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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
L'illusione
PARTE PRIMA.
V.
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V.
Un
giorno
Laura
non si
alzò
. Aveva gli
occhi
luccicanti
, le
labbra
aride
e un
febbrone
da
cavallo
. Il
dottore
aspettò
un poco prima di
pronunziarsi
, poi
confabulò
col
nonno
. Ella
udì
la
parola
tifoidea
, e il
nonno
cominciò
a fare come un
pazzo
. Le
grida
con cui
mandava
via
la
gente
, con cui
strapazzava
le
persone
di
servizio
, s'
udivano
da un
capo
all'altro della
casa
. Poi, quando
passava
dall'
ammalata
diventava
così
buono
, così
dolce
, così
delicato
, che non
pareva
più lui. Con le sue
mani
forti
e
rugose
confezionava
le
pillole
,
regolava
le
dosi
delle
medicine
,
attento
,
minuzioso
,
pazientissimo
.
Andava
lui stesso in
cucina
, per
curare
la
preparazione
del
brodo
, delle
gelatine
che la
poveretta
non
assaggiava
neppure. Allora lui
cominciava
a
pregarla
, a
insistere
,
promettendole
tutto quel che voleva
purchè
prendesse
qualche cosa,
accarezzandola
,
vezzeggiandola
, e poi
scoppiando
a
bestemmiare
se l'altra, con una
nausea
invincibile
,
rifiutava
ancora.
- Ebbene,
nonno
,
prenderò
quel che vuoi... non t'
inquietare
!...
Ella s'
era
messa
accanto al
letto
della
sorellina
e non si
muoveva
più di
lì
.
Vedendo
quelle
povere
guancie
consumate
dalla
febbre
,
toccando
quelle
manine
ardenti
, si
sentiva
struggere
di
tenerezza
; avrebbe voluto
prendere
lei stessa il suo
male
, le avrebbe
dato
un poco del suo
sangue
. La
sera
,
curvandosi
a
baciarla
, prima d'
andare
a
letto
, le
diceva
:
- A
domani
,
sorellina
; ma
guarita
,
veh
!... E se
guarita
proprio proprio non è
possibile
,
migliorata
almeno, con una
febbricina
leggiera
leggiera
, e poi più
leggiera
ancora,
fin
quando non avrai più niente, non è
vero
?... Allora, vorremo
divertirci
,
sai
!... Le
belle
passeggiate
che faremo, i
regali
che
strapperemo
al
nonno
:
vedrai
!...
Invece la
febbre
non
cessava
.
Adesso
, per
ordine
del
dottore
, una
volta
il
giorno
avvolgevano
quel
povero
corpo
stremato
dal
male
in un
lenzuolo
imbevuto
d'
acqua
e
aceto
: la
malatina
rabbrividiva
,
batteva
i
denti
,
tremava
,
cogli
occhi
socchiusi
che
parevano
rovesciarsi
, ma senza
lamenti
, senza
impazienze
,
pregando
soltanto
il
nonno
di non
insistere
a
volerle
dare
del
cibo
.
Il
babbo
non
sapeva
ancora nulla; fu lei stessa che gli
scrisse
. Allora
cominciarono
a
piovere
dei
telegrammi
, due il
giorno
, ai quali
bisognava
rispondere
subito. Ma
perchè
non veniva lui stesso? Che cosa poteva
trattenere
un
padre
dall'
accorrere
al
letto
d'una
figliuola
in quello
stato
? Ed ella l'
accusava
sordamente
,
comprendeva
che il
nonno
non
parlasse
mai di lui.
Pareva
che quella
febbre
non
dovesse
cedere
mai; invece un
giorno
cominciò
a
declinare
, e a poco a poco
scomparve
.
- Hai
visto
?... Hai
visto
?... -
esclamava
,
carezzando
il
visino
pallido
della
sorellina
. - Te lo
dicevo
io che saresti
guarita
?... E quando questa
testina
e quegli
occhioni
dicevano
di no, di no, come se le
febbri
durassero
eterne
?...
Una
convalescenza
interminabile
, intanto.
Passò
un
mese
prima che
Laura
potesse fare un
giro
per le
stanze
, un altro prima che potesse
uscire
in
carrozza
chiusa
.
Come veniva l'
inverno
, per
distrarla
il
nonno
ebbe un'
idea
:
invitò
i suoi
amici
a
passare
la
sera
in
casa
sua. Venivano i
Giuntini
, i
Ferla
, tanti altri, e
conducevano
tutti i
figli
; si
giuocava
alla
tombola
, al
sette
e
mezzo
, al
lansquenet
.
