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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
L'illusione
PARTE SECONDA.
I.
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PARTE
SECONDA
.
I.
Era
stato
un
sogno
penoso
, un
incubo
durato
lunghi
giorni
, in
mezzo
al
lusso
equivoco
degli
alberghi
, alle
visioni
di
gente
sconosciuta
, di
nuovi
orizzonti
. Ella ne
usciva
con la
mente
stordita
e il
corpo
addolorato
,
chiedendosi
ancora: "È questo?.."
indietreggiando
ancora per
istinto
ogni
volta
che suo
marito
l'
accarezzava
, col
ricordo
dell'altr'
uomo
mutamente
violento
che s'
era
rivelato
in lui ad un
tratto
.
Napoli
,
Roma
,
Firenze
... ella non
sapeva
bene
dove
si
trovasse
,
cominciava
appena a
guardarsi
intorno
, a
respirare
più
sicura
. L'
incubo
si
dissipava
a poco per
volta
;
Guglielmo
aveva molte
cure
per lei,
sembrava
esserle
grato
, si
studiava
di
contentarla
in tutto. Ma l'
aria
d'
intelligenza
della
gente
, negli
alberghi
, la
irritava
; tutti
mostravano
di
sapere
che essi erano
sposi
novelli
, a
table
d'
hôte
degli
sguardi
indiscreti
si
posavano
su lei, e questo l'
umiliava
, le
dava
il
desiderio
di
chiudersi
in
camera
con suo
marito
, senza
veder
nessuno,
sentendogli
raccontare
la sua
vita
di
scapolo
,
avida
di
sapere
le
cose
che gli
uomini
facevano,
ansiosa
di
sentirsi
ripetere
che le voleva
bene
, che non
pensava
a nessuna; di
ottenere
, in una
parola
d'
amore
, il
compenso
di quel che gli aveva
dato
.
-
Sai
, ero
gelosa
...
terribilmente
!...
- Di chi?... -
chiedeva
egli,
sorridendo
.
- Di tutte, non
sapevo
!... E
dimmi
...
Un po'
vano
, egli non si faceva
pregare
per
parlare
di
sè
; però, a certe
domande
,
rispondeva
:
- Che cosa t'
importa
?...
Adesso
sono tuo
marito
...
- E sarai sempre tutto mio?... Mi vorrai sempre
bene
, più delle altre, più di tutte le altre
insieme
?
- Sì, sì...
Allora, gli
buttava
le
braccia
al
collo
, non aveva più
paura
di lui,
rispondeva
finalmente alle sue
carezze
nell'
improvvisa
rivelazione
del
mistero
.
Erano a
Firenze
; ella
pensava
che la
felicità
presente
fosse
dovuta
ad un
buon
influsso
del suo
passato
di
bambina
.
Appesa
al
braccio
di
Guglielmo
, gli
mostrava
la
casa
dov'
era
nata
, i
luoghi
dove
s'
era
trastullata
; gli
narrava
le sue
prime
impressioni
, le sue
monellerie
: tutte quelle
piccole
cose
non
dovevano
avere un
gran
valore
per lui? Un'
emozione
indefinibile
, tra
dolce
e
malinconica
, l'
occupava
nel
ritrovarsi
in quella
città
della quale aveva tanto
sognato
, nella quale le
pareva
d'
incontrare
le
ombre
care
e
benedette
della
mamma
e della
sorellina
. Poi
ripartirono
, e le
città
succedevano
alle
città
, gli
orizzonti
agli
orizzonti
:
Bologna
,
Venezia
dove
c'
era
il
babbo
,
Milano
... certi
giorni
,
svegliandosi
, ella si
chiedeva
: "
Adesso
dove
sono?..." Aveva
sete
di
veder
tutto, di
completare
la sua
coltura
nelle
visite
ai
musei
, alle
gallerie
; voleva
saturarsi
di
spettacoli
artistici
,
imprimersi
nella
mente
le
scene
che le si
svolgevano
dinanzi agli
occhi
: la
Firenze
antica
della
Signoria
e del
Bargello
, le
lagune
verdastre
, il
Duomo
milanese
,
grigio
e
roseo
nel
crepuscolo
, come un
acquerello
. Quelle
visioni
sarebbero state più
belle
se suo
marito
, dinanzi ad esse, le avesse
detto
delle
parole
secrete
,
indimenticabili
; se egli avesse
preso
le
cose
, quegl'altri
cieli
, a
testimonii
dell'
amor
suo. Egli però non aveva di queste
espansioni
; la
conduceva
dovunque
, ma
lasciando
scorgere
,
tratto
tratto
, una certa
stanchezza
. Anch'ella, a lungo, si
stancava
: avrebbe voluto
piuttosto
conoscere
l'
alta
società
,
stringere
relazioni
con le
grandi
dame
, esser
presentata
da per tutto. A
passeggio
, a
teatro
,
chiedeva
continuamente
a
Guglielmo
il
nome
delle
signore
che
brillavano
di più; egli
rispondeva
,
alzando
le
spalle
:
- Ma
credi
che io
conosca
tutta l'
Italia
?... Poi, questa non è la
stagione
; molti sono ancora in
villa
....
