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Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
L'illusione
PARTE SECONDA.
VIII.
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VIII.
Arrivarono
a
Palermo
che il
marchese
non
era
morto
ancora; ma il
disfacimento
del suo
corpo
rassomigliava
alla
putrefazione
di un
cadavere
. Nella
stanza
dell'
ammalato
si
diffondeva
un
cattivo
odore
intollerabile
, che la
disinfezione
all'
acido
fenico
inaspriva
. Col suo
viso
come di
cera
e col suo
sguardo
lucente
, egli
metteva
paura
.
Guglielmo
stava tutto il
giorno
al
capezzale
del
moribondo
; ella
andava
a
trovarlo
vincendo
un'
intima
ripugnanza
, facendosi
forza
,
dicendosi
che
era
un
dovere
; e la
tristezza
di quella
lenta
agonia
la
guadagnava
a poco a poco. Suo
figlio
,
guastato
ancora più dalle
moine
della
zia
e di
Stefana
,
era
insopportabile
, stava tutto il
giorno
nella
corte
con una
frusta
in
mano
, in
compagnia
degli
stallieri
e dei
lacchè
, a
veder
strigliare
i
cavalli
,
lavare
le
carrozze
e
forbire
i
guarnimenti
,
imitando
i
cocchieri
in tutte le loro
mosse
,
passando
una
corda
alla
bocca
di un
mozzo
di
stalla
come un
morso
e facendolo
trottare
a
furia
di
frustate
. Suo
padre
si
estasiava
dinanzi a quelle
monellerie
; ella quasi non
riconosceva
il
frutto
delle sue
viscere
in quel
piccolo
carrettiere
che aveva sempre le
mani
sudicie
e i
calzoni
laceri
, e che
bestemmiava
come un
turco
. Fu una
festa
ritrovarsi
con
Giulia
, ma l'
amica
in quel
tempo
aveva avuto dei
motivi
di
dolore
;
dicevano
che
Toscano
la
trascurasse
per
correre
nuove
avventure
. E le altre
compagne
non si
vedevano
più;
Enrichetta
Balsamo
aveva
lasciato
Palermo
per
Trapani
,
Bice
Emanuele
era
scomparsa
dal
mondo
, suo
marito
la
maltrattava
in tutti i
modi
:
ubbriaco
,
vizioso
,
sciupava
tutto per i suoi
capricci
facendo
mancare
a lei
perfino
il
bisognevole
. Ella avrebbe voluto
andare
a
trovarla
:
Giulia
le
disse
che l'
amica
non
vedeva
gente
volentieri
. La
compagnia
di tutte le altre, quando ebbe
finito
di
riferir
loro quel che aveva
fatto
e
visto
alla
capitale
, non
era
molto
divertente
; ella
scopriva
adesso
in loro tanti
difetti
! Le
lettere
di
Paolo
erano il suo
compenso
.
Egli le
dirigeva
alle sue
iniziali
,
ferme
in
posta
,
Stefana
doveva
andare
a
prenderle
. Però la
vecchia
serva
le aveva
chiesto
:
- Chi ti
scrive
?
- Un'
amica
.... una
signora
romana
,
divisa
dal
marito
....
- E
perchè
non
mette
l'
indirizzo
giusto
?
-
Sai
,
Guglielmo
ha tante
fisime
pel
capo
.... non vuole che io la
tratti
, per la sua
posizione
.
La
donna
scosse
il
capo
....
-
Bada
.... non
commettere
imprudenze
....
- Di che
imprudenze
parli
?... Mi
secchi
anche te, con le tue
osservazioni
!...
Ella aveva fatta la
voce
grossa
, per
darsi
ragione
;
Stefana
rispose
,
dolcemente
:
-
Va
bene
,
va
bene
, non t'
inquietare
....
E
andava
a
prendere
le
lettere
, senz'altro. Da quei
fogli
traboccava
la
passione
,
esalavano
ardenti
sospiri
e
supplici
invocazioni
.