Luigi
Accardi
non
mancava
mai. Una
sera
che le si
era
seduto
accanto, ella
sentì
afferrarsi
la
mano
sotto il
tavolo
. Le
parve
d'
udire
un
forte
zufolìo
,
sentì
freddo
, poi una
vampa
che le
saliva
alla
fronte
. La
notte
non
potè
dormire
: un'
angoscia
deliziosa
le
invadeva
il
cuore
; ella si
diceva
raggomitolandosi
sotto le
coltri
: "Mi
ama
! Mi
ama
!... Com'è
bello
!... Quanto
bene
gli voglio!..." e
sorrideva
pensando
all'
audacia
con cui egli aveva
sfidato
un
pericolo
.
Adesso
, egli
armeggiava
sempre per
sederle
vicino, e le
mani
s'
annodavano
, si
stringevano
, si
accarezzavano
.
Tratto
tratto
, ella
svincolava
la sua per non
dar
sospetto
; ma
doveva
fare uno
sforzo
,
perchè
egli non voleva
lasciarla
. Quando non erano
seduti
accanto, la
guardava
a lungo,
intensamente
,
cogli
sguardi
umidi
, come se volesse
penetrarla
tutta; ella lo
guardava
di
sfuggita
,
rapidamente
, e il
seno
le si
dilatava
dalla
felicità
, gli
occhi
le
ridevano
, non poteva star
ferma
,
andava
vicino a
Laura
tutta
avvolta
in uno
scialletto
, le
stampava
dei
baci
sonori
sulla
fronte
e sulle
guancie
.
Nelle
buone
giornate
,
usciva
con lei in
carrozza
, ed
era
lieta
di farsi
vedere
con la
sorellina
,
chinandosi
a
tirarle
il
plaid
sulle
ginocchia
, a
chiederle
come si
sentisse
.
Luigi
aveva un
attacco
nuovo
, un
phaeton
dalle
ruote
sottili
straluccicanti
. Egli
passava
e
ripassava
vicino alla
carrozza
delle
signorine
,
salutando
, facendo
schioccar
la sua
frusta
, e il
cuore
di lei si
gonfiava
d'
orgoglio
, ma quando
Laura
diceva
di
sentir
freddo
e la loro
carrozza
rientrava
, ella non
sapeva
reprimere
un
moto
di
malumore
.
In
carnevale
, il
barone
Accardi
invitò
la
gente
a
ballare
da lui: la
casa
era
stata
rimessa
apposta
a
nuovo
, e gli
oggetti
del
cotillon
venivano da
Napoli
. Tutta la
società
di
Milazzo
non
parlava
d'altro; ella
smaniava
per esservi
condotta
.
Vi
andò
, finalmente,
sola
con
Miss
. Le
parve
di
entrare
in un
mondo
nuovo
; i
suoni
, le
luci
, il
moto
della
danza
la
stordivano
, l'
inebbriavano
;
Luigi
,
ballando
con lei, la
stringeva
alla
vita
, le
mormorava
: "
Teresa
!...
Teresa
!..."
soffocato
dall'
emozione
,
incapace
di
dire
altro. Tutti, del
resto
, la
guardavano
ammirandola
; ella
capiva
che gli
uomini
parlavano
di lei, che le sue
amiche
l'
invidiavano
un poco.
In
quaresima
, la
gente
riprese
a venire da loro. Si facevano delle
sciarade
in
azione
, si
scioglievano
dei
doppi-sensi
, degli
enimmi
: ella non
sbagliava
mai, non
subiva
mai
penitenze
. Una
volta
,
toccò
a
Luigi
quella di
contentare
all'
orecchio
; quando le si
avvicinò
per
mormorarle
che cosa le
dava
,
disse
piano
:
- Un
bacio
.
Il
cuore
le si
mise
a
tempestare
, non
vide
più
chiaro
, ma s'
irrigidì
per non
tradirsi
.
A un
tratto
, quelle
belle
serate
cessarono
:
Laura
, non ancora
guarita
del tutto dalla prima
malattia
, fu
costretta
a
rimettersi
a
letto
, con un
forte
raffreddore
.
Sembrava
che il suo
petto
si
spezzasse
, sotto gli
sforzi
che lo
scuotevano
negli
accessi
della
tosse
. Il
dottore
veniva
mattina
e
sera
, quantunque avesse tanti
ammalati
, fra gli altri la
moglie
del
Ricevitore
, con la stessa
malattia
. Accanto al
letto
della
sorellina
, lei
lavorava
, senza
dir
nulla; una
tristezza
infinita
le
piegava
il
capo
sul
ricamo
: le
pareva
che mai più avrebbe
rivisto
Luigi
. Quel
male
che le
impediva
di
andar
fuori, di fare la
solita
vita
,
era
una cosa da nulla, una
infreddatura
più
forte
delle altre. E
udendo
tossir
la
sorella
, a lungo, una
specie
d'
impazienza
smaniosa
la faceva
sgarbata
con lei. Un
giorno
vennero a
dire
, sotto
voce
, che la
moglie
del
Ricevitore
era
morta
.