A
Firenze
ella avrebbe voluto
vedere
la
principessa
Morsini
, la
Tatiroff
, la
marchesa
Ballestrengo
; a
Bologna
conoscere
la
Marion
e la
Petrarchi
, a
Milano
la
duchessa
Nitti-Palmenghi
, la
contessa
Frescobaldi
, tutte le
dame
delle quali aveva
letti
i
nomi
nei
resoconti
dei
balli
e delle
premières
, nelle
corrispondenze
dalle
stazioni
balneari
o dai
paesi
di
montagna
. Suo
marito
invece
evitava
gl'
incontri
; le aveva
presentato
a
malincuore
, non potendo farne a meno, degli
amici
, dei
conoscenti
;
tipi
di
eleganti
, di
Crociati
, da per tutto gli stessi; l'aveva
presentata
anche a qualche
signora
: la
marchesa
Celli
, la
contessa
Parlabene
, che
viceversa
era
moglie
d'un
semplice
capitano
e
portava
quel
titolo
perchè
la
madre
di lei
era
figlia
d'un
conte
. La
stupiva
questa
facilità
con cui un
titolo
si
estendeva
a tutti i
parenti
di chi lo
portava
; allora, ella avrebbe potuto farsi
chiamare
principessa
di
Casàura
?...
Guardava
tutto,
udiva
tutto; si
formava
dei
criterii
sugli
usi
, sulle
mode
; avrebbe voluto
comprare
tutte le
stoffe
, tutti i
gioielli
, tutti i
quadri
che
vedeva
,
ordinare
l'
addobbo
di tutta una
casa
, la
fornitura
di un
nuovo
corredo
. A
Milano
aveva avuta un'
emozione
:
era
andata
a
teatro
in
platea
,
giù
nelle
poltrone
, fra gli
uomini
. Ella aveva
trovata
bellissima
la
piccola
sala
del
Manzoni
, e non voleva
riconoscere
che quella
Forza
del
Destino
udita
al Dal
Verme
era
molto
inferiore
alle altre
eseguite
a
Palermo
. Si
studiava
di
trovare
tutto più
bello
, più
interessante
;
pensava
con un
senso
di
superiorità
alla
Sicilia
remota
, alla
piccola
provincia
perduta
oltre i
monti
e oltre i
mari
;
commiserava
le
amiche
rimaste
laggiù
in
fondo
. A
Torino
, per un
Faust
che si
dava
al
Carignano
, con
cantanti
di
prim'
ordine
, stava
preparando
la
toletta
di
gala
,
giacchè
andavano
in
palchetto
, quando suo
marito
esclamò
:
- Ma qui si
va
in
abito
da
passeggio
e
cappello
!.. Si
va
in
toletta
al
Regio
,
dopo
Natale
...
La
lezione
che le
era
parso
di
leggere
in quelle
parole
la
punse
un poco; il
rifiuto
di
Guglielmo
di
proseguire
per
Parigi
,
motivato
dall'
avanzarsi
della
stagione
,
finì
per
scontentarla
di quel
viaggio
. Si
annoiò
a
Genova
,
credette
di
morir
d'
oppressione
a
Pisa
rammentandosi
per la prima
volta
di
Milazzo
;
finchè
,
ripassando
per
Firenze
,
tornarono
a
Roma
. Vi
capitarono
negli
ultimi
giorni
di
novembre
, per l'
apertura
del
Parlamento
. Ella avrebbe voluto
assistere
alla
seduta
reale
,
Guglielmo
diceva
invece che
era
meglio
veder
l'
arrivo
delle
rappresentanze
a
Montecitorio
.
Giusto
,
c'
era
all'
albergo
di
Milano
Enrichetta
Geremia
con suo
marito
.
Duffredi
la
condusse
da lei, e
andò
via
dicendo
che sarebbe
tornato
.
La
piazza
era
già
tenuta
sgombra
dalla
truppa
; dinanzi al
portone
, sotto il
baldacchino
rosso-cupo
, si
componevano
e
scomponevano
continuamente
dei
gruppi
di
deputati
, di
giornalisti
, di
invitati
, e le
prime
carrozze
cominciavano
ad
arrivare
.
- L'
ambasciatore
d'
Inghilterra
.... -
indicava
l'
amica
- la
marchesa
di
Fanatica
... i
Giapponesi
... Quelli sono
cronisti
di
giornali
... Le due
sorelle
Donnino
e
Scalpetti
...
Gli
uscieri
,
data
un'
occhiata
ai
biglietti
,
mandavano
la
gente
a
destra
e a
sinistra
,
additando
le
porte
d'
ingresso
, e un
ufficiale
tedesco
restava
fermo
accanto a un
pilastro
, come una
statua
,
riscuotendosi
di
tratto
in
tratto
per
salutare
militarmente
qualcuno.
Ella
guardava
,
contrariata
; avrebbe voluto
arrivare
anche lei in
carrozza
, senza
rumore
sulla
sabbia
sparsa
lungo la
via
,
attraversare
la
piccola
folla
che
ingrossava
dinanzi al
portone
, esser
notata
,
prender
parte
allo
spettacolo
.
-
Guarda
,
guarda
: la
Sermoroni
...
- La
dama
della
Principessa
?.. Già tutta
bianca
!
- No; s'è
incipriata
.
E
sentiva
crescere
la propria
irritazione
, con la
coscienza
d'una
inferiorità
, della
figura
umiliante
che faceva per la sua
ignoranza
, della
gran
distanza
che la
separava
da tutto quel
mondo
, col
desiderio
impotente
di
prendervi
il
posto
di cui
sentivasi
degna
. Le
carrozze
arrivavano
e
partivano
, una
dopo
l'altra; delle
sciabole
d'
ufficiali
risuonavano
,
sbattendo
; un
giovanotto
senza
paltò
sotto il
freddo
frizzante
si
metteva
in
evidenza
,
mostrava
lo
sparato
della sua
camicia
, e un
individuo
con una
gran
zazzera
sulla
nuca
,
trascinandosi
dietro
una
signora
matura
,
passava
da
destra
a
sinistra
e da
sinistra
a
destra
, come un
cane
in
chiesa
, non
trovando
la
via
della propria
tribuna
.
- Che
bel
mantello
,
Teresa
,
guarda
!..
lì
, a
destra
... che
bellezza
!
- Chi è?
