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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
L'illusione
PARTE PRIMA.
II.
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In evidenza
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
II.
Era
tanto più
piccolo
e più
brutto
,
Milazzo
! Dal
vapore
, si
scorgeva
il
mucchio
delle
case
sotto il
Castello
, la
passeggiata
della
Marina
- una
Marina
per
ridere
,
dopo
quella di
Napoli
! - il
porto
senza
bastimenti
, le
case
basse
e
povere
. Per le
vie
, niente
folla
, niente
carrozze
, niente
negozii
rilucenti
: le
piazze
vuote
, tranne la
fontana
del
Carmine
,
colla
statua
di
Mercurio
che aveva una
cintura
di
latta
.
San
Giacomo
faceva
pietà
,
dopo
Santa
Maria
del
Fiore
, e quando uno
arrivava
dai
Mulini
all'
Ospedale
, aveva
bell'
e
traversato
il
paese
da una
parte
all'altra.
Con la
mamma
quasi sempre a
letto
, col
nonno
che non
pareva
più quello di prima,
ora
bisognava
vedersi
sempre dinanzi il
muso
lungo di
Miss
,
udire
i suoi
borbottii
di
eterna
malcontenta
. Il solo
viso
allegro
era
quello di
Stefana
, che le voleva
bene
come un'altra
mamma
. "Ti
tenni
in
braccia
io per la prima, quando venisti al
mondo
!" le
diceva
,
mettendosela
ancora a
sedere
sulle
ginocchia
, malgrado
cominciasse
a
pesare
. Ed
era
lei che
osava
tener
testa
a
Miss
se questa la
sgridava
, che
dimostrava
al
barone
il
torto
della
governante
o
compensava
di
nascosto
i
castighi
irrevocabili
. Quando le
toglievano
il
dessert
,
Stefana
glie ne
dava
, senza farne
accorgere
nessuno, una
porzione
doppia
di quella che le sarebbe
toccata
; quando la
condannavano
a
desinar
fuori di
tavola
,
desinavano
insieme
, tutt'e due
sole
, con più
gusto
, con
maggiore
appetito
; tanto che appena
Miss
infliggeva
un
castigo
, lei le
rispondeva
, per farla
arrabbiare
, con un
bell'
inchino
:
-
Merci
!
Vous
m'
obligez
,
vraiment
....
Nei
primi
tempi
, ella
chiedeva
spesso
a
Stefana
notizie
del
babbo
; la
donna
rispondeva
che
era
in
viaggio
, o che stava poco
bene
, o che aveva da fare; a poco a poco ella
finiva
per non
notare
la sua
assenza
, per
dimenticare
la sua
figura
. La
mamma
non ne
parlava
mai, non
parlava
quasi di niente; si
metteva
accanto le
bambine
,
carezzando
lungamente
i loro
capelli
,
ascoltando
il loro
chiacchierio
, e certe
volte
, sull'
imbrunire
, quando non avevano ancora
portato
il
lume
, delle
lacrime
le
luccicavano
sulle
guancie
.
Se avessero potuto
dormire
nella sua stessa
camera
, come quand'erano più
piccine
! Lei aveva
adesso
una
cameretta
tutta per
sè
; e di
giorno
era
una
festa
,
chiudervisi
dentro
,
disporre
ogni cosa come le
talentava
:
trascinare
più qua il
tavolino
da
studio
,
spingere
più
là
una
seggiola
,
rovistare
nelle
cassette
del
canterano
, un
mobiletto
piccolino
,
bellino
, che
era
il suo
orgoglio
. Ma quando
calava
la
sera
, e lei
pensava
alla
notte
che
doveva
passar
lì
dentro
,
sola
, con un
filo
di
luce
del
lampadino
messo
nel
corridoio
per
illuminare
anche la
camera
di
Miss
, aveva
paura
e
dimenticava
l'
antipatia
ispiratale
dalla
governante
,
invidiando
Lauretta
che le
dormiva
accosto
.
