IntraText
Indice
:
Generale
-
Opera
|
Parole
:
Alfabetica
-
Frequenza
-
Rovesciate
-
Lunghezza
-
Statistiche
|
Aiuto
|
Biblioteca IntraText
|
Cerca
Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
L'illusione
PARTE PRIMA.
VI.
«
»
Link alle concordanze:
Normali
In evidenza
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
VI.
Erano
tristi
pure
i
primi
giorni
di
Palermo
, ma d'una
tristezza
diversa
. Anche a
restare
in
casa
, il
frastuono
della
città
, il
movimento
che si
sorprendeva
dalle
finestre
, il
succedersi
dei
visi
nuovi
procuravano
delle
distrazioni
involontarie
. Poi, col
nonno
, quantunque
fosse
tanto
buono
, ella non si poteva
intendere
così
bene
come con la
zia
.
Le
condizioni
della sua
salute
richiedevano
che ella facesse molto
moto
; così la
mattina
a
buon'
ora
andava
fuori;
giravano
a lungo pei
negozii
, o si facevano
lasciare
in
carrozza
al
Giardino
Inglese
, all'
Olivuzza
, ai Quattro
Canti
di
campagna
,
donde
ritornavano
a
piedi
.
La
morta
era
sempre fra loro; però non ne
parlavan
mai. Ella non voleva
lasciare
il
lutto
:
sapeva
che
dopo
sei
mesi
avrebbe potuto
smettere
quello
grave
, ma
contava
di
portarlo
per degli
anni
, per sempre.
Sorrideva
tristamente
, quando si
guardava
allo
specchio
, quando
apprezzava
, senza
volerlo
, il
risalto
che le
vesti
nere
davano
alla sua
carnagione
rosea
, ai suoi
capelli
d'
oro
. Le
pareva
che quella
salute
, che quella
bellezza
fossero un'
irriverenza
verso la sua
povera
sorellina
morta
: avrebbe voluto che il suo
viso
esprimesse
ciò che il suo
cuore
sentiva
;
provava
un
senso
di
contrarietà
quando si
sentiva
ripetere
che aveva un
aspetto
fiorente
.
Suo
padre
viaggiava
in quel
momento
; quando
tornò
s'
incontrarono
ancora; un
giorno
ella
andò
a
desinare
da lui,
Miss
non aveva più la
consegna
d'
opporsi
. Ma in
presenza
della
donna
che aveva
fatto
soffrir
tanto la sua
mamma
, che aveva
distrutta
la sua
famiglia
, ella
sentì
risvegliarsi
il
rancore
antico
. Colei le
prodigò
delle
carezze
, delle
moine
; ella
restò
tutta
fredda
sotto quei
baci
. Suo
figlio
, che
adesso
aveva
sette
anni
,
era
un
ragazzo
malavvezzo
; fece mille
monellerie
,
guardandola
di traverso; a lei non
entrava
in
mente
che
fosse
suo
fratello
. Il
babbo
era
sempre così
compito
e così
contenuto
come un
estraneo
, e le
dava
tanta
soggezione
che, potendo, ella
evitava
di
tornare
in quella
casa
.
La
zia
era
molto
legata
con la
contessa
di
Viscari
; la
figlia
di lei,
Giulia
, le
ispirò
una
simpatia
istintiva
;
dopo
pochi
giorni
strinsero
amicizia
.
Giulia
era
bruna
,
alta
, un po'
irregolare
in
viso
; ma
piena
d'
espressione
,
vivace
,
briosa
; ed
elegante
,
aristocratica
fino
alla
punta
dei
capelli
. Ella
sognava
di farsene un'altra
sorella
; e a poco a poco il suo
sogno
si
mutava
in
realtà
. Malgrado la
sapesse
venuta dal
fondo
d'un
paesuccio
di
provincia
,
Giulia
le
chiedeva
dei
consigli
, faceva un
gran
conto
dei suoi
giudizii
: si
scoprivano
dei
gusti
identici
, gli stessi
ideali
. Però le
lodi
che l'
amica
le
prodigava
per la sua
bellezza
, per la sua
coltura
, pel suo
spirito
, non la
rassicuravano
molto; ella
guardava
le altre
signorine
della
società
palermitana
con una
timidezza
secreta
,
pensando
che
dovevano
essere
tanto
superiori
a lei.
- Come t'
inganni
! -
esclamava
Giulia
. - Ti farò
conoscere
io una che fa per te.
Era
Bice
Emanuele
: una
ragazza
pallida
,
malinconica
, senza
mamma
come lei. Ma quanto
buona
e
intelligente
! Tutt'e tre, si
giurarono
un'
amicizia
eterna
; più
tardi
,
Enrichetta
Geremia
, la
figlia
del
conte
di
Tolosa
,
entrò
nella loro
piccola
côterie
. Ella voleva a tutte un
bene
dell'
anima
;
soffriva
e
gioiva
per esse più che per
sè
stessa:
imaginando
la
morte
di una di quelle
dolci
compagne
, si
diceva
che avrebbe
portato
il
lutto
come per una
sorella
.
Quando non
era
con le
amiche
, ella
passava
il suo
tempo
studiando
. Non s'
era
trovato
ancora un
professore
di
lettere
; venivano invece i
maestri
di
musica
e di
disegno
. Per
riposarsi
dallo
studio
,
lavorava
con la
zia
a dei
minuti
ricami
, alle
frivolità
.
Lo
zio
leggeva
continuamente
dei
romanzi
che
mandava
a
prendere
da un
gabinetto
di
lettura
o che gli
prestavano
i suoi
amici
. Ve ne erano degli
antichi
in uno
scaffale
confinato
in una
retrostanza
; ma la
zia
le aveva
proibito
di
toccarli
. Per un certo
tempo
ella
obbedì
; poi la
tentazione
fu più
forte
; non poteva
mica
restare
le
intere
giornate
a
pianoforte
, o dinanzi al
cavalletto
, o a
ripassare
con
Miss
delle
lezioni
che
sapeva
a
memoria
.
Prese
così qualcuno di quei
volumi
e lo
divorò
di
nascosto
.
Vi erano i Tre
Moschettieri
, in
francese
, un'
edizione
a due
colonne
con delle
illustrazioni
in
legno
.
