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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
L'illusione
PARTE PRIMA.
III.
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III.
Degli
abiti
neri
per tutti, la
casa
che
parea
vuota
dopo
la
partenza
degli
zii
di
Palermo
e il
ritorno
della
zia
monaca
alla
Badia
- e le
visite
degli
amici
e dei
conoscenti
che si
succedevano
tutto il
giorno
nel
salotto
buio
. Una
volta
, ella aveva
udito
il
nonno
che
mormorava
a uno di questi
amici
,
parlando
delle sue
nipotine
: "
Povere
bimbe
, esse non
sanno
quel che hanno
perduto
!" Lei avrebbe voluto
dirgli
: "Sì che lo
so
,
nonno
!..." Ella
vedeva
la sua
mamma
tutte le
notti
in
sogno
, che le
parlava
, che le
accarezzava
i
capelli
, che se la
stringeva
al
petto
.
Svegliandosi
, si
diceva
per un poco, col
cuore
allargato
da una
gioia
infinita
: "Ma dunque non è
morta
!..." poi
vedeva
le sue
vesticciole
nere
, e
restava
muta
,
cogli
occhi
fissi
in un
punto
, senza
muoversi
,
fin
quando
Miss
o
Stefana
non venivano a
chiamarla
.
Però, a poco a poco, quei
sogni
si fecero più
rari
, non
tornarono
più.
Adesso
si
ricominciava
ad
andar
fuori, anche per la
povera
Lauretta
che stava
peggio
dopo
quel
gran
dolore
.
Andavano
ancora sulla
spiaggia
di
San
Papino
, alla
Tonnara
, al
Castello
; ma
passando
da
San
Francesco
di
Paola
tutte facevano il
segno
della
croce
e
recitavano
delle
preghiere
,
perchè
la
povera
mamma
era
sepolta
lì
.
La
chiesa
era
stata
fabbricata
dallo stesso
Santo
, tante
centinaia
d'
anni
addietro
; anzi egli aveva
operato
un
gran
miracolo
stirando
una
trave
che non
era
lunga
abbastanza
: in
mezzo
agli
affreschi
del
soffitto
avevano
lasciato
una
gran
fessura
dalla quale si
scorgeva
quel
legno
miracoloso
. Il
pavimento
era
tutto
ricoperto
di
lapidi
, ma lei
girava
intorno
ad esse, col
terrore
di
camminare
sui
morti
, e
arrivata
dinanzi a quella della
mamma
,
cadeva
in
ginocchio
, a
mani
giunte
. Come
restava
un
giorno
ammalata
tutte le
volte
che vi
andava
,
finirono
per non
condurvela
più.
Quella
disgrazia
le fece
ricordare
il suo
babbo
: la
sera
chiedeva
spesso
a
Stefana
:
-
Perchè
non è venuto anche lui?... Gli hanno
detto
che la
povera
mamma
non
c'
è più?... Non ha
scritto
al
nonno
?...
- Non
so
...
- E
adesso
dov'è?
- A
Palermo
.
Un
giorno
, dalla
loggia
del
giardino
,
udì
il
portiere
e il
cuoco
che
discorrevano
;
parlavano
del
conte
, il
cuoco
diceva
: "Sua
moglie
dev'
essere
contenta
!... Se
aspettavano
, non
c'
era
bisogno
del
divorzio
!..." Ella
pensò
un
pezzo
a questo; poi se ne
dimenticò
.
Il
nonno
era
adesso
più
buono
di prima,
riversava
il suo
affetto
sulle
nipotine
, le
conduceva
ogni
giorno
con
sè
, in
campagna
, al
Gelso
, una
gran
proprietà
comprata
da poco, nella
pianura
,
dove
piantava
un
vigneto
. Quando fu
pronto
il
villino
che aveva
fatto
costrurre
sul
palmento
,
andarono
lì
invece che al
Capo
. Fu così
allegra
la prima
vendemmia
: tanta
gente
che
andava
e veniva ogni
giorno
, i
grandi
fuochi
che
accendevano
sull'
imbrunire
, i
canti
e i
balli
delle
contadine
! Vicino a quella loro
proprietà
, ce n'
era
una dei
Giuntini
, che avevano una
figliuola
,
Bianca
. Com'
era
bella
!