Lauretta
riposava
, col
respiro
breve
, le
guancie
pallide
, i
pomelli
rossi
. Ella
buttò
il suo
ricamo
,
congiunse
le
mani
,
alzò
gli
occhi
al
cielo
e si
mise
a
pregare
.
Che
rimorso
la
straziava
,
pensando
com'
era
stata senza
cuore
, come aveva potuto
divertirsi
mentre la
poveretta
pativa
! Aveva
paura
di
volgere
gli
occhi
verso di lei, le
pareva
di
vederla
morta
- e
piangeva
di
tenerezza
,
ritrovandola
meglio
. L'
acuto
della
malattia
passava
; a poco per
volta
Laura
si
rimise
; ma la
tosse
non l'
abbandonò
più.
Ella aveva
fatto
alla
sorellina
il
sacrificio
di ogni
svago
,
restando
a
curarla
, a
tenerle
compagnia
. Ne
era
orgogliosa
, però di tanto in tanto il
seno
le si
gonfiava
di
rimpianti
, di
aspirazioni
alla
luce
, all'
azzurro
, alla
gioia
. Non potendo ancora
esporsi
all'
aria
aperta
,
Lauretta
insisteva
perchè
la
sorella
andasse
fuori
sola
; lei
rifiutava
ostinatamente
; ma quando l'altra non
insisteva
più,
sentiva
gli
occhi
gonfiarlesi
di
lacrime
.
Imaginava
che
Luigi
, alla
lunga
, si
fosse
dimenticato
di lei, che avesse
preso
a voler
bene
ad un'altra; e, dalla
contrarietà
, si
scarnava
i
polpastrelli
intorno
all'
attaccatura
delle
unghie
fino
a
sformarsi
la
punta
delle
dita
.
Un
giorno
che erano
sole
,
Laura
fu più
premurosa
del
consueto
:
-
Va'
fuori
sola
... fammi questo
piacere
! Se no, mi
par
d'
essere
più
ammalata
...
Va'
... - e
sorridendo
aggiunse
: -
Va'
, t'
aspetta
Luigi
Accardi
...
Ella
sentì
tutto il
sangue
affluirle
al
volto
. Con un
sorriso
d'
indulgenza
quasi
materna
.
Laura
riprese
:
- Non ti far
rossa
.... che
c'
è di
male
?...
credevi
che non me ne
fossi
accorta
?
Allora ella l'
abbracciò
fitta
,
nascondendole
la
testa
sul
seno
.
- È
vero
, sì o no, che gli vuoi
bene
?
- È
vero
...
E le
confidò
tutto.
Era
la prima
volta
che
parlava
di queste
cose
.
Guardava
l'
uscio
, per
paura
che
sopravvenisse
qualcuno:
guardava
la
sorella
con un altro
occhio
; le
pareva
che vi
fosse
qualcosa di
mutato
d'
intorno
.
Dopo
quella
confessione
, non le
nascose
più nulla.
Lauretta
stava ad
ascoltarla
, tra
seria
e
indulgente
, col
capo
avvolto
in un
fazzoletto
, come una
vecchina
, quasi quelle
felicità
e quelle
disperazioni
non fossero per lei. E si faceva
forza
per
accompagnarla
,
usciva
in
carrozza
chiusa
,
sepolta
sotto le
coperte
,
tossicolando
.
Ella la
divorava
di
baci
, dalla
gratitudine
; non
pensava
che potesse
soffrire
, e quando la
sentiva
tossire
, si
diceva
: "È la
stagione
; quando verrà l'
estate
non avrà più nulla."
In
maggio
,
andarono
ogni
giorno
insieme
alle
funzioni
del
Mese
di
Maria
: la
chiesa
era
tutta
odorante
di
rose
e d'
incenso
, le
fanciulle
cantavano
,
accompagnate
dall'
organo
, le
laudi
della
Vergine
;
padre
Raffaele
, il
rettore
,
distribuiva
imagini
sante
su
carta
ricamata
come un
merletto
, che ella
serbava
nel
libriccino
di
devozioni
della
povera
mamma
. Ma, in
estate
,
Lauretta
peggiorò
: la
tosse
cresceva
, con delle
esasperazioni
vespertine
, con una
piccola
febbre
serale
. La
poveretta
dimagrava
sempre più, il
petto
le si
affondava
, certi
giorni
un
sudor
freddo
le
appiccicava
i
capelli
sulla
fronte
.
Vedendole
le
guancie
pallide
colorirsi
di un
vago
rossore
, ella
diceva
talvolta al
nonno
, che
era
cupo
e
triste
:
- Ma non è poi tanto
ammalata
,
nonno
!...
Oggi
è
colorita
in
viso
...
Il
nonno
non
rispondeva
, più
cupo
,
intrattabile
con tutti gli altri, una
feminuccia
dinanzi all'
ammalata
, che
adesso
avea
ripreso
il
letto
e non l'
abbandonava
più.