- Non
so
... mi
pare
la
San
Germano
... Se si
voltasse
...
Il
cannone
cominciò
a
tuonare
, delle
carrozze
di
gala
arrivavano
.
- Il
re
?
- No, il
senato
.
Balsamo
, che stava
dietro
a loro,
disse
a sua
moglie
:
-
Guarda
Paolo
Arconti
.
Era
un
signore
che
passava
in
carrozza
;
vedendole
le
salutò
profondamente
.
- Chi è? -
chiese
ancora lei.
- Un
deputato
, uno dei più
giovani
,
intelligentissimo
...
In quel
punto
, la
musica
dei
carabinieri
intuonò
la
fanfara
; il
comando
degli
ufficiali
si
ripeteva
di
fila
in
fila
: "
Presentate
le
armi
!" e i
corazzieri
spuntarono
dall'
angolo
di
piazza
Colonna
.
-
Adesso
ci siamo...
Tò
,
prendi
l'
occhialino
...
guarda
i
deputati
che si
avanzano
... La
principessa
Margherita
, la
vedi
?...
Saluta
... le
baciano
la
mano
... Che
bella
toletta
!...
-
Davvero
!
Adesso
ella
cominciava
a
prendere
interesse
allo
spettacolo
,
aspettava
con
impazienza
l'
arrivo
del
re
,
ammirava
i
corazzieri
schierati
sotto l'
obelisco
,
sussultava
al
secondo
all'
armi
e quando la
nuova
visione
di
uniformi
, di
pennacchi
, di
sciabole
sguainate
si fu
dileguata
,
restava
ancora, malgrado il
freddo
, a
guardare
.
-
Vedi
che è
meglio
qui?
Dentro
non si
vede
nulla;
c'
è troppa
confusione
...
Dopo
un
quarto
d'
ora
,
cominciò
l'
uscita
, più
disordinata
, tra le
grida
degli
strilloni
che
vendevano
il
discorso
della
Corona
, l'
incrociarsi
dei
comandi
militari
, il
rotolare
delle
carrozze
. Suo
marito
non veniva ancora; ella
credeva
di
capire
che l'
amica
avesse da fare; e
vedendosi
sola
con quegli
estranei
, mentre la
fiumana
della
folla
rumoreggiava
sordamente
per le
vie
, il
cuore
le si
strinse
un poco. A un
tratto
fu
picchiato
all'
uscio
;
Balsamo
,
andato
ad
aprire
,
esclamò
:
- Oh, lei!... Venga avanti!... - Poi
presentò
: - L'
onorevole
Arconti
, la
signora
Duffredi
...
Il
deputato
aveva
stretto
la
mano
alla
Balsamo
e s'
inchinava
dinanzi a lei. Come gli
chiedevano
notizie
della
seduta
,
disse
:
- Un
discorso
infelicissimo
, una
freddezza
glaciale
, qualche
applauso
soltanto
al
passaggio
relativo
a
Roma
, alla
politica
estera
...
S'
impegnò
una
discussione
:
Balsamo
affermava
che
era
ben
fatto
,
poichè
tutti si
ostinavano
a
volere
quel
ministero
di
ciarlatani
; ella
disse
:
- Io
trovo
però che non si
dovrebbe
esporre
la
persona
del
re
.
- È
verissimo
... -
affermò
il
deputato
,
inchinandosi
un poco verso di lei.
Era
un
bruno
dagli
occhi
azzurri
, dalla
fronte
larga
, dalla
voce
penetrante
. La
discussione
si
allargava
;
spronata
dalla
presenza
del
deputato
, ella
dimenticava
la sua
tristezza
,
parlava
di
politica
,
attaccando
i
provvedimenti
eccezionali
proposti
contro la
Sicilia
.
Arconti
, che
sedeva
all'
opposizione
, le
dava
pienamente
ragione
. Il
tempo
passava
,
Guglielmo
non veniva ancora.
Enrichetta
propose
:
- Se vuoi
tornare
all'
albergo
... senza
cerimonie
, t'
accompagnerò
...
Allora
Arconti
s'
alzò
,
congedandosi
; ella gli
diede
a
stringere
la
mano
.
Andarono
al
Roma
;
Guglielmo
non s'
era
visto
. La
Balsamo
le
offrì
di fare un
giro
in
carrozza
; al
ritorno
,
incontrarono
Duffredi
che veniva dal
Milano
.
-
Dove
siete state? V'ho
cercate
per
terra
e per
mare
!...
- Ah, la
colpa
è nostra? -
disse
lei, con un
riso
un poco
forzato
.
Non
pensò
più a questo, nei
giorni
seguenti
,
stordita
dal
movimento
della
capitale
,
cominciando
a
conoscere
gente
per
mezzo
dell'
amica
, facendo qualche
visita
e
trovando
al suo
ritorno
le
carte
che gli
uomini
venivano a
lasciarle
, quella di
Arconti
fra gli altri. Di
giorno
, suo
marito
l'
affidava
spesso
ad
Enrichetta
, ma la
sera
restava
con lei, l'
accompagnava
in
visita
, la
conduceva
a
teatro
. Non
era
stata ancora al
Valle
: per la
Visita
di
nozze
Guglielmo
prese
un
palco
. Però,
dopo
tavola
,
mancando
ancora un'
ora
allo
spettacolo
,
disse
:
- Ci sono dei
Palermitani
all'
albergo
di
Spagna
; il
tempo
di
salutarli
...
Ella
restò
nella
sala
di
lettura
.
Sfogliò
dei
giornali
, degli
album
; una
ragazza
era
seduta
al
piano
, un
signore
la
guardava
ostinatamente
. Ella voleva
aspettare
lì
il
ritorno
di suo
marito
;
irritata
da quegli
sguardi
indiscreti
,
salì
in
camera
.
