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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
L'illusione
PARTE PRIMA.
IV.
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IV.
A
Milazzo
era
arrivato
il
figliuolo
del
barone
Accardi
.
Usciva
da un
collegio
di
Napoli
, e non si
ripetevano
che
lodi
per la sua
intelligenza
e per la sua
sveltezza
. Poteva avere
diciotto
anni
, ma
era
lungo quanto un
uomo
, e
delicato
,
magro
,
simpaticissimo
.
Come aveva
portato
una
macchina
fotografica
, non gli
lasciavano
un
giorno
di
riposo
:
parenti
,
amici
,
conoscenti
,
persone
di
servizio
, ciascuno voleva il
ritratto
. Una
volta
si fece un
gruppo
di
venti
ragazzi
; col
capo
nascosto
sotto il
manto
nero
, egli
ammattiva
,
gridando
:
-
Fermi
quelli
lì
!... Voialtri a
sedere
per
terra
... Più
alta
la
testa
, quella
signorina
a
sinistra
!... no, di qui, alla mia
sinistra
...
Niccolino
, vieni più innanzi...
Fermi
un
momento
!... Quella
signorina
non si
muova
, quella
lì
,
dico
...
Lei che
studiava
la sua
posa
,
voltandosi
da tutti i
lati
,
alzando
ed
abbassando
il
capo
,
squassando
i
capelli
, si
confuse
un poco; poi
disse
,
impettita
:
-
Va
bene
così?
-
Va
bene
... ma
fermi
tutti gli altri!... Non ne facciamo niente!...
Venne fuori,
sudato
,
sbuffando
, e
cominciò
a
metter
lui a
posto
la
gente
.
Giunto
vicino a lei, le
prese
il
capo
fra le
mani
,
fermandolo
nella
posizione
giusta
: ella si fece
rossa
.
Adesso
,
nascosto
di
nuovo
sotto il
manto
,
gridava
: "
Fermi
tutti!..." e
cavava
il
tappo
della
lente
; per non venire troppo di
sbieco
, lei si
voltò
impercettibilmente
.
Quando la
fotografia
fu
incollata
sul
cartone
e ciascuno
potè
vederla
,
scoppiarono
le
lagnanze
; ma
Luigi
Accardi
protestava
:
- Se non volevano
sentire
!... Chi è
stato
fermo
è venuto
bene
!... La
piccola
Uzeda
guardate
!... invece, la
grande
...
-
Brrr
!...
Ella
scoppiò
a
ridere
,
vedendosi
con tre
teste
annebbiate
.
- Se non stava
ferma
un
momento
!... -
protestò
lui,
arrossendo
.
Però volle
fargliene
un altro
apposta
, da
sola
.
Riuscì
una
bellezza
.
Dopo
averne
mandato
una
copia
alla
zia
Carlotta
e un'altra al
babbo
, lei ne volle una per
sè
. L'aveva
serbata
dentro
il
cassetto
del
comodino
, e ogni
mattina
, ancora a
letto
, o appena
levata
, lo
cavava
fuori,
restando
un
pezzo
a
guardarsi
;
c'
era
la
firma
di
Luigi
, fatta con l'
inchiostro
rosso
, in un
angolo
. Un
giorno
che
era
alla
finestra
,
sussultò
,
vedendolo
passare
e
levar
gli
occhi
. Da quella
volta
egli si
mise
a
seguirla
da per tutto; e quando lo
scorgeva
, il
cuore
le
batteva
forte
forte
.
Pensava
ancora a
Niccolino
Francia
, ma
Luigi
era
più
grande
, più
nobile
, e le
pareva
più
bello
.
In
inverno
, i
ragazzi
si
riunirono
di
nuovo
, per
recitare
la
commedia
in
casa
di lui.
C'
era
un
bel
salone
mutato
in
teatro
; egli stesso aveva
dipinte
le
scene
-
sapeva
far tante
cose
! - e intanto le
mamme
preparavano
i
costumi
. A
Lauretta
era
toccata
una
particina
, e tutti se la
mangiavano
a
baci
, tanto faceva
bene
. Lei
rifiutò
due
parti
: la prima
perchè
troppo
lunga
, la
seconda
troppo
breve
.
Luigi
, che s'
infastidiva
facilmente
, aveva con lei una
gran
pazienza
, la
contentava
in tutto, tanto che
Maria
Ferla
un
giorno
le
disse
:
- Lo
sappiamo
, lo
sappiamo
che
spasseggia
sotto le tue
finestre
!...
Lei si fece di
bragia
.
Adesso
lo
guardava
di
nascosto
, e
abbassava
gli
occhi
quando si
vedeva
guardata
da lui. Un
giorno
,
visitando
tutta la
casa
del
barone
,
insieme
col
nonno
e tanti altri,
entrarono
nella sua
camera
.
C'
era
una
scansia
piena
di
libri
; un
cannocchiale
da
teatro
tutto di
madreperla
sul
tavolo
e delle
spade
appese
in
croce
al
muro
.