Dal lungo
starvi
, delle
piaghe
le si
formavano
sul
corpo
. Quando la
medicavano
, ella
fuggiva
, non
fidandosi
di
vederle
,
rabbrividendo
da
capo
a
piedi
al solo
imaginarle
. Ma lei
era
sicura
che sarebbe
guarita
presto.
Adesso
, col
caldo
, venivano delle
visite
, la
sera
, a
sentir
la
musica
. Come tutte le altre
estati
, il
palchetto
pei
suonatori
era
rizzato
in
mezzo
al
passeggio
della
Marina
, e si
riudivano
sempre gli stessi
pezzi
: una
polka
del
Flik-Flok
, il
second'
atto
dell'
Ernani
, il
quartetto
e la
tempesta
del
Rigoletto
. Delle
persone
che venivano in
casa
loro, alcune
restavano
intorno
al
letto
dell'
ammalata
, altre
passavano
nella
terrazza
. Ella ve li
accompagnava
, facendo gli
onori
di
casa
.
Luigi
, che veniva coi suoi, le stava sempre
intorno
.
Una
sera
che si
trovarono
soli
un
momento
, egli l'
afferrò
alla
vita
, la
baciò
in
bocca
,
mormorando
:
- Mi vuoi
bene
?...
Teresa
,
Teresa
mia?...
Ella
disse
di sì,
sommessamente
,
tremando
da
capo
a
piedi
; egli
soggiunse
;
- Mi dai i tuoi
capelli
?
Venne
gente
,
dovettero
separarsi
. Ella
preparò
a lungo la
ciocca
dei suoi
capelli
,
intrecciata
con delle
pensées
,
legata
da un
piccolo
laccetto
rosso
e
avvolta
in un
pezzetto
di
carta
trasparente
.
Quando
Luigi
tornò
e le
prese
la
mano
al
buio
, ella gli
diede
l'
involtino
. A un
tratto
vi fu un
rimescolìo
nella
camera
dell'
ammalata
,
sedie
urtate
, un
lume
sollevato
, delle
voci
che
chiamavano
.
Accorsero
tutti;
Laura
aveva una
sincope
: il
respiro
quasi
spento
, gli
occhi
rovesciati
,
- Non è nulla! -
dicevano
tutt'
intorno
. - La
debolezza
, la
prostrazione
, tanti
mesi
di
letto
...
Però il
nonno
fece venire un
dottore
da
Messina
. Fu
ordinato
il
mutamento
d'
aria
, e subito tutti
partirono
per il
Capo
. La
mattina
, prima che l'
aria
s'
infuocasse
, l'
inferma
scendeva
in
giardino
a
braccio
della
sorella
; faceva un po' di
moto
, a
piccoli
passi
,
fermandosi
spesso
. Poi si
metteva
a
sedere
, sotto l'
ombrello
, ed ella le
coglieva
dei
fiori
, glie li faceva
piovere
in
grembo
. Le
parlava
dell'
avvenire
, l'
assicurava
della
guarigione
, faceva dei
progetti
contando
su di essa. Poi,
riprendendola
sotto il
braccio
, la
riconduceva
a
casa
. Una
sera
, mentre lei
ripassava
la
mazurka
Capricciosa
ballata
con
Luigi
, vennero a
chiamarla
:
Laura
aveva un'altra
sincope
. Il
domani
venne il
dottore
,
parlò
a lungo col
nonno
; poi questi
mandò
a
Milazzo
il
giardiniere
, per
spedire
un
telegramma
. La
risposta
arrivò
a
Miss
: "
Parto
col
postale
di
domani
, sarò
costà
sabato
,
fate
trovare
carrozza
sbarcatoio
."
- È il
babbo
che viene,
nonno
? -
chiese
ella,
impaurita
.
Il
nonno
non
rispose
,
inginocchiato
dinanzi alla
cassetta
bassa
di una
libreria
,
donde
cavava
vecchi
giornali
illustrati
, che erano lo
svago
della
malatina
.
Messili
in
ordine
, glie li
recò
,
reggendoli
lui stesso dinanzi al
letto
,
sfogliandoli
,
girandoli
per
mostrare
le
figure
disposte
di
fianco
.
-
Basta
,
nonno
... così ti
stanchi
... -
diceva
Laura
tratto
tratto
.
- Non mi
stanco
... se mi
stancassi
, mi
riposerei
!... - E come la
vedeva
sorridere
,
chiedeva
: - Tu come stai?...
Meglio
?...
Senti
adesso
una cosa... -
Tacque
un poco, poi
riprese
: - Se venisse qui... tuo
padre
... ti
piacerebbe
?
L'
inferma
spalancò
gli
occhi
, come
stordita
.
- Tuo
padre
...
di'
, ti
farebbe
piacere
?
- Oh,
nonno
, il
babbo
!...
Nonno
, il
babbo
!... - e non
sapeva
dire
altro.