Preparò
le sue
cose
,
infilò
i
guanti
, poi si
mise
il
cappello
.
Suonarono
le otto e
mezzo
: l'
ora
dello
spettacolo
.
Cominciò
ad
essere
inquieta
.
Perchè
tardava
ancora? Quei
Palermitani
... se fossero
stati
un
pretesto
?... No, non
era
possibile
:
guardava
l'
uscio
,
aspettando
di
vederlo
apparire
.
Pure
, il
giorno
della
seduta
reale
, egli l'aveva
piantata
... Si poteva
trattare
d'una
coincidenza
, d'un
contrattempo
, come ne
sorgono
ad ogni
momento
nelle
grandi
città
.
Suonarono
le nove meno un
quarto
. Non avrebbe
perduto
poi molto; ma
era
noioso
aspettare
...
Sedette
,
girando
uno
sguardo
per la
camera
,
esaminandola
a
parte
a
parte
,
pensando
a tutta la
gente
che
era
passata
di
lì
,
porgendo
l'
orecchio
,
scuotendosi
a ogni
squillo
di
campanello
... Le nove. Si
alzò
, di
scatto
. Egli
era
andato
a
trovare
qualcuna, una
donna
: i
Palermitani
erano un'
invenzione
,
impossibile
più
dubitarne
! Ella si
nascondeva
il
viso
tra le
mani
,
esclamava
: "Ed è
vero
?...
dopo
due
mesi
di
matrimonio
?...
Dio
mio!...
Dio
mio!..." Avrebbe voluto
andar
fuori,
cercarlo
, non
sapeva
dove
; sarebbe
andata
dai
Balsamo
, si sarebbe fatta
aiutare
da loro... No, a quell'
ora
essi non erano in
casa
... E a un
tratto
il
sentimento
angoscioso
della
solitudine
, dell'
isolamento
, la
riprese
, in quella
camera
piena
di
silenzio
, in quell'
albergo
popolato
di
stranieri
, di
gente
enimmatica
, di
persone
raccogliticcie
che si
disperdevano
incessantemente
; in quella
gran
città
dove
nessuno la
conosceva
,
dove
avrebbe potuto
morire
senza che nessuno si
accorgesse
di lei...
Adesso
aveva
paura
, non
levava
gli
occhi
dall'
uscio
, con l'
idea
che qualcuno potesse
entrare
, a
rubarla
, a
violentarla
...
Sciocca
,
sciocca
! non veniva nessuno, non veniva neppur lui, la
lasciava
sola
, così! a
palpitare
d'
angoscia
, di
gelosia
, a
piangere
di
tristezza
!... Le nove e
mezzo
!...
Rabbiosamente
, si
tolse
il
cappello
,
buttandolo
sul
divano
, si
tolse
i
guanti
facendone
saltare
i
bottoni
. A un
tratto
, l'
uscio
si
schiuse
.
- Mi son
fatto
aspettare
... Non sei
pronta
?...
Andiamo
.
Ella
disse
,
freddamente
:
-
Grazie
, non vengo.
-
Perchè
? Sono le nove e un
quarto
... non sarà neppur
finita
la
musica
, ancora... M'hanno
trattenuto
, cosa vuoi,
c'
era
Sampieri
che non
vedevo
da
anni
...
Andiamo
,
via
...
Con la
tentazione
di
cedere
, ma col
bisogno
di
sostenersi
, ella
rispose
:
-
Grazie
, ti
lascio
libero
.
Va'
con i tuoi
amici
...
Egli la
guardò
un poco.
Aspettandosi
un'altra
esortazione
, ella si
preparava
a
piegarsi
. L'altro invece
disse
,
duramente
:
-
Cos'
è, una
scena
?
Un
impeto
di
ribellione
fu per
sollevarla
, ma si
frenò
. Con una
voce
piena
di
lacrime
,
disse
:
-
Perchè
una
scena
?... Tu vuoi che venga a
teatro
; io ti
ringrazio
; è
tardi
, sono
stanca
... che
c'
è di
male
?
Egli non le
chiese
perdòno
,
ostentò
da quella
sera
di non
lasciarla
un
momento
, come
sacrificandosi
,
fin
quando ella stessa non gli
restituì
la sua
libertà
, per non
vedergli
sempre quell'
aria
rannuvolata
.
Adesso
,
affittava
spesso
due
cavalli
e uno
stage
, e se ne
andava
guidando
per la
città
e per la
campagna
. Qualche
volta
la
prendeva
con
sè
, ma
ordinariamente
la
lasciava
con la
Balsamo
. Certi
giorni
riceveva
delle
lettere
col
francobollo
da cinque
centesimi
, delle
lettere
di
città
, che non
lasciava
sul
tavolo
come le altre - e
tornava
a
piantarla
!
Adesso
ella non poteva avere più
dubbii
.
Abbandonata
sopra una
poltrona
,
fermando
gli
occhi
sopra un
punto
di quel
tappeto
rosso
e
giallo
il cui
disegno
si
confondeva
nell'
intensità
della
fissazione
, ella
assisteva
alla
rovina
delle sue
speranze
, delle sue
lusinghe
, col
cuore
stretto
,
vedendo
buio
dappertutto
, nel
presente
, nell'
avvenire
. Forse egli non la
tradiva
, sarebbe stata una
mostruosità
troppo
grande
; ma
era
quello il
contegno
d'un
marito
affettuoso
, in
piena
luna
di
miele
?