Era
brutta
la
notte
, il
buio
, il
silenzio
. Per questo, malgrado le
fosse
stato
proibito
dal
nonno
,
Stefana
veniva a
tenerle
compagnia
nelle
prime
ore
della
sera
,
discorrendo
di tante
cose
: com'
era
stato
che il
nonno
l'aveva
presa
al suo
servizio
, quante
volte
aveva
rifiutato
di
maritarsi
per
restar
sempre in quella
casa
; oppure le
narrava
delle
fiabe
dove
i
figliuoli
dei
re
morivano
d'
amore
,
lontani
dalle
Belle
, e le
cercavano
girando
il
mondo
,
sfidando
maghi
,
giganti
,
serpenti
,
leoni
, la
fame
, la
sete
e le
tempeste
per
liberarle
, per
distruggere
i
malefizii
operati
dalle
streghe
. Se le
regine
non
accordavano
in
moglie
ai
principini
le
ragazze
ch'essi volevano, i
poveretti
deperivano
a
vista
d'
occhio
, non
mangiavano
più, si
struggevano
a
lento
fuoco
, si
riducevano
in
fin
di
vita
: tutti i
cortigiani
piangevano
, i
popoli
erano in
lutto
, i
medici
ammattivano
, i
maghi
non
sapevano
che cosa
escogitare
; e a un
tratto
, appena le
Belle
si
presentavano
, essi
guarivano
come per
miracolo
.
Ella
sbarrava
gli
occhi
,
immobile
,
incantata
; e quando una
fiaba
finiva
, ne
domandava
un'altra, e poi un'altra ancora,
finchè
il
sonno
non s'
aggravava
sulle sue
ciglia
. Quando la
credeva
addormentata
,
Stefana
se ne
andava
in
punta
di
piedi
, come
camminando
sulle
uova
; ma tante
volte
lei
era
desta
ancora, con tutte quelle
avventure
nel
capo
; e durante la
notte
,
svegliandosi
a un
tratto
,
sussultava
,
spalancava
gli
occhi
,
impaurita
dalle
grandi
ombre
proiettate
dal
lampadino
posto
per
terra
, dalle
brutte
forme
che
prendevano
le
vesti
floscie
sulle
seggiole
. Allora le
fiabe
narrate
a
veglia
, invece di
distrarla
,
accrescevano
il suo
spavento
: le
Mamme
Draghe
, gli
eremiti
colle
barbe
bianche
fino
ai
piedi
, gli
uomini
selvaggi
, le
teste
di
Turchi
che
appariscono
quando le
ragazze
vanno
a
cogliere
ramolacci
, il
diavolo
che
chiamavano
Cugino
,
parevano
s'
affacciassero
dall'
uscio
, ed ella non
ardiva
voltarsi
contro il
muro
, per
vedere
almeno quel che
avveniva
nella
camera
. Poi, dalla
parte
del
muro
, col
letto
che vi
era
addossato
, non poteva
sorger
nessuno, e così ella aveva le
spalle
sicure
-
giacchè
la sua
gran
paura
era
che
entrassero
delle
persone
a
rubarla
, a
portarla
via
,
imbavagliandola
,
legandole
mani
e
piedi
. Ella aveva nell'
orecchio
il
ritornello
d'una
fiaba
, la
predizione
insistente
e
minacciosa
che
diceva
: "Viene la
morte
con l'anche
storte
..." e quest'
idea
di
morire
l'
agghiacciava
nel suo
lettuccio
, le
serrava
la
gola
, le faceva
battere
i
denti
. Col
giorno
,
ombre
e
paure
svanivano
; e che
gioia
quando, appena
aperti
gli
occhi
, la
luce
penetrante
tra le
fessure
delle
imposte
la
colpiva
! Ma che
seccatura
, anche, quand'
era
Miss
che veniva a
destarla
, una, due, tre
volte
,
finchè
non le
tirava
giù
le
coperte
! Aveva una
sveglia
nella
testa
, colei? Alle
sette
d'
inverno
, alle cinque d'
estate
,
era
sempre in
piedi
, come una
sentinella
! E non
c'
era
caso
che
accordasse
mai cinque
minuti
di
dilazione
! Ella se ne
vendicava
pigliandosela
con l'
Irlanda
, il
paese
dove
quella
vecchia
era
nata
, o
cantarellando
nel
camerino
di
toletta
, come i
monelli
delle
vie
, sull'
aria
la
donna
è
mobile
:
- La
vecchia
insipida
,
Il
legno
fradicio
....
-
Teresa
! -
ammoniva
Stefana
, che l'
aiutava
a
vestirsi
.
- Cosa vuoi te,
adesso
? Non posso neppur
cantare
?
- Le
signorine
non
cantano
di queste
cose
!
- O
bella
!... La
vecchia
insipida
: che
c'
è di
male
?