- Il
babbo
, sì:
parlo
turco
forse?... Se ti fa
piacere
, lo
chiameremo
...
La
poveretta
piangeva
di
contento
, gli
gettava
le
braccia
scarne
al
collo
mormorando
:
-
Grazie
,
nonno
.... Com'è
bello
!...
grazie
!...
grazie
!...
-
Va
bene
, abbiamo
inteso
.... Cosa
c'
è da
ringraziare
?...
E con la
voce
burbera
,
troncò
il
pianto
e le
effusioni
della
malata
, la quale
adesso
diceva
di voler
aspettare
il suo
babbo
levata
. Malgrado ogni
protesta
, il
giorno
dell'
arrivo
si
alzò
. Avevano
calcolato
che la
carrozza
sarebbe
giunta
alla
Rocca
verso le due; a quell'
ora
volle
scendere
in
giardino
. Però il
tempo
passava
senza che
arrivasse
nessuno.
- Che sarà?... -
chiedeva
inquieta
.
- Nulla, il
ritardo
del
vapore
!... -
rispondeva
il
nonno
.
Ma non si
tranquillava
,
porgeva
l'
orecchio
,
guardava
il
mare
.
-
C'
è
stato
cattivo
tempo
?... Il
cocchiere
non lo
conosce
... Gli avete
detto
di
andare
proprio al
porto
?...
Era
nervosa
,
insofferente
. Si
ostinò
ad
aspettare
ancora,
sentì
freddo
,
dovettero
portarla
su quasi a
braccia
; ma, appena a
letto
,
perdette
i
sensi
. A un
tratto
si
udì
un
rumore
lontano
, poi una
voce
che
chiamava
, dei
passi
affrettati
. Il
babbo
comparve
sulla
soglia
dell'
uscio
,
fermandosi
ansiosamente
. Il
nonno
,
alzato
un
braccio
, fece
segno
di far
piano
. Ma egli
era
già accanto al
letto
, con un
braccio
attorno
al
capo
della
bambina
,
cercando
gli
occhi
di lei. Gli
occhi
di
Laura
si
schiudevano
allora, e la
mano
fredda
e
madida
,
abbandonando
quella della
sorella
,
tentava
di
carezzare
il
viso
del
babbo
.
- Come stai,
Lauretta
?... Come stai?... -
chiedeva
egli,
alzando
lo
sguardo
.
-
Meglio
... -
rispondeva
il
nonno
,
guardando
l'
inferma
. - Stai
meglio
, non è
vero
?... È niente,
adesso
è
passato
...
Ancora un altro
miglioramento
. Per
prudenza
, la fecero
rimanere
a
letto
; ma
pareva
così
felice
, col
babbo
da una
parte
, la
sorella
dall'altra, il
nonno
che
girava
per la
camera
, come avesse un
gran
da fare, ma senza far niente! Una
mattina
, presto, si
alzò
un poco, ma non
potè
scendere
in
giardino
per il
tempo
che
minacciava
. Quando si
rimise
a
letto
,
cominciò
la
pioggia
,
scrosciante
; fu una
burrasca
di
corta
durata
. Al
tramonto
, il
sole
brillava
fra le
nuvole
squarciate
, e
Lauretta
,
serena
,
sorridente
,
ascoltava
i
progetti
che facevano per l'
avvenire
.
- Ma il
babbo
resterà
un
pezzo
con noi, non è
vero
?... non è
vero
,
nonno
? -
chiese
,
voltandosi
verso di lui, che se ne stava
appoggiato
ai
piedi
del
letto
.
- Si
capisce
.
- Sì!... sì!...
Sarebbero
tornati
a
Milazzo
, con l'
autunno
che s'
avanzava
; al
Capo
non
c'
era
più
ragione
di
restare
. Poi,
guarita
Lauretta
, sarebbero
andati
a
Palermo
, a
Firenze
, a
Parigi
, tutti, tutti!
- Anche tu,
nonno
; non è
vero
?
- Anch'io, eh!... - E come in quel
momento
entrava
la
moglie
del
fattore
,
aggiunse
: - Anche
donna
Mara
!
Risero
tutti.
Calò
la
sera
, mentre ancora facevano
progetti
.
La
luce
della
lampada
infastidiva
un poco
Laura
.
Sollevatasi
,
disse
alla
sorella
:
-
Teresa
,
coglimi
dei
fiori
...
- Subito,
sorellina
!
Ella
scese
in
giardino
. Dalle
piante
, tutte
bagnate
dalla
pioggia
recente
,
esalava
un
profumo
intenso
,
acutissimo
.
Sorgeva
la
luna
, tra
nuvolette
d'
oro
, e la
luce
d'
argento
bagnava
tutto quel
verde
scuro
,
umido
e
stillante
.