Alta
quanto una
signorina
, coi
capelli
più
neri
dell'
inchiostro
, il
viso
pallido
, gli
occhi
profondi
! Ella
sentiva
battere
il suo
cuore
più
forte
al solo
vederla
, le stava dinanzi con una
secreta
soggezione
,
provava
per lei lo stesso
turbamento
che
rammentava
di aver
provato
, a
Firenze
, pel
conte
Rossi
. In
breve
divenne
sua
amica
, e l'
imitava
nel
modo
di
parlare
e di
muoversi
. La prima
volta
che la
baciò
in
viso
si
sentì
tutta
rimescolare
.
Invidiava
il suo
pallore
così
distinto
, le sue
vesti
lunghe
; e la voleva tutta per
sè
. Di
ritorno
a
Milazzo
, nel
vederla
con altre,
credeva
d'esser
trascurata
da lei; allora le si
mostrava
fredda
, faceva la
sostenuta
; ma appena l'
amica
la
prendeva
per
mano
, il suo
rigore
finiva
.
Bianca
possedeva
dei
piccoli
monili
più
belli
dei suoi; un
giorno
che lo
disse
al
nonno
, egli le fece
vedere
quelli della
povera
mamma
.
Restò
abbarbagliata
. Quante
perle
! Quanti
brillanti
! Ella si
provava
gli
anelli
, faceva
scattare
le
molle
dei
bracciali
,
versava
le
collane
da una
mano
all'altra come
piccole
cascate
, e
assediava
il
nonno
di
domande
sul
nome
di certe
gemme
che non aveva mai
visto
, sulle
figure
dei
cammei
, sulla
composizione
degli
smalti
.
Pensare
che tutte quelle
bellezze
erano
metà
sue e
metà
di
Lauretta
!
Però la
sorellina
non
istava
bene
, non si
divertiva
a
giuocare
cogli
altri
ragazzi
, e malgrado le
sgridate
del
nonno
,
studiava
da
mattina
a
sera
, a
tavolino
od al
pianoforte
,
fino
a
riammalarsi
. Un
giorno
vi fu una
gran
novità
; si
parlava
di
andare
a
Palermo
dalla
zia
Carlotta
, che li aveva
invitati
. Il
nonno
non voleva
lasciar
la
casa
nè
mandarle
sole
; ella si
mise
a
scongiurarlo
a
mani
giunte
perchè
dicesse
di sì. Alla
Badia
, una
volta
, lo
udì
parlare
piano
ma
irritato
con la
zia
monaca
, che gli
diceva
: "
Infine
, è loro
padre
..." Si
parlava
certo del
babbo
.
Come il
viaggio
fu
deciso
,
Miss
cominciò
a fare i
bauli
. Il
nonno
le
accompagnò
sul
vapore
per
raccomandarle
al
capitano
: un
uomo
lungo e
magro
con una
barba
ispida
, che
scese
lui stesso sotto
coperta
per
scegliere
la più
bella
cabina
. Quando
suonò
la
campana
ed ella ebbe
finito
di
salutare
il
nonno
che se ne
tornava
a
terra
, il
comandante
le
disse
:
-
Signorina
, vuol
salire
sul
ponte
con me?
Diventò
tutta
rossa
;
era
la prima
volta
che un
uomo
le
dava
del lei. Che
festa
, quel
viaggio
! Il
capitano
lasciava
ad ogni
tratto
il suo da fare per venire a
chiedere
a
Miss
se aveva
bisogno
di nulla, per
accarezzare
le
ragazze
, per
condurle
con lui nel suo
camerino
,
dove
offriva
loro dei
dolci
, dei
liquori
, e
mostrava
degli
strumenti
, le
fotografie
di tanti altri
piroscafi
, delle
scatolette
di
sandalo
intagliato
che
mandavano
un
odore
così
buono
. Ogni tanto ella l'
udiva
dire
a
Miss
,
parlando
di lei: "Che
amore
di
bimba
!... che
bellezza
!..." Ella
fingeva
di non
udire
,
gettava
indietro
i suoi
capelli
,
guardava
da un'altra
parte
e
assediava
di
domande
il
timoniere
,
credendo
di
veder
da per tutto
Monte
Pellegrino
. Quando finalmente
apparve
e i
passeggeri
si
prepararono
a
sbarcare
, il
capitano
venne a
salutare
la
governante
:
regalò
una
scatolina
di
sandalo
a
Laura
ed un'altra a lei stessa,
dicendo
:
- Questa la
serberà
in
memoria
del suo
viaggio
... Mi
dà
un
bacio
in
ricambio
?
