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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
Il colore del tempo
LA VOLONTÀ
I.
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Normali
In evidenza
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
I.
I
libri
sacri
dicono
che l'
uomo
fu
condannato
, per non aver
osservato
la
legge
divina
, a
guadagnarsi
il
pane
col
sudore
della
fronte
. Sarà forse per il
fallo
antico
; ma quello di
guadagnarsi
il
pane
, come ogni altro
lavoro
,
attento
,
paziente
,
continuato
, fu ed è tuttavia
considerato
, da tutti quanti gli
uomini
, come una
pena
. Dai
selvaggi
ai
fanciulli
, che sono i
selvaggi
delle
società
civili
,
mettersi
a fare qualche cosa che
richieda
attenzione
e
perseveranza
, è
difficile
e
repugnante
. Ciò
accade
anche agli
uomini
ragionevoli
. Il più
gran
numero
delle
persone
che
finiscono
gli
studî
conseguendo
una
laurea
o un
diploma
,
spendono
nel
rimanente
della loro
vita
la
scienza
acquistata
in
gioventù
,
giudicandola
sufficiente
,
rinunziando
ad
accrescerla
. I più
forti
lavoratori
, quelli cui più
sorride
il
premio
delle
fatiche
scientifiche
,
letterarie
o
artistiche
,
conoscono
quell'
istinto
d'
inerzia
, quel
senso
di
fastidio
, d'
anticipata
stanchezza
e di
sfiducia
che bisogna
ordinariamente
superare
prima di
mettersi
all'
opera
.
Questa
universale
indolenza
non
impedisce
gli
scatti
dell'
energia
. Se di tanto in tanto gli
uomini
non fossero
capaci
di
risoluzioni
e d'
azioni
,
perirebbero
certo in poco
tempo
tutti quanti. Quando gli
istinti
gridano
, quando i
bisogni
urlano
, la
volontà
opera
; ma,
ottenuto
l'
appagamento
necessario
, lo
sforzo
cessa
, e il
dolce
far niente
torna
ad
essere
lo
stato
prediletto
. L'
uomo
è tanto
superiore
al
bruto
,
possiede
tante
facoltà
alte
e
nobili
che sono la sua
forza
e il suo
orgoglio
;
pure
, nella
maggior
parte
dei
casi
, la sua
attività
tende
a
manifestarsi
come quella degli
animali
, a
scatti
,
volta
per
volta
,
secondo
che la
necessità
del
momento
richiede
. Lo
sforzo
è
penoso
; senza
immediato
bisogno
non si
affronta
. Il
bisogno
, la
necessità
, che sono per
conto
loro altrettante
pene
, lo fanno
accettare
come il solo
mezzo
adatto
ad
acquetarle
; durante lo
stato
penoso
determinato
dal
bisogno
, la
pena
dello
sforzo
passa
inavvertita
,
assorbita
dalla
pena
maggiore
. Le
facoltà
intellettuali
, che sono
privilegio
degli
uomini
,
dovrebbero
, facendo
antivedere
i
futuri
bisogni
,
dandoci
coscienza
delle molte e
continue
difficoltà
,
persuaderci
della
convenienza
dello
sforzo
continuato
, dell'
energia
costantemente
sostenuta
, dell'
attenzione
sempre
vigile
; ma queste
cose
repugnano
. Se gli
uomini
ne fossero
capaci
, se ne fossero
capaci
tutti, chi può
dire
che cosa sarebbero la
scienza
e la
civiltà
?
Uno
psicologo
francese
,
Giulio
Payot
, facendo queste
osservazioni
nell'
Educazione
della
volontà
,
crede
, col
Ribot
, che i
primi
sforzi
di
attenzione
volontaria
furono
dovuti
alle
donne
delle
tribù
selvagge
,
costrette
, per
evitare
le
bastonate
, a un
lavoro
regolare
, mentre i loro
uomini
si
riposavano
beatamente
. Questo
giudizio
, fra
parentesi
, potrebbe far
credere
che l'
autore
sia
femminista
; ma, se egli
trova
la
capacità
riflessiva
nelle
donne
selvagge
,
dice
pure
che le nostre
donne
sono altrettante
marionette
- «
marionette
artificiosamente
composte
, e
coscienti
senza
dubbio
, ma col
principio
di tutti i loro
movimenti
nella
regione
dei
desiderî
involontarî
e delle
suggestioni
esteriori
»; e che si ha un
bell'
impartir
loro gli
alti
insegnamenti
: «esse non
arrivano
alla
solida
cultura
. Possono
mandare
a
memoria
una
quantità
di
cose
; ma non
aspettate
da loro nessuno
sforzo
d'
immaginazione
creatrice
.