Non la poteva
soffrire
, con le sue
eterne
ammonizioni
, coi
rimproveri
continui
perchè
il
quaderno
del
dettato
non
era
pulito
,
perchè
le
divisioni
erano
sbagliate
,
perchè
i
nomi
della
storia
sacra
non le
restavano
in
mente
. Lei si
seccava
a
studiare
quelle
cose
: come volevano
sentirlo
? A cosa
doveva
servirle
la
divisione
, quando sarebbe stata
grande
? I
conti
li avrebbe
dati
a fare ad un altro; non
era
ricca
e
nobile
abbastanza
? Suo
padre
era
il
conte
Uzeda
, suo
nonno
era
il
barone
senatore
Palmi
! E
Stefana
le
diceva
bene
che il
nonno
avrebbe
date
tutte le sue
ricchezze
a lei ed a
Lauretta
,
perchè
l'altra sua
figlia
, la
zia
di
Palermo
, non aveva
figliuoli
.
Era
questa
zia
di
Palermo
, la
zia
Carlotta
, che
mandava
gli
abiti
alle
nipotine
; e quando
arrivavano
le
casse
, lei non
dava
più
retta
a nessuno,
provandosi
e
riprovandosi
le
vesticciole
, i
cappellini
, le
scarpette
;
guardandosi
in tutti gli
specchi
,
chiedendo
il
giudizio
d'ogni
persona
, dalla
mamma
al
portiere
. Venivano anche gli
abiti
per la
mamma
, che neppur li
guardava
;
peccato
, dei
begli
abiti
di
velluto
e di
raso
,
pieni
di
trine
, di
nastri
, di
guarnizioni
d'ogni
specie
; dei
cappelli
colle
grandi
piume
attorcigliate
, con dei
mazzi
di
fiori
che
pareva
si potessero
spiccare
! La
mamma
non
usciva
quasi mai di
casa
; e la
domenica
, per la
messa
, o quando
doveva
far qualche
visita
, o
andare
alla
Badia
, dalla
zia
Serafina
, la
monaca
sorella
del
nonno
, si
metteva
la prima
veste
che
capitava
e
spesso
lo
scialle
in
capo
.
Pensando
a un
tempo
lontano
, quando
era
proprio
piccolina
, e non
sapeva
nemmeno
dove
fosse
, se a
Firenze
o a
Palermo
o chi
sa
dove
, lei
rammentava
le
lunghe
tolette
della
mamma
: la
vedeva
dinanzi allo
specchio
assestarsi
la
veste
ai
fianchi
,
metter
le
buccole
sfolgoranti
alle
orecchie
voltandosi
di
profilo
,
avvolgersi
il
capo
in una
gran
fascia
ricamata
per
andare
al
ballo
o al
teatro
. E quando non
c'
era
nessuno, lei stessa
fermavasi
dinanzi al
grande
specchio
dell'
armadio
, e
lì
, con una
tovaglia
da
faccia
,
cercava
di
avvolgersi
il
capo
al
modo
della sua
mamma
; oppure si
stringeva
i
gomiti
contro i
fianchi
,
salutando
a
destra
e a
sinistra
, come
rammentava
di
averla
vista
salutare
, in
carrozza
.
-
Thérèse
,
qu
'
est-ce
que
vous
faites-là
?
Ella
sussultava
alla
voce
fredda
di
Miss
, e
avvampava
in
viso
.
-
Je
ne
fais
rien
du
tout
!...
vous
le
voyez
bien
, n'
est-ce
pas
?
Era
proprio una
noia
,
doversela
trovare
sempre fra i
piedi
tutto il
giorno
, in
casa
e fuori! Ma a
passeggio
, almeno,
unendosi
con le
amiche
e gli
amici
,
lasciandola
indietro
con le altre
cameriere
, si
godeva
d'una certa
libertà
. Erano a
San
Papino
le
passeggiate
favorite
, pei
campi
verdi
seminati
di
margheritine
, sulla
spiaggia
fatta di
ciottoli
che
cominciavano
grossi
come il
pugno
,
divenivano
a poco a poco
piccoli
e
candidi
, o
bizzarramente
venati
, come
confetti
, e
finivano
in
sabbia
minutissima
, che il
mare
lambiva
quetamente
, o
assaltava
, certi
giorni
,
mugghiando
e
spumeggiando
. Non
finiva
mai, quella
spiaggia
,
partendo
dalla
Tonnara
e
girando
lontano
lontano
fino
a
Patti
, alle
montagne
di
Tindari
e al
Capo
d'
Orlando
, con le
isole
di
Lipari
in
faccia
; il
sole
vi
moriva
, non vi si
scorgeva
anima
vivente
per
ore
ed
ore
, e la
notte
,
dicevano
, certuni avean
visto
vagolarvi
delle
fiammelle
: le
anime
dei
soldati
morti
nella
battaglia
del
Sessanta
e
seppelliti
lì
,
dentro
grandi
fosse
, tutti
insieme
.... I
ragazzi
si
sparpagliavano
di qua e di
là
, intanto che le
grandi
sedevano
per
terra
, in
crocchio
, sotto gli
ombrellini
o
dietro
una
barca
tirata
a
secco
; e si
rincorrevano
, facevano
raccolta
di
ciottolini
,
inseguivano
le
farfalle
venute dai
campi
e
smarrite
in quel
deserto
.