Luigi
le
porse
quel
cannocchiale
per
vedere
un
vapore
che veniva dal
Capo
e se ne
andava
verso
Messina
, con una
striscia
di
fumo
in
mezzo
al
mare
. Così la
seconda
volta
che
Maria
fece
sentire
un
piccolo
colpo
di
tosse
d'
intelligenza
intanto che si
parlava
di lui, ella la
prese
in
disparte
e le
disse
,
freddamente
:
-
Sai
, questi
scherzi
sono
stupidi
;
adesso
non siamo più delle
bambine
!
Ora
aveva
compiti
tredici
anni
e voleva stare fra le
signorine
. Per questo
finì
col
rinunziare
alla sua
parte
nella
commedia
,
prendendosi
invece l'
incarico
di
aiutare
le altre nella
toletta
.
La
rappresentazione
fu un
trionfo
per
Laura
; gli
spettatori
avevano le
mani
rosse
, dal tanto
applaudire
, e due
giorni
dopo
,
aprendo
la
Gazzetta
di
Messina
, lei vi
lesse
il
resoconto
dello
spettacolo
. "La
piccola
Laura
Uzeda
destò
il
generale
entusiasmo
. Con la sua
figura
espressiva
, con una
vis
comica
degna
di un'
attrice
consumata
, fu l'
enfant
gatée
dello
scelto
uditorio
..."
-
Laura
!...
Laura
!... - si
mise
a
urlare
. - Sei nella
gazzetta
!...
Guarda
,
leggi
!...
Nonno
!... dov'è il
nonno
?... È nella
gazzetta
! è nella
gazzetta
!...
Sui
giornali
ci sarebbe stata anche lei, più
tardi
. Non
stampavano
, quando si
davano
delle
feste
dal
Prefetto
, o alla
Borsa
, o in
case
private
, i
nomi
delle
signore
più
belle
? "La
marchesa
Grifeo
, sempre
elegante
; la
signora
Tucker
, uno
splendore
di
bruna
, la
Marignoli
che
sembra
la
sorella
della sua
avvenentissima
figlia
..." Lei
conosceva
così di
nome
tutta la
società
messinese
, ne
parlava
con quanti venivano dalla
città
e li
lasciava
tutti a
bocca
aperta
.
Ah! se il
nonno
l'avesse
contentata
!
Adesso
che le
vigne
al
Gelso
erano tutte
piantate
e che il
Senato
era
a
Firenze
, egli vi
andava
spesso
; ma non le
conduceva
neppure
fino
a
Messina
, un po' col
pretesto
della
strada
lunga
,
dicendo
di voler
aspettar
la
ferrovia
che non
costruivano
mai, un po'
sostenendo
che
era
il
tempo
dello
studio
fecondo
, dell'
applicazione
seria
, e non degli
svaghi
. Come se, a non voler
studiare
, fossero
indispensabili
le
distrazioni
!
Al
contrario
, se l'avessero
condotta
a
Messina
, lei avrebbe
giurato
di
risolvere
cinquanta
problemi
in una
volta
e di
tradurre
tutte le
avventure
di
Telemaco
! Voleva
andare
a
Messina
,
era
necessario
che v'
andasse
, per non
restare
come una
grulla
quando
Luigi
parlava
del
teatro
Vittorio
Emanuele
e del
Duomo
, della
Villa
e del
Faro
. E, con
lunghi
sospiri
,
guardava
il
mare
, la
rada
azzurra
chiusa
dai
monti
lontani
.
D'
inverno
, quando
spuntavano
le
brutte
giornate
, essa
appariva
tutta
piena
di
bastimenti
:
flotte
di
trenta
, di
cinquanta
legni
obbligati
a
rifugiarsi
in quel
gran
bacino
, con le
vele
ammainate
, e
sballottati
nondimeno dalle onde in
convulsione
che si
rovesciavano
sul
passeggio
della
marina
,
arrivavano
fin
sotto le
case
e
lasciavano
,
ritirandosi
, un
letto
d'
alighe
secche
, di
sugheri
, d'ogni
sorta
di
detriti
. In quei
giorni
, la
spopolata
città
era
più
deserta
del
solito
; di
sera
non
usciva
nessuno, la
fila
dei
lampioni
si
rifletteva
sul
suolo
bagnato
e l'
oscurità
pareva
più
fitta
. Poi, una
bella
mattina
, col
sole
, col
cielo
azzurro
, col
mare
tranquillo
, non si
vedeva
più un
bastimento
nella
rada
: erano tutti
spariti
,
partiti
, chi da
levante
, chi da
ponente
, per
Messina
, per
Palermo
, per
Napoli
, per tutti i
paesi
più
grandi
, più
ricchi
e più
belli
.
A una
ricaduta
di
Laura
, il
nonno
decise
finalmente di
condurre
le
nipotine
a
Messina
, per
consultare
un
dottore
, per far
divagare
la
malatuccia
.