Restò
come
intontita
da quella
lettura
; per un
pezzo
, in tutti gli
uomini
che
vedeva
cercava
delle
rassomiglianze
con qualcuno degli
eroi
del
libro
. Che
simpatia
!... Però,
Porthos
era
un poco
volgare
e
Aramis
infinto
, quantunque avesse una
gran
cura
della propria
persona
- ed ella
provava
a
tener
le
mani
alzate
, per farle venire più
bianche
, come faceva il
moschettiere
. D'
Artagnan
sarebbe
stato
il più
simpatico
senza certe
cose
un po' troppo
buffe
: e lei non voleva
ridere
.
Athos
,
nobile
,
cavalleresco
,
malinconico
, aveva tutte le sue
preferenze
. Ella
pensava
che vi
dovessero
essere
ancora degli
uomini
così
disinteressati
, così
arditi
, così
eroici
, sempre
pronti
a
metter
mano
alla
spada
, a
sfidare
ogni
pericolo
, per il
sorriso
d'una
donna
, per un
capriccio
, per una
fantasia
... Vi erano dei
volumi
di
Paul
de
Kock
; li aveva
letti
ridendo
,
buttandoli
poi in un
canto
,
indispettita
contro
sè
stessa. Non glie ne
rimaneva
nulla, tranne la
seduzione
della
vita
parigina
. Aveva
messo
le
mani
sopra
Giuseppe
Balsamo
e sopra il
Conte
di
Montecristo
, la sua
meraviglia
, il suo
piacere
crescevano
a
dismisura
; ella
viveva
di quelle
letture
,
dimenticava
per esse le
amiche
, le
distrazioni
, l'
appetito
. E i
Misteri
di
Parigi
! I
Miserabili
! Però la
parte
filosofica
di questo
romanzo
le
seccava
un poco.
C'
era
ancora del
Féval
, del
Bernard
, del D'
Arlincourt
; ella
divorava
tutto,
fremente
di
curiosità
, di
emozioni
soffocate
.
Imaginava
vagamente
i
luoghi
descritti
,
vedeva
gli
eroi
presentati
dai
romanzieri
, s'
innamorava
di
Rodolfo
, di
Mario
; e il
ricordo
di
Luigi
Accardi
finiva
di
dileguarsi
. Sulla
fede
di quei
libri
, ella
sognava
fatalità
inesorabili
,
eroismi
inauditi
,
strazii
ineffabili
,
gioie
celesti
. Tutte le
predizioni
si
avveravano
, gli
uomini
lottavano
invano
contro il
destino
; ma l'
amore
infiorava
la
vita
,
era
il
compenso
di tutte le
pene
. Che
importavano
le
ricchezze
? V'erano dei
giovani
che sotto un
vestito
lacero
avevano un
cuore
di
eroe
; e poi, essi le
acquistavano
, le
ricchezze
e le
posizioni
altissime
,
perchè
ne erano
degni
! Se
fosse
stato
uno di questi il
professore
che le avevano
trovato
finalmente?...
Il
professore
era
un
uomo
d'
età
:
corto
di
statura
, con una
foresta
di
capelli
e gli
occhiali
d'
oro
. Aveva
preso
a
spiegare
Omero
e
Virgilio
; ma quello
studio
, malgrado lo
zelo
che vi
spiegava
, non le
riesciva
gradito
. Tutta quella
gente
era
troppo
antica
, troppo
diversa
da quella che ella
vedeva
od
imaginava
: e
confondeva
i
nomi
,
incontrava
troppe
parole
difficili
, non le
era
entrato
in
mente
quale dei due
autori
fosse
il
latino
e quale il
greco
.
La
storia
le
piaceva
di più; sopra tutto la
moderna
, quella del
riscatto
nazionale
; e le
gesta
dei
Savoia
, la
magnanimità
di
re
che avevano
cimentato
il
trono
per
dare
una
patria
agl'
Italiani
, di
principi
che avevano
pugnato
pel loro
paese
, le
davano
dei
fremiti
d'
entusiasmo
.
Con
piacere
più
grande
svolgeva
i
temi
dei
componimenti
, ne
riceveva
arrossendo
le
lodi
dal
professore
, il quale, alle
domande
dello
zio
,
rispondeva
:
-
Va
bene
, molto
bene
... anzi troppo!...
C'
è troppa
fantasia
!...
Ella
descriveva
a lungo,
minutamente
, dei
campi
di
battaglia
, delle
foreste
vergini
, dei
naufragi
, tutte
cose
che non aveva mai
viste
, ma delle quali si
formava
un'
idea
. La
lettura
dei
romanzi
le
dava
molto
aiuto
; ma il
professore
, un
pedante
,
cancellava
delle
frasi
che ella aveva
viste
stampate
, che le
parevano
piene
d'
eleganza
e d'
efficacia
, e che lui
dichiarava
infranciosate
. Ella
scriveva
: la
vita
sentimentale
, e il
professore
correggeva
: la
vita
del
cuore
e della
mente
. Però,
tornava
con
nuova
lena
alle sue
letture
; le
osservazioni
del
maestro
, i
rimproveri
dei
parenti
glie le facevano
amare
di più.
-
Lascia
stare cotesti
libri
-
diceva
la
zia
. - Ti
guasteranno
la
testa
...
-
Perchè
? Come se io non
sapessi
qual'è la
finzione
e quale la
verità
!...
E voleva
sapere
se il
cavaliere
di
Maison-Rouge
era
realmente
esistito
, se la
storia
di
Montecristo
era
vera
; nella
carta
geografica
,
cercava
l'
isoletta
, avrebbe voluto
andarvi
qualche
volta
.
Adesso
conosceva
mezzo
Sue, del
Balzac
che
trovava
però troppo lungo, quasi tutto
Walter
Scott
. Il
ricordo
della sua
povera
sorellina
morta
la
sorprendeva
certe
volte
in
mezzo
alle
imaginazioni
suggerite
da quei
libri
: allora,
era
una
mestizia
dolce
, una
malinconia
soave
che la
prendeva
,
rassomigliandola
a qualcuna delle
eroine
belle
e
infelici
di cui ella si faceva come dei
modelli
, come delle
maestre
di
vita
, con l'
ambizione
di
essere
secretamente
approvata
da loro in ogni
atto
ed in ogni
pensiero
. Il
dolore
acuto
e
lacerante
dei
primi
tempi
si
risolveva
sempre più in un
rimpianto
rassegnato
, in un
ricordo
pieno
di
tenerezza
: la
sorellina
sua non
viveva
forse in lei, nel suo
spirito
, non l'
accompagnava
forse sempre e
dovunque
,
memoria
buona
e
protettrice
?...
