IntraText
Indice
:
Generale
-
Opera
|
Parole
:
Alfabetica
-
Frequenza
-
Rovesciate
-
Lunghezza
-
Statistiche
|
Aiuto
|
Biblioteca IntraText
|
Cerca
Federico De Roberto: Raccolta di opere
Federico De Roberto
Il colore del tempo
IL TOLSTOISMO
I.
«
»
Link alle concordanze:
Normali
In evidenza
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
I.
Uno dei
primissimi
pensieri
della
raccolta
, il
terzo
,
dice
: «Per
intendere
il
senso
della
vita
bisogna, innanzi tutto, che essa non sia
assurda
nè
cattiva
: - l'
intelligenza
viene in
seconda
linea
». Ma il
pensiero
susseguente
è così
espresso
: «La
vita
consiste
nella
ricerca
dell'
ignoto
e nella
subordinazione
dell'
azione
alle
conoscenze
nuove
»:
dove
si
vede
che l'
intelligenza
, già in
seconda
linea
,
passa
improvvisamente
in prima. Un poco più
giù
, al
numero
ventuno
, si
legge
: «Il
principio
e la
fine
di tutte le
cose
risiedono
nel
cuore
dell'
uomo
». Ed ecco l'
intelligenza
cedere
ancora una
volta
il
primo
posto
.
Passiamo
ad un altro
punto
. Il
sesto
pensiero
dice
: «La
vera
vita
è la
vita
comune
di tutti, non quella di ogni
uomo
particolare
. Tutti
debbono
lavorare
per la
vita
altrui». Ma
dopo
qualche
pagina
si
trova
quest'altro
giudizio
: «Vi sono gli
Stati
, vi sono i
popoli
, vi è la
concezione
astratta
dell'
uomo
; ma l'
umanità
come
concezione
concreta
non
esiste
e non può
esistere
. L'
umanità
è una
finzione
». È
lecito
pertanto
chiedere
se tutti
debbono
lavorare
per una
finzione
, per una cosa che non
esiste
.
E ancora: il
settimo
pensiero
dice
: «La
vera
vita
non ha che
vedere
col
passato
,
nè
con l'
avvenire
: è quella del
momento
presente
, e
consiste
in questo: che ciascuno
faccia
ora
quel che
deve
fare». Ma il
passato
e l'
avvenire
che,
secondo
tale
proposizione
, non
riguardano
la
vera
vita
,
diventano
a un
tratto
importanti
,
perchè
(
pensiero
dodicesimo
): «La
vera
vita
è quella che
aggiunge
qualche cosa al
bene
accumulato
dalle
generazioni
passate
, che
aumenta
questa
eredità
nel
presente
e la
trasmette
alle
generazioni
future
». Al
numero
ottantanove
leggiamo
anche: «
Nè
l'
uomo
nè
l'
umanità
possono
tornare
indietro
»; ma subito
dopo
, al
numero
novanta
, è
detto
che: «Non si può
restare
a
posto
quando il
suolo
è in
movimento
: se non si
avanza
, s'
indietreggia
»; e che «gli
uomini
istruiti
dei nostri
tempi
trascinano
la
società
indietro
, non solo verso lo
stato
pagano
, ma verso lo
stato
di
barbarie
primitivo
».
Basteranno
questi
esempî
per
dimostrare
come la
dottrina
tolstoiana
non
eviti
le
contraddizioni
sciaguratamente
comuni
a tutti i
sistemi
filosofici
di questo
mondo
. Certo,
cogliere
contraddizioni
fra
pensieri
staccati
è molto
facile
; ma quando si
colgono
negli
ordinati
ragionamenti
non si fa altro che
staccarne
i
concetti
informatori
. E
considerando
tutta quanta l'
opera
del
pensatore
russo
, se anche le
contraddizioni
minori
venissero a
mancare
, la
maggiore
, la più
grave
,
resterebbe
; ed è questa: che mentre egli
parla
in
nome
del
perfezionamento
, del
progredimento
umano
, e
dovrebbe
pertanto
affermare
che
oggi
si sta
meglio
di prima; i suoi più
acuti
strali
sono poi
rivolti
contro il
presente
ordine
delle
società
, e il suo
ideale
consiste
in un
ritorno
ai
sistemi
primitivi
, già
condannati
. «Tutta la
storia
dell'
umanità
non è altro che un
graduale
passaggio
dalla
concezione
della
vita
personale
e
animale
alla
concezione
sociale
, e da questa alla
divina
». Una
simile
certezza
dovrebbe
essere
di
conforto
grandissimo
. Se il
miglioramento
, se la
purificazione
della
vita
non si
opera
tanto presto quanto sarebbe
pure
desiderabile
, la
lentezza
è forse una
buona
ragione
per
marchiare
col
ferro
rovente
tutta quanta l'
umanità
? Non le si
deve
tenere
nessun
conto
dei
lunghi
sforzi
sostenuti
per
uscire
dalla
vita
animale
?