Disteso
con una
mano
il
grembiale
, lei
cominciò
a farvi
piovere
i
gelsomini
che
spiccava
con la
destra
. Ne
era
quasi
pieno
, ma ne
coglieva
ancora, voleva
coglierne
ancora più; voleva
seppellire
la
sorellina
sotto la
nevicata
odorosa
. Di
repente
s'
udì
un
grido
terribile
. Ella
tremò
da
capo
a
piedi
,
lasciò
cadere
i
fiori
,
incrociò
le
mani
sul
petto
. Un altro
grido
, dei
rumori
confusi
. Allora ella
cominciò
a
correre
disperatamente
verso
casa
, e nella
corsa
vide
una
finestra
schiudersi
, il
nonno
uscire
sulla
terrazza
,
alzare
le
braccia
minacciose
al
cielo
.
Prese
un
nuovo
slancio
,
salì
a
precipizio
la
scalinata
,
traversò
come un
lampo
le
stanze
e s'
arrestò
sull'
uscio
.
Intravvide
una
forma
rigida
sul
letto
, una
gran
macchia
di
sangue
, e s'
intese
spingere
indietro
.
-
Babbo
!...
Nonno
!...
Babbo
...
-
Zitta
!...
zitta
!... Son'io,
Stefana
... Di qui...
Chiudete
!
Zitta
! Tuo
padre
...
Allora,
afferrata
la
mano
del
babbo
in un
impeto
furioso
,
scoppiò
in
pianto
alto
,
convulsivo
,
lacerante
, con la
bocca
contorta
, le
mani
tremanti
, il
petto
rotto
dai
singhiozzi
. Nella
stanza
buia
, il
riflesso
della
luna
metteva
un
vago
chiarore
; ella non
vedeva
, non
udiva
,
riprendeva
a
piangere
più
forte
; in
mezzo
al
pianto
dirotto
,
mandava
dei
lamenti
rauchi
,
sordi
,
rantolosi
.
-
Teresa
!...
figlia
mia...
Coraggio
!...
Poveretta
, ha
ragione
!
Le
mani
dure
,
rugose
,
incallite
, della
moglie
del
fattore
cercavano
le sue,
teneramente
;
Stefana
la
teneva
stretta
, la
baciava
in
viso
,
confondendo
le proprie
lacrime
con le sue.
Portarono
un
lume
, e come ella
scorse
Miss
,
sola
, in un
angolo
,
piangere
silenziosamente
, a
capo
chino
,
sentì
un
singhiozzo
più
violento
squarciarle
la
gola
,
dischiuse
la
bocca
come se una
mano
la
soffocasse
.
-
Teresa
!...
signorina
!...
figlia
mia! - e
Stefana
balbettava
,
annaspando
:
-
Bambinuccia
!... Per
carità
...
fàllo
per tuo
padre
...
Signore
!...
A un
tratto
ella si
alzò
.
-
Lasciatemi
. Voglio
vederla
, l'
ultima
volta
...
Allora tutt'e tre le
donne
le si
misero
dinanzi, facendo
barriera
,
scongiurando
tra le
lacrime
:
-
Signorina
!...
Thérèse
!... Per
carità
... Vuoi
ammazzarti
!...
La fecero
ricadere
sul
divano
,
raggomitolata
, come un
ammasso
di
panni
, e i
lamenti
riprendevano
, più
sordi
, più
tristi
.
- Il
nonno
... -
balbettava
ella - il
nonno
...
-
Poveretto
!... Anche lui!... Chi gli avrebbe
detto
che
doveva
vedere
anche questo?
Angeletto
di
Dio
!... -
esclamavano
le
donne
,
pietosamente
. - E
buona
, come non ce ne saranno più al
mondo
.... mai e poi mai...
Creatura
buona
!...
Ora
è in
paradiso
, a
pregare
per noi...
Le
strida
e le
querele
si facevano più
lunghe
; ma quello che la
straziava
era
il
pianto
muto
,
incessante
di
Miss
. La
notte
passava
: si
udivano
di tanto in tanto delle
voci
che
chiamavano
dal
giardino
, il
portone
della
stalla
che
gemeva
sui
cardini
, i
cavalli
scalpitanti
nella
corte
, il
canto
lontano
dei
galli
. Poi
comparve
il
nonno
,
curvo
,
avvolto
in un
gran
soprabito
,
cogli
occhi
asciutti
. Ella gli s'
afferrò
,
baciandogli
la
mano
,
bagnandola
di
pianto
,
spegnendovi
sopra le
strida
che le
uscivano
dal
petto
. Anche il
babbo
gli
strinse
l'altra
mano
; lui
disse
:
-
Basta
,
basta
...
adesso
basta
... la
volontà
di
Dio
!...
adesso
, voi altri ve ne
andrete
...
- No!... No! È
impossibile
!...
- Ve ne
andrete
, la
carrozza
è
attaccata
...