Dopo
tre
mesi
di
matrimonio
!... Che cosa sarebbe dunque
stato
fra due
anni
?... Quali
torti
aveva verso quell'
uomo
perchè
egli la
trattasse
così? Il
torto
di avergli
creduto
?... A
volte
,
ripensando
alla
storia
del suo
fidanzamento
, alle
esitazioni
, ai
contrasti
, si
diceva
: "La
colpa
è mia! Avrei
dovuto
comprendere
che non mi
amava
, non avrei
dovuto
farmi
abbagliare
dall'
invidia
di cui ero
oggetto
!..." Ma se egli l'aveva
domandata
? V'
era
forza
che potesse
costringere
un
uomo
a
chiedere
la
mano
d'una
ragazza
, a
sposarla
?...
Perchè
dunque l'aveva
sposata
?
Perchè
le aveva
detto
che le voleva
bene
?... Egli non
era
stato
leale
- e la
slealtà
era
l'
insopportabile
, per lei.
Adesso
, le
cuoceva
di
tacere
, di non
chiedergli
ciò che lo
attirava
altrove. Ella avrebbe voluto
drizzarglisi
innanzi e
dirgli
: "Tu hai un'
amante
! tu mi
trascuri
per un'altra!..." Avrebbe voluto
gridargli
, quand'egli
mendicava
dei
pretesti
: "Non
mentire
! Io
so
dove
vai
!..." Però
taceva
, con la
speranza
d'
ingannarsi
, con la
paura
d'
inasprirlo
,
sentendo
la
durezza
del suo
carattere
dalla sua
voce
, dai suoi
sguardi
, dai suoi stessi
silenzii
...
Quella
vita
della
capitale
, che le
era
sembrata
tanto
attraente
,
finiva
per
tediarla
: la
gente
che
conosceva
le
pareva
comune
,
volgare
; ma forse non
era
tale l'
altissima
società
, l'
aristocrazia
nera
, l'
entourage
della
Corte
, la
colonia
straniera
. Avrebbe voluto
penetrare
nel
centro
dell'
élite
, farne
parte
anch'ella: una
figura
secondaria
non le
conveniva
. Suo
marito
era
superbo
, non voleva
piegarsi
a
sollecitare
delle
presentazioni
,
dava
un
nome
ingiurioso
ai
signori
romani
- forse
perchè
li
invidiava
... Il
ballo
della
contessa
Vannitelli
,
dove
era
stata
invitata
,
dove
era
andata
con un'
ansia
secreta
,
aspettandosi
quasi di
vedervi
un altro
mondo
, e del quale i
cronisti
avevano
fatto
dei
resoconti
mirifici
, le
era
parso
una
povera
cosa; a
Palermo
c'
era
di
meglio
! Il
Fanfulla
aveva
parlato
di lei,
sbagliando
il
colore
del suo
abito
e
chiamandola
principessa
di
Casàura
. Ella aveva
protestato
,
sorridendo
, con le sue
conoscenze
; in
fondo
, l'
errore
le faceva
piacere
.
Però la sua prima
disposizione
a
trovare
tutto più
bello
e più
degno
,
era
cangiata
: la
duchessa
di
Martorina
le
era
parsa
un
facchino
della
Kalsa
, con quel suo
faccione
lungo
color
mattone
; la
famosa
Ernestina
di
Carpignano
, che a
detta
dei
giornali
cantava
così
bene
, un
pavone
crocidante
; l'
elegante
marchese
di
San
Fiorenzo
una
caricatura
da
Journal
amusant
: ed ella ne
sentiva
di
belle
, sul
conto
della
cosidetta
buona
società
. Nel
pomeriggio
,
traversando
il
Corso
in
carrozza
di
rimessa
con la
Balsamo
, l'
amica
le
diceva
gli
scandali
di cui questa o quella delle
signore
con cui s'
incontravano
era
stata od
era
l'
eroina
, e la sua
stupefazione
non
conosceva
poi
limiti
quando l'altra le
additava
gli
uomini
per cui esse si
perdevano
: delle
figure
brutte
o
ridicole
, certe
barbe
da
caproni
, delle
esagerazioni
di
toletta
, delle
arie
buffe
da
irresistibili
...
Suo
marito
,
adesso
, la
lasciava
quasi ogni
giorno
per un'
ora
o due; la
tristezza
di lei
cresceva
,
cresceva
, come la
tristezza
del
cielo
invernale
,
gonfio
di
nubi
sfilanti
l'una sull'altra in
processione
. E come le
nubi
si
vuotavano
in
pioggia
lunga
,
interminabile
, ella quasi
piangeva
,
pensando
alla sua
casa
lontana
, al
cielo
ridente
che aveva
lasciato
. Ma se non
era
sola
, si faceva
forza
,
ostentava
una
serenità
che non aveva; e specialmente dinanzi ad
Enrichetta
si
studiava
di
mostrarsi
allegra
e
felice
. Nella sua
debolezza
, l'
orgoglio
la
sosteneva
; non voleva che nessuno s'
accorgesse
del suo
dolore
, si
ribellava
all'
idea
di
suscitare
l'altrui
compassione
.
Però, malgrado quello
studio
, l'
amica
pareva
accorgersi
di qualche cosa, le
leggeva
in
viso
la sua
tristezza
. Un
giorno
che ella aveva gli
occhi
rossi
di
pianto
contenuto
, le
chiese
:
- Che
cos'
hai? Ti
senti
male
?
- Sì, un poco... sono
nervosa
... questo
tempo
m'
irrita
.
L'altra
scosse
il
capo
.
- Tuo
marito
potrebbe
lasciarti
meno
sola
!...
Tacquero
entrambe. Ella aveva la
tentazione
di
confidarsi
a lei, di
chiederle
consigli
,
comprendendo
che
doveva
sapere
qualche cosa. Ma non si
decideva
, non voleva
arrendersi
.
- La
colpa
,
scusami
, -
riprese
la
Balsamo
- è anche un po' tua.
Perchè
resti
a
Roma
?...
Perchè
non
torni
a
Palermo
?...
- Si, hai
ragione
.
