IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
– O Vendetta! cosa fai? ti senti male? O Vendetta, perdio! ma tu piangi....
Il vecchio scosse la testa arruffata negando; ma dagli occhi gli cascavano, giù per le gote tutte solchi e cicatrici, lente lagrime calde e le mani gli tremavano mentre le accostava alla faccia per nascondercela dentro.
Intanto, a una svolta della strada color di rosa nel crepuscolo, appoggiata ai monti verdi che si assopivano come sorreggendosi l'un l'altro e sotto l'occhio curioso di una prima stella incerta e smarrita nell'ebbrezza violetta del cielo, scomparivan lentamente in una lieve nube di polvere gli ultimi capi della grossa masseria che si dirigeva, per isvernare, in Maremma.
Eran passati, a uno a uno, i pecorai irsuti e adusti, coll'ombrello verdone a tracolla, coi gambali di pelle di capra, coi vincastri lunghi nel pugno, eran passati i vergai inchiodati nell'alte selle bestiaie col fucile di traverso posato sulle cosce, i ciuchi recanti sul dorso le coppie dei corbelli da cui facevano capolino belando agnelletti bianchi e neri e guaiolando teneri cuccioli riccioluti, e infine la gran mandra dal fetore acre, belando tremula, zampettando sorda sul polverone, spingendo i musi ignudi tra vello e vello delle compagne, e in ultimo le pecore ritardatarie alzate sulle zampe deretane a mordicchiare le foglie rimaste alle macchie e subito ricacciate in mezzo coi sassi e colle pertiche, e i montoni feroci e gelosi scuotendo il campàno di bronzo schiacciato, e i cani guardinghi colle folte code a punto interrogativo e l'occhio torbo.
Tutta l'immensa carovana coi suoi numerosi strascichi era dileguata verso l'ombra del crepuscolo che incupiva rapido, s'era perduta in pochi gemiti lontani, in pochi squilli affiochiti, in un canto doloroso.... poi soltanto il mare aveva riempito la gran solitudine verdazzurra di quel dorato vespro autunnale col solito sciacquìo che pareva diventasse più rabbioso via via che le voci si spengevano e si diffondeva la sera.
Fu allora che mi scossi dalle mie fantasticaggini e m'accorsi che Vendetta era li lì per venir quasi meno come una femminuccia, abbandonato di traverso sul mucchio di sassi presso l'argine dove s'era seduto, con la grigia testa selvatica affondata nel serpillo!
Il vecchio fece uno sforzo sopra sè stesso, annaspò un poco colle mani nocchierute, poi s'attaccò alla fiasca che gli porgevo e bevve due o tre sorsate lunghe; s'alzò, traballando, riprese il fucile, se lo mise a tracolla, poi, guardandomi in faccia con quei suoi occhi color d'acciaio, mi disse asciutto:
– O non ha fame lei?
– Figurati! mi son trattenuto per veder passare la masseria....
– E io invece (e intanto mi camminava al fianco) volevo andar via apposta per cotesto!
– Cosa vuoi che sapessi?...
– Lei ha ragione, signorino; basta! è una storia lunga, ma, in fin de' conti, cosa mi fa? Ormai son sessanta sonati e un po' di sfogo mi farà bene....
– Capisco.... qualche fatto che si riconnette al tuo soprannome....
– Di Vendetta?
– Sì.
Ci s'era messi a sedere sotto una pergola della fiaschetteria detta "della stazione" forse
perchè la stazione era nel desiderio de' pochi abitanti di quei due o tre casolari seminati sulla strada ferrata; alla luce bianca dell'acetilene, di faccia al mare cupo che ci investiva coi suoi respiri freschissimi palpitando di scintille sotto le stelle ormai brulicanti nel firmamento; e il mio vecchio compagno attaccava subito il fiasco e il discorso:
– Oh! Lei crede, signorino, che mi chiamino Vendetta per via di quel certo affare.... di quando avevo vent'anni?
– Già; n'ho sentito vagamente parlare....