Ricominciò
la
festa
di
Palermo
:
passeggiate
,
visite
,
teatri
,
inviti
: tutto il
giorno
in
moto
, lo
studio
messo
da
parte
, i
libri
lasciati
a
casa
,
Miss
sola
imbronciata
. Com'
era
più
bello
il
teatro
Vittorio
Emanuele
del
Bellini
di
Palermo
:
grande
,
sfolgorante
,
pieno
di
signore
elegantissime
, con una
compagnia
di
prim'
ordine
che
rappresentava
il
Roberto
Devereux
e faceva
accorrere
gente
dal
fondo
della
provincia
. In
platea
c'
erano tanti
giovanotti
eleganti
e un
ufficiale
biondo
, con un'
ombra
di
baffettini
, che
guardava
sempre
dietro
il
cannocchiale
. Lo
volgeva
anche verso di lei? Ogni
sera
si
sentiva
guardata
; i suoi
sguardi
correvano
, suo malgrado,
laggiù
, e una
fiamma
le
bruciava
il
viso
.
Se ne
ricordava
ancora a
casa
, di quell'
ufficiale
, malgrado
rivedesse
Luigi
Accardi
; e così
pensava
a tutti e due, e a
Niccolino
Francia
, anche. Come
Lauretta
s'
era
divertita
molto anche lei, il
nonno
consentì
di
condurle
altre
volte
a
Messina
; quando
tornava
dal
Senato
, esse gli
andavano
incontro
fino
alla
città
; e a
furia
di fare la
via
, la
sapevano
adesso
a
memoria
: gli
Archi
,
Spadafora
,
Baùso
e
Divieto
vicini
l'uno all'altro, e poi la
salita
di
Gesso
-
Ibbisu
- il
paesetto
arrampicato
sulla
montagna
, e poi il
tratto
finale
, più
erto
, con la
nebbia
che
avvolgeva
spesso
ogni cosa, coi
cavalli
che
ansavano
e
procedevano
al
passo
,
faticosamente
; e poi il
colpo
di
frusta
della
discesa
allegra
,
rapida
, con la
città
e lo
stretto
spiegati
come una
carta
geografica
, in
fondo
! Ella
viveva
dell'
attesa
e del
ricordo
di quelle
scorse
;
calcolava
,
volta
per
volta
, quanti
giorni
mancavano
alla
partenza
, e
numerava
altrettanti
ciottolini
,
raccogliendoli
sulla
spiaggia
di
San
Papino
. Ogni
giorno
che
passava
, ne
buttava
uno dalla
finestra
e faceva il
conto
dei
rimanenti
.
Quanti
spartiti
sapeva
,
adesso
! A
Milazzo
, per
sopportare
più
pazientemente
la
noia
di quel
soggiorno
, li
suonava
a
pianoforte
, tutti, dalla prima all'
ultima
nota
,
imparando
con la
musica
le
parole
. Intanto che
restava
ferma
e
composta
dinanzi allo
strumento
vibrante
, nella sua
testa
sfilavano
tutte le
eroine
di quelle
storie
d'
amore
:
Gemma
di
Vergy
,
Maria
di
Rohan
, la
Favorita
, la
Traviata
, che,
vestite
di
abiti
sontuosi
,
tempestati
di
gioie
,
passavan
superbe
e
maestose
tra gli
omaggi
dei
cavalieri
e gl'
inchini
delle
dame
, o
pazze
d'
amore
, coi
capelli
disciolti
sulle
spalle
,
pallide
e
smarrite
, in
bianche
vesti
,
piangevano
e
vaneggiavano
. Gli
uomini
spasimavano
per esse, e com'
era
bello
quando
sguainavano
le
spade
lampeggianti
,
sfidandosi
a
morte
!...
Ella si
alzava
,
fremente
d'
emozione
, e se n'
andava
alla
finestra
,
guardando
il
mare
e le
montagne
di
Gesso
,
violacee
nella
lontananza
. Certi
giorni
si
metteva
a
cantare
i
motivi
principali
di quelle
opere
, intanto che
lavorava
o
passeggiava
sulla
terrazza
, e una
volta
cominciato
, non
smetteva
più: le
romanze
succedevano
alle
romanze
, i
duetti
ai
duetti
, i
cori
ai
cori
; e poi, da
capo
,
ripeteva
senza
fine
i
pezzi
più
belli
,
intonava
a
voce
più
forte
i
finali
maestosi
,
intercalava
alla
musica
seria
le
canzonette
napoletane
, i
motivi
che
fischiettavano
i
monelli
, la
Giulia
gentil
, l'Una
volta
un
capitano
,
instancabile
, con la
gola
sempre
fresca
, come un
merlo
sulla
rama
,
finchè
Miss
, o il
nonno
, o la
sorella
non
gridavano
:
-
Assez
!...
Basta
,
Teresa
!...per
carità
!....
