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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
Il colore del tempo
LA TIMIDEZZA
I.
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Link alle concordanze:
Normali
In evidenza
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
I.
Il
pensiero
contemporaneo
ha, come abbiamo
visto
,
andamenti
scientifici
. L'
invasione
della
scienza
nel
campo
che
ora
esaminiamo
si è
manifestata
con la
riduzione
di tutti quanti i
fatti
morali
ad altrettanti
casi
clinici
. Il
genio
non è
sano
,
paga
con
incapacità
,
disequilibri
e
infermità
la sua
forza
; ma ogni
sentimento
forte
, ogni
vivace
passione
dei
genî
e dei non
genî
sono
considerati
come
patologici
.
Veramente
il
fatto
,
riguardo
alle
passioni
, non è del tutto
nuovo
,
visto
che
passione
viene
appunto
da
patire
; ma
oggi
noi tutti abbiamo una
tendenza
ad
aggravare
la cosa.
Dell'
amor
proprio e dell'
ambizione
diciamo
che sono
megalomania
; la
cautezza
è
abulia
o
follia
del
dubbio
; chi
opera
risolutamente
è invece
impulsivo
. La
vaghezza
del
nuovo
è
neofilismo
, la
predilezione
dell'
antico
è
misoneismo
o
archeofilismo
. Ogni tanto
accade
, non solo ai
profani
, ma anche agli
studiosi
, di
imbattersi
in una
parola
nuova
che
occorre
interpretare
con l'
aiuto
del
greco
. E siccome il
vocabolario
greco
è molto
ricco
, e le
combinazioni
di
parole
sono
infinite
, così noi potremo
dare
nomi
ellenicamente
scientifici
a tutti quanti i
sentimenti
e le
cose
. Già in una
fabbrica
milanese
la
cioccolatta
è
diventata
teobroma
.
Il
Dugas
, che ha
preso
a
studiare
la
timidezza
, non
propone
un
nome
scientifico
per essa; ma la
considera
come una
vera
malattia
, come un
vero
disordine
delle
diverse
facoltà
psichiche
: della
volontà
, dell'
intelligenza
e dei
sentimenti
. Come
disordine
della
volontà
,
soggiunge
, la
timidezza
si può
chiamare
più
propriamente
goffaggine
, ed è una
specie
di
paralisi
o
scompiglio
dei
movimenti
, per cui noi
restiamo
inerti
o siamo
incapaci
di
atteggiarci
e di
muoverci
bene
. Come
disordine
dello
spirito
, la
timidezza
si può
chiamare
attonitaggine
o
assenza
: essa si
rivela
con l'
impossibilità
di
seguire
i
ragionamenti
altrui, o con l'
incapacità
di
ordinare
i nostri; sarebbe, in altre
parole
, ii
contrario
della
presenza
di
spirito
. Finalmente, come
disordine
affettivo
, la
timidezza
si può
chiamare
stupore
, e
consiste
nella
perdita
o nella
confusione
dei
sentimenti
. «Mi
sembra
»,
dice
l'
Amiel
, che
conobbe
troppo
bene
questa
particolare
varietà
, «mi
sembra
di esser
divenuto
una
statua
sulle
rive
del
fiume
del
tempo
. Mi
sento
anonimo
,
impersonale
; ho l'
occhio
fiso
come un
morto
, lo
spirito
perplesso
e
universale
come il nulla o l'
assoluto
; sono in
sospeso
, sono come se non
fossi
...» E il
male
è che tutti e tre questi
stati
dell'
animo
sono
coscienti
. Esser
goffo
o
attonito
senza
saperlo
non è esser
timido
;
timido
è chi
sa
di
dover
essere
, in certe
occasioni
,
attonito
e
goffo
.
Il
Dugas
, se
ammette
che il
male
dipende
quasi sempre da
speciali
condizioni
organiche
,
riconosce
pure
che è
determinato
da
cause
esteriori
; non lo
considera
soltanto
da
scienziato
, ma anche da
filosofo
, da
moralista
. L'
origine
morale
del
consorzio
sociale
, egli
dice
, è la
simpatia
,
intesa
in
senso
largo
, cioè come
corrente
nervosa
che si
propaga
da un
individuo
all'altro e fa che ciascuno di noi
tenda
ad
uniformarsi
istintivamente
a coloro tra i quali
vive
, a
imitare
i loro
atti
, a
condividere
le loro
idee
, a
partecipare
ai loro
sentimenti
. Il
timido-nato
è
incapace
assolutamente
di questo
adattamento
; i
timidi
, che
chiameremo
intermittenti
, o d'
occasione
, sono tali quando si
trovano
in
presenza
di
gente
nuova
, di
persone
con le quali non hanno
dimestichezza
, o dalle quali, per una
ragione
o l'altra,
repugnano
.
Mettete
un
uomo
cordiale
insieme
con un
individuo
chiuso
e
freddo
: sarà subito
intimidito
;
intimidito
sarà un
uomo
di
spirito
dinanzi ad uno
stupido
. In tutti questi
casi
la
timidità
dipende
da
vera
e propria
antipatia
, dall'
impossibilità
della
simpatia
. E, a
guardarla
per il
sottile
,
bisognerebbe
dire
che
antipatia
e
timidezza
sono
universali
e
fatali
. Se noi siamo
veramente
inaccessibili
gli uni agli altri; se, come aveva già
detto
il
Taine
, «nessuna
creatura
umana
è mai
compresa
da nessuna
creatura
umana
», la
simpatia
, e perciò l'
adattamento
,
riescono
impossibili
. Ma le
cose
non
vanno
fortunatamente
così: nella
maggior
parte
del
casi
antipatia
e
simpatia
operano
insieme
; mentre una
corrente
respinge
, un'altra
corrente
di
egual
forza
attrae
: più che dal
soppravvento
dell'
antipatia
, come vuole il
Dugas
, la
timidezza
nasce
appunto
da questo
contrasto
.
Avvicinate
un
uomo
comune
,
mediocre
, ad un
genio
:
osserverete
subito nel
primo
confusione
ed
impaccio
; ma possiamo
dire
che
dipendano
soltanto
dall'
antipatia
? Certo, quando l'
uomo
comune
pensa
alla sua
mediocrità
, alla
distanza
che lo
separa
dalle
vette
del
genio
, si
sente
tanto
umiliato
da
provare
avversione
; ma egli
prova
pure
, nello stesso
tempo
,
ammirazione
per la
magnificenza
del
genio
e
gratitudine
per le
commozioni
ineffabili
che questo gli ha
procurate
; e l'
ammirazione
e la
gratitudine
che
tendono
ad
esprimersi
sono
forme
di
simpatia
grande
e
vivace
: la
timidezza
dura
quanto il
contrasto
.
Il
Dugas
avrebbe potuto
scrivere
un
bel
paragrafo
intorno
alla
timidezza
sessuale
. Fra
uomini
e
donne
, con l'
istinto
e col
bisogno
della
simpatia
e dell'
accordo
, vi sono
differenze
organiche
,
intellettuali
e
morali
che
producono
, in un
grado
più o meno
forte
, e per un
tempo
più o meno lungo,
freddezza
ed
ostilità
; anche qui la
timidità
nasce
dal
dissidio
.
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