri
uccelli
australiani
costruttori
di
pergole
multicolori
. Un
Beethoven
o un
Raffaello
egli
concede
che si
distinguano
dai
cani
ammaestrati
: ma saranno da
considerare
come
veri
genî
? No. «Se il
genio
è
giudizio
e
volontà
a un
grado
di
perfezione
straordinario
, che cosa farò dei
genî
emozionali
, dei
poeti
e degli
artisti
? Ho ancora il
diritto
di
ammettere
che i
poeti
e gli
artisti
possano
essere
genî
? Ebbene: questo
diritto
mi
pare
per lo meno
contestabile
...». I
genî
di
prim'
ordine
, i
soli
veramente
degni
del
nome
sono i
grandi
capitani
, i
grandi
legislatori
, i
grandi
ordinatori
degli
Stati
: con la
massima
lucidità
di
giudizio
essi hanno una
volontà
talmente
forte
da
sottoporre
e
disciplinare
tutti gli altri
uomini
. Poi vengono i
grandi
inventori
e
scopritori
, nei quali la
volontà
è meno
geniale
,
perchè
non
lotta
contro le
vive
forze
dei
simili
, ma contro le
resistenze
passive
della
natura
. In
terzo
luogo
vengono i
genî
di solo
giudizio
, senza
corrispondente
sviluppo
della
volontà
, cioè i
pensatori
, i
filosofi
. Finalmente, nella
quarta
categoria
, quasi come una
concessione
, il
Nordau
comprende
i
poeti
e gli
artisti
. «Questa
gerarchia
è la
sola
naturale
,
perchè
poggiata
su
basi
organiche
»,
perchè
determinata
«dalla
dignità
dei
tessuti
e degli
organi
»; in altre
parole
:
perchè
le
facoltà
del
giudizio
e della
volizione
che
formano
i
genî
delle tre
prime
classi
sono
facoltà
esclusivamente
umane
, senza
riscontro
nell'
inferiore
mondo
dei
bruti
; mentre i
genî
di
quarto
ordine
, i
poeti
e gli
artisti
,
riconoscono
la loro
eccellenza
dalle
facoltà
sensitive
, le quali non sono del tutto nostre, ma
comuni
a noi ed agli
animali
.
Ora
, prima di ogni altra cosa, un
evoluzionista
come il
Nordau
si
vanta
di
essere
può
sostenere
senza
contraddizione
che il
giudizio
e la
volontà
appartengano
esclusivamente
all'
uomo
, che siano
apparsi
in lui di
punto
in
bianco
, che non si
riscontrino
in
grado
embrionale
,
rudimentale
,
infinitamente
piccolo
anche nei
bruti
? Vuol egli
mettere
da
parte
tutta una
scienza
, la
psicologia
comparata
? Certo, la
distanza
tra le
facoltà
mentali
degli
uomini
e quelle dei
bruti
è
enorme
; ma altrettanto
enorme
è la
distanza
dalle
facoltà
sensitive
e
sentimentali
nostre a quelle degli
animali
. Nessuno ancora ha
visto
un
animale
piangere
o
ridere
; e l'
artista
che
eccita
in noi questi
moti
non li
eccita
automaticamente
; anch'egli si
serve
del
giudizio
e della
volontà
. Certo le
capacità
si
diversificano
, si
sviluppano
variamente
e si
specificano
in un
senso
o nell'altro; non abbiamo
bisogno
di
ripetere
ciò che già
dicemmo
ragionando
dei
rapporti
della
scienza
e dell'
arte
; ma,
perchè
esse sono
distinte
,
diremo
che l'
artista
non ha nessuna delle
facoltà
umane
dello
scienziato
, e
viceversa
; mentre
sappiamo
che
sapienti
e
poeti
furono un
tempo
, da
Empedocle
a
Leonardo
, e possono ancora
essere
, sebbene troppo
raramente
, un
genio
solo?
Diremo
, col
Nordau
, che il
genio
artistico
«non è altro che un
organetto
»
capace
solo di
ripetere
meccanicamente
certi
pezzi
di
musica
, mentre il
genio
scientifico
crea
liberamente
?
Dice
egli sul
serio
quando
afferma
che il
genio
scientifico
,
filosofico
,
politico
è «
affrancato
» dalle
commozioni
, dai
sentimenti
?
Dove
sono queste
separazioni
così
profonde
tra
uomini
ed
uomini
? Non sarà
creazione
, se il
Nordau
non vuole, quella del
poeta
; ma allora chi al
mondo
ha
creato
mai nulla?