Niccolino
Francia
stava sempre vicino a lei, la
guidava
fino
al
velo
d'
acqua
che s'
avanzava
o si
ritraeva
sulla
sabbia
fine
; certe
volte
le faceva una
gran
paura
,
piantandola
lì
e
fingendo
di
tornarsene
di
corsa
dov'eran quegli altri, che non si
scorgevano
neppure.
- Sì, sì!... - le
urlava
,
vedendola
affondare
penosamente
sulla
sabbia
. -
Raggiungimi
, se puoi...
Come faceva quel
diavolo
a
correre
sui
ciottoli
? Lei si
sentiva
incatenata
pei
piedi
, faceva degli
sforzi
enormi
per
cavarli
da quell'
ammasso
di
sassolini
scricchiolanti
, col
vento
del
mare
che le
fischiava
alle
orecchie
, con una
paura
terribile
di
restar
perduta
in quella
spiaggia
, ma senza
chiamare
aiuto
,
perchè
le sarebbe
parsa
una
viltà
.
-
Bravo
!
Bravissimo
!
Spiritoso
!... -
diceva
soltanto
al
compagno
,
ironicamente
, com'egli
tornava
a
raggiungerla
. - Cosa
credi
, di farmi
paura
?...
Ma,
trafelata
, col
cuore
che le
batteva
ancora
forte
, si
lasciava
cadere
per
terra
, su quel
letto
nettissimo
di
ciottoli
bianchi
,
buttandosi
sulle
spalle
, con l'
abituale
gesto
del
capo
, i
capelli
scomposti
.
Niccolino
le si
metteva
accanto e allora
parlavano
di quel che avrebbero
fatto
, quando sarebbero
stati
grandi
.
- Io
andrò
via
da
Milazzo
... -
diceva
lei -
Credi
che
voglia
invecchiare
qui
dentro
?... Voglio
andare
a
Firenze
,
dove
son
nata
, o almeno almeno in una
gran
città
,
dove
c'
è tanta
gente
, di
bei
passeggi
, tanti
teatri
... A
teatro
si
va
dopo
il
primo
atto
, per
eleganza
, lo
sai
?
Niccolino
la
prendeva
per la
vita
, la
stringeva
, l'
obbligava
a
stargli
a
braccio
, come
marito
e
moglie
. Certe
volte
lei
lasciava
fare, certe altre gli si
ribellava
,
cercava
di
svincolarsi
, e allora lui,
prepotente
,
cogli
occhi
rossi
e i
denti
stretti
, l'
afferrava
, le si
buttava
addosso
; poi si
rabboniva
,
diventava
tutto
carezze
,
fin
quando una
voce
che per l'
immensità
della
spiaggia
parea
lontanissima
chiamava
:
-
Teresa
!...
Ragazzi
!...
Un'altra
passeggiata
, più
bella
ma più
rara
, si faceva su al
Castello
, col
Maggiore
, che
era
amico
del
nonno
e
conduceva
anche i suoi
figli
. Si
entrava
dalla
gran
porta
addossata
a un
torrione
, e si
traversavano
degli
archi
, una
galleria
tutto
buia
dove
la
sciabola
del
Comandante
sbatteva
con
fracasso
,
fino
alla
grande
spianata
erbosa
dove
sorgeva
l'
antica
cattedrale
: una
gran
chiesa
con la
cupola
, ma
abbandonata
,
cadente
, una
rovina
. Non
c'
eran
porte
agli
usci
,
nè
vetri
alle
finestre
,
nè
imagini
agli
altari
: i
muri
sforacchiati
dalle
bombe
, il
pavimento
sfossicato
, le
lastre
delle
sepolture
rotte
o
strappate
: nel
Sessanta
, i
soldati
se n'erano
serviti
come di
tavole
da
pranzo
!