Paolo
ricordava
l'
estasi
godute
, le
dolcezze
assaporate
, il
tremore
delle
labbra
unite
alle
labbra
, l'
inabissamento
degli
sguardi
negli
sguardi
, i
fremiti
, gli
spasimi
, le
voluttà
. Dei
rimproveri
indiretti
gli
sfuggivano
di tanto in tanto; poi li
disdiceva
,
domandando
perdono
e
chiamandola
: "Vieni,
soave
amore
,
grazia
infinita
,
splendore
abbagliante
,
sola
anima
,
unica
forma
; vieni, ch'io
beva
il tuo
riso
, ch'io
aspiri
le tue
parole
, ch'io mi
inebrii
della tua
portentosa
visione
...." Alcune
volte
scriveva
dalla
Camera
, sui
foglietti
con l'
intestazione
azzurra
,
mescolando
le
frasi
appassionate
alle
descrizioni
dell'
ambiente
: "Come il tuo
ricordo
è
vivo
,
presente
,
immortale
! Tu mi stai al
fianco
, mi
sorridi
: eccoti, io ti
contemplo
.... La
volgarità
di questo
luogo
è
riscattata
: tu vi venisti un
giorno
: le
cose
che tu hai
mirate
non
acquistano
nuove
virtù
?... Ti
ricordi
di quel
giorno
? Io
vedevo
i tuoi
occhi
che mi
cercavano
,
compresi
che eri venuta per me.... Qualcuno mi
suggerisce
delle
osservazioni
;
vedendomi
scrivere
e
alzare
il
capo
,
crede
ch'io
prenda
degli
appunti
. Che
pietà
mi fanno! Che
vuoti
rumori
sono quelli che mi
feriscono
l'
orecchio
! Come tutto è
inutile
al
mondo
,
fuorchè
il tuo
sorriso
!... Hanno
chiamato
il mio
nome
, non
so
che cosa ho
risposto
. Io vengo qui per
animare
della tua
visione
questo
luogo
; io voglio
associare
il tuo
ricordo
a tutte le
cose
,
scrivere
il tuo
nome
dovunque
: gli
amanti
che verranno
dopo
,
sdegneranno
l'
oggetto
dell'
amor
loro,
pensando
a te... Un altro
imbecille
discorre
,
discorre
,
discorre
, con una
voce
monotona
, con un
gesto
automatico
. Io vorrei
alzarmi
,
gridargli
di
tacere
,
cantar
le tue
lodi
...."
Gli
rispondeva
, un
pomeriggio
sereno
di
marzo
, con un
bel
raggio
di
sole
che
penetrava
fino
sul suo
piccolo
tavolo
e
indorava
il
foglietto
a lui
destinato
, quando
intese
delle
voci
, il
portone
girare
sui
cardini
e
chiudersi
. Ebbe appena il
tempo
di
nascondere
la sua
lettera
in
fondo
al
cassetto
, che
Guglielmo
entrò
dicendo
:
- Se n'è
andato
....
Bebè
, nella
corte
,
dietro
il
portone
chiuso
,
continuava
a
guidare
un
carrettino
al quale aveva
attaccati
due
cani
; suo
padre
parlava
del
testamento
che
era
in
consegna
del
notaio
Denaro
. Ella non
udiva
, tutta
presa
dall'
idea
della
morte
,
pensando
a quell'
esistenza
passata
tra gli
splendori
,
trascinata
miseramente
tra gli
attacchi
del
male
ed
ora
spenta
per sempre. Chi avrebbe
detto
al
galante
cavaliere
trionfante
per la sua
eleganza
e pel suo
spirito
nel
fasto
della
corte
borbonica
, quella
fine
triste
e
dolorosa
che nessuna
cara
compagnia
aveva
confortata
? Dov'erano i
giorni
dei suoi
amori
e delle sue
fortune
? E che
cos'
era
questa
vita
, la cui
durata
costava
tante
pene
e che
finiva
così?
Ella
restava
piena
d'una
vaga
malinconia
; non avrebbe
creduto
che quell'
avvenimento
previsto
dovesse
produrle
tanta
impressione
. La
sera
,
rimasta
sola
,
riprese
la sua
lettera
a
Paolo
; gli
scrisse
: "L'
amarezza
si
aggiunge
all'
amarezza
; a
rendermi
più
triste
questa
separazione
si
aggiunge
l'
ala
della
morte
distesasi
accanto a me. Nessun
legame
di
sangue
mi
univa
al
povero
vecchio
che ha
cessato
di
soffrire
, ma la sua
dipartita
mi ha
fatto
pensare
a tante
cose
angoscianti
.
Consolami
tu,
dimmi
che m'
ami
, che m'
amerai
sempre..."