– Quella non fu una vendetta, fu una partita in piena regola. Ci s'era dati l'appuntamento, armato lui, armato io.... chi ci ha che fare se lo colsi alla prima con quella botta che gli spaccò il cuore? Avevo poco più di vent'anni, capisce? e mi fumava, glielo dico io, mi fumava davvero! Basta; mi furon tutti contro, alle Assisi! Mi ero comprato il coltello la sera avanti, dunque l'avevo premeditato; non avevo addosso nemmeno una graffiatura, dunque l'avevo còlto a tradimento.... non giovò che l'avesse in pugno anche lui il coltello, non giovò che lo stesso maresciallo dipingesse il morto come un fegataccio peggio di me.... io al processo, naturalmente, non c'ero.
– Ah! ti processarono in contumacia?
– Già, in.... insomma, come dice lei; fatto sta che io ero bell'e scappato, bell'e arrivato al Brasile.... oh! se ci fossi stato io, lì, a guardarli con quest'occhi di tra i ferri del gabbione, glielo garantisco io, i testimoni avrebbero deposto in un'altra maniera!... Perchè quello non è il modo, ne conviene, lei? di assassinare per gusto un galantuomo come me, che avevo fatto ogni cosa in regola! Ora son tutti morti, anche loro, e da un pezzo, pace all'anima.... Basta! come Dio volle m'era riuscito di battere il tacco e me ne stavo tranquillo. Però lei deve sapere che alle coltellate s'era fatto per via d'una donna. Eh! già, per via d'una ragazza bella come un occhio di sole, fatta di latte e sangue, coi capelli più biondi della canepa....
"Ero pastore, allora; tutti gli autunni, di questa stagione, come stasera, saltavo in sella e pigliavo la via della Maremma cogli altri pastori, coi bagaglioni, coi brescini, dietro al vergaio....
"Oh! signorino! lei non se lo può figurare come si sta bene a far quella vitaccia!
"Si passan l'ore sdraiati lungo l'Osa, al fresco sull'Ombrone, mentre le pecore meriggiano in quelle prata tutte valloncelli e collinette che paiono l'onde del mare; si pascola lungo il lago di Burano che è tutto d'argento e poi si torna la sera alla vergheria dove tra due assi ci s'è fatta la camera, coi suoi attrezzi, una scatola di latta per comodino, e quattro pietre per cassettone.... io sul cassettone ci tenevo la fotografia dell'Assunta che bella era, proprio come la Madonna dipinta nei soffitti delle cappelle!
"E poi la sera, al barlume del cielo stellato, mentre quegli altri intrecciavano i lacci per le lepri o le fiscelle per la ricotta, mi facevano cantare....
"Come un usignuolo cantavo, in mezzo a tutti quei pastori, le notti lunghe, e sapevo a memoria il Guerrino e i Reali di Francia e quando mi chetavo tutti restavano intontiti, in silenzio, e le pecore belavano in coro e abbaiavano i cani.... che bellezza!"
Tacque un poco, bevendo in fretta quasi si sentisse un gruppo alla gola, poi riprese risoluto:
"Invece al Brasile le notti eran cattive; ma i giorni erano peggio delle notti.... che vita da orsi! cento volte, vede, cento volte mi trovai sul punto d'adoperare la scure per tagliare qualcos'altro che non fosse un albero.... ma mi reggeva un ricordo.... L'avevo qui, ficcata nel mezzo del core, la notte la sognavo a occhi aperti, mi pareva sempre di vedermela davanti con quelle due pupille chiare come quando la vidi l'ultima volta alla fonte del lupo.... perchè prima d'andar via glielo dissi e glielo feci giurare mentre lei mi s'era attaccata al collo, quasi l'amore fosse raddoppiato per quel che avevo fatto! Glielo feci giurare e lei giurò che non sarebbe stata altro che mia e che mi avrebbe raggiunto, a tutti i costi!