Dietro
l'
altar
maggiore
si
vedeva
una
gran
fossa
ed una
scala
terrosa
, da cui si
andava
in un
sotterraneo
: le
lucertole
vi stavano di
casa
.
Uscendo
dalla
cattedrale
,
salivasi
ancora, alla
fortezza
più
vecchia
, sulle cui
mura
altissime
luccicavano
le
baionette
delle
sentinelle
; ed ella
era
tutta
fiera
vedendo
i
soldati
presentare
le
armi
al
Comandante
che la
teneva
per
mano
. Egli le
mostrava
la
Batteria
tedesca
, le
polveriere
, la
buca
da cui s'
andava
al
passaggio
secreto
che
metteva
fuori del
Castello
, sotto
terra
; poi si
traversavano
altri
archi
con uno
scudo
di
marmo
in
cima
,
fino
alla
torre
del
parafulmine
,
dove
si
perdeva
quasi l'
aria
, tanto
era
alta
. Alla
discesa
, i
bambini
scappavano
innanzi di
corsa
, si
disperdevano
verso gli
spalti
di
tramontana
, i più
belli
:
affacciandosi
dalle
feritoie
slabbrate
, si
vedevano
i
muri
precipitare
a
picco
, sui
campi
verdeggianti
, - e dei
condannati
chiusi
nel
bagno
eran
fuggiti
una
volta
da quella
parte
,
legando
una
corda
fatta di
lenzuola
alle
grate
della
finestra
; ma come la
corda
non
arrivava
fino
al
suolo
, s'eran
buttati
giù
,
spezzandosi
le
gambe
,
restando
per
terra
fin
quando i
carcerieri
li avevano
ripresi
. Sullo
spigolo
di una delle
torri
si
vedeva
un
disegno
curioso
, che
pareva
una
specie
di
grossa
mosca
; e il
figlio
del
Comandante
spiegava
che
era
il
segnale
per
riconoscere
il
punto
più
debole
della
fortezza
.
Doveva
esser
bella
, quand'
era
piena
di
cannoni
e di
soldati
!
Adesso
ce n'erano pochi, dei
cannoni
; l'
erba
cresceva
tra le
feritoie
, accanto alle
lapidi
di
marmo
incastrate
nei
muri
, e non s'
udiva
altro che la
voce
del
vento
sempre
fischiante
a quell'
altezza
. V'erano dei
vecchi
artiglieri
, e dei
soldati
, per
custodire
i
galeotti
del
bagno
; e i
bambini
passavano
di
lì
, prima d'
uscire
: una
grata
dinanzi a una
porta
grande
,
dietro
alla quale si
vedevano
i
condannati
dalle
faccie
scialbe
. Ella aveva
paura
, non li poteva
guardare
, si
sentiva
venir
male
, e
Niccolino
glie lo faceva
apposta
:
cercava
di
trattenerla
,
additava
i
visi
più
tristi
:
-
Guarda
quello
lì
, che
spavento
!...
Stanotte
scappa
, per venirti a
rubare
...
Si
andava
anche al
Capo
, in
carrozza
: una
via
che si
svolgeva
come un
nastro
fra le
vigne
e gli
uliveti
, col
mare
a
destra
e a
sinistra
,
fino
alla
casa
bianca
della
Lanterna
, da cui si
vedevano
tutte le altre
isole
dell'
arcipelago
che da
San
Papino
non si potevano
scorgere
- dei
buchi
scuri
all'
orizzonte
- e le onde che
mordevano
le
basi
della
roccia
. Quella
era
una
via
che facevano
spesso
, in
autunno
e in
primavera
,
perchè
lì
, al
Capo
,
c'
era
la
Rocca
, una
proprietà
del
nonno
, con la
casina
di
villeggiatura
,
dove
il
dottor
Russo
li
mandava
per la
mamma
e per
Lauretta
che aveva sempre qualche cosa: o la
tosse
, o le
glandole
gonfie
, o degli
sfoghi
sulla
pelle
, tanto che
bisognava
sempre
misurarle
delle
cucchiaiate
di
sciroppi
, delle
prese
di
ferro
, dei
mezzi
bicchieri
di
misture
. La
piccina
sopportava
tutto in
pace
, senza
lagnarsi
,
obbedendo
in ogni cosa, non
trascurando
per questo le sue
lezioni
,
levandosi
sempre alla stessa
ora
, malgrado il
permesso
accordatole
dal
nonno
di
restare
a
letto
un poco più a lungo.