Ella
porse
la
guancia
:
sentì
che quella
barba
ispida
era
invece
fine
come la
seta
.
Gli
zii
facevano
segnali
da una
barca
; nella
fretta
di
scendere
, ella
lasciò
cadere
il suo
ombrellino
in
mare
.
Miss
sgridava
, lo
zio
rideva
, la
zia
si
stringeva
al
petto
le
nipotine
chiedendo
notizie
della loro
salute
, del
nonno
, di
Milazzo
. Allo
sbarcatoio
,
c'
erano dei
curiosi
assiepati
intorno
alla
bella
carrozza
che
aspettava
, e al
palazzo
tutta la
servitù
schierata
; le
cameriere
esclamavano
:
- Che
belle
signorine
!... Come sono
grandi
!...
Ella
passava
impettita
, a
testa
alta
, con un'
aria
di
padroncina
,
guardando
intorno
per le
belle
stanze
, pei
salotti
vasti
e
riccamente
addobbati
. Nella
camera
della
zia
c'
era
un
letto
per una
sola
persona
, voleva
dire
che suo
marito
non
dormiva
con lei.
Dai
balconi
, si
vedeva
il
corso
di
Toledo
, la
sfilata
delle
carrozze
, la
folla
che
ingombrava
i
marciapiedi
e si
assiepava
dinanzi ai
negozii
sontuosi
. Com'
era
bella
Palermo
!
- Più
bella
di
Milazzo
?
- Oh,
zia
!... Noi,
vedi
, ci stiamo per
adesso
che il
nonno
vuole così; ma poi, quando saremo
grandi
, non è
vero
,
Laura
?
bisognerà
vederla
!... Tu sei
andata
mai a
Firenze
?... Io
vo
'
starci
sempre, quando sarò
maritata
...
-
Thérèse
!... -
esclamò
Miss
,
lasciando
un
momento
di
sistemare
le
robe
.
-
Qu
'
est-ce
qu
'il
y
a,
mademoiselle
?... -
rispose
lei,
scuotendo
il
capo
e facendo
sventolar
la sua
chioma
. -
Vous
savez
,
ici
il n'
y
a
plus
grand-papa
pour
vous
donner
toujours
raison
!
Je
dis
quand
je
serai
mariée
...
Est-ce
que
vous
croyez
que
j
'
aurai
toujours
douze
ans
?...
-
Petite
folle
! -
mormorava
la
zia
,
abbracciandola
. - Tu non avrai sempre
dodici
anni
, ma li hai
adesso
, non è
vero
?... e bisogna
ascoltare
quelli che ne hanno più di te!...
- Lo
so
,
zia
; ma cosa ho
detto
di
male
?... Quando sarò
maritata
! Tu non ti sei
maritata
? Mi
mariterò
anch'io!
-
Va
bene
, però le
fanciulle
ammodo
non
parlano
di questo.
- Ti fa
dispiacere
? Se ti
dispiace
, non lo
dirò
più.
Ma ella
restava
ancora tutta
fremente
di
ribellione
,
girava
intorno
gli
occhi
ingranditi
,
luccicanti
, si
mordeva
un
labbro
, e a un
tratto
,
profittando
della
diversione
prodotta
dall'
arrivo
del
cameriere
che
annunziava
il
desinare
, si
buttò
al
collo
della
zia
e le
sussurrò
, tra
risa
represse
:
-
Sai
perchè
non vuole che se ne
parli
?
Perchè
lei non l'ha
voluta
nessuno!...