Suo
marito
, quando
lesse
il
testamento
nel quale si
nominava
erede
il
bambino
anzichè
lui,
entrò
in una
collera
sorda
, che non
potendosi
sfogare
apertamente
, si
tradiva
ad ogni
momento
, a
proposito
di nulla. Egli avrebbe voluto esser
padrone
di quella
sostanza
,
disporne
come di cosa propria. L'
incompatibilità
dei loro
caratteri
si
rivelava
nuovamente
in quella
circostanza
: quantunque ella
fosse
certa dell'
eredità
, delle
lacrime
di
commozione
le avevano
gonfiato
gli
occhi
nell'
apprendere
le
disposizioni
testamentarie
, l'
atto
sempre
generoso
del
vecchio
che
legava
una
fortuna
al
frutto
delle sue
viscere
; suo
marito
, invece, se la
prendeva
col
morto
, le
dava
lo
spettacolo
disgustoso
d'una
recriminazione
volgare
.
- A te od a tuo
figlio
, -
osservava
ella - non è la stessa cosa?
- Ah, è la stessa cosa? La stessa?... E la
baracca
chi la
tiene
in
piedi
, tu forse?... Sono
stato
ingannato
come un
gonzo
!...
Da qualche
parola
sfuggita
all'
amministratore
, ella aveva
compreso
che si
trovava
in
imbarazzi
, che aveva
fatto
dei
debiti
contando
di
pagarli
con l'
eredità
. Ma egli non poteva
toccare
un
soldo
del
patrimonio
,
dovendo
rendere
i
conti
a suo
figlio
quando sarebbe
entrato
nell'
età
maggiore
. Ed a lei non
diceva
nulla della sua
situazione
finanziaria
- non la
credeva
neppur
capace
d'
intendere
queste
cose
!
Adesso
cominciavano
le
visite
di
condoglianza
, la
sfilata
delle
persone
che
chiedevano
l'
ammontare
dell'
eredità
dopo
aver
fatto
l'
elogio
del
morto
, che
nascondevano
male
la loro
invidia
, che
insistevano
nel
mettere
in
evidenza
la
fortuna
in cui si
risolveva
quella
disgrazia
. Lo
spettacolo
di tanta
ipocrisia
e di tanta
volgarità
la
disgustava
. Ella faceva delle
scettiche
riflessioni
sulla
commedia
del
mondo
,
pensava
di esser lei
sola
a
rimpiangere
sinceramente
il
povero
vecchio
.
Pel
tempo
che
richiedeva
la
sistemazione
degli
affari
, non si
parlava
di
tornare
a
Roma
. E
Paolo
scriveva
delle
lettere
sempre più
impazienti
,
minacciava
di
porre
ad
effetto
il
proposito
di
venirla
a
raggiungere
. "Il mio
pensiero
vola
sull'
ali
del
desiderio
alla
terra
felice
che
accoglie
l'
amor
mio. Il
cielo
vi è più
azzurro
, il
mare
più
calmo
, i
fiori
più
smaglianti
. I tuoi
sospiri
profumano
l'
aria
, la tua
presenza
nobilita
tutte le
cose
." Poi aveva
reclamato
il suo
ritratto
; ella ne
possedeva
uno
fatto
qualche
anno
prima, ma non le
pareva
che la
favorisse
molto. Ne
cercò
, per
aggiungerlo
a questo, un altro
fatto
da
ragazza
; ma nel
cofanetto
da
lavoro
in cui
rammentava
di averlo
riposto
, non lo
rinvenne
.
Frugò
da per tutto; non
riuscendole
di
trovarlo
,
mandò
l'altro solo. La
sparizione
di quel
ritratto
la fece
fantasticare
; chi poteva averlo
sottratto
?