-
Vedi
tua
sorella
? -
dicevano
a lei.
- La
vedo
, sì... ma che posso farci?... Io sono a un'altra
maniera
!...
Per questo non
era
gelosa
degli
elogi
che tutti
prodigavano
a
Laura
, anzi
riconosceva
per la prima che li
meritava
. Però, talvolta, se la
sorellina
per
eccesso
di
zelo
faceva
andare
a
monte
un
divertimento
già
stabilito
; se, alla
proposta
di uno
svago
,
rispondeva
che per
conto
suo
preferiva
restare
in
casa
, lei
entrava
in una
sorda
irritazione
, e a
voce
bassa
,
concitata
, la
colmava
per tutto un
giorno
di
male
parole
:
-
Sgobbona
!
Mummia
!... Ti
dispiace
veder
divertirsi
gli altri?... Cosa vuoi
diventare
, una
dottoressa
?...
Bestia
!
sgobbona
!...
Addirittura
malvagia
, certe altre
volte
la
canzonava
per le sue
infermità
,
chiedendole
se le
nocciole
le erano
rimaste
in
gola
quando le
vedeva
il
collo
gonfio
, o
paragonandola
ad un
mantice
se l'
udiva
tossire
. La
collera
finiva
in
grandi
scoppii
di
pianto
;
inginocchiata
dinanzi alla
sorella
, le
chiedeva
un
perdono
che le
era
subito
accordato
, le
prodigava
tutte le sue
carezze
, voleva
essere
la sua
infermiera
, la sua
protettrice
- come le
diceva
la
mamma
.
Poi quei
propositi
svanivano
, se si
parlava
d'una
scampagnata
, d'una
gita
in
barca
, d'un
divertimento
del quale la
sorellina
non poteva
prender
la sua
parte
. Il
nonno
le
rimproverava
il suo
egoismo
, non voleva
lasciarla
andar
sola
; allora la
mamma
intercedeva
per lei;
bastava
che gli
dicesse
una
sola
parola
per
ottenerle
tutto. Se anche gli avesse
detto
di
buttarsi
dal
Castello
, lui si sarebbe
buttato
.
Era
matto
per quella
figliuola
;
bisognava
vederlo
quando la sua
malattia
s'
aggravava
: tutto il
giorno
accanto a lei, a
curarla
, a
cercare
di
svagarla
,
raccontando
delle
storie
,
leggendole
dei
libri
, facendole
vedere
le
figure
dei
vecchi
giornali
illustrati
.
Dai
discorsi
che
Stefana
le
teneva
, tra una
fiaba
e l'altra, quando
aspettava
di
vederla
addormentata
, lei aveva
capito
che quella
malattia
era
una
malattia
prodotta
dai
dispiaceri
: per questo
credeva
che
fosse
una cosa da nulla. Però la
mamma
era
molto
patita
,
mangiava
pochissimo, non si
fidava
di far nulla, tante
volte
restava
a
letto
intere
giornate
. Quando le due
sorelline
fecero la prima
comunione
, volle
vestirle
ella stessa, s'
ostinò
ad
accompagnarle
in
chiesa
;
abbracciandole
,
dicendo
loro: "
Figlie
mie
sante
!...", aveva gli
occhi
rossi
, e
tremava
.
Tornò
a
mettersi
a
letto
, il
dottore
veniva
adesso
mattina
e
sera
, e un
giorno
la
zia
Serafina
lasciò
il
convento
, col
permesso
della
Madre
Badessa
, per
aiutare
il
nonno
che da solo non
riusciva
a
dirigere
la
casa
. Anche le
lezioni
di
Miss
furono
sospese
; ma senza
saper
bene
perchè
, lei non
trovava
nessun
piacere
in quella
vacanza
.
Dopo
un
pezzo
arrivò
anche la
zia
Carlotta
da
Palermo
, con suo
marito
; ma non fu neppur quella una
festa
; avevano tutti una
cera
così
triste
! Solo la
mamma
, dal
fondo
del suo
letto
,
sorrideva
al suo
babbo
ed alle sue
figlie
.