Smetteva
un poco, poi
ricominciava
,
sottovoce
. Voleva esser
trattata
come una
signorina
, ma
era
ancora una
monella
. La
bambola
aveva sempre tutte le sue
cure
. E la
sera
, con la
paura
antica
, voleva che
Stefana
, accanto al
capezzale
, le
raccontasse
le
fiabe
.
Il
repertorio
ne
era
esaurito
,
talchè
la
donna
ripeteva
sempre le stesse: La
sorella
del
Conte
,
Rossa
come
fuoco
, Il
Re
Cavallo-morto
, I
sette
ladri
, L'
infante
Margherita
,
Dammi
il
velo
, La
Mamma
Draga
, La
Bella
dei
sette
cedri
, La
Reginetta
schifiltosa
.
Adesso
le
sapeva
a
memoria
anche lei e le
comprendeva
meglio
. Le
fanciulle
leggiadre
, fossero
nate
sul
trono
o nelle
capanne
, facevano degli
uomini
quel che volevano; e
invano
essi
cercavano
sottrarsi
al loro
potere
. L'
indovino
, in
cambio
d'uno
scialletto
che
Povera
Bella
gli
dava
, le
prediceva
che sarebbe stata
moglie
del
figliuolo
del
re
; e il
figliuolo
del
re
,
udito
quel
discorso
dal
balcone
, si
metteva
a
beffeggiarla
:
- Lo
scialletto
lo
perdesti
!
Ma il
figlio
del
re
non l'avesti!
Povera
Bella
rispondeva
: "Che m'
importa
?"
- Quello di
suso
e quello di
giuso
,
Il
figlio
del
re
ha da esser mio
sposo
.
Spero
in
Dio
,
Il
figlio
del
re
ha da esser mio.
Spero
in
Dio
e in tutti i
Santi
Il
figlio
del
re
m'ha da
essere
accanto.
Il
Reuzzo
rideva
, ma nel
cuore
gli
restava
una
piccola
piaga
; e tutto quello che egli faceva
era
inutile
:
Povera
Bella
restava
per sempre a suo
canto
!
Rosina
, nel
Vaso
di
basilico
,
era
una
povera
ragazza
senza
mamma
, che se n'
andava
tutti i
giorni
a
scuola
; il
figliuolo
del
re
, dalla
terrazza
del
palazzo
reale
,
cominciava
a
canzonarla
, a
giuocarle
dei
tiri
. Lei, che non si faceva
mettere
in
mezzo
da nessuno, glie ne
ordiva
di più
birboni
; ma il
giorno
ch'ei non
potè
più
vederla
, fu per
morire
e non
guarì
se non quando l'
ottenne
in
moglie
.
Rosina
,
accorta
, fece
impastare
una
bambola
di
zucchero
e
miele
che
era
tutta il suo
ritratto
, e la
sera
degli
sponsali
,
mandato
via
nell'altra
camera
il
Reuzzo
col
pretesto
che aveva
vergogna
di
spogliarsi
dinanzi a lui,
mise
la
bambola
nel
letto
nuziale
,
nascondendosi
poi
lì
sotto. Il
Reuzzo
,
tornato
,
cominciò
a
rinfacciare
alla
bambola
tutti i
torti
che
Rosina
gli aveva
fatti
, e
chiedeva
, con la
sciabola
in
mano
: "Ti
penti
di questo? Ti
penti
di quest'altro?..." E la
bambola
a far
segno
di no col
capo
, che
Rosina
tirava
per
mezzo
di una
funicella
. Allora,
giù
un
terribile
fendente
. Ma,
pentito
, il
Reuzzo
si
portava
la
lama
alle
labbra
, ed
esclamava
, con
accento
di
dolore
disperato
; "Ah, com'
era
dolce
il
sangue
di mia
moglie
!..."
Rosina
usciva
a un
tratto
dai suo
nascondiglio
, e così
restavano
felici
e
contenti
!
Però, alcune di quelle
fiabe
Stefana
non voleva più
narrarle
; ella se le faceva
ripetere
dalla
moglie
del
fattore
del
Capo
: quella del
marito
geloso
che,
partendo
dal suo
paese
,
murava
la
moglie
in
casa
, e del
Cavaliere
che si faceva
pappagallo
per
ottenerla
; quella della
Sorella
del
Conte
che,
chiusa
dal
fratello
per
gelosia
, si
metteva
a
forare
il
muro
della
prigione
ed
entrava
così nella
camera
del
Reuzzo
,
dove
ardeva
una
lampada
preziosa
.
-
Lampada
d'
oro
,
lampada
d'
argento
,
Che fa il tuo
Reuzzo
,
dorme
o
veglia
?
La
lampada
rispondeva
:
-
Entrate
,
signora
,
entrate
sicura
:
Il
Reuzzo
dorme
- non abbiate
paura
.
La
contessinella
entrava
e
andava
a
coricarsi
a
fianco
del
Reuzzo
. Egli si
svegliava
, l'
abbracciava
, la
baciava
, e le
diceva
:
-
Signora
,
donde
siete?
dove
state?