Il
domani
cominciarono
le
visite
, prima di tutto ai
parenti
degli
zii
: la
marchesa
di
Mistretta
, il
commendatore
Guarino
, due
vecchi
noiosi
, dai quali solo
Laura
si
lasciava
baciare
e
ribaciare
in
santa
pace
,
guadagnandosene
le
preferenze
.
- Hai
visto
,
grulla
? -
esclamava
la
zia
. - Tutte le
carezze
sono state per lei!
- Che m'
importa
! Se le
prenda
. Mi
secca
esser
baciata
dai
vecchi
!
L'
invidia
, la
gelosia
ed anche le
zuffe
scoppiarono
fra loro due più
tardi
, nel
contendersi
la
felicità
di
passare
, appena
sveglie
, nel
letto
della
zia
; tanto che questa fu
costretta
a
stabilire
un
giorno
per ciascuna. Nondimeno, lei
pretendeva
talvolta che
Laura
le
cedesse
il suo
turno
, le
dava
all'
occorrenza
degli
spintoni
, la
lasciava
piangente
per
terra
.
- Come sei
prepotente
! -
rimproverava
la
zia
. - È così che
tratti
la tua
sorellina
? Ma tu non
sai
che
devi
proteggerla
,
difenderla
, aver
cura
di lei che è più
piccina
,
malaticcia
? Tu sei la
maggiore
,
devi
tenerle
luogo
di
mamma
!...
Chinando
un poco gli
sguardi
, ella
consentiva
,
ripetutamente
:
- Sì,
zia
... hai
ragione
... hai
ragione
...
Allora,
pensava
di
parlarle
della
povera
mamma
, del
babbo
, di tutto quello che aveva
confusamente
capito
dai
discorsi
di
Stefana
e del
nonno
; ma
dopo
aver
cominciato
: "E
dimmi
...."; quando la
zia
chiedeva
:
- Che cosa!...
Di'
,
figlia
mia...
- Nulla,
zia
, nulla... -
rispondeva
, e
restava
un poco senza
parlare
. Poi,
riscuotendosi
,
cominciava
a
tempestarla
di
domande
:
- Ed io com'ero, quand'ero
piccina
? Ti
rammenti
quando
nacqui
?... Eri con la
mamma
mia? Te lo
rammenti
proprio
bene
, come
fosse
oggi
?
- Sì, che me lo
rammento
. Eri tanto
piccina
, così!...
- E com'ero,
buona
?
- Più
buona
d'
ora
...
Adesso
non sei
cattiva
, non
dico
questo... ma non ti
sai
frenare
, t'
imbizzisci
per nulla, ti
ostini
troppo nelle tue
volontà
... Nel
mondo
,
bambina
mia, non si può fare quel che si vuole; bisogna
rassegnarsi
, aver
pazienza
,
soffrire
...
- La
mamma
sofferse
molto, non è
vero
?
La
zia
guardava
altrove,
rispondendo
:
-
Soffriamo
tutti, al
mondo
...
Allora ella
scrollava
il
capo
cogli
occhi
in
alto
.
- Io lo
so
, che la
mamma
sofferse
molto... a
causa
del
babbo
...
perchè
la
lasciò
... per
prendersi
un'altra
moglie
... Ti
pare
che non lo
sappia
? A
casa
non
parlano
mai di questo con noi; ma io
so
bene
...
so
bene
...
La
zia
non aveva
tempo
d'
esprimere
il suo
stupore
, che lei
riprendeva
:
- E
dimmi
una cosa,
adesso
... ha avuto altri
figli
, con questa
moglie
?.. sì o no?
rispondi
.
- Sì.
- Ma quanti?
- Uno.
- Questo mi
dispiace
... -
Pensò
un poco, poi
disse
: - Del
resto
, che cosa
importa
?... Noi siamo sempre sue
figliuole
, eh?
- Ma chi è che ti
parla
di queste
cose
?
- Nessuno,
zia
... le
so
io!...
Vedi
, al
nonno
di queste
domande
non ne faccio,
perchè
so
di
addolorarlo
... Ma tu,
senti
: questa
moglie
... è
bella
?... più
bella
della
mamma
?...