Va'
a
prender
gli
scialli
,
Stefana
... Ve ne
andrete
tutt'e tre, con
Miss
...
Resto
qua io...
Andiamo
,
basta
!
Alzatasi
, ella
implorava
ancora, con le
braccia
tese
ansiosamente
, di poter
passare
di
là
; ma tutti la
trattenevano
.
-
Va'
!...
Teresa
!...
Fate
presto, il
cocchiere
ha da fare... non
perdiamo
tempo
...
Andiamo
!...
Scese
così,
sospinta
,
tentando
di
voltarsi
, con lo
scialle
che le
cadeva
per
terra
,
mandando
dei
baci
alla
finestra
spalancata
e
lucente
nella
notte
muta
e
serena
.
La
carrozza
partì
.
Rannicchiata
in un
angolo
, accanto al
babbo
, ella
soffocava
i
singhiozzi
che le
salivano
alla
gola
.
Cogli
occhi
sbarrati
sulla
via
polverosa
che
pareva
scorrere
come un
fiume
, con una
mano
premente
sul
cuore
, ella si
ripeteva
,
trattenendo
il
respiro
: "
Sorella
mia!...
sorella
mia!..." e uno
stupore
l'
irrigidiva
,
pensando
che mai, mai più l'avrebbe
rivista
. "
Sorella
mia!...
sorella
mia!..." Che
fuoco
!... che
dolore
!...
Pensare
sempre a lei!
Stamparsi
nel
cuore
la sua
dolce
figura
!
averla
sempre dinanzi per tutta la
vita
!
- I
fiori
!... i
fiori
che avevo
colti
per lei!
Il
pianto
riprendeva
, lungo,
cocente
.
Era
morta
!
morta
!... La
gran
macchia
di
sangue
... il
viso
di
cera
... Se non
fosse
morta
?...
Perchè
le avevano
impedito
di
baciarla
?... Ma i
medici
li avevano
ingannati
, non avevano
detto
che
doveva
finir
così presto!... Se lo avesse
saputo
!... Come avrebbe voluto
starle
in
ginocchio
dinanzi, tutti quegli
ultimi
giorni
!... E invece aveva
pensato
a
svagarsi
, aveva
riso
, aveva
pensato
ad altri!... Allora, come dei
chiodi
le
entravano
nelle
carni
: tutti gli
sgarbi
che le aveva
fatti
, le
insofferenze
da cui
era
stata
presa
udendola
tossire
, le
distrazioni
che aveva
cercate
, le
cure
che non le aveva
prodigate
, i
baci
che non le aveva
dati
e che non avrebbe potuto
darle
più, mai! E la sua
bontà
, la sua
pazienza
di
piccola
martire
, e il
bene
che aveva voluto a lei... "
Sorella
!...
Sorella
mia!..." Ma le
lacrime
cessavano
di
scorrere
, nell'
angoscia
da cui si
sentiva
presa
ricordando
tutte le
liti
che le aveva
cercate
, le
cattive
parole
che le aveva
dette
quand'
era
bambina
: "
Mummia
sgobbona
...
dottoressa
bestia
..." Come aveva potuto? A un
tratto
,
rammentava
l'
ira
con cui l'aveva
picchiata
, una
volta
, la
vampa
che l'aveva
acciecata
intanto che
batteva
quel
piccolo
corpo
- e si
portava
le
mani
al
collo
, lo
stringeva
,
soffocando
un
rantolo
sordo
...
La
campagna
era
chiara
come all'
alba
; il
riflesso
della
luna
tremolava
sul
mare
, e la
via
non
finiva
più, quella
via
fatta tante
volte
, con la
gaiezza
in
cuore
,
insieme
con la
sorellina
morta
, con la
mamma
morta
...
Morta
!
Morta
!... E lei avrebbe potuto
vivere
più? Tutto
era
finito
per lei.
Era
stata un'
immensa
sciagura
la
perdita
della sua
mamma
, ma nessuno
sapeva
quello che lei
perdeva
adesso
: la sua
compagna
, la sua
confidente
, il suo
buon
angelo
consolatore
!.. Non si
portava
con
sè
una
parte
di lei? Che cosa avrebbe
fatto
più,
sola
? Le sue
labbra
si
torcevano
dall'
amarezza
,
pensando
all'
avvenire
; non
c'
era
avvenire
per lei: una
successione
di
giorni
bui
, con l'
imagine
della
poveretta
sempre dinanzi, sempre nel
cuore
...
Adesso
entravano
nella
città
addormentata
,
silenziosa
; le
mura
del
castello
,
enormi
,
tagliate
dalla
luna
,
correvano
,
sparivano
; ed a
casa
la
desolazione
cresceva
, dinanzi al
letto
vuoto
della
sparita
, dinanzi a tutti i
piccoli
oggetti
che le erano
appartenuti
, sui quali ella
metteva
dei
baci
disperati
.