Così,
passato
il
tempo
del
lutto
, malgrado avesse
espresso
il
desiderio
di
portare
ancora le
vesti
nere
,
obbedì
all'
ingiunzione
della
zia
e le
smise
.
Allora
cominciarono
ad
andare
al
teatro
di
prosa
: un'altra
sorgente
di
emozioni
più
forti
: la
Signora
delle
Camelie
,
Kean
, la
Morte
Civile
,
Celeste
. Quando venne la
compagnia
di
Amilcare
Baretti
e l'
attore
Roggi
rappresentò
il
Falconiere
, ella
tornò
a
casa
colla
testa
in
fiamme
. Nessun
uomo
le
pareva
più
bello
di lui, la sua
voce
, quand'egli
parlava
d'
amore
la faceva
tremare
. Tutte le
volte
che aveva in
mano
il
manifesto
,
correva
cogli
occhi
a
cercare
il suo
nome
; se non lo
trovava
, la
scena
le
pareva
deserta
, lo
spettacolo
insoffribile
. Ella
supponeva
che l'
attore
si
fosse
accorto
della
febbre
con cui ella lo
ascoltava
,
imaginava
che egli avrebbe
cercato
di
vederla
da vicino,
architettava
tutto un
romanzo
. Un
giorno
,
passando
dai Quattro
Canti
,
vide
, in una
mostra
di
fotografo
, i
ritratti
dei
principali
attori
, il suo fra gli altri. Sempre che
ripassava
di
lì
, il
cuore
le
batteva
più
forte
mentre gli
occhi
cercavano
quell'
imagine
; lungo
tempo
dopo
che la
compagnia
se ne fu
andata
continuò
a
guardarla
,
fin
quando non
tolsero
il
quadro
.
Al
dramma
, alla
commedia
, ella non
domandava
nessuna
spiegazione
alla
zia
,
nè
questa
diceva
nulla
intorno
a ciò che
avveniva
sulla
scena
: ella
comprendeva
da
sè
,
vedeva
da per tutto
riprodotta
, sotto
forme
e
circostanze
diverse
, l'
eterna
storia
dell'
amore
, che l'
esaltava
, le
dava
delle
irrequietezze
nervose
, uno
scontento
vago
, l'
aspirazione
continua
ad una
esistenza
più
bella
, più
intensa
, più
inebbriante
.
Viveva
in
mezzo
al
lusso
e in un
bel
palazzo
,
servita
ad ogni più
piccolo
cenno
,
amata
ed
invidiata
; eppure tutto ciò
sbiadiva
,
diventava
semplice
,
comune
,
volgare
, dinanzi alle
visioni
che non le si
levavano
dagli
occhi
: dei
castelli
circondati
da
parchi
con
porticine
secrete
; delle
caccie
al
suono
dei
corni
per la
foresta
odorante
di
muschio
;
Parigi
e i suoi
spettacoli
grandiosi
, i
balli
dell'
Opéra
, i
ricevimenti
del
faubourg
Saint-Germain
, le
passeggiate
al
Bois
de
Boulogne
con dei
squadroni
di
cavalieri
che si
cavavano
alto
i
cappelli
al
passaggio
d'un'
amazzone
galoppante
coi
veli
al
vento
. Ella aveva in
testa
i
luoghi
della
grande
capitale
: la
Chaussée
d'
Antin
, i
Campi
Elisi
, il
nobile
faubourg
, il
Palais
Royal
, la
Borsa
, e i
dintorni
:
Auteuil
,
Fontainebleau
: i
romanzi
che ella
divorava
erano
pieni
di
scene
svolgentisi
lì
. Talvolta ella
pensava
al
romanzo
che ella avrebbe
vissuto
, all'
uomo
che avrebbe
amato
; e si
guardava
intorno
,
cercandolo
: ma nessuno dei
giovanotti
che aveva
conosciuto
in
società
le
pareva
degno
dell'
amor
suo.
Sapeva
che gli
uomini
non
devono
esser
belli
nel
senso
femminile
della
parola
; ma non si
rassegnava
a
trovare
possibili
coloro di cui
sentiva
vantare
la
maschia
bellezza
; dei
personaggi
troppo
forti
, dei
capelli
e delle
barbe
troppo
ispide
- e la prima cosa che
chiedeva
all'
uomo
che avrebbe
amato
era
un
particolar
genere
di
avvenenza
di cui ella si
era
formato
il
tipo
:
corpo
agile
e
slanciato
,
sanglé
in un
abito
elegante
;
viso
magro
,
mustacchi
fini
,
soyeux
;
carnagione
pallida
, e sopra tutto
aspetto
signorile
,
mosse
libere
e
sciolte
. Fra coloro che si
avvicinavano
a quel
tipo
, ella non
sceglieva
ancora,
perchè
non
trovava
neppure le
qualità
morali
che
reputava
indispensabili
:
Brancaccio
era
troppo
leggiero
,
Giovanni
Gravina
sparlava
troppo di tutti e di tutte,
Orlandi
era
pieno
di
sè
. In qualcuno, però, di tutti i
lions
ella
trovava
qualche
qualità
; di
persona
o di
nome
, per aver
parlato
con loro o per averli
sentiti
giudicare
, li
conosceva
tutti; e quando dalla sua
carrozza
li
vedeva
scappellarsi
, e la
zia
, di
vista
corta
, le
chiedeva
: "Chi
era
quello
lì
?..." ella
nominava
: "
Orlandi
...
Giovanni
Gravina
..."
semplicemente
, come
persone
con le quali
fosse
in
intimità
. Tutti
insieme
, a
teatro
o nelle
vie
,
formavano
per lei l'
unico
pubblico
: essi stavano
fermi
a
crocchio
, dinanzi a un
caffè
, o
passeggiavano
lentamente
,
ingombrando
i
marciapiedi
,
fermandosi
a
esaminar
le
signore
,
salutando
contemporaneamente
. Ella si
atteggiava
più
rigidamente
appena
scorgeva
da
lontano
quel
gruppo
dei
picciotti
- dei
giovani
- fra i quali
c'
era
il
principe
di
Roccamozza
, a
sessant'
anni
,
don
Giacomo
Fernandes
,
ripicchiato
e
ritinto
,
Alvaro
Adernò
con una
gran
barba
bianca
come un
bel
monaco
cappuccino
!... Ciò nondimeno, tutti quegli
uomini
che
rappresentavano
il
fior
fiore
della
nobiltà
, della
ricchezza
, che facevano od avevano
fatto
parlare
di loro tutta
Palermo
, con le loro
avventure
, con le loro
pazzie
, coi loro
duelli
; anche quei
vecchi
più
interessanti
della
folla
anonima
degli
studenti
e dei
borghesi
,
esercitavano
un'
attrattiva
su di lei,
assumevano
ai suoi
occhi
una
seduzione
straordinaria
.