- Non
so
.
La
zia
s'
alzava
; ella le
teneva
dietro
, e nella
stanza
di
toletta
rovistava
in
mezzo
alla
batteria
delle
bottigline
, delle
caraffe
, delle
scatolette
, delle
spazzole
e dei
pettini
,
fiutando
gli
odori
,
chiedendo
il
nome
di una cosa e l'
uso
di un'altra,
insistendo
per
profumarsi
i
capelli
e
buttandosi
addosso
mezzo
litro
di
essenza
.
Quando s'
andava
fuori, prima di
vestirsi
lei stessa, stava a
veder
vestire
la
zia
, si
cacciava
dentro
la
guardaroba
per
tastare
le
stoffe
,
esaminava
una
mantiglia
o un
corpetto
,
apriva
tutte le
scatole
dei
cappelli
e dei
ventagli
,
estasiandosi
dinanzi alle
piume
, ai
fiori
, alle
guarnizioni
, ai
fazzoletti
di
pizzo
, a tutte le
cose
belle
e
smaglianti
. Poi
correva
a
vestirsi
anche lei, e in
carrozza
, come le
signore
e i
giovanotti
salutavano
, ella si
chinava
continuamente
a
domandare
chi erano.
Le
bastava
vedere
una
volta
le
persone
per non
dimenticarle
più, e al
passeggio
adesso
riconosceva
da
lontano
tutte le
dame
:
-
Guarda
, la
Boscoforte
...
Zia
, la
Migliara
ti sta
salutando
.
Ogni
signora
aveva il suo
giorno
di
ricevimento
: la
marchesa
di
Fiordivalle
il
giovedì
, la
principessa
di
Terranova
il
sabato
, la
Boscoforte
il
lunedì
; la
zia
restava
in
casa
tutti i
martedì
; ed anche lei
passava
nel
salotto
, come una
signorina
. Tutte la
festeggiavano
, le
sciupavano
a
baci
le
guancie
; ella non
udiva
che
lodi
per la sua
bellezza
. Ma fra quelle
signore
le sue
preferite
erano le più
giovani
e le più
eleganti
: la
Feràolo
, che
portava
una
veste
da
camera
azzurra
guarnita
di
larghi
merletti
bianchi
e
neri
; la
Bianchi
che
voltava
il
capo
, che
stendeva
la
mano
, che si
stringeva
le
braccia
alla
vita
con
mosse
così
distinte
- dinanzi allo
specchio
, tutta
sola
, lei si
studiava
di
riprodurle
.
Miss
pretendeva
che
studiassero
come a
casa
; ella
rispondeva
voltandole
le
spalle
:
- Noi siamo qui per
divertirci
;
punto
per
ammuffire
a
tavolino
!
E un
giorno
la
zia
, lo
zio
e
Miss
si
misero
a
confabulare
; eran venute delle
ambasciate
, si
sentiva
qualcosa per
aria
. All'
ora
del
passeggio
, ella si
vestì
insieme
con
Lauretta
come di
consueto
; ma invece di
condurle
fuori, la
zia
annunziò
:
-
Bambine
,
sentite
; a
momenti
sarà qui vostro
padre
.
Le due
sorelle
si
guardarono
e si
misero
ad
aspettare
.
Miss
, più
impettita
del
solito
,
era
accanto a loro. Si
udì
il
rumore
d'una
carrozza
, lo
squillo
del
campanello
, e
comparve
un
signore
elegantissimo
, con una
bella
barba
bruna
spartita
sul
mento
, e una
mazza
in
mano
.
Andò
difilato
a
salutare
la
zia
, fece un
inchino
a
Miss
, e si
curvò
su di lei
dicendo
:
-
Figlia
mia, non mi
riconosci
?
Era
il
babbo
?
Ella
restava
a
guardarlo
,
stupita
, non
ritrovando
più la
figura
che le
era
rimasta
confusamente
in
fondo
alla
memoria
. Non
vestiva
a
lutto
, quella
barba
gli faceva un'altra
fisonomia
. Come
diede
un
bacio
in
fronte
a
Laura
, la
piccolina
scoppiò
in
pianto
, gli s'
aggrappò
al
collo
,
mormorando
tra i
singhiozzi
:
-
Babbo
!...
babbo
!...