Imaginava
che qualcuno dei suoi
adoratori
, per
possedere
la sua
effigie
, avesse
indotto
una
persona
di
servizio
a
rubarlo
. Però, non
osava
chiederne
a nessuno,
temendo
che venissero a
scoprire
la
ragione
delle sue
ricerche
... "
Fronte
adorata
,
purissima
,"
scriveva
Paolo
, "
sguardi
profondi
perduti
dietro
a una
visione
di
cielo
,
fior
della
bocca
appena
dischiuso
al
bacio
dell'
aura
,
fattezze
soavi
piene
di
grazia
e di
nobiltà
, io vi ho finalmente dinanzi, vi
copro
di
baci
, vi
mostro
il mio
cuore
... Io
amo
voi
sole
: voi siete
benigne
, vi
lasciate
contemplare
, non vi
nascondete
, non mi
fuggite
come quella
Superba
alla quale non
vo
' più, d'
ora
innanzi,
pensare
..." Delle
bouderies
fanciullesche
, delle
esagerazioni
ammirative
di cui ella
sorrideva
un poco; ma un'
atmosfera
d'
amore
sottile
ed
inebbriante
che si
sprigionava
da ogni sua
parola
, che l'
avvolgeva
come una
carezza
, che la faceva
sognare
ad
occhi
aperti
, che
scoloriva
i
romanzi
di
passione
coi quali ella
ingannava
la
lunghezza
dei suoi
giorni
.
Tornava
la
primavera
, il
verde
sulle
piante
, la
serenità
nel
cielo
.
Adesso
ella
usciva
un poco, faceva qualche
visita
. Il
nero
stava
meravigliosamente
alla sua
bellezza
bionda
,
dava
nuovo
risalto
alle
rose
della sua
carnagione
. Le
amiche
glie lo
dicevano
, durante le
visite
in cui non si
parlava
se non dell'
avvenimento
imminente
, le
corse
alla
Favorita
.
Poichè
il
lutto
era
ancora troppo
recente
, ella non poteva
andarvi
; ma non ne
provava
rammarico
,
pensando
che
Paolo
doveva
esserne
contento
. La
gelosia
non gli faceva
sentire
i suoi
morsi
?
Dopo
la
lettura
della
Fanny
di
Feydeau
, si
chiedeva
se anch'egli
fosse
geloso
del
marito
? E
giustamente
Paolo
scriveva
: "Un altro
uomo
ti sta al
fianco
, ti
parla
e t'
ascolta
, ha dei
diritti
su te!...
Stasera
,
dolce
amor
mio, non mi
chiedere
nulla; ho l'
anima
triste
più della
morte
. Se ti potessi
dire
tutto quello che
sento
, ti
farei
piangere
come io
piango
... No,
basta
; è troppo
soffrire
..." Quanta poca
ragione
aveva di esser
geloso
! Ella
era
un'
estranea
per suo
marito
. In
cuor
suo, se ne
rallegrava
; le
era
almeno
risparmiato
l'
orribile
tormento
che
dovevano
essere
le sue
carezze
. Però
scriveva
a
Paolo
che non si
fidava
più di
restar
lontana
da lui. Allora egli si
umiliava
,
diceva
di non
comprendere
come ella potesse
amarlo
tanto. "Io non ho nulla per esser
degno
dell'
amor
tuo; quanti
uomini
valgono
più di me!..." Ella gli aveva appena
risposto
protestando
contro quelle
parole
,
giurandogli
che non
pensava
neppure all'
esistenza
di altri
uomini
, quando suo
marito
le
annunziò
che il
principe
di
Lucrino
era
arrivato
a
Palermo
, per le
corse
. La
notizia
le
procurò
una
leggiera
emozione
;
perchè
?
Il
principe
venne a
trovarla
, un
martedì
che v'
era
molta
gente
nel suo
salotto
.
Dopo
averle
presentate
le sue
condoglianze
ed
espressa
la sua
ammirazione
per
Palermo
, s'
era
messo
a
guardare
in
giro
le
pareti
. Ella
pensava
che la
presenza
di altre
persone
dovesse
contrariarlo
,
godeva
un poco del suo
imbarazzo
. Però,
raccogliendosi
nel suo
angolo
di
divano
,
procurò
di
metterlo
à
son
aise
,
chiedendogli
degli
schiarimenti
sulle
corse
.
- Il
criterium
si
corre
dai
cavalli
a due
anni
, per avere
giusto
un
criterio
su quel che saranno a tre
anni
. L'
Handicap
è la più
stupida
,
perchè
tutti i
cavalli
debbono
portare
un
peso
, e glie li
mettono
, così, a
occhio
...