Vedendoli
sempre
insieme
,
pensava
che fossero
legati
da un'
amicizia
eterna
, come quella dei
Fratelli
d'
arme
; che fossero sempre
pronti
a
difendersi
l'uno con l'altro, come i
Moschettieri
; e
comprendendo
tutto in una
sola
parola
: il loro
valore
, la loro
fede
, la loro
forza
, li aveva
battezzati
: "I
Crociati
." Il
nome
aveva
fatto
fortuna
, si
sapeva
che
era
stata lei a
trovarlo
. Però la
reputazione
del suo
spirito
, della sua
intelligenza
, le
procurava
la
sorda
gelosia
di molte sue
nuove
conoscenze
.
Giovannina
Leo
,
Rosa
di
Carduri
, altre ancora che si
credevano
le più
notate
non
soffrivano
la
concorrenza
che faceva loro una
piccola
provinciale
. Dinanzi ad esse, ella
era
stata un poco
intimidita
dal
sentimento
della propria
inferiorità
; invece,
attribuivano
a
superbia
quel suo
ritegno
. In
società
, ella non
adoperava
mai il
dialetto
,
parendole
volgare
; e come
teneva
a far
sapere
che
era
nata
in
Toscana
,
aspirava
un poco la
c
,
pronunziava
: '
osa
disce
? Mi
faccia
'
l
piascere
! '
He
bella
toletta
! Per questo l'
accusavano
d'
affettazione
; poi, quando le erano dinanzi, facevano le
amiche
, le
prodigavano
delle
lodi
.
La
slealtà
le
repugnava
; ma,
infine
,
importava
poco quel che
dicevano
di lei le sue
rivali
. Ella avrebbe voluto
sapere
piuttosto
che cosa
pensavano
gli
uomini
. Vi
era
uno dei
Crociati
,
Raimondo
Almarosa
, che la
guardava
spesso
: non
era
più
giovane
, ma quanto più
attraente
di tanti altri
giovani
!
Alto
,
magro
,
biondo
d'un
biondo
che
diventava
bianco
,
serio
, quasi sempre
malinconico
per la
perdita
della
moglie
e della
figliuola
sofferta
in uno stesso
giorno
. Che cosa
vedeva
in lei? Una
rassomiglianza
? una delle sue
morte
redivive
? Ella si
perdeva
in
fantasticaggini
. A
teatro
, quando uno
sguardo
si
fermava
su di lei,
pensava
a
Giuseppe
Balsamo
, al
magnetico
potere
che certuni
sapevano
spiegare
. I
romanzi
erano sempre i
consiglieri
ai quali ella
domandava
i suoi
giudizii
, i suoi
pensieri
.
Adesso
ella
conosceva
la
vita
! Ed
era
una
vita
intensa
che
viveva
, con quei
libri
.
Slanci
d'
ammirazione
e
dolori
sconfinati
,
raccapricci
e
simpatie
,
sorrisi
e
lacrime
, essi le
davano
tutto. A
volte
,
dopo
lunghe
ore
di
lettura
, si
alzava
con un'
oppressione
fisica
, una
nausea
, un
disgusto
per tutte le
cose
, per le
volgarità
dell'
esistenza
a cui
doveva
sottostare
e che l'
eguagliavano
alla
folla
da cui si
sentiva
tanto
diversa
.
Rifiutava
i
cibi
, avrebbe voluto
nutrirsi
d'
aria
,
finiva
per
procurarsi
qualcuno dei
soliti
attacchi
nervosi
. Più degli
eroi
di quei
libri
, ella
amava
le
eroine
: la
solidarietà
del
sesso
l'
induceva
ad
attaccarsi
alle
donne
; e poi, non erano esse le
arbitre
dei
destini
umani
? E le
lunghe
descrizioni
, le
pagine
piene
di
narrazione
fitta
l'
infastidivano
: ella ne
saltava
molte, per
arrivare
ai
colloquii
d'
amore
, alle
scene
dolci
e
tremende
, alle
catastrofi
improvvise
, che la
lasciavano
sbalordita
, con la
fronte
scottante
. Che
lacrime
le
costavano
quei
libri
! Di quale
amore
cocente
e
struggente
ne
amava
i
personaggi
! Ella le
vedeva
tutte, quelle
grandi
amate
di cui si
narravano
le
storie
fortunose
: i loro
nomi
le
risuonavano
continuamente
all'
orecchio
:
Andreina
,
Matilde
,
Emma
,
Cecilia
. Il suo proprio
nome
era
bello
, ma ne
pensava
degli altri,
invidiava
le sue
conoscenze
che ne avevano di più
belli
,
romantici
:
Giulia
,
Eleonora
,
Enrichetta
; avrebbe voluto
chiamarsi
Marcella
,
Lidia
,
Remigia
; o
portare
dei
nomi
stranieri
:
Edith
,
Olga
,
Nadina
. Ed un
progetto
certe
volte
le
passava
per il
capo
:
poichè
la sua
sorellina
era
morta
, non avrebbero potuto
chiamar
lei
Laura
? Sarebbe
stato
quasi un
modo
di farla
rivivere
.
Scriveva
ogni due
giorni
al
nonno
, gli
riferiva
i suoi
progressi
, gli
mandava
dei
lavorini
fatti
apposta
per lui.