Di quale
Stato
siete?
-
Reuzzo
, cosa
dite
? che
chiedete
?
Tacetevi
e
godete
...
Ma non erano
soltanto
gli
uomini
che
impazzivano
per le
fanciulle
; le stesse
Belle
quanto
penavano
pei loro
amanti
! Nel
Re
d'
Amore
, nel
Sorcetto
con la
coda
puzzolente
, le
ragazze
andavano
in
cerca
degli
innamorati
; e quante
fatiche
aveva
sopportate
Marvizia
per
trovare
l'
uccello
verde
, che
era
un
principe
reale
! Vi erano delle
reginette
così
piene
di
coraggio
nello
sfidare
le
Mamme
Draghe
, nel
correre
sperdute
per il
mondo
, e così
accorte
nel
cavarsi
d'
impiccio
, così
ardite
e così
buone
, che ella
restava
sbalordita
d'
ammirazione
.
E
belle
, "quanto il
sole
, la
luna
e le
stelle
", o "tanto che non si può
dire
", o "che facevano
scordare
tutte le altre!"
Ora
più di prima, ella
restava
lungamente
allo
specchio
,
guardandosi
. I suoi
capelli
erano come d'
oro
, le
scendevano
fin
sulla
vita
; il
viso
pareva
quello della
prigioniera
della
Mamma
Draga
:
bianco
come
neve
,
rosso
come
fuoco
. Ma ella
era
disperata
,
perchè
fra i
denti
bianchissimi
ne aveva uno
storto
ed
annerito
.
Era
inutile
pulirlo
,
strofinarlo
con le
polveri
: non
sbiancava
; e la
lingua
le
correva
sempre
lì
. Certe
volte
,
dopo
essere
rimasta
un
pezzo
con la
bocca
aperta
, a
guardarlo
, si
diceva
: "
Infine
, non è poi tanto
scuro
: non si
vede
, quasi." Ma la
notte
sognava
d'averlo
nero
come un
pezzo
di
carbone
,
sentiva
che glie lo
tiravano
,
forte
forte
, senza
riuscire
a
strapparlo
; e, dall'
angoscia
, si
destava
. Un'altra
angustia
era
per la
statura
.
Piccina
, tutti si
meravigliavano
del suo
sviluppo
straordinario
; invece, da dieci a
quattordici
anni
,
era
quasi
restata
la stessa. Aveva ancor
tempo
di
crescere
! - le
diceva
Stefana
. - Ma se
fosse
rimasta
nana
?... Ella non
pensava
che al
tempo
in cui sarebbe stata una
signorina
per
davvero
;
spingeva
indietro
i
giorni
e i
mesi
col
pensiero
, quasi avrebbe voluto ancora
numerare
dei
ciottolini
e
buttarli
via
periodicamente
, ad uno ad uno, per
vedere
diminuire
il
tempo
che le
restava
dinanzi
fino
ai
diciassette
anni
,
fino
ai
sedici
-
bastavano
! - delle
ragazze
del
popolo
non s'erano
maritate
anche a
quindici
?
- Ma bisogna esser
donne
... - le
disse
Maria
Ferla
una
volta
,
misteriosamente
, senza volersi
spiegare
.
Però, ella
era
cominciata
a star
male
: dei
capogiri
, un'
emicrania
fitta
che non la
lasciava
; e una
mattina
,
svegliandosi
,
vide
tutti
intorno
al suo
letto
: il
nonno
,
Laura
,
Miss
,
Stefana
, il
medico
; e delle
bottiglie
, dei
vasetti
sul
comodino
, con un
odore
di
spirito
e d'
aceto
diffuso
per la
camera
.
-
Cos'
è?...
Cos'
è
stato
?
- Nulla!... Non è nulla...
Aveva avuto delle
convulsioni
terribili
- le
raccontò
poi
Stefana
- s'
era
contorta
,
afferrata
alle
barre
del
letto
, e due
uomini
non avevano potuto
strapparla
di
lì
.
Il
male
la
riprendeva
ancora a
intervalli
, e come i
sintomi
si
aggravavano
ella
cominciava
ad aver
paura
.
- Non è nulla,
sciocca
... Siamo tutte così!
L'
ammalata
era
sempre
Lauretta
,
impressionabile
ad ogni
soffio
d'
aria
, sempre fra
letto
e
lettuccio
. Per
causa
sua, ella
doveva
spesso
sacrificare
qualche
svago
,
rinunziare
a
incontrar
Luigi
Accardi
; e com'
era
impaziente
che
passassero
le
feste
alle quali non poteva
prender
parte
! Certe
volte
; quando il suo proprio
malessere
cresceva
, si
sentiva
vincere
da una
grande
insofferenza
, in quella
casa
così
piena
di
noia
.
Piangeva
,
dicendosi
che
era
orfana
,
costretta
a
vivere
in quel
paese
, a
subire
le
astiosità
di
Miss
.