Un
giorno
, mentre facevano
colazione
, la
zia
Carlotta
venne a
dire
a
Miss
di
vestir
le
bambine
.
-
Perchè
,
zia
?...
Dove
si
va
?
La
zia
non
rispose
, ma il
cocchiere
aveva già
attaccato
: si
andava
al
Capo
. Veniva anche la
mamma
?
Prima d'
andar
via
, le
condussero
nella
camera
dell'
ammalata
, che
riposava
,
cogli
occhi
socchiusi
; il
nonno
e la
monaca
stavano ai due
lati
del
capezzale
; la
zia
Carlotta
teneva
la
fronte
appoggiata
alla
spalliera
del
letto
.
Ella
sentì
sollevarsi
per le
ascelle
dallo
zio
, che
disse
:
-
Bambina
,
bacia
la
mano
a tua
madre
.
Baciò
la
mano
bianca
e
fredda
che
usciva
fuor
del
lenzuolo
; ma il
cuore
le si
chiudeva
,
perchè
i
baci
alla sua
mamma
li aveva
dati
sempre in
viso
. Non
parlava
nessuno.
Quando furono in
carrozza
, con
Miss
e lo
zio
, ella
chiese
improvvisamente
:
- Che
cos'
ha la
mamma
?
- Nulla,
bambina
...
Sai
bene
,
soffre
un poco...
- Allora
perchè
la
lasciamo
?
-
Andiamo
innanzi; poi verranno gli altri.
Arrivati
al
Capo
, tutta la
gente
di
campagna
circondò
lo
zio
, e la
moglie
del
fattore
le
condusse
in
casa
.
Era
una
giornata
bella
quanto mai, con un'
aria
così
chiara
che, dalla
terrazza
,
Stromboli
e
Panaria
quasi si
toccavano
con
mano
, ed anche il
piccolo
scoglio
di
Basiluzzo
si
scorgeva
come un
sassolino
in
mezzo
al
mare
.
Giù
in
giardino
c'
era
un
gran
caldo
e un
gran
silenzio
; s'
udiva
il
ronzare
degli
insetti
che
pareva
il
mormorio
d'un
discorso
lontano
. Sul
tardi
arrivò
il
portiere
da
Milazzo
; appena lo
vide
apparire
dietro
il
cancello
, gli
gridò
:
- Vengono gli altri? Come sta la
mamma
?
Il
portiere
rispose
soltanto
,
alzando
un
braccio
, con una
voce
di
spavento
:
-
Signorina
!...
Signorina
!... - ed
entrò
correndo
.
Allora lei
comprese
una cosa: che la sua
mamma
moriva
. Non
chiamò
gente
, non si
mise
nulla in
capo
: così com'
era
,
uscì
dal
giardino
per
tornarsene
in
città
. Avrebbe
trovata
la
via
,
bastava
andar
sempre
diritto
,
fino
al
Castello
; di
lì
sarebbe
scesa
subito a
casa
.
La
polvere
che
sollevavano
le sue
scarpe
l'
acciecava
, due
contadine
che si
tiravano
dietro
un
asino
carico
di
legna
si
fermarono
a
guardarla
. Ella
affrettò
il
passo
; ad un
tratto
si
udì
chiamare
:
-
Signorina
,
dove
andate
?
Era
il
fratello
del
fattore
che
saliva
dalla
Croce
. Gli
rispose
:
-
Passeggio
un poco,
fino
alla
chiesa
.
-
Tornate
a
casa
,
signorina
!... Venite con me!..
Come quell'
uomo
la
prese
per
mano
,
tentò
svincolarsi
; egli la
sollevò
fra le
braccia
. Allora,
dibattendosi
furiosamente
,
scoppiò
in tal
pianto
che si
sentì
vuotare
. Le
parve
che tutte le
cose
girassero
, poi la
prese
un
gran
freddo
e non
vide
più nulla.
Quando
riaprì
gli
occhi
,
Stefana
la
teneva
fra le
braccia
,
piangendo
; si
udivano
i
singhiozzi
convulsivi
di
Lauretta
nelle
braccia
di
Miss
.
- La
mamma
! Voglio
veder
la
mamma
...
Fece ancora per
fuggire
;
Stefana
la
strinse
tutta al
petto
,
mormorando
:
-
Figlia
mia!
Povera
figlia
! La
mamma
è con la
Madonnina
santa
,
lassù
in
paradiso
!...
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