La
sera
, come
Guglielmo
le
parlò
d'una
lettera
d'
affari
che aveva
ricevuta
dal suo
amministratore
, ella
disse
:
- Tu vuoi
restare
ancora qui?...
Egli
fissò
un poco lo
sguardo
, poi
rispose
:
- Io non voglio nulla... faccio quel che ti
piace
.
- Allora
torniamo
a
casa
?
-
Torniamo
a
casa
.
Ella
lasciò
con un
senso
di
sollievo
e quasi di
liberazione
quel
mondo
che da
lontano
le
era
parso
così
bello
. Aveva
fretta
di
assaporare
le
soddisfazioni
che la sua
posizione
le avrebbe
procurate
in un
ambiente
propizio
, in
mezzo
ad una
società
conosciuta
.
A
Palermo
, per la sua
parentela
, per la sua
posizione
, ella
troneggiava
. Erano una
stazione
di
carrozze
signorili
, il
martedì
, le
vicinanze
di
casa
Duffredi
;
era
una
successione
di
visite
nel suo
salotto
giallo
, dalle tre alle sei: ella si
sentiva
avvolta
dagli
sguardi
di
ammirazione
degli
uomini
, dagli
sguardi
d'
invidia
delle
donne
, che avevano intanto sulle
labbra
le
frasi
melliflue
dell'
amicizia
più
affettuosa
. "Come stai
bene
,
cara
!... sei un
amorino
,
oggi
!... Già qualunque cosa tu
metta
, sei sempre un
amore
!... Come sei
felice
di avere questa
bella
casa
,
dove
tutti
dipendono
da un tuo
cenno
!... Che cosa ti
resta
da
invidiare
?..." Ne
conveniva
anch'ella,
sorridendo
di
compiacenza
, quando
Stefana
,
richiamata
da
Milazzo
, la
vestiva
da
capo
a
piedi
,
esclamando
, con le
mani
giunte
: "Come sei
bella
!
sembri
una
regina
!" quando il
cameriere
in
livrea
nell'
anticamera
s'
inchinava
al suo
passaggio
e un altro
domestico
le
reggeva
la
coda
dell'
abito
per le
scale
,
fino
alla
carrozza
di cui il
lacchè
spalancava
lo
sportello
, col
cappello
in
mano
e gli
occhi
a
terra
; quando nell'
entrare
in un
salotto
od al
teatro
, o nell'
attraversare
le
strade
destava
una
corrente
di
sguardi
ammiratori
, un
mormorio
di
lodi
; quando
presiedeva
le
feste
che facevano
accorrere
nei suoi
saloni
tutta la
Palermo
ricca
,
nobile
ed
elegante
. Erano dei
giorni
sereni
,
felici
, sempre
eguali
, con suo
marito
che
tornava
ad esser
buono
con lei, che non le faceva
mancar
nulla, che
pareva
non
pensare
se non a lei.
Adesso
, ella
dettava
legge
, nel
circolo
delle sue
conoscenze
; ciò che ella
portava
veniva
copiato
, i suoi
consigli
erano
sollecitati
da tutte, il
soggiorno
di
Roma
le aveva
costituita
un'
autorità
e
adesso
la
distanza
abbelliva
i
ricordi
del suo
viaggio
. Ella
parlava
con una
specie
di
orgoglio
di ciò che aveva
visto
, delle
conoscenze
che aveva fatte,
sentendo
che esse le
conferivano
importanza
, non
trovando
più i
difetti
, le
ridicolaggini
che l'avevano
colpita
nella
gente
di cui
ora
parlava
con
interesse
,
trovandoli
e
mettendoli
in
evidenza
, nell'
intimità
, con una
schiettezza
di
buon
umore
a cui nessuno
resisteva
.
- Come sei
allegra
!... Come sei
spiritosa
!... La
felicità
ti si
legge
negli
occhi
!... Tu l'hai
meritata
...
Quelle che un
tempo
avevano
parlato
contro di lei, la
Carduri
,
Giovannina
Leo
maritata
adesso
con
Platamone
,
Sara
Màscali
ora
marchesa
di
Friddi
, le facevano la
corte
,
sollecitavano
degli
inviti
: lei
dimenticava
il
passato
, le
accoglieva
come le
buone
amiche
, come
Bice
Emanuele
, come
Anna
Sortino
, come
Giulia
; e un
giorno
rimase
stordita
,
credendo
d'aver
udito
male
, quando,
parlando
appunto
della
Sortino
,
Giulia
le
disse
:
-
Sai
, non
c'
è molto da
fidarsene
... non è tanto
fedel
quanto
gagliarda
... Di te, per
esempio
, ha
detto
certe
cose
...
- Che
cose
?
- Quelle che
dicono
le altre, le
cattive
: che sei
superba
... che vuoi
schiacciar
tutte noi col tuo
lusso
... che a lungo
andare
rovinerai
tuo
marito
...
- Lei?... Lei ha
detto
questo?
La sua
mente
si
smarriva
, dinanzi a quella
rivelazione
di una
perfidia
che niente
giustificava
.
Comprendeva
che le
antiche
nemiche
parlassero
ancora contro di lei, malgrado, anzi a
ragione
del suo
perdòno
; ma che cosa aveva
fatto
a colei, per esser
giudicata
così? Chi aveva
detto
a colei di
rivolgerle
tante
lodi
melate
, tante
proteste
di
amicizia
? La
sincerità
era
dunque una cosa molto
difficile
?... E nei
disinganni
che
cominciavano
, ella
acquistava
una
maggior
coscienza
di
sè
, della
dirittura
del suo
carattere
, della
superiorità
del suo
animo
. Come potevano
dire
che ella
rovinasse
suo
marito
, quando
era
egli stesso che le aveva
assegnata
una
specie
di
pensione
,
cinquecento
lire
il
mese
, con le quali ella
doveva
pensare
a quanto le
occorreva
, dalle
scarpe
ai
cappellini
, dagli
spilli
alle
gioie
?