Invece il
Tolstoi
non le
perdona
niente. Gli
uomini
,
dice
, «
vivono
contrariamente
alla
coscienza
già da lungo
tempo
». Vuol
dire
che prima
vivevano
meglio
? Allora, invece di
progredire
, non si
torna
indietro
? Ma siccome,
soggiunge
, «è
impossibile
che l'
uomo
sia
messo
senza
volerlo
in una
situazione
contraria
alla
coscienza
», così bisogna
dedurne
che gli
uomini
si
apprendono
al
male
volontariamente
,
deliberatamente
. «
Perchè
il nostro
ordine
sociale
,
contrario
alla
coscienza
degli
uomini
,
fosse
sostituito
da un
ordine
ad essa
conforme
,
bisognerebbe
che la
vecchia
e
logora
opinione
pubblica
desse
luogo
a un'
opinione
giovane
e
piena
di
vita
». E ancora: «
Perchè
gli
uomini
mutino
il loro
modo
di
vivere
e di
sentire
, bisogna che
mutino
il loro
modo
di
pensare
.» Certo; ma, per
pensare
in altro
modo
, che cosa
occorre
? Non potrebbe
darsi
che, tanto per
vivere
e
sentire
, quanto per
pensare
e
giudicare
in altro
modo
,
occorresse
semplicemente
cambiare
tutta la
natura
umana
?
Per
agire
nella
vita
secondo
«la
ragione
e la
coscienza
», come vuole il
Tolstoi
, e come infatti si
dovrebbe
,
bisognerebbe
che fra
coscienza
e
ragione
vi
fosse
accordo
costante
e
perfetto
;
ora
, pur troppo, i
dissidî
fra le due sono
lunghi
,
gravi
e
frequenti
. «Il
dovere
che
incombe
ad ogni
uomo
di
prender
parte
alla
lotta
contro la
natura
, per
assicurare
la propria
vita
e l'altrui, sarà sempre il
primo
». Ciò è
innegabile
; ma fra la propria
vita
e l'altrui, o per lo meno fra l'
interesse
proprio e l'altrui, bisogna troppo
spesso
, e quasi sempre,
scegliere
; e per un
martire
o un
eroe
, che
sacrifica
agli altri
sè
stesso,
milioni
e
milioni
d'
uomini
procacciano
prima d'ogni altra cosa l'
utile
proprio; e insomma: alla
lotta
degli
uomini
contro la
natura
ne
succede
un'altra: quella degli
uomini
fra loro. Il
Tolstoi
lo
sa
, lo
vede
: «Tutta la nostra
esistenza
è
ordinata
in
modo
che ogni
godimento
personale
si
acquista
a
prezzo
di
sofferenze
umane
».
Soltanto
, ciò non
accade
per il
capriccio
di pochi, di molti o di tutti; ma è l'
effetto
di una
legge
, d'una
necessità
, d'una
fatalità
. E se
c'
è questa
fatale
lotta
per l'
esistenza
, sarà una «
menzogna
» la
disuguaglianza
degli
uomini
?
Poichè
una
parte
degli
uomini
vince
, e l'altra è
vinta
, ciò vuol
dire
che essi non sono
eguali
; ma alcuni più
forti
ed
abili
, altri più
deboli
e
inabili
.
In
realtà
fra gli
uomini
vi sono tante
differenze
, che non se ne
trovano
neppure due
soli
interamente
eguali
. Ma, se questo è un
fatto
innegabile
, quantunque
negato
, è
pure
un altro
fatto
, altrettanto
innegabile
e
negato
, che, mentre questi
uomini
sono tanto
diseguali
, sono anche
simili
del tutto.
Simiglianza
e
diversità
stanno
insieme
, e
poichè
sono
cose
contraddittorie
e
incompatibili
e
reciprocamente
lesive
, così dal loro
contrasto
, dalla loro
coesistenza
, che
sembra
assurda
, ma che
pure
è un
fatto
,
nascono
una
moltitudine
di
danni
. Chi
guarda
alla
diseguaglianza
afferma
la
legge
della
lotta
,
riconosce
il
diritto
della
forza
; chi
guarda
alla
simiglianza
sostiene
la
legge
dell'
amore
,
predica
il
dovere
della
solidarietà
. Ma nessuna delle due
dottrine
, se non
tiene
conto
dei
fatti
sui quali
riposa
la
dottrina
contraria
, è
accettabile
. Come
conciliarle
?
«
»
Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText®
(VA2) - Some rights reserved by
EuloTech SRL
- 1996-2010. Content in this page is licensed under a
Creative Commons License