Adesso
aveva anche il
maestro
di
canto
, e
superate
le
prime
lezioni
noiose
cominciava
ad
imparare
il
repertorio
in
voga
. V'erano le
serenate
e le
barcarole
piene
di
sospiri
flebili
e di
lacrime
cocenti
al
tremolare
della
luna
sulla
laguna
; i
notturni
in cui gli
amanti
traditi
si
querelavano
nell'
abbandono
, o
prorompevano
in
accenti
di
vendetta
, o si
rassegnavano
,
continuando
ad
amare
in
silenzio
,
costanti
e senza
speranza
; in cui delle
povere
pazze
vagavano
pei
cimiteri
, a
mezzanotte
,
cercando
un
nome
sopra un
freddo
marmo
; ma v'erano
sopratutto
le
romanze
che
esaltavano
la
bellezza
sovrana
della
donna
, la sua
potenza
, il suo
fascino
. Se le
lacrime
d'una
fanciulla
cadevano
fra le
rose
, erano
goccie
di
rugiada
; se
cadevano
in
mare
diventavano
perle
; ma un
angelo
le
raccoglieva
nel
cavo
della
mano
e quel
nèttare
lo
dissetava
. Un
amante
voleva
essere
l'
aura
che
sfiorava
il
biondo
crine
della
Bella
, il
fiore
che ella
sfogliava
, la
stella
che ella
mirava
; un altro s'
inebbriava
al
ricordo
delle
voluttà
; tutti avrebbero
data
la
vita
per un
bacio
, per un
pensiero
. E la
musica
aveva delle
successioni
di
note
che
somigliavano
a
singhiozzi
, a
grida
represse
, che
imprimevano
come un
moto
di
culla
; degli
accordi
gravi
,
pieni
d'
angoscia
e di
mistero
; degli
arpeggi
che
sollevavano
da
terra
, che
esprimevano
l'
estasi
. Ella
sentiva
il
cuore
salirle
alla
gola
, le
ciglia
inumidirsi
. Voleva
provare
tutto questo nella
vita
,
aspettava
una
grande
passione
. Non
era
così
bella
da
ispirarla
? E si
guardava
allo
specchio
trovando
che
rispondeva
al
tipo
ricorrente
nei
libri
. Si
guardava
le
unghie
per
vedere
se erano
tagliate
a
mandorla
; il
viso
era
d'un
ovale
perfetto
, la
bocca
piccola
,
porporina
, i
denti
di
perla
, tranne quel
canino
annerito
, che un
giorno
o l'altro si sarebbe
fatto
strappare
. Le
guancie
rosee
le
parevano
da
fanciulla
borghese
; ma i
capelli
non
compensavano
quel
difetto
?
Lunghi
fino
ai
fianchi
,
folti
,
odorosi
,
oro
fuso
. Il
tipo
bruno
non aveva però anch'esso la sua
seduzione
? "
Bruna
come la
notte
, come
ala
di
corvo
..." Nella sua
qualità
di
siciliana
, ella avrebbe
dovuto
essere
piuttosto
bruna
...
Siciliana
?
Viveva
in
Sicilia
; ma
era
fiorentina
! E
mentalmente
faceva l'
enumerazione
di tutti i
paragoni
del
biondo
: come l'
oro
, come un
raggio
di
sole
, come le
spiche
del
grano
, come l'
uva
matura
... Ella aveva la
piena
coscienza
della propria
bellezza
; però,
tratto
tratto
l'
antica
disperazione
tornava
a
prenderla
: la sua
statura
era
sempre
bassa
, a
diciassette
anni
ne
mostrava
appena
quindici
; qualcuna delle sue
amiche
non la
prendeva
sul
serio
, la
trattava
quasi da
bambina
!
Fino
a
vent'
anni
, non sarebbe
cresciuta
? Aveva
tempo
di
rifarsi
! Ne
domandava
al
dottore
, con l'
ossessione
di
restar
nana
, lei che non
ammetteva
se non i
personaggi
slanciati
. Così
dava
un
bel
da fare al
calzolaio
, non
trovando
mai i
tacchi
abbastanza
lunghi
, e la
pettinatrice
doveva
risolvere
ogni
giorno
il
problema
d'una
acconciatura
che
fosse
alta
, ma non troppo. Però, gli
artifizii
riparavano
male
al
difetto
, e un
giorno
le
salirono
le
fiamme
al
viso
, quando
Giulia
Viscari
le
disse
il
sopprannome
datole
da
Enrico
Sartana
.
- Come mi
chiama
?
- La
pupa
...
dice
che non gli fai l'
effetto
d'una
donna
, ma d'una
bambola
...
Questo
Sartana
era
il
figliuolo
del
duca
di
Castrovecchio
, ed aveva per suo
conto
il
titolo
di
barone
di
Lerma
. Ella lo aveva
visto
qualche
volta
da
lontano
,
trovandolo
simpatico
; da quel
momento
, un
odio
le si
scatenò
nell'
animo
contro di lui. Lo aveva
soprannominato
subito
San
Giorgio
cavaliere
, con un
tono
d'
ammirazione
derisoria
per la sua
bellezza
fade
di
biondo
ricciuto
cogli
occhi
cilestri
.
- Il
cavalier
San
Giorgio
che
atterra
il
Dragone
!... -
ripeteva
, quando lo
vedeva
passare
a
cavallo
,
caracollando
. - O
Dio
, non
svenite
, solo a
mirarlo
?... È
fatale
!...
- Sei
spietata
!
- Non lo posso
soffrire
!... Se glie lo
riferirete
, mi
fate
un
piacere
!
Ella se lo
vide
improvvisamente
dinanzi, la
sera
che sua
zia
la
condusse
dagli
Alì
,
dove
si
ballava
: una
felicità
lungamente
aspettata
, il suo
primo
ingresso
in un
vero
salone
,
dove
tutti i
giovanotti
si
contendevano
l'
onore
di
ballare
con lei. Fu sul
punto
di
dirgli
che aveva tutto
impegnato
e di
voltargli
le
spalle
: ma egli
era
così
grazioso
, così
elegante
, che non si
fidò
. E con una
disinvoltura
di cui ella non aveva
idea
e che si
lasciava
mille
miglia
indietro
i
balbettamenti
timidi
degli altri, egli
cominciò
a
parlarle
, a farla
ridere
a
proposito
di tutti i
tipi
comici
che si
trovavano
in quella
società
.
- Ti sei
lasciata
addomesticare
? - le
chiese
Giulia
Viscari
in un
angolo
.
- O
Dio
, come
resistergli
?
Però la sua
ironia
cominciava
a non
essere
più
sincera
.
Adesso
non le
riusciva
di
reprimere
un
leggiero
sussulto
, quando lo
incontrava
. Egli la
cercava
,
tornava
a
ballare
con lei, a
darle
il
contagio
del suo
riso
argentino
,
pieno
d'una
simpatia
irresistibile
, a
guardarla
con quegli
occhi
azzurri
che
dicevano
: "Non è
vero
che siete una
bambola
; mi
piacete
!" Una
domenica
,
uscendo
di
chiesa
, la
zia
si
fermò
con una
signora
:
era
la
duchessa
di
Castrovecchio
, sua
madre
. Il
giovedì
seguente
, venne a far loro
visita
.