C'
è qualcosa di
nuovo
sotto il
sole
? La
creazione
, se questa
parola
si può
adoperare
, non è tanto degli
ordinatori
di
popoli
, quanto degli
speculatori
di
dottrine
, quanto dei
trovatori
di
immagini
?
La
classificazione
dei
genî
non si
deve
pertanto
fondare
sulla «
dignità
» dei loro
diversi
attributi
, i quali sono tutti
degni
egualmente
; potrà solo
dipendere
dall'
utilità
delle loro
opere
. Un
legislatore
sarà
maggiormente
venerato
che un
filosofo
,
perchè
l'
opera
sua
maggiormente
importa
alla
maggior
parte
degli
uomini
; uno
scienziato
avrà più
lodi
che un
artista
,
perchè
le sue
scoperte
sono più
feconde
di
risultati
positivi
. Ma l'
artista
non
lavora
proprio ad altro che a
procurarci
un
momento
di
piacere
? Non può anch'egli
parlare
al nostro
giudizio
? E
dato
pure
che non
produca
null'altro che
sensazioni
piacevoli
, queste sono del tutto
sterili
e senza
importanza
notevole
? La
poesia
non ha la sua
utilità
nella
vita
; non è, a
giudizio
di tanta
parte
del
genere
umano
, ciò che le
dà
sapore
e
prezzo
?
Dice
il
Nordau
: «Se in una
tribù
di
Pelli
Rosse
sorgesse
un
Descartes
o un
Newton
, sarebbe
considerato
come un
membro
inutile
all'
orda
: ogni
fortunato
cacciatore
d'
orsi
, ogni
guerriero
che
porti
già le
cuti
di molti
cranî
di
nemici
alla
cintura
, gli sarà
anteposto
». Certamente; ma questo
esempio
ha un
significato
contrario
a quello che il
Nordau
gli vuole
attribuire
. In
mezzo
a
Pelli
Rosse
non
sorgono
e
naturalmente
non possono
sorgere
altro che
cacciatori
e
guerrieri
; lo stesso
autore
ha
bene
osservato
che in una
città
abitata
tutta quanta da
ciechi
un solo
veggente
chiederebbe
invano
che si
illuminassero
di
sera
le
vie
.
Ora
, se le
strade
sono
illuminate
in tutte le
città
del
mondo
, ciò
accade
perchè
la
gente
non è
cieca
; e se gli
artisti
che il
Nordau
tratta
con tanta
irriverenza
sono
apprezzati
ed
amati
, ciò
accade
precisamente
perchè
la
gente
è
capace
d'
intenderli
. Essi non ci sono già
piovuti
dalla
luna
;
escono
anzi dalle
vive
viscere
di questa nostra
società
dove
non
usa
più
portare
alla
cintura
il
cuoio
capelluto
dei
nemici
uccisi
in
guerra
, ma si
provano
nuovi
bisogni
morali
che
chiedono
urgentemente
di
essere
appagati
. E se lo stesso
Nordau
riconosce
che
soltanto
per un
ricordo
dei
tempi
selvaggi
e
barbari
si
accorda
anche
oggi
«il
posto
supremo
al
soldato
», come poi vuole che
Alessandro
e
Cesare
e
Bonaparte
siano da
chiamare
genî
più
alti
, più
puri
, più
esclusivamente
umani
di
Platone
, di
Dante
, di
Shakespeare
? Non si potrebbe
sostenere
con
fortuna
precisamente
l'
opposto
?
E la stessa
idea
di questa
classificazione
, di questa
gerarchia
, non è poco
felice
? Se il
paragone
non
fosse
, come
dice
il
motto
,
odioso
, non sarebbe
inutile
? Quando avremo
dimostrato
che
Washington
vale
più di
Vittor
Hugo
, forse non
leggeremo
più la
Leggenda
dei
Secoli
, o
dovremo
mettere
la
statua
del suo
autore
sopra un
piedistallo
dieci
centimetri
più
basso
? E se, per
confessione
del
Nordau
, i
filosofi
dell'
avvenire
non
stimeranno
le
dottrine
del
Darwin
«più di quanto noi
stimiamo
oggi
le
teorie
filosofiche
di
Parmenide
o d'
Aristotile
», se il
tempo
distrugge
le
leggi
come i
quadri
, le
statue
come i
regni
, le
dottrine
come gli
edifizî
, se tutte le
cose
umane
sono
egualmente
caduche
,
perchè
queste
distinzioni
?
Ma io
dimentico
che uno dei
libri
più
singolari
di
Max
Nordau
porta
un
titolo
molto
significante
. Si
chiama
Paradossi
, e da quanto
pare
non è ancora
finito
.
«
»
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