E a
misura
che le altre
persone
gli
rivolgevano
delle
domande
, egli
spiegava
:
- Il
fantino
che
smonta
,
finita
la
corsa
,
consegna
il
cavallo
al
trainer
che lo ha in
custodia
; allora gli
dánno
a
bere
e lo
lavano
da
capo
a
piedi
quantunque sia
sudato
,
perchè
non
beve
da
ventiquattr'
ore
e
mangia
soltanto
biada
secca
; altrimenti il
ventre
gli
gonfia
e gli fa
cqua-cqua
.
La
prosaicità
di quei
discorsi
era
compensata
per lei dall'
interesse
con cui la
gente
raccolta
nel suo
salotto
li
ascoltava
. E in
breve
il
principe
diventava
alla
moda
fra i
giovanotti
eleganti
; le
signore
gli
prodigavano
i loro
sorrisi
, il suo
Rataplan
raccoglieva
le
simpatie
generali
. Se ella avesse voluto, a quell'
ora
sarebbe
stato
il suo
amante
.
Adesso
però
era
troppo
tardi
! Un
sentimento
di
curiosità
dinanzi a
sè
stessa, nondimeno, le faceva
proporre
una
quistione
: "Se io volessi, per
capriccio
, per
curiosità
, chi potrebbe
impedirmi
?..."
Il
primo
giorno
delle
corse
, mentre ella, dalla
finestra
,
assisteva
alla
sfilata
delle
carrozze
che vi
andavano
,
vide
passare
suo
marito
con un
giovane
alto
,
elegantissimo
, dalle
guancie
rosee
, i
baffi
d'un
biondo
rossastro
, il
monocolo
all'
occhio
sinistro
, l'
aria
straniera
. Egli
guardò
verso di lei, si
voltò
un poco a
parlare
con
Guglielmo
; poi,
guardando
di
nuovo
,
salutò
profondamente
. La
vista
di quell'
uomo
le
diede
una
scossa
. Chi poteva
essere
? Il
duca
d'
Aumale
doveva
venire a
Palermo
; ella
pensava
che
fosse
qualcuno della sua
casa
. L'
estremo
fascino
di quella
figura
appena
scorta
la
soggiogava
stranamente
. Quando
Guglielmo
rincasò
, gli
chiese
:
- Chi
era
quel
signore
che
salutò
stamani
?
- Il
visconte
de
Biennes
,
attaché
alla
casa
del
Duca
... Verrà
domani
.
Che cosa aveva ella, per
pensare
a lui tutta la
notte
, per
aspettare
la sua venuta?
Teneva
, sotto il
guanciale
, l'
ultima
lettera
di
Paolo
, in cui l'
assente
scioglieva
quasi un
inno
, in cui con
ardore
più
vivo
, con
devozione
più
supplice
,
parlava
della sua
memoria
,
implorava
il suo
ritorno
. Ella
apparteneva
a quell'
uomo
;
perchè
dunque
pensava
ad un altro? Ma non v'
era
nulla di
colpevole
in quel
pensiero
! Ella non
conosceva
ancora quest'altro...
Come il
visconte
le fu dinanzi, ella lo
trovò
ancora più
seducente
che da
lontano
. Appena
scambiate
le
prime
parole
, egli le
chiese
:
-
Vous
avez
été
en
France
?
-
Pas
encore
...
-
C'
est
que
vous
parlez
superbement
;
vous
n'
avez
pas
d'
accent
!...
Il
piacere
procuratole
da quella
conversazione
era
misto
ad una
specie
di
secreto
imbarazzo
: ella lo
attribuiva
alla
lingua
non più
familiare
nella quale
doveva
esprimersi
. Però,
tratto
tratto
, lo
sguardo
di lei
era
attirato
da quella
figura
come per una
virtù
fascinatrice
. Sotto i
capelli
color
di
fiamma
viva
, egli aveva degli
occhi
neri
,
profondi
,
vellutati
, una
carnagione
di
fanciulla
; e le sue
maniere
erano
piene
di
signorile
scioltezza
, di
garbata
vivacità
.
Parlava
del
Duca
,
chiamandolo
Monseigneur
, Son
Altesse
, ma faceva
girare
il
discorso
in
modo
da
interrogar
lei; e l'
ascoltava
con un'
aria
d'
interesse
, un po'
chinato
,
tenendo
una
mano
piegata
sulla
coscia
, come a
cavallo
,
scrollando
il
capo
ed
esclamando
di
tratto
in
tratto
: "
Voyez
!...
c'
est
ça
!..."