Adesso
tutti le si
misero
attorno
a
calmarla
; egli l'
accarezzava
con le
mani
inguantate
, senza
posar
da
canto
nè
la
mazza
nè
il
cappello
. Lei
seguitava
a
guardarlo
con
occhi
asciutti
, non
comprendendo
come quel
signore
così
compito
, che non
portava
il
lutto
della
mamma
, potesse
essere
il suo
babbo
. Quando
Laura
finì
di
piangere
, egli
domandò
notizie
a
Miss
della
salute
e dell'
educazione
delle
bambine
;
Miss
rispondeva
a
denti
stretti
,
cogli
occhi
a
terra
;
-
Oui
,
Monsieur
... Non,
Monsieur
...
- Vi
piace
Palermo
,
bambine
?... Verrete un
giorno
in
carrozza
con me?...
Allora
Miss
cominciò
:
-
Monsieur
voudra
bien
m'
excuser
,
mais
j
'ai
des
ordres
...
La
zia
prese
il
babbo
in
disparte
e si
misero
a
parlare
fra loro. Non s'
udiva
quel che
dicevano
, ma il
babbo
chinava
il
capo
lisciandosi
la
barba
.
- Come vorrete... -
finì
per
dire
; e,
dopo
un'altra
carezza
,
andò
via
.
La
sera
, un
servitore
portò
una
bracciata
di
involti
: dei
nécessaires
da
lavoro
, dei
cartocci
di
confetti
, dei
libri
illustrati
e
rilegati
.
Andò
tutto
diviso
tra lei e
Lauretta
; ma il
possesso
di quelle
cose
non le
procurò
nessun
piacere
. Ella
era
più
contenta
dei
fiori
artificiali
, dei
nastri
, dei
pezzi
di
guarnizioni
che
domandava
alla
zia
, quando questa
metteva
in
ordine
le sue
cose
; e
cadeva
in
ammirazione
dinanzi a una
piuma
vecchia
, si
provava
tutte le
carcasse
dei
cappelli
smessi
,
chiedeva
il
nome
di tutte le
stoffe
, di tutti i
tagli
d'
abiti
, di tutte le
gradazioni
di
colore
.
Il
babbo
tornava
a venire, ogni due
giorni
;
Miss
era
sempre
presente
, faceva la
sentinella
. Si
discorreva
di
Milazzo
, di
Palermo
, di tante
cose
, come nelle
visite
. Un
giorno
annunziò
che stavano per
aprire
il
teatro
Bellini
. Ella si
tenne
dal
batter
le
mani
: finalmente sarebbe
andata
a
teatro
!
Erano i
Puritani
che si
rappresentavano
. Per farle
piacere
, la
zia
dovè
vestirsi
due
ore
prima dello
spettacolo
; ella
restava
estatica
a
contemplarla
in quella
toletta
scollata
, tutta
sfolgorante
di
gemme
. Anche lei
uscì
dalle
mani
di
Miss
attillata
,
azzimata
come una
damina
, con le
guancie
rosse
come di
fuoco
, sulle quali volle per
forza
passare
il
piumino
della
cipria
.
Lauretta
, che si
sentiva
poco
bene
,
restò
in
casa
; lei le
promise
di
raccontarle
poi tutto.
Che
bellezza
, quel
teatro
!
Seduta
fra la
zia
e lo
zio
, ella
divorava
cogli
occhi
le
signore
che avevano già
preso
posto
e
sussultavano
tratto
tratto
, come
spinte
da una
molla
, per
accomodarsi
meglio
; e ad ogni
rumore
d'
uscio
che si
apriva
voltava
il
capo
per
vedere
entrare
le
nuove
venute, tutte
avvolte
negli
accappatoi
bianchi
, dei quali i
cavalieri
le
liberavano
.