Difficilmente
si
ottiene
che esse abbiano una
personalità
; e il
Manuel
, da
lunghi
anni
presidente
della
Giuria
d'
aggregazione
delle
signorine
, lo
accerta
in molti dei suoi
rapporti
annuali
».
Ma
lasciamo
stare il
femminismo
, del quale abbiamo già
tenuto
troppo lungo
discorso
, e
torniamo
alla
volontà
. Il
Payot
dà
un
buon
esempio
storico
dell'
indolenza
abituale
e degli
impeti
momentanei
di tutto un
popolo
. «Gli
Arabi
»,
dice
, «hanno
conquistato
un
vasto
impero
. Essi non lo hanno
conservato
perchè
è loro
mancata
la
costanza
degli
sforzi
con la quale si
ordina
l'
amministrazione
di un
paese
, si
fondano
le
scuole
, si
creano
le
industrie
». Un
esempio
più
semplice
, ma più vicino a noi, è quello
offerto
dal
novanta
per cento degli
studenti
, che tutti gli
anni
, d'
estate
,
insaccano
scienza
per
passar
l'
esame
, e che,
ottenuta
la
promozione
,
tornano
all'
ozio
consueto
. Un certo
numero
di essi
studenti
stanno di
mezzo
tra gli
oziosi
e i
diligenti
: il
Payot
li
dice
intenti
ad un «
lavoro
ozioso
:». Sono quelli la cui
attività
manca
di
direzione
; «
poichè
l'
energia
della
volontà
si
rivela
non tanto negli
sforzi
molteplici
, quanto con l'
orientazione
verso un medesimo
fine
di tutte le
potenze
dello
spirito
. Ecco qua un
tipo
di
ozioso
molto
frequente
: è un
giovane
vivace
,
gaio
,
energico
.
Resta
di
rado
senza far nulla. Durante il
giorno
ha
letto
qualche
trattato
di
geologia
, un
articolo
di
Brunetière
su
Racine
,
sfogliato
alcuni
giornali
,
riletto
qualche
nota
,
abbozzato
uno
schema
di
dissertazione
,
tradotto
alcune
pagine
d'
inglese
. Non un solo
istante
egli è
rimasto
inattivo
. I suoi
compagni
lo
ammirano
per la
potenza
del
lavoro
e la
varietà
delle
occupazioni
. Per lo
psicologo
,
c'
è in questa
molteplicità
di
lavori
soltanto
l'
indizio
d'una
attenzione
spontanea
abbastanza
ricca
, ma non ancora
divenuta
attenzione
volontaria
. Cotesta
pretesa
potenza
di
lavoro
svariato
non
rivela
se non una
gran
debolezza
di
volontà
».
Fermiamoci
qui un
momento
. Il
Payot
se la
piglia
legittimamente
contro questo
tipo
di
studente
che
chiama
sparpagliato
; ma non
pensa
che la
colpa
non è tutta
imputabile
all'
infelice
. L'
attività
dello
studente
si
sparpaglia
perchè
egli non è
capace
di
concepire
e di
porre
in
esecuzione
un
piano
di
studî
; ma a
produrre
quest'
effetto
non ha anche
contribuito
l'
eterogenea
molteplicità
delle
cose
che gli hanno
dato
da
studiare
? Il
Payot
parla
della
geologia
, della
letteratura
e della
lingua
inglese
; ma bisogna
mettere
nel
conto
la
fisica
e la
geografia
, la
chimica
e la
storia
, la
filosofia
e la
botanica
, il
latino
e la
zoologia
, la
statistica
e il
greco
.