Nessun
uomo
le
era
mai
piaciuto
tanto,
fisicamente
; il
contatto
della sua
mano
la
turbava
. Egli
era
visconte
, come nei
romanzi
; la sua stessa
qualità
di
straniero
la faceva
sognare
. Aveva ancora dalla sua il
prestigio
della
posizione
sociale
, l'
aureola
del
coraggio
: a
Sedan
,
luogotenente
di
cavalleria
,
era
stato
ferito
in
pieno
petto
! E ancora una
volta
il
principe
di
Lucrino
si
trovava
relegato
al
secondo
posto
, malgrado il
successo
che il suo
Rataplan
riportava
guadagnando
il
premio
conteso
. Da per tutto lo
festeggiavano
; egli
tornò
a
trovarla
. De
Biennes
era
lì
, da un
pezzo
, che le
parlava
di
Monseigneur
; ella
era
felice
di
vedere
i due
uomini
in
presenza
l'uno dell'altro.
Dopo
aver fatta la
presentazione
in
francese
,
esclamò
:
-
Principe
, i miei
rallegramenti
, dunque!
Trionfo
completo
?
- No,
completo
no.
-
Que
vous
fallait-il
encore
?
-
Mancava
lei!
-
Mon
Dieu
,
je
suis
touchée
!...
Il
principe
si
decise
finalmente a
metter
fuori il suo
francese
; si
esprimeva
correttamente
, ma con la
solita
intonazione
fiacca
,
strascicata
. I due si
parlavano
poco; de
Biennes
, quasi
sapesse
di esser
preferito
,
guardava
curiosamente
il suo
competitore
.
Dietro
a ogni loro
parola
, ella
leggeva
il
desiderio
di
piacere
, di
sedurre
, di
trionfare
sull'altro. Ma il
principe
scapitava
sempre più nel suo
concetto
: lo
spirito
, la
galanteria
del
visconte
le
parevano
superiori
.
Ella
era
stata una
volta
alla
Villa
d'
Orléans
, però, come egli ne
vantò
la
bellezza
,
rispose
:
-
Je
ne la
connais
pas
.
-
C'
est
dommage
!
Mais
venez
donc
:
je
suis
à
vos
ordres
!
-
Merci
,
merci
bien
!...
Je
ne
sais
pas
quand
je
pourrais
...
Aveva
detto
di non esservi stata
apposta
per
provocare
quell'
invito
; però non si
decideva
ad
accettarlo
. Egli lo
rinnovò
per
iscritto
,
mandandole
dei
libri
francesi
; e quella
corrispondenza
era
piena
d'una
nuova
attrattiva
; i
biglietti
del
visconte
la facevano
pensare
più delle
lunghe
lettere
di
Paolo
. Il
ricordo
di questi
cominciava
a
sbiadirsi
; egli
era
assente
,
chissà
quando si sarebbero
rivisti
! L'
amore
avrebbe
resistito
alla
prova
d'una
separazione
che
minacciava
di
durare
indefinitamente
?... Si
rimproverava
questo
pensiero
, però una
irrequietezza
s'
impadroniva
di lei; ella
scriveva
a
Paolo
delle
lettere
brevi
, di cui l'
assente
si
lagnava
. "Sto poco
bene
"
replicava
ella, "questa
primavera
m'
irrita
;
credi
tu che sia
piacevole
restarsene
così a lungo,
soli
,
separati
da chi si vuol
bene
,
contrariati
in tutto, senza un
conforto
?..."
Guglielmo
aveva
ripreso
a
vedere
la
Cannetto
: ella lo aveva
saputo
.
Adesso
questo non le
importava
più niente; la
persuadeva
invece a
negar
valore
agli
scrupoli
da cui si
sentiva
presa
, quando la
tentazione
del
visconte
diventava
più
forte
.
Uomini
e
donne
non facevano tutti così? Una
tenera
lettera
di
Paolo
la
sorprendeva
in questi
pensieri
;
leggendo
le
frasi
dolci
,
innamorate
di cui
era
piena
, ella
pensava
: "Sono dunque una
perversa
?..." Poi
scrollava
il
capo
: anche lui, mentre le
scriveva
di quelle
lettere
, aveva qualche altra
tresca
per le
mani
,
cercava
altre
donne
, di quelle che si
pagano
! Poi,
era
una
colpa
se la
compagnia
del
visconte
le
piaceva
? Le
piaceva
esser
corteggiata
da un
uomo
come lui,
sentirsi
dire
delle
cose
lusinghiere
pel suo
amor
proprio,
provare
la
potenza
del proprio
fascino
:
era
fatta così!...