Sapeva
che non
bisognava
far
segno
col
dito
, però si
chinava
appena verso la
zia
,
parlando
a
voce
bassa
,
chiedendole
l'
occhialetto
che
reggeva
con tutt'e due le
mani
e che
allungava
e
accorciava
un
pezzo
prima di
trovare
il
punto
giusto
, o
prendendole
il
ventaglio
profumato
per farsi
vento
, per
cacciar
la
vampa
che le
saliva
al
viso
. Dalla
platea
, dai
palchi
veniva un
brusìo
confuso
; gli
uomini
, con le
spalle
alla
scena
,
appuntavano
in
giro
i
cannocchiali
; e ad un
tratto
ella
sussultò
udendo
le
prime
battute
della
sinfonia
.
Alzata
la
tela
, si
vide
un
castello
con un
ponte
gettato
fra due
torri
; dei
soldati
cogli
schioppi
sulla
spalla
andavano
di su e di
giù
, e
Riccardo
,
avvolto
in un
mantello
nero
,
cogli
stivali
di
cuoio
giallo
e un
gran
cappello
in
capo
,
cantava
,
portando
una
mano
al
petto
,
alzando
l'altra,
tendendo
poi tutt'e due le
braccia
: "Ah, per sempre io ti
perdei
,
fior
d'
amore
, o mia
speranza
!..." La
zia
spiegava
il
fatto
, ma non
bene
, quando
comparve
Elvira
,
bella
e
piangente
; e poi la
gran
sala
delle
bandiere
, con la
Regina
prigioniera
dei
Puritani
,
Arturo
che voleva
salvarla
,
Riccardo
che
sguainava
la
spada
, e quella
gran
confusione
,
dopo
la
fuga
!
- È
finito
?... Ah, un
atto
soltanto
!...
Vennero delle
visite
nel
palco
; il
marchesino
di
Floristella
mormorava
alla
zia
tante
cose
,
mostrando
le altre
signore
; ella
udiva
: "Una
corte
spietata
!... Il
marito
finge
di non
vedere
... La
cognata
tiene
il
sacco
..."
Intanto la
povera
Elvira
era
ammattita
:
pallida
pallida
,
scarmigliata
,
scambiava
Riccardo
per
Arturo
,
dicendogli
: "Vieni a
nozze
!..."
Riccardo
piangeva
, ma la
pazza
scoppiava
a
ridere
,
cantando
dalla
gioia
: "
Vien
diletto
, in
ciel
la
luna
..." fra un
subisso
d'
applausi
che si
rinnovavano
quando
Riccardo
e l'altro
Puritano
,
sfoderate
le
spade
lampeggianti
,
cantavano
insieme
: "
Suoni
la
tromba
, e
intrepidi
noi
pugnerem
da
forti
!..."
Oppressa
dall'
emozione
,
cogli
occhi
lacrimosi
e
ridenti
, le
guancie
ancora più
infiammate
di prima e così
turgide
come se fossero sul
punto
di
screpolarsi
, ella
trasse
un
profondo
sospiro
.
- Hai
sonno
? -
chiese
la
zia
.
- Io?... Io starei così
fino
a
domani
!
L'
ultimo
atto
; una
campagna
, con un
castello
illuminato
, e un
sedile
.
C'
era
Arturo
, tutto
avvolto
in un
gran
manto
nero
, che voleva
rivedere
Elvira
. Lei
usciva
dal
castello
, sempre
pazza
,
cantando
, e se ne
andava
dall'altro
lato
.
Arturo
riprendeva
quel
canto
,
accompagnandosi
: "
Press
'un
fonte
afflitto
e solo s'
assideva
un
trovator
..." Ed
Elvira
tornava
indietro
: "Sei tu?..."
Era
lui! e s'
abbracciavano
,
stretti
stretti
,
felici
e
contenti
,
guardando
il
cielo
: "Vieni fra le mie
braccia
!..."
- Ma sono già
marito
e
moglie
?...
Accorrevano
i
soldati
, s'
udiva
uno
squillo
di
tromba
e un
araldo
annunziava
la
grazia
per tutti, intanto che la
gente
si
alzava
in
platea
, e le
signore
anche,
avvolgendosi
nei
mantelli
e nelle
fascie
.