Diremo
noi, come il
Payot
inclina
a
credere
, che la
colpa
sia di chi ha
compilato
i
programmi
degli
studî
? La
riforma
dei
programmi
eviterà
mai questo
prodigioso
cumulo
di
discipline
? Non
dipende
esso dal
prodigioso
accumularsi
del
sapere
umano
? E che
diremmo
di
programmi
i quali
trascurassero
la
diffusione
di
parte
del
sapere
? Ecco qua: mentre
scrivo
,
Errico
Panzacchi
pubblica
un
articolo
, che è molto
lodato
, per
dimostrare
la
necessità
d'
impartir
nelle
scuole
l'
insegnamento
della
storia
dell'
arte
, e
Ugo
Ojetti
lo
approva
,
notando
come un
caso
scandaloso
che uno
studente
di
lettere
ignorasse
dove
è
posta
e da chi
scolpita
la
statua
di
San
Giorgio
. Non è
veramente
scandaloso
? Non bisogna
istituire
il
nuovo
insegnamento
? La
storia
dell'
arte
,
necessaria
agli
artisti
, non è
utilissima
a ognuno? E, con la
storia
dell'
arte
, non vi sono tante altre
cose
non meno
utili
e
necessarie
a
sapersi
? Tutte le
volte
che il
patrimonio
intellettuale
si
accresce
, - e questo
fatto
accade
tutti i
giorni
, - non è
naturale
che le
nuove
nozioni
siano
partecipate
agli
studiosi
, a tutti gli
studiosi
? E il
patrimonio
intellettuale
non è di tanto
cresciuto
, che abbiamo
visto
la
necessità
di
creare
nuove
scienze
, di
conferire
la
dignità
di
discipline
indipendenti
ai
rami
delle
antiche
discipline
? Non abbiamo
creato
la
psicologia
, la
statistica
, la
fisiologia
, la
sociologia
, la
biologia
, la
chimica
organica
, l'
antropologia
, la
psichiatria
, e
via
discorrendo
? Se i
cervelli
non ci
resistono
, se le
attenzioni
più
deboli
si
sparpagliano
, la
colpa
non è tutta loro; la
colpa
è anche del
tempo
troppo
sapiente
, della
civiltà
troppo
progredita
in
mezzo
alla quale sono
nati
. L'
avvocato
, il
medico
, il
professore
hanno una
biasimevole
tendenza
a
vivere
della
scienza
acquistata
bene
o
male
durante gli
studî
; ma, se anche essi volessero, potrebbero
seguire
tutto quanto il
movimento
delle loro
discipline
? Non avrebbero, in
verità
, neppure il
tempo
di
sfogliare
quel che si
stampa
. Il
progresso
della
scienza
è
dovuto
agli
specialisti
, a quelli che
scelgono
un
capitolo
, un
paragrafo
, un
comma
del
gran
libro
dello
scibile
, e che
dimenticano
interamente
il
resto
. Dall'altra
parte
stanno i
volgarizzatori
enciclopedici
, quelli che
sanno
di tutto un poco e niente a
fondo
. Noi
parlavamo
,
iniziando
questi nostri
ragionamenti
sopra alcuni
caratteri
del
tempo
presente
, della
rarità
delle
opere
di
lunga
lena
,
organiche
,
metodiche
.
Guardiamoci
intorno
: quali sono le
pubblicazioni
più
copiose
? Sono le
memorie
e i
giornali
. La
memoria
, che in poche
pagine
presenta
il
frutto
di
anni
e
anni
di
ricerche
sopra un
punto
particolarissimo
della
scienza
; il
giornale
, che
sfiora
la
sociologia
, la
statistica
, l'
etnografia
, la
psicologia
, la
storia
, la
letteratura
, la
biologia
, tutte quante le
scienze
. Il
Payot
nota
bensì il
danno
prodotto
dal
giornale
; ma non
pensa
che il
giornale
prospera
appunto
perchè
soddisfa
un
bisogno
della nostra
società
; e il
bisogno
di tutti quanti noi è quello di far presto; ai nostri
giorni
si
corre
, bisogna
correre
, sui
tranvai
, sulle
ferrovie
, sui
piroscafi
o sulle
biciclette
; bisogna
volare
col
pensiero
sui
fili
elettrici
e sulle
colonne
del
giornale
. Presto e
bene
raro
avviene
,
dice
il
motto
; e la
mediocrità
è
naturale
conseguenza
della
fretta
. Il
trionfo
delle
velleità
sulle
volontà
, l'
esaurimento
delle
energie
ne è un'altra.
«
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