Ella
comprese
subito che
era
stata
mandata
dal
figliuolo
. Una
gioia
immensa
le aveva
allargato
il
cuore
: il
vago
sospetto
prendeva
consistenza
: egli
era
innamorato
di lei! Nella
voluttà
del
trionfo
, ella
beveva
l'
aria
avidamente
, si
chiedeva
: "È
vero
?" e si
rispondeva
: "È
vero
, è
vero
!"
vedendo
che egli non
lasciava
sfuggire
un'
occasione
d'
avvicinarla
, che si
trovava
in
casa
quando
andavano
con la
zia
a
restituire
le
visite
a sua
madre
, che la
seguiva
sino per le
strade
. E dei
feroci
propositi
di
vendetta
, alla
Montecristo
, l'
animavano
: voleva
civettare
con lui, fargli
perdere
la
testa
,
lasciarlo
struggere
d'
amore
come i
Reuzzi
delle
fiabe
!... E lei?
era
sicura
di non
volergli
bene
anche lei?... Non lo
trovava
simpatico
,
elegante
,
spiritoso
?.. Allora? Non
importava
,
bisognava
farlo
soffrire
. E
spiegava
con lui tutta la sua
civetteria
, si
voltava
a
guardarlo
profilando
tutto il
busto
ed il
viso
,
sollevando
una
spalla
,
stringendo
le
braccia
ai
fianchi
, per
mostrare
tutte le
linee
del
corpo
;
allungava
talvolta un
piede
che egli
divorava
cogli
occhi
, ma che lei
ritirava
repentinamente
dopo
un poco,
fingendo
d'
accorgersi
a un
tratto
di quegli
sguardi
indiscreti
; quando aveva
vicina
Giulia
od
Enrichetta
,
passava
un
braccio
attorno
alla
vita
dell'
amica
, le
parlava
all'
orecchio
, la
baciava
in
viso
, per
tormentarlo
con lo
spettacolo
di quelle
carezze
; al
ballo
,
lasciava
cadere
un
guanto
, il
fazzoletto
, un
fiore
, qualche cosa tutta
piena
di lei,
osservando
di
sbieco
l'
espressione
appassionata
con cui egli se ne
impossessava
per
rendergliela
. I loro
incontri
si venivano
moltiplicando
:
riunioni
in cui si faceva della
musica
e che poi
finivano
in
saltate
generali
,
feste
in tutte le
forme
, dal
principe
d'
Alì
, dal
marchese
Carìbici
;
balli
in
maschera
,
veglioni
al
teatro
. Tanti
giovanotti
ora
le stavano
intorno
: ella
sentiva
la
reputazione
di
bellezza
, di
eleganza
, di
spirito
che la
circondava
; e nell'
atmosfera
calda
e
profumata
dei
saloni
viveva
come nell'
ambiente
vitale
.
Adesso
lo
studio
noioso
,
pedantesco
,
era
smesso
del tutto:
restavano
la
musica
e la
lettura
: la
musica
che le
assicurava
dei
trionfi
quando, senza farsi troppo
pregare
, si
metteva
al
piano
e con una
disinvoltura
da
concertista
teneva
tutta la
sala
intenta
; la
lettura
che
alimentava
continuamente
il
lavoro
della
fantasia
. Ella si
ripeteva
incessantemente
: "Sono
amata
! Sono
amata
!"
Sartana
era
innamorato
di lei, tutti se ne
accorgevano
,
Giulia
glie lo
ripeteva
,
scherzando
, con
allusioni
continue
! Ed ella lo
amava
, sì; malgrado i suoi
propositi
di
freddezza
, di
crudeltà
, lo
amava
: un
fremito
le
passava
pel
corpo
quando egli le si
avvicinava
; il
cuore
le
batteva
più
forte
quando
parlava
o
danzava
con lui, quando egli le
stringeva
la
mano
un certo
modo
diverso
da quello di tutti gli altri, quando le
diceva
certe
cose
indifferenti
con la
voce
piena
d'un
tenero
turbamento
... Il suo
primo
amore
! Il suo
grande
amore
!... Dei
sorrisi
di
compassione
le
fiorivano
sulle
labbra
pensando
agli
amoretti
dei
dodici
anni
, a
Niccolino
Francia
, a
Luigi
Accardi
, all'
ufficiale
di
Messina
.
Sciocchezze
,
ingenuità
da
bambina
!..
Adesso
sentiva
che il suo
avvenire
s'
inpegnava
, che la
felicità
della sua
vita
dipendeva
da quell'
amore
. Ma lui,
perchè
non
parlava
?
perchè
non le
diceva
che le voleva
bene
?... Certe
volte
pensava
al
modo
con cui glie lo avrebbe
detto
, alle
parole
divine
che avrebbe
trovate
, al
momento
unico
,
misteriosamente
propizio
, che certo egli
aspettava
ancora di
cogliere
. Altre
volte
, delle
difficoltà
, degli
ostacoli
sorgevano
nella sua
fantasia
: un
dramma
che
scoppiava
, dei
dolori
ineffabili
, la
morte
che avrebbe potuto
coglierla
a un
tratto
!... Ella si
vedeva
,
moribonda
, con le
mani
affilate
sulla
coltre
bianca
: le
donne
singhiozzavano
intorno
, e a un
tratto
un
rumore
di
passi
, l'
apparizione
di una
figura
disfatta
,
spettrale
: lui,
fermo
un
istante
sulla
soglia
della
camera
mortuaria
. Un
grido
terribile
gli
lacerava
la
gola
, e
precipitandosi
verso il
letto
, vi
cadeva
in
ginocchio
dinanzi,
bagnando
di
lacrime
calde
la
fredda
mano
scarnita
ch'ella gli
abbandonava
. La
funebre
rappresentazione
le si
spiegava
dinanzi con l'
evidenza
della
realtà
:
sentiva
le
dita
di lui
errarle
fra i
capelli
,
vedeva
i
visi
pallidi
dei
parenti
,
udiva
le
salmodìe
degli
agonizzanti
; e delle
lacrime
le
rigavano
lentamente
il
viso
. Ella
piangeva
sè
stessa, i suoi
sogni
svaniti
, la sua
bellezza
per sempre
distrutta
: si
vedeva
composta
in una
bara
,
bella
ancora, ma
pallida
pallida
, e
fredda
, come di
marmo
. Dei
gigli
sulla sua
tomba
... un
uomo
che si
gettava
bocconi
sulla
terra
umida
e
scura
... un
lamento
straziante
... E
restava
così, a
singhiozzare
pianamente
, intanto che il
sole
rideva
e che un
fragore
di
carrozze
trascorrenti
in
lunghe
file
veniva su dalla
via
.