A
letto
, non le
riuscì
di
dormire
, con la
musica
nell'
orecchio
, coi
personaggi
sempre dinanzi agli
occhi
; e nel
sonno
essi
tornavano
ad
apparirle
, si
confondevano
coi
principi
e con le
regine
delle
fiabe
,
cogli
eroi
guerrieri
,
cogli
amanti
infelici
che
spasimavano
lontani
gli uni dagli altri e che
tornavano
da
morte
a
vita
appena
ricongiunti
. E il
domani
si
metteva
a
ripetere
quei
motivi
,
canticchiava
con un
tempo
da
tarantella
: "Presso un
fonte
afflitto
e solo..."
cominciando
,
interrompendo
, e
ripigliando
cento
volte
la
narrazione
dell'
opera
alla
sorellina
:
- .... Però
Riccardo
vede
che
Arturo
sta per
fuggire
con la
regina
, quell'altra,
sai
? quella
vestita
di
nero
, e lo
lascia
andare
: "
Vattene
,
scappa
e non ci
tornare
più."
Intanto il
nonno
scriveva
da
Milazzo
di
pensare
al
ritorno
. All'
idea
che quelle
feste
stavano per
finire
, ella aveva quasi
voglia
di
piangere
; allora
sedeva
a
tavolino
e
riempiva
un
foglio
di
preghiere
,
scongiurando
il
nonno
di
accordare
una
dilazione
,
asserendo
che
era
necessario
per la
salute
di
Lauretta
,
promettendogli
tutte le sue
carezze
e i suoi
baci
se
diceva
di sì. E degli altri
giorni
scorrevano
, tra i
passeggi
, gli
spettacoli
, gl'
inviti
a
pranzo
. Una
volta
, alla
Marina
, la loro
carrozza
s'
incrociò
con quella del
babbo
: aveva a
fianco
una
signora
bruna
, un po'
grassa
,
colle
guancie
bianche
di
cipria
e dei
grossi
smeraldi
alle
orecchie
.
Guardò
le
bambine
,
sporgendosi
di
scatto
: lei s'
irrigidì
,
guardandola
fiso
,
duramente
,
comprendendo
che
era
quella per cui la sua
mamma
aveva tanto
sofferto
. Ma la
sera
, a
teatro
come
rappresentavano
la
Lucia
di
Lammermoor
, non ci
pensò
più:
adesso
non
sapeva
quale delle due
opere
fosse
la più
bella
. Quella
comparsa
di
Edgardo
in
mezzo
alla
festa
di
nozze
! e la
sfida
dei due
rivali
! e la
scena
delle
tombe
: "Tu che a
Dio
spiegasti
l'
ale
!..." I
motivi
più
belli
le
restavano
tutti
impressi
; nel
cantare
: "Verranno a te sull'
aure
i miei
sospiri
ardenti
..." delle
lacrime
le
scorrevano
sulle
guancie
.
Gli
ultimi
giorni
passarono
nelle
visite
di
congedo
, nelle
compre
di tanti
minuti
oggetti
da
portare
a
casa
. Le
signore
volevano
sapere
dalle
ragazze
se
lasciavano
Palermo
con
dispiacere
; ella
rispondeva
:
- Non me ne
parli
!...
Ed alla
cameriera
della
zia
che le
chiedeva
quando sarebbe venuta un'altra
volta
:
- Presto!... -
rispondeva
. - Vi
pare
che io
voglia
stare in quella
bicocca
?
Allora, mentre la
donna
rassettava
la
camera
, ella
cominciò
a
interrogare
:
-
Sentite
: quanto vi
dà
la
zia
ogni
mese
?
-
Trenta
lire
.
- E al
cuoco
?
-
Settantacinque
.
- E al
cameriere
?
- Altre
sessanta
.
Si
mise
a far dei
conti
a
memoria
, poi
chiese
chi
fosse
il
miglior
tappezziere
, quanto
costasse
un
quartiere
sul
Corso
.
- Ma che cosa le
importa
di questo?
- Faccio i miei
conti
, -
esclamò
-
perchè
debbo
metter
casa
anch'io!...
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