Che
notte
! che
oppressioni
! che
risvegli
terribili
! E che
tristezza
nel
nuovo
giorno
! Che
scoppii
di
pianto
ad ogni
notizia
, ad ogni
viso
nuovo
!
- La
portano
via
a
mezzogiorno
... A
San
Francesco
di
Paola
...
- Dei
fiori
...
copritela
di
fiori
bianchi
!...
Erano delle
grida
convulsive
che le
uscivano
dalle
labbra
, non erano
parole
.
E il
suono
orribile
delle
campane
, che la faceva
balzare
in
piedi
a ogni
ripresa
, e il
cadere
pauroso
del
giorno
, e il
ritorno
del
nonno
,
invecchiato
di
cent'
anni
, con la
schiena
curva
, gli
occhi
aridi
, le
mani
tremanti
... Come gli
divorava
la
mano
a
baci
, egli la
trasse
in
disparte
, con un'
aria
di
mistero
, nella sua
camera
.
- Vieni!...
zitta
, vieni...
Cavò
di
tasca
il suo
gran
portafoglio
di
cuoio
, lo
aprì
e ne
trasse
una
busta
.
Aprì
anche quella, con le
mani
che gli
tremavano
spaventosamente
, e come
trasse
la
ciocca
di
capelli
morbidi
e
neri
,
scoppiò
in
pianto
anche lui.
- Ah!... ah!...
nonno
!...
Erano
terribili
le
lacrime
del
vecchio
, le
contrazioni
spasmodiche
del suo
viso
rugato
. A un
tratto
, s'
alzò
, e
mostrando
un
pugno
al
cielo
,
gridò
:
-
Cristo
!...
Caduta
sopra una
poltrona
, ella aveva
perduto
i
sensi
. Le
convulsioni
la
ripresero
,
restò
lunghi
giorni
a
letto
.
Adesso
venivano le
visite
: erano il
nonno
ed il
babbo
che le
ricevevano
,
vestiti
a
nero
, con le
voci
rauche
.
Parlavano
tutti
piano
, l'
uscio
di
casa
restava
aperto
, non si
udiva
suono
di
campanello
,
entrava
chi voleva; e
Stefana
, venendo al suo
capezzale
, le
riferiva
i
nomi
delle
persone
che erano di
là
. Venne anche
Luigi
Accardi
, coi suoi; ma quel
nome
non le fece nessun
effetto
: le
pareva
che
fosse
passato
tanto
tempo
! Aveva un
gran
vuoto
nella
testa
.
Il
babbo
partì
, poi vennero gli
zii
di
Palermo
; nulla
rompeva
la
tristezza
di quella
casa
, niente
leniva
il
dolore
di lei.
Il
dottore
disse
un
giorno
:
-
Perchè
non ve ne
andate
fuori? Sarà la
miglior
medicina
!...
E come tutti
restavano
in
silenzio
,
riprese
:
-
Andate
via
,
andate
a
Palermo
;
svagatevi
un poco... Volete che anche quest'altra
creatura
pigli
un
malanno
serio
, si
assoggetti
a questi
disturbi
?
La
zia
insisteva
anche lei,
diceva
che il
soggiorno
di
Palermo
era
necessario
per
completare
l'
istruzione
di
Teresa
, per farle
vedere
un poco il
mondo
. Ella
udiva
quei
discorsi
,
indifferente
, senza
dir
nulla, come se si
trattasse
di un'altra.
Così fu
decisa
la sua
partenza
insieme
con
Miss
; il
nonno
volle
restare
, non ci fu
modo
d'
indurlo
.
- Sono
vecchio
... voglio
restar
qui... Vi
dico
di no.
Prima di
partire
,
andarono
con la
zia
e con
Miss
, in
carrozza
chiusa
, su a
San
Francesco
di
Paola
.
Inginocchiate
dinanzi alla
lapide
bianca
,
empirono
la
chiesa
di
sommesse
querele
, di
singhiozzi
soffocati
. Poi si
divisero
in
pianto
dal
nonno
; egli
baciò
a lungo in
fronte
la
nipotina
.
Quando il
vapore
cominciò
a
muoversi
, ed
uscì
dal
porto
, e
sfilò
lungo la
Marina
, dinanzi alla
linea
del
paese
che
finiva
sotto i
Cappuccini
, ella
restò
a
guardare
tutti quei
luoghi
, col
cuore
chiuso
,
cogli
occhi
cocenti
.
Cercava
la sua
casa
, dov'erano
successi
tanti
avvenimenti
;
San
Francesco
di
Paola
,
dove
riposavano
la
mamma
e la
sorella
, la
villa
del
Capo
, la
Lanterna
, la
spiaggia
remota
di
San
Papino
... e quando tutte quelle
cose
furono
scomparse
, e
restò
solo il
mare
d'un
azzurro
così
carico
che
pareva
quasi
nero
, ella ebbe
freddo
e
paura
.
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