Egli
conosceva
la
gran
vita
, le
nominava
le
dame
du
gratin
del
Faubourg
,
era
stato
col
Duca
alle
séries
del
principe
di
Galles
a
Sandrigham
, alla
chasse
à
tir
. Ella avrebbe voluto
chiedergli
qual'
era
la
tenuta
obbligatoria
per le
signore
, i
particolari
del
cerimoniale
di
corte
; ma
fingeva
di
saperli
, per non
mostrare
la propria
ignoranza
.
Il
principe
partì
,
insalutato
ospite
, senza farsi
vedere
:
probabilmente
l'aveva con lei
perchè
non gli
era
caduta
nelle
braccia
! E il
visconte
, senza
dirle
nulla di
veramente
compromettente
, da
costringerla
a
metterlo
a
posto
,
insisteva
con
maggior
frequenza
nelle sue
galanterie
. Si
vedevano
raramente
soli
, ma anche in
presenza
di altre
persone
, la
lingua
straniera
in cui si
esprimevano
li
appartava
un poco; nel suo
francese
fitto
, egli
diceva
delle
cose
ardite
, delle
allusioni
all'
inevitabile
idea
degli
uomini
che si
trovano
innanzi a una
signora
giovane
e
bella
. Come lei non si
risolveva
ancora ad
andare
alla
Villa
, egli
insisteva
,
piano
:
-
Venez
donc
!...
Est-ce
que
vous
craignez
quelque
chose
?
- Oh! Oh!
Je
ne
craigne
rien
du
tout
!... Il n'
y
a
plus
de
brigands
,
Dieu
merci
,
en
Sicile
!...
Au
surplus
,
vous
serez
là
pour
me
défendre
...
- Ne
vous
fiez
pas
!
-
C'
est-à-dire
? -
chiedeva
ella,
provocantemente
.
-
Que
je
me
ferais
brigand
moi-même
,
pour
vous
enlever
...
- Ah, quelle
idée
!...
On
pourrait
en
tirer
un
joli
vaudeville
!
Egli si faceva
serio
, la
guardava
fisso
.
-
Que
vous
êtes
belle
!
que
vous
êtes
charmante
!
Que
vous
êtes
suave
!... Ah,
loin
d'
ici
,
loin
du
monde
,
avec
vous
...
Il
sangue
le
affluiva
al
cuore
, il
seno
le
ansava
un poco tutte le
volte
che egli le
parlava
così.
Chinando
gli
occhi
,
stringendosi
le
braccia
ai
fianchi
,
ingiungeva
:
-
Taisez
vous
!...
Si
vous
tenez
à
mon
amitié
, ne
dites
pas
des
choses
folles
!...
-
Mais
c'
est
que
je
suis
fou
!
Un
vento
di
pazzia
soffiava
anche su lei; ella
sentiva
fiaccarsi
ogni sua
forza
di
resistenza
, si
stupiva
ogni
volta
che
opponeva
delle
parole
di
preghiera
e di
supplicazione
alle
insistenze
di lui.
Adesso
, egli
cominciava
a
prenderle
le
mani
, le
copriva
di
baci
, la
stringeva
alla
vita
; ella si
svincolava
,
scongiurando
:
- Non! Non!...
Soyez
généreux
!...
Ayez
pitié
de
moi
!...
Que
vous
ai-je
fait
?...
Laissez-moi
,
je
ne
pourrais
jamais
être
à
vous
...
Delle
volte
, non
apriva
neppure le
lettere
di
Paolo
, le
chiudeva
in un
cassetto
senza
cercarle
più; le
lettere
del
visconte
erano
adesso
piene
di
frasi
infuocate
: "
Je
vous
écris
d'une
main
que
la
votre
a
parfumée
rien
que
par
l'
attouchement
d'une
minute
...
Avez-vous
reçu
,
chère
Ame
, ma
lettre
d'
hier
au
soir
? si
vous
saviez
comme
mon
coeur
battait
!...
Méchante
,
méchante
que
vous
êtes
,
je
ne
vous
aime
pas
,
mais
du
tout
,
allez
!...