Perchè
non aveva più la sua
mamma
?
Rammentandosi
le
parole
del
nonno
: "
Povere
piccine
, esse non
sanno
quel che hanno
perduto
",
riconosceva
adesso
che egli aveva avuto
ragione
:
ora
soltanto
cominciava
a
comprendere
che cosa
fosse
non
trovarsela
accanto! E
restava
lunghe
ore
in
contemplazione
dinanzi al suo
ritratto
,
fatto
da un
gran
pittore
, a
Firenze
. Com'
era
bella
! Quegli
occhi
, come
parlavano
, come
dicevano
la
dolcezza
del
cuore
! Ella la
chiamava
: "
Mamma
, oh
mamma
mia!..." e al
ricordo
confuso
del
bene
che le aveva voluto, di certi
abbracci
fitti
,
furiosi
, che le aveva
dati
, di certe
parole
che le aveva
dette
all'
orecchio
,
scoppiava
in
pianto
,
sentiva
che niente poteva più
consolarla
. Ma
pensando
che senza i
dolori
che le avevano
procurati
, la
poveretta
non sarebbe
morta
così presto, così
giovane
, nel
fiore
degli
anni
, le sue
lacrime
cessavano
di
scorrere
, un
rancore
le
invadeva
l'
anima
contro quelli che l'avevano fatta
soffrire
. La
sera
, quando
Stefana
sedeva
al suo
capezzale
, ella le
chiedeva
di
narrarle
quella
storia
, di
dirle
perchè
il
babbo
se n'
era
andato
di
casa
,
perchè
s'
era
presa
un'altra
moglie
.
Stefana
non voleva
rispondere
, o
diceva
: "È stata
colpa
di quella
femminaccia
", però, a
proposito
di altre
cose
, ella le
strappava
qualche
notizia
. Il
nonno
aveva
cinquant'
anni
, aveva
preso
moglie
giovanissimo
; ed anche la
povera
mamma
era
stata
maritata
da lui a
sedici
appena, senza che ella neppur
conoscesse
il suo
promesso
; le
prime
liti
anzi erano
scoppiate
fra lui e il
nonno
per
quistioni
d'
interesse
. La
colpa
era
anche del
barone
, che voleva sempre far troppo di suo
capo
. Poi un altro
sbaglio
era
stato
quello di
andarsene
via
da
Milazzo
, di
girare
pel
mondo
. La
mamma
,
poveretta
, aveva
creduto
di far
meglio
, a
contentar
suo
marito
; ma quanto se n'
era
pentita
!
Bastava
dire
che dai
dispiaceri
avuti durante la
gravidanza
di
Laura
, la
piccolina
era
nata
così
malaticcia
. Poi il
babbo
l'aveva
lasciata
, s'
era
presa
un'altra
moglie
mentre lei
era
ancor
viva
!...
Adesso
ella
comprendeva
perchè
il
nonno
l'avesse con lui! e
adesso
si
spiegava
le
scene
di
Firenze
, le
continue
liti
, l'
arrivo
del
nonno
;
adesso
capiva
che quel
giorno
in cui ella aveva
fatto
la
cattiva
perchè
non s'
andava
a
teatro
,
era
accaduta
la
quistione
più
grossa
dopo
la quale il
babbo
era
andato
via
.
Povera
mamma
! Ella si
struggeva
al
pensiero
delle
lacrime
che avea
versate
; ma,
compiangendola
, non
riusciva
a
capire
perchè
poi s'
era
presa
tanta
pena
per uno che l'aveva così
maltrattata
! Senza
saper
bene
che cosa avrebbe
fatto
lei stessa, si
diceva
: "Se
fossi
stata io!..." Poi,
paragonando
alla
mamma
quell'altra
donna
vista
a
Palermo
, non
capiva
neppure come il
babbo
l'avesse
preferita
:
era
più
vecchia
, più
brutta
! Che cosa aveva
ordito
colei, per
stregarlo
così? E allora si
rammentava
delle
opere
dove
c'
erano delle
passioni
strane
e
fatali
, delle
fiabe
dove
si
narrava
la
potenza
di certi
incantesimi
.
Per lei, che cosa avrebbe
fatto
Luigi
Accardi
? Lo
vedeva
passare
sempre sotto le sue
finestre
; la
domenica
, a
messa
, si
sentiva
guardata
continuamente
; e quello
sguardo
l'
attirava
, la
turbava
.
Era
un
turbamento
come quello che aveva
provato
pel
conte
Rossi
, per
Bianca
Giuntini
; ma più
profondo
, più
intenso
.