"Eh! lo so, ora, lo vedo da me: eran discorsi che non potevano stare, eran cose che non potevano reggere in nessuna maniera; ma, signorino! a vent'anni che si ragiona? Eppoi io ero pazzo! Sapevo d'avere agito da galantuomo (scusi, o non potevo esserci rimasto ucciso io?), costretto a fuggire, a lasciare quella creatura che mi dava le vertigini soltanto a guardarla, calunniato, condannato, obbligato a lavorare sotto un cielo da fornace, in mezzo alle bestie selvatiche.... Appena il sole si nascondeva, veloce come fa in quei posti, dietro al buio della foresta, nera, sterminata, spaventosa, io mi buttavo di schianto sul mio giaciglio, mi tappavo gli orecchi per non sentire gli urli delle bestie o degli spagnoli briachi intorno ai fuochi, e mi mordevo le mani, digrignando i denti come un cane arrabbiato.
"E dall'Italia, nulla! Dopo cinque anni (ne avevo ventisei e ne dimostravo quaranta) mi raggiunse la notizia. Un'amico m'informava che l'Assunta era stata sposa.... aveva sposato non un brescino, non un bagaglione, non un pastore, come ero io, ma un vergaio.... aveva avuto fortuna!
"Che voltolone m'avrà fatto il sangue, sentendomi scoppiare quel fulmine a' piedi? Lo lascio immaginare a lei. Da quel momento non ebbi più che un pensiero, non mi attaccai che a un'idea: Vendetta!
"Questa parola mi perseguitava per tutto, mi rintronava nel cervello, me la sentivo sempre in bocca.
"E, secondo me, la devo aver pronunziata chi sa quante volte, lavorando distratto, nel lasciar andare una scurinata in que' tronchi duri più del ferro, mentre la testa mi pareva stretta da una morsa d'acciaio e le gambe mi dolevano dentro gli stivali, alti per via de' serpenti, e il sudore mi gocciolava giù per il collo punzecchiato da mosche grosse come scarafaggi.... Che vita! Chi lo sa quante volte mi scappò detta quella dannata parola, perchè finalmente mi rimase il soprannome e non m'ha più lasciato."
– Ma la vendetta, poi, te la pigliasti?
Il vecchio mi guardò con aria indescrivibile; poi rispose, adagio:
– Veda, a tornar subito io ci avevo pensato; ma con la condanna addosso mi pigliavano allo sbarco e non avevo neppure il tempo d'arrivare a casa; e, lo creda a me, quando un uomo ne ha passate quante ne ho passate io, impara anche la virtù della pazienza.... Quello che furono per me gli anni passati al Brasile non glielo dirò, perchè non mi riescirebbe di farglielo intendere.... notte e giorno mi raccomandavo a Dio che mi pigliasse e invidiavo i miei compagni quando li vedevo cascare come cenci, agguantati per il collo dalla febbre gialla sotto a quelle boscaglie dannate dove le scimmie, i pappagalli, le bestie feroci, il diavolo che se li porti tutti, non si chetano mai un minuto, nè giorno nè notte!
"Invece la febbre non mi volle, e quando la pena cascò in prescrizione avevo cinquant'anni ed ero sano come una lasca; presi il mio poco gruzzolo, la scure.... e m'imbarcai.
"Lei avrà capito; se avessi voluto andare in galera mi sarei deciso prima..., però io contavo di fare il colpo e poi di buttarmi alla macchia nelle maremme; perchè, lei non lo crederà, ma dopo tanti anni, l'idea era lì, inchiodata nel mio cervello come se quella frase "te lo giuro" l'Assunta me l'avesse detta il giorno avanti.
"Durante la traversata, via via che m'avvicinavo all'Italia, mi pareva di rivedere i posti dove ero nato.... mi ricomparivano dinanzi agli occhi scolpiti e dipinti come se fossi stato lì senz'allontanarmene mai; e m'appariva lei, l'Assunta, viva e parlante come quando ci si disse addio alla fonte del lupo.... Ma stia a sentire come andò.