Est-ce
seulement
vrai
?
J
'
étais
tout
près
de
vous
,
je
buvais
votre
haleine
,
je
m'
anéantissais
à
vos
pieds
?..."
Suo
marito
non s'
accorgeva
neppure quella
volta
di nulla; la
Cannetto
l'
occupava
tutto, per lei non aveva che
indifferenza
o
disprezzo
.
Quando ella
apriva
le
lettere
di
Paolo
, vi
trovava
dei
rimproveri
pel suo
silenzio
, per la sua
freddezza
. Che cosa
pretendeva
da lei quest'altro? Come non
comprendeva
che ella
soffriva
? E lo
lasciava
senza
risposta
.
Certe
volte
, si
prendeva
la
testa
fra le
mani
,
enumerando
tutti i
motivi
che la
consigliavano
di non
cedere
al
visconte
:
amava
un altro, nulla poteva
giustificare
una
nuova
caduta
, il
Francese
sarebbe presto
andato
via
... ma in
fondo
al suo
pensiero
una
sorda
voce
, la
voce
di un'altra
diceva
: "Che
importa
?..."
E come egli si faceva più
insofferente
,
scongiurandola
di venire un
giorno
alla
Villa
, già
parlamentava
:
-
Vous
serez
sage
?...
Bien
sage
?
-
Sage
comme
tout
.
-
Vouz
ne
demanderez
rien
?
-
Mais
je
ne
demande
pas
:
je
supplie
,
j
'
implore
,
je
vous
conjure
!...
Alors
,
vous
viendrez
demain
, n'
est-ce
pas
?...
Ella non
ragionò
più,
soggiogata
,
costretta
da qualche cosa di più
forte
che la propria
volontà
.
Assolutamente
sicura
che sarebbe
andata
lassù
, alla
Villa
d'
Orléans
, il
domani
si
creava
degli
scopi
per
uscire
, si
diceva
che
era
necessario
far delle
compere
,
restituire
delle
visite
.
Andava
automaticamente
,
ascoltava
distratta
i
discorsi
delle
persone
, con l'
impressione
d'un
legame
materiale
che l'
attirasse
verso
piazza
dell'
Indipendenza
.
Calcolava
il
tempo
che le
restava
ancora,
fino
alle quattro,
fino
alle quattro e
mezzo
;
alzava
gli
occhi
ai
cornicioni
delle
case
, per
regolarsi
sull'
altezza
del
sole
.
Era
dunque
impossibile
sottrarsi
alla
tentazione
?...
Passando
per
via
Stabile
,
vide
la
casa
di
Bice
Emanuele
;
subitamente
,
pensò
di
cercarvi
un
rifugio
.
Appena l'ebbe
scorta
, l'
amica
se la
strinse
al
cuore
; ella quasi non la
riconosceva
:
era
così
mutata
, così
disfatta
! Ma,
parlando
di
sè
, della sua
condizione
presente
, non un
lamento
le
usciva
dalle
labbra
.
- Tu sei stata a
Roma
? Ti sei
divertita
?
Però ella quasi aveva
soggezione
a
parlare
di
vita
mondana
dinanzi a quell'
austera
compagna
.
Bice
chiamò
le sue
bambine
: erano due
amorini
,
bionde
,
delicate
, il
ritratto
della loro
mamma
d'altri
tempi
. Ella le
accarezzò
lungamente
,
disse
all'
amica
:
- Me le
dài
, qualche
giorno
?
- Quando vuoi, mia
buona
Teresa
.
In quel
momento
ella si
sentiva
piena
d'una
tenera
commozione
, i
ricordi
della
giovinezza
che l'
amica
evocava
la
riportavano
col
pensiero
al
passato
. D'un
tratto
,
udì
suonare
le
ore
: erano le quattro e
mezzo
. S'
alzò
risolutamente
,
sentendosi
struggere
d'
impazienza
all'
idea
che non avrebbe
fatto
più a
tempo
.
Come
riprese
posto
in
carrozza
,
diede
ordine
al
cocchiere
di
salir
su per
Toledo
;
pensava
che, volendo, all'
ultimo
momento
, avrebbe potuto
tornare
indietro
. Ma la
carrozza
correva
rapidamente
; ella si
sentiva
trasportata
, a propria
insaputa
, senza
coscienza
, come da una
fatalità
.
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