Niccolino
le
correva
appresso anche lui; ma
ora
non le
piaceva
più. Quando qualche
ragazza
andava
a
marito
e
Stefana
, nel
commentar
la
notizia
,
diceva
: "Per
voialtre
ci
pensa
vostro
nonno
", ella
sorrideva
tra
sè
: l'
imagine
di
Luigi
si faceva più
viva
, più
presente
; ella gli
parlava
: "Non
dubitare
, avranno da fare i
conti
con me!" Quando non poteva
vederlo
, quando non la
lasciavano
andar
fuori
perchè
non si
distraesse
dallo
studio
, ella si
sentiva
sacrificata
, gli
chiedeva
perdono
in
cuor
suo, e
pensava
: "Se ci
lasciassero
sempre
insieme
, come
contenterei
il
nonno
e
Miss
! come
studierei
di più, da
mattina
a
sera
!" S'
irritava
, a
sentirsi
trattata
come una
bambina
, a
vedersi
attraversata
nei suoi
giusti
desiderii
, quello dell'
abito
lungo, per
esempio
; e
adesso
le sue
impazienze
erano più
acri
, i suoi
rancori
più
ostinati
. Certi
giorni
aveva delle
voglie
di
piangere
, di
gridare
, di
picchiare
, anche d'esser
picchiata
; non potendo far altro, aveva
preso
l'
abitudine
di
scalfirsi
con l'
unghia
del
pollice
i
polpastrelli
delle altre
dita
;
grattava
fin
quando la
pelle
si
staccava
e il
sangue
trapelava
: malgrado il
bruciore
, non
smetteva
.
Spesso
se la
pigliava
con
Laura
, per una cosa da nulla, per qualche
parola
od anche senza
ragione
; una
volta
che la
sorella
aveva
buttato
inavvertitamente
il
calamaio
sopra un suo
ricamo
, le si
scagliò
contro,
gridandole
: "
Assassina
!" e
tempestandola
di
pugni
, con la
gola
stretta
, una
fiamma
dinanzi agli
occhi
... Il
furore
del
nonno
! E il
pianto
della
pace
! Come i
singhiozzi
le
strozzavano
le
parole
con le quali ella voleva
dire
alla
sorellina
il
bene
che le voleva!
- Quanto!... Quanto!
Allora si
rammentava
quel che le aveva
detto
la
mamma
: "Vorrai sempre
bene
alla tua
sorellina
? Sarai sempre la sua
protettrice
?..." e col
cuore
traboccante
di
tenerezza
, la
prendeva
in
disparte
, l'
abbracciava
, le
diceva
i suoi
progetti
per l'
avvenire
: che sarebbero state sempre
insieme
, si sarebbero
maritate
lo stesso
giorno
, e avrebbero avuta una stessa
casa
, cioè due
quartieri
sopra uno stesso
piano
,
cogli
usci
dirimpetto
; e la stessa
sarta
, la stessa
pettinatrice
, un
palco
insieme
a
teatro
.
-
Vedrai
come ci
divertiremo
! Come
guarirai
di tutte le
malattie
!...
Intanto
era
Laura
che
proteggeva
lei, che le
otteneva
dal
nonno
ciò che non le
riusciva
di
strappargli
lei stessa: la prima
veste
lunga
, una
veste
di
stoffa
azzurra
, con un
cappellino
di
velluto
: una
bellezza
! Però,
bisognava
metterla
soltanto
nei
giorni
di
festa
, nelle
grandi
occasioni
; e questo la
seccava
. Così, quando
doveva
andare
in un
posto
dove
era
sicura
d'
incontrare
Luigi
, prima che
Miss
le
dicesse
qual
veste
dovesse
mettere
, ella
correva
all'
armadio
, ne
toglieva
quella di
stoffa
, se la
passava
in un
lampo
, e
disarmava
poi il
nonno
a
furia
di
baci
, di
salti
, di
paroline
all'
orecchio
e di
battute
di
mano
.
Spesso
usciva
sola
,
perchè
la
sorellina
stava poco
bene
, aveva lo
sviluppo
difficile
. Una
volta
che le
glandole
del
collo
le
gonfiarono
, il
dottore
ordinò
l'
applicazione
delle
sanguisughe
. Che
orrore
! che
orrore
! Ella avrebbe
preferito
morire
piuttosto
che
lasciarsi
attaccare
al
collo
quelle
bestiacce
viscide
e
nere
. Che
orrore
! E che
pena
le faceva la
poveretta
! Quando il
barbiere
s'
avvicinò
al
letto
con la sua
bottigliaccia
, ella
scappò
nell'altra
camera
, si
mise
a
pregare
,
promettendo
alla
Madonna
di
vestir
l'
abito
del
voto
se le
guariva
la
sorellina
. E volle che glie lo facessero, l'
abito
di
lana
marrone
, con un
laccio
bianco
attorno
alla
cintura
e
pendente
sul
fianco
. Ma
dopo
averlo
portato
qualche
volta
,
visti
i
sorrisi
di
Maria
Ferla
e delle altre lo
smise
.
- Così
mantieni
quello che hai
promesso
? -
osservava
Stefana
.
- Non
debbo
smetterlo
più?...