Perchè
non avevano, quelle altre, la stessa
abilità
di lei nello
spendere
, nel
sapersi
mettere
, in
modo
da far
figurare
per dieci ciò che le
costava
cinque? Se
Guglielmo
stesso
era
il
primo
a
volere
che ella non si facesse
eclissare
da nessun altra?...
La
vanità
era
una delle
molle
più
forti
del
carattere
di lui; ella
adesso
cominciava
a
giudicarlo
.
Profondeva
regalmente
il suo
denaro
, a
cavalli
, a
pranzi
, a
ricevimenti
, per fare la prima
figura
, non
ammettendo
di esser
soverchiato
da nessuno. Quando
parlava
della sua
casa
, della sua
nobiltà
,
era
inesauribile
;
sapeva
a
memoria
tutto il
capitolo
del
Teatro
genealogico
di
Sicilia
del
Mugnos
,
dove
si
discorreva
della sua
famiglia
,
Duffredi
o
Duffrè
era
una
corruzione
di
Umfredo
; sotto gli
Svevi
i suoi
discendenti
erano
stati
perseguitati
; ma un
Guglielmo
,
schieratosi
con
Carlo
d'
Angiò
e
pugnando
per lui a
Benevento
, aveva
ottenuto
feudi
ed
onori
. Col
Vespro
, la
fortuna
della
famiglia
fu ancora
travolta
; ma
Federico
II d'
Aragona
la
rialzò
,
creando
un
Roberto
Duffredi
barone
di
Marzallo
; i
titoli
di
principe
di
Casàura
e di
marchese
di
Lojacomo
erano più
recenti
,
datando
da
Filippo
V.
I
nomi
ricorrenti
nell'
albero
genealogico
erano quelli di
Ruggero
, di
Tancredi
, di
Roberto
, di
Guglielmo
; egli stesso, quand'
era
stato
in
Francia
, aveva
fatto
stampare
sulle sue
carte
da
visita
:
Guillaume
Duffré
d'
Hauteville
e
parlava
adesso
di
rivendicare
stabilmente
e
legalmente
il d'
Altavilla
come
secondo
cognome
.
Dal suo
soggiorno
di
Russia
, aveva
portata
un'
ammirazione
sconfinata
per lo
Czarevitch
, che
era
il suo
modello
; il
taglio
delle sue
livree
era
copiato
su quelle dello
Czarevitch
,
fumava
i
sigari
che
fumava
lo
Czarevitch
, i suoi
fucili
e i suoi
revolver
uscivano
dalla stessa
fabbrica
che
forniva
lo
Czarevitch
; tanto che pei suoi
amici
era
diventato
un
continuo
soggetto
di
scherzo
.
- Queste
scarpe
sono come quelle dello
czarevitch
?... Questi
bottoni
chi li
porta
, lo
czarevitch
?"...
Il
vecchio
marchese
era
con lei molto
affezionato
: le faceva sempre dei
piccoli
regali
, la voleva
spesso
con
sè
nel
quartiere
che
occupava
al
pian
terreno
, per
evitare
le
scale
. Che
modi
da
gran
signore
egli aveva! Appena la
vedeva
entrare
, s'
alzava
a
dispetto
della
gotta
, le
baciava
la
mano
,
restava
ostinatamente
in
piedi
fin
quando ella non
era
seduta
, non
rimetteva
il suo
berretto
se non
dopo
lunghe
insistenze
.
- Ma si
copra
,
zio
!
prenderà
un'
infreddatura
, altrimenti!
Il
secreto
di quella
cavalleresca
galanteria
era
perduto
! Egli stesso
criticava
l'
educazione
moderna
,
cominciando
da quella del
nipote
; e la sua
conversazione
era
interessantissima
,
piena
di
ricordi
del
passato
regime
, di
aneddoti
intorno
ai
personaggi
della
Corte
, alle
rivoluzioni
del 20 e del 48. In
cuor
suo,
era
rimasto
fedele
alla
casa
di
Borbone
; e questo
dava
origine
a
liti
cortesi
,
perchè
ella
esaltava
la
virtù
dei
Savoia
, l'
eccellenza
del
governo
costituzionale
, la
grandezza
della
nuova
nazione
.
- E la
chiamate
una
nazione
,
nipote
mia? Ma è il
mantello
d'
Arlecchino
! Com'è
possibile
cucire
insieme
il
Piemonte
e la
Sicilia
,
Milano
e
Napoli
,
gente
diversa
,
costumi
opposti
,
tradizioni
che si
pigliano
a
pugni
?
- Sarà l'
azione
del
tempo
!
Contentiamoci
per
ora
dell'
unità
politica
, verrà poi quella
reale
.
Egli
scuoteva
il
capo
,
rimpiangendo
i
tempi
dell'
autonomia
siciliana
, della
monarchia
nazionale
.
- Non
sapete
dunque che siete una d'
Altavilla
? -
aggiungeva
,
mezzo
serio
mezzo
sorridente
.
- Ma fummo
usurpatori
anche noi! -
replicava
ella, sullo stesso
tono
. - Venimmo di
Normandia
a
conquistar
l'
isola
!