"Arrivai di notte, a piedi, per le scorciatoie de' boschi; non avevo che il mio fagottino e la mia scure.
"Finchè fui per le macchie (non volevo che qualcuno mi vedesse) tutto andò bene; ma appena ebbi oltrepassato l'erta dell'uccellare e fra mezzo ai cipressi m'apparvero i lumi del paese.... Oh! come farò a dirglielo, signorino, cosa provai in quel momento?
"Quei lumi volevan dire tutte le famiglie a cena, capisce? gli òmini, le donne, i bambini, intorno a un boccon di minestra calda, col lume acceso e la porta sprangata! E io ero solo, come una bestia, come un galeotto, come un dannato! E quella che m'aveva messo in coteste condizioni, invece d'aspettarmi a braccia aperte, di venirmi incontro, di dirmi: Povero Cristo! tu hai sofferto tanto, tutto per via di me, vien via, t'ho serbato un guanciale, buttati e dormi e scordati d'ogni cosa..., invece, lei, capisce? lei era al caldo, era al lume, era a cena.... con quell'altro! Lui aveva la pace, lui aveva la donna, lui aveva le creature, lui aveva ogni cosa, perchè non aveva ammazzato nessuno per amore e perchè era più ricco di me!
"A questa idea mi smise di battere il cuore, sentii tutto il sangue andarmi alla testa, nascosi il fagotto in una macchia di scope, toccai il fil della scure e, bell'e cieco, mi buttai giù per la china.
"La casa era sempre stata proprietà di lui e poi ci aveva accanto l'ovile, dunque doveva starci ancora; io conoscevo il posto benone e sapevo trovarlo anche al buio....
"Come un gatto m'arrampicai per l'argine, scalai il muro a secco, entrai nell'orto.... vedevo il lume del chiuso e il lume della cucina, riconoscevo ogni cosa; era nero come in cantina e ci vedevo, glielo giuro, meglio che di giorno! Cominciai a traversar l'orto, fra l'aiole verdi, scivolando colle mani e coi ginocchi sulle zolle fresche senza far romore; non sapevo se ci fossero cani, fatto sta che non abbaiarono; al muro della casa m'alzai adagio adagio adagio.... m'appoggiai alla cimasa della finestra e spiai dall'imposte socchiuse.
"Eran socchiuse, perchè ancora faceva caldo, e dalla fessura sentivo distintamente l'acciottolio dei piatti sulla tavola, vedevo un bambino che picchiava colla forchetta sulla scodella.... ma lei, lei non mi riusciva di vederla ancora....
"Ed ecco, diritta in piedi, m'apparve nel vano dello spiraglio una donna; una vecchia grigia, disfatta.... la nonna forse? Ma poi alzò gli occhi, cominciò a discorrere.... signorino! era lei! la riconobbi alla voce.... solamente la voce, non aveva mutato!
"Parlava adagio, ma abbastanza chiaro perchè potessi sentire le parole; avevano, certo, finito di mangiare, perchè anche l'uomo venne lì, accanto al bambino e poi una ragazzina più grande con un fiocco celeste nei capelli neri.... L'Assunta discorreva adagio, il bambino ripeteva, balbettando.... tesi l'orecchio.... non mi rammentavo più neanche per che cosa ero venuto.... quei capelli bianchi m'avevano scombussolato.... ma dunque ero vecchio?!...
Ad un tratto mi raddrizzai, di colpo.... tremavo come una vetta, misi una mano all'orecchio per sentir meglio..., anche l'uomo s'era chinato sul ragazzo e tutti e tre, l'uomo, l'Assunta, la fanciullina, insegnavano al bambino a dir l'orazioni.
"– Padre nostro che sei in cielo – poi non distinguevo bene le parole – dacci il pane cotidiano – lo sapevo, me l'aveva insegnato la mamma, da piccino – liberaci dai debiti. – Prega per noi e per quel disgraziato lontano!"
"Ci avevano aggiunto questo, capisce? Quel disgraziato ero io e