Adesso
l'ho
portato
abbastanza
!... E poi, cosa
importa
l'
abito
alla
Madonna
?... La
Madonna
mi
legge
nel
cuore
!
Non voleva
sentirsi
criticata
dalle
amiche
, aveva
vergogna
di
mostrarsi
in qualunque cosa
inferiore
ad esse. Da
Firenze
, dov'
era
stata in
collegio
,
era
venuta la
figlia
del
marchese
D'
Arrico
; non poteva
soffrire
di
sentirla
parlare
della
città
in cui lei stessa
era
nata
ma di cui si
rammentava
tanto poco. Certe
volte
pensava
se non
era
meglio
stare in
collegio
e in una
grande
città
,
piuttosto
che in quel
paesuccio
. Però il
collegio
non
era
molto
allegro
neanch
'esso!... Almeno qui, se tutti i
giorni
era
una
noia
, veniva
pure
la
festa
della
domenica
, quando ella, appena
sveglia
,
pensava
per prima cosa: "
Oggi
non si
studia
! sono
libera
! mi
vestirò
di
gala
,
andrò
a
passeggio
,
vedrò
Luigi
!..." Ma come
passava
presto, quel
giorno
! E la
sera
come si
sentiva
opprimere
,
pensando
che la
festa
era
finita
,
trovando
che non ne aveva
goduto
abbastanza
!... Non
sapeva
ella stessa che cosa avrebbe voluto fare,
era
scontenta
di tutto, lo
studio
l'
opprimeva
mortalmente
. Del
resto
,
Miss
non aveva più nulla da
apprendere
.
Il
nonno
annunziò
un
giorno
che aveva
preso
un
professore
. Ella
lavorava
ancora ad
imaginare
come potesse esser
fatto
, quando
capitò
un
prete
,
grasso
,
intabaccato
fin
sul
petto
, con le
unghie
poco
pulite
.
Dava
lezioni
di
lettere
e di
storia
- per le
lingue
restava
Miss
. Le faceva
mandare
a
memoria
l'
Invito
a
Lesbia
Cidonia
del
Mascheroni
:
"
Perchè
con
voce
di
soavi
carmi
Ti
chiama
all'
alta
Roma
inclito
cigno
..."
una
seccatura
che a
cercarla
col
lanternino
non si sarebbe
trovata
l'
eguale
in tutto il
mondo
. Già, quando lei sarebbe
andata
in
società
, quando sarebbe stata in
visita
, a
teatro
, ai
balli
, avrebbe
dovuto
dire
per l'
appunto
: "Non
sapete
nulla?
Perchè
con
voce
di
soavi
carmi
!..."
Meno
male
il
Tasso
.
Dapprincipio
la
seccava
anche lui; però a poco a poco
cominciò
a
gustarlo
,
vedeva
i
combattimenti
dei
Crociati
coi
Turchi
, i
duelli
di
Tancredi
ed
Argante
; ed
Armida
, quantunque
fosse
una
vecchia
fattucchiera
, le
ispirava
una
grande
pietà
.
Doveva
mandarne
a
memoria
dei
canti
interi
; però quando furono
arrivati
al
decimosesto
, intanto che lei
leggeva
, il
professore
ingiunse
:
-
Salti
le due
ottave
seguenti
.
-
Perchè
?
- Le
dico
di
saltarle
.
Le
saltò
, pel
momento
; ma, appena egli fu
andato
via
,
corse
a
leggerle
:
Ella dinanzi al
petto
ha il vel
diviso
,
E il
crin
sparge
incomposto
al
vento
estivo
;
Langue
per
vezzo
, e il suo
infiammato
viso
Fan
biancheggiando
i
bei
sudor
più
vivo
.
Qual
raggio
in
onda
, le
scintilla
un
riso
Negli
umidi
occhi
tremulo
e
lascivo
.
Sovra lui
pende
: ed ei nel
grembo
molle
Le
posa
il
capo
, e il
volto
al
volto
attolle
;
E i
famelici
sguardi
avidamente
In lei
pascendo
, si
consuma
e
strugge
.
S'
inchina
, e i
dolci
baci
ella
sovente
Liba
or dagli
occhi
, e dalle
labbra
or
sugge
:
Ed in quel
punto
ei
sospirar
si
sente
Profondo
sì, che
pensi
: or l'
alma
fugge
,
E in lei
trapassa
peregrina
.
Ascosi
Mirano
i
duo
guerrier
gli
atti
amorosi
.
Era
tutto questo? Chi
sa
cosa si sarebbe
aspettato
! Che
c'
era
dunque di
male
? Ma già, non
bisognava
parlare
d'
amore
,
bisognava
fingere
di non
comprendere
certi
discorsi
,
evitare
di
guardar
gli
uomini
, e poi se ne
sentivano
di
belle
: la
moglie
del
barone
Lipari
che aveva
cacciata
a
pedate
la
cameriera
,
perchè
suo
marito
, quel
vecchiaccio
, l'
andava
a
trovare
nel
letto
!
«
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