Egli s'
inchinava
, come non potendo o non volendo
opporre
nulla a tale
argomento
. Del
resto
, quella
era
una
mania
di
famiglia
:
Guglielmo
non
negava
al
re
il
diritto
di
conferire
al
figlio
del
principe
Amedeo
il
titolo
di
Duca
di
Puglia
,
appartenendo
esso alla loro
casa
? Ella
sorrideva
un poco di tutto questo; ma in
fondo
se ne
compiaceva
. Anche per
ischerzo
, chi avrebbe potuto
dire
altrettanto? E
trovava
che suo
marito
, oltre alla
nobiltà
regale
,
era
d'una
eleganza
estrema
. Ella
conosceva
tutti i
giovani
amici
di lui, che erano anche fra i più
lancés
di
Palermo
;
Alfredo
Basile
, così
allegro
e
pieno
di
spirito
; il
conte
di
Caldarera
, lo
spadaccino
famoso
; il
marchese
Lauria
, la cui
fronte
seria
era
velata
di
tristezza
; altri ancora, in
mezzo
ai quali non
trovava
qualcuno che
valesse
molto più di
Guglielmo
.
Egli non voleva però che
fosse
troppo
attorniata
dai
giovanotti
, che
ballasse
troppo, che
parlasse
a lungo con una stessa
persona
.
Era
geloso
?... Dunque l'
amava
! Tutta
lieta
della sua
scoperta
, ella
protestava
amabilmente
,
cercava
di fargli
intendere
ragione
.
- Tu
credi
che io
noti
questa
gente
?... Ma neppure per
sogno
!... Tu
vali
più di tutti!...
Ai
balli
, erano dei
complimenti
stupidi
, sempre gli stessi: "
Felice
quella
camelia
!... Vorrei
essere
al
posto
di quelle
violette
... I vostri
occhi
offuscano
i
brillanti
!..." Ella
rideva
di quelle
galanterie
, le
metteva
in
canzonatura
con le
amiche
; però le
piacevano
, le
provocava
:
dietro
a quegli
omaggi
stereotipati
c'
era
il
riconoscimento
della sua
bellezza
, ed ella aveva
bisogno
delle
lodi
, delle
adulazioni
e del
trionfo
. Non
distingueva
nessuno in quella
massa
di
giovanotti
, di
uomini
maturi
, di
vecchi
che si
alternavano
al suo
fianco
; però s'
appoggiava
con
eguale
abbandono
al
braccio
di ognuno,
piegava
un poco il
capo
di
fianco
con
egual
grazia
ad
ascoltare
ciò che tutti le
dicevano
,
rivolgeva
a tutti gli stessi
sorrisi
con uno stesso
frequente
palpitare
di
ciglia
; e quando suo
marito
la
rimproverava
,
portandole
ad
esempio
le altre che
tenevano
la
gente
a
distanza
, ella
rispondeva
:
- Ma che posso farci, se sono fatta così?
Una
quistione
grossa
, la
sera
delle
tolette
di
gala
,
era
quella della
scollatura
: egli la
trovava
sempre troppo
bassa
,
esclamava
che
era
un'
indecenza
,
pretendeva
che
mostrasse
appena la
gola
.
- Allora tanto
vale
andare
montante
! Si
transige
fin
qui?...
Alla
luce
delle
candele
che si
struggevano
con
fiamme
lunghe
sulla
toletta
e sui
bracciali
del
grande
armadio
a
specchio
, le
rose
della sua
carnagione
si
animavano
, il
sangue
giovane
e
sano
si
vedeva
fluire
attraverso quel
marmo
vivente
, e il
seno
sbocciava
,
fiore
carnale
, dall'
anfora
serica
del
busto
, e l'
oro
della
chioma
aveva
fulgori
matti
, e da tutta la
persona
esalava
,
incenso
sottilissimo
, un
profumo
così
inebbriante
, che ella
appressava
la
bocca
all'
alto
del
braccio
,
dove
il
guanto
finiva
, e quasi
addentava
la
polpa
morbida
e
soave
. Con le
piccole
mani
levate
,
dipanava
poi
lievemente
i
riccioli
della
fronte
e della
nuca
,
assestava
tutta la
massa
sapientemente
composta
dei suoi
capelli
appoggiando
le
palme
alle
tempie
, e si
mordeva
le
labbra
per farle venire più
vive
, intanto che si
svolgeva
ai suoi
occhi
abbacinati
dalle
fiamme
la
visione
del
mondo
eletto
e
felice
che l'
aspettava
coi suoi
sorrisi
, con le sue
armonie
, con le sue
ebbrezze
... A un
tratto
, le
braccia
le
ricascavano
pesantemente
lungo i
fianchi
. Una
domanda
si
presentava
al suo
spirito
:
perchè
quella
gioia
? a che pro? E
fin
quando?... La
vanità
di tutto le si
rivelava
; come al
tempo
della
fanciullezza
,
pensava
che le
feste
duravano
poco: i
suoni
si sarebbero
dispersi
, le
luci
si sarebbero
spente
, un
giorno
la
gioventù
sarebbe anch'essa
svanita
e la
bellezza
distrutta
...
Irrigidita
,
stecchita
dinanzi all'
alto
specchio
che la
rifletteva
da
capo
a
piedi
, con le
braccia
pendenti
come
cose
inerti
e con gli
occhi
socchiusi
, ella si
vedeva
morta
,
vestita
di quello stesso
abito
bianco
col quale avrebbe voluto esser
composta
nella
bara
, e un
brivido
le
passava
per tutto il
corpo
all'
idea
che i
becchini
, che le
mani
orribili
dei
becchini
avrebbero
toccato
il suo
corpo
... La
voce
di
Guglielmo
la
strappava
alla
lugubre
idea
; ella si
avvolgeva
nel
mantello
che
Stefana
reggeva
pel
bavero
; e intanto che la
carrozza
correva
rapidamente
nella
notte
e che suo
marito
l'
annebbiava
col
fumo
della
sigaretta
, ella si
portava
una
mano
al
seno
abbassando
nascostamente
la
ruche
di cui il
corpetto
era
orlato
per
accrescerne
ancora un poco la
scollatura
.
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