Perchè
quelle
imagini
tristi
? Ella
pensava
d'esser una
creatura
provata
dalle
sventure
,
superiore
per questo;
dotata
d'un
cuore
più
sensibile
, d'una
fantasia
più
impressionabile
,
votata
ad un
destino
più
arcano
degli altri. Ella
leggeva
i
versi
del
Prati
, del
Leopardi
, dell'
Aleardi
: v'erano dei
passaggi
che non
intendeva
, ma quanti altri che la facevano
piangere
!
Poi si
scuoteva
,
sorrideva
delle sue
angoscie
senza
cagione
,
tornava
alla
gaiezza
consueta
,
passava
da uno
svago
ad un altro, s'
ingolfava
in quella
vita
felice
, senza
cure
, che
era
tutta una
festa
. Allora
avveniva
che, nell'
animazione
regnante
tra le
folle
eleganti
, nel
tumulto
giocondo
destato
dalla
musica
e dal
ballo
, ella si
dimenticava
di
Enrico
, ma
interamente
,
completamente
, come se egli non
fosse
mai
esistito
, tutta al proprio
trionfo
,
inebbriata
dagli
omaggi
dei
giovanotti
, dai
complimenti
delle
amiche
, dalle
sussurrazioni
ammirative
che
sorprendeva
al proprio
passaggio
. Vi erano tanti altri che
decisamente
le facevano la
corte
,
Lollò
Cutelli
, un
marchesino
ricchissimo
ma un po'
grullo
,
Antonio
Bracciaferri
,
ufficiale
di
cavalleria
che aveva
lasciato
il
servizio
e che lei
metteva
in
caricatura
,
rifacendo
i suoi "cosa?" e i suoi "
sfido
!", il
cavaliere
Sibiliano
, sulla
quarantina
,
buffo
con le sue
pretensioni
giovanili
, ma però molto
corretto
; tanti e tanti altri ancora, a cui ella
badava
volta
per
volta
, quando li aveva a
fianco
,
studiandosi
di
montar
loro la
testa
, ma che a
distanza
si
confondevano
in una
massa
; in un
coro
,
dove
ella non
distingueva
, non
sceglieva
... Sì, vi
era
uno a cui ella
pensava
più che agli altri:
Mario
Caimi
, la cui
nascita
non
era
molto
distinta
, ma che aveva, con una
ricchezza
straordinaria
, una
fama
di
rompicollo
coraggioso
, di
viveur
à
outrance
.
-
Caimi
ti fa la
corte
! - le aveva
detto
una
volta
Giulia
, ed ella si
era
accorta
che
era
vero
: dall'
alto
del suo
stage
, col
magnifico
attacco
dei due
sauri
e dei due
morelli
che faceva
voltare
tutta
Palermo
,
passava
e
ripassava
sotto
casa
sua, l'
inseguiva
a
passeggio
; e a
teatro
le
piantava
il
cannocchiale
addosso
,
fino
a
imbarazzarla
; e ai
balli
se lo
vedeva
sempre sul proprio
cammino
, coi
gomiti
stretti
ai
fianchi
, il
capo
piegato
in un
saluto
profondo
. Che cosa
sentiva
per lui? Non lo
sapeva
;
era
sicura
che lo avrebbe
rifiutato
come
marito
, però le
piaceva
averlo
legato
al proprio
carro
; gli
concedeva
qualche cosa di più che agli altri per
avvincerlo
di più.
Enrico
Sartana
gonfiava
, le
teneva
il
broncio
,
mostrava
i
denti
a quell'altro, e l'
idea
che i due
uomini
si potessero
afferrare
per
contendersela
le
dava
un
senso
di
compiacenza
, malgrado la sua
coscienza
protestasse
, malgrado ella si
dicesse
, ma
sorridendo
: "No, no;
poveretti
!..." E
adesso
Sartana
s'
era
messo
a far la
corte
a
Sara
Máscali
, le stava sempre
attorno
, le
parlava
piano
, facendola
ridere
,
ridendo
lui stesso,
fingendo
di non
accorgersi
di lei!...
Ella si
sentì
punta
al
vivo
da quella
preferenza
accordata
ad una delle sue
nemiche
, ad una di quelle che
ora
la
chiamavano
contadina
! Si
ribellava
all'
ingiustizia
di quell'
uomo
: che cosa gli aveva
fatto
per
trattarla
così? Egli
perchè
non aveva
parlato
? Erano gli
uomini
che
dovevano
fare i
primi
passi
!
Presumeva
forse che senza
impegnarsi
a nulla da suo
canto
, ella non
dovesse
aver
occhi
che per lui?
Bisognava
che ella si
compromettesse
dinanzi al
mondo
aspettando
che egli si
degnasse
di
pronunziarsi
?
Ed
esagerando
tutte queste
cose
,
imaginando
di
dover
prendere
la sua
rivincita
, si
mise
a
dar
retta
a
Michele
Platamone
, uno di quelli che la
guardavano
con
maggiore
insistenza
. Sua
madre
era
tedesca
, egli
era
stato
educato
in
Germania
, e nell'
abito
, nelle
maniere
, nell'
aria
, aveva qualche cosa che lo
distingueva
da tutti gli altri. Ella
voltava
le
spalle
ad
Enrico
quando lo
incontrava
, e
sorrideva
amabilmente
all'altro,
permetteva
il suo
corteggiamento
. Ma questo qui
era
volubile
, faceva il
gallo
della
Checca
-
secondo
l'
espressione
di
Giulia
Viscari
- e con un'
amarezza
sconfortata
ella si
diceva
: "Come sono gli
uomini
!..." Di
preferenza
,
ronzavano
attorno
alle
signore
maritate
, e certe
storie
si
susurravano
tra le
ragazze
:
Amato
era
con la
Filaruta
;
Pietro
di
Santà
aveva
compromessa
la
Carosia
,
Caimi
aveva tante
donne
,
ballerine
,
attrici
, le altre...
Ella si
perdeva
ad
imaginare
la
vita
di queste, le
attrattive
che
esercitavano
sugli
uomini
. Com'
era
possibile
per alcune averne tanti, tutti in una
volta
e senz'
amore
?
Insieme
con le
amiche
,
guardava
curiosamente
la
Camilleri
, la
moglie
del
presidente
Vasto
, tutte quelle di cui più si
mormorava
:
studiava
le loro
tolette
, le loro
mosse
, non
perdeva
nessuna delle loro
parole
; le
trovava
più
eleganti
, più
affascinanti
delle
oneste
, e le
fissava
in
viso
quasi potesse
leggere
nei loro
occhi
il
secreto
della loro
vita
.
Alcune non venivano
ricevute
in
società
; della
Sanfiorito
si
diceva
una cosa
mostruosa
ed
inconcepibile
: che
fosse
l'
amante
del
cognato
, tanto più
vecchio
e più
brutto
di suo
marito
; ma
intorno
ad una,
Matilde
Gerosa
,
regnava
come un'
aria
di
mistero
che
arrestava
i più
maligni
.
Era
così
bella
, con degli
occhi
così
febbricitanti
, con un'
espressione
così
fatale
, con una
voce
così
stranamente
velata
, quasi un'
eco
lontana
! La più
discussa
di tutte
era
la
Gelia
:
benchè
non più
giovane
,
cambiava
d'
amante
ogni
quindici
giorni
, tante
signore
non avrebbero voluto
riceverla
, se non
fosse
stata la
posizione
di suo
marito
. Che
eleganza
, però! Che
grazia
di
linguaggio
! Che
brio
!
Dove
entrava
lei,
entrava
la
gaiezza
. In
estate
, ai
bagni
, uno
sciame
di
giovanotti
l'
attorniava
sulla
rotonda
della
baracca
;
usciva
a
nuotare
al
largo
, e qualcuno sempre l'
accompagnava
. Le
ragazze
, in
distanza
, non avevano
occhi
che per lei;
Anna
Sortino
, una
spregiudicata
,
diceva
mostrando
le due
teste
lontane
:
-
Chissà
che cosa fanno le
mani
,
adesso
!..."
Ella
sentiva
crescere
il suo
disprezzo
per gli
uomini
, si
rimproverava
amaramente
di
pensare
ad essi, li
stimava
tutti
eguali
:
falsi
e
odiosi
; poi voleva
strapparli
a quelle altre, averli tutti
intorno
,
essere
circondata
più delle altre quantunque
fosse
ancora
ragazza
.
Enrico
,
rivedendola
, la
punzecchiava
, faceva delle
allusioni
alle
preferenze
che lei
dimostrava
pel
figlio
della
Tedesca
,
diceva
:
- La
signorina
ama
molto la
Germania
!...
- Sì, per l'
appunto
; è una
nazione
seria
.
- Ma
pesante
,
via
, ne
convenga
!
- Lei è
padronissimo
di
preferire
la
leggerezza
francese
...
E lo
piantava
lì
. Ma una
tristezza
le
restava
in
cuore
: poi
trovava
che
era
molto
sciocco
affliggersene
, e
ricominciava
a farsi
corteggiare
da tutti un po',
fuorchè
da quelli che erano
impegnati
con le sue
amiche
vere
.
Giulia
aveva
accaparrato
Toscano
, un
bel
giovane
dalla
fama
dongiovannesca
, che s'
era
battuto
cinque
volte
, che faceva
parlare
sempre di
sè
. Ella non
comprendeva
come l'
amica
potesse
credere
ad uno che faceva quella
vita
; ma
Giulia
ne
era
cotta
,
giurava
che sarebbe stata sua
moglie
, o si sarebbe
uccisa
.
Bice
Emanuele
non aveva
precisamente
un
innamorato
; molti
giovanotti
la
corteggiavano
, ella non li
guardava
neppure, con la
mente
piena
d'un
ideale
introvabile
.
Era
la più
poetica
di tutte, aveva gli
occhi
pieni
di
sogni
, e un
sogno
pareva
ella stessa, con la sua
figurina
esile
,
leggiera
e quasi
fragile
. Certe
volte
, quand'erano tutte
insieme
, quando si
parlava
di
tolette
, di
gioielli
, delle
ricchezze
e delle
eleganze
che tutte
agognavano
, qualcuna delle più
matte
proponeva
, per
chiasso
, una
quistione
:
- Per una
bella
collana
di
perle
, chi di voi si
farebbe
baciare
in
bocca
?
Anna
Sortino
era
la prima a
dire
: "Io!"
Giulia
era
più
difficile
:
bisognava
che le
perle
fossero come le
nocciuole
, e cinque
file
. Ella stessa non si
risolveva
ad
accettare
la
proposta
senza l'
aggiunta
, per
esempio
, di un
abito
di
broccato
; ma non v'erano
offerte
a cui
Bice
Emanuele
s'
arrendesse
.
Ella
apprezzava
il
sovrano
disdegno
dell'
amica
, ma non lo
divideva
. La
missione
di loro tutte non
era
la
conquista
degli
uomini
? Questo non le
impediva
intanto di
schernirli
, di
trovar
subito il
ridicolo
di ciascuno e di
definirlo
con un
soprannome
che veniva subito
ripetuto
e
adottato
:
Sfido
io! l'ex
tenente
Bracciaferri
,
Costantinopoli
il
cavaliere
Bartolomeo
Morello
che
era
stato
in
Turchia
e faceva
entrare
la
capitale
dell'
Oriente
in ogni
discorso
,
Hop-hop
il
barone
Sirniani
che voleva fare lo
sportman
,
Bébé
il
vecchietto
Sibiliano
, la
gran
cassa
Giovanni
Reggio
, la cui
pancia
prendeva
proporzioni
sempre più
inquietanti
,
Cachemir
il
Vardas
, che si
chiamava
semplicemente
Casimiro
, il
Poeta
Marcellini
, che
passeggiava
sempre solo, per
vie
remote
, a
ora
tarda
,
guardando
in
aria
. Non
importava
: malgrado le loro
ridicolaggini
, le loro
stravaganze
, i loro
difetti
, ella voleva loro
piacere
, voleva
sentirsi
ammirata
,
desiderata
,
vincere
le sue
rivali
,
costringere
quegli
uomini
a
cercarla
, a
pensare
a lei, a
renderle
il
tributo
che le
spettava
...
«
»
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText®
(VA2) - Some rights reserved by
EuloTech SRL
- 1996-2010. Content in this page is licensed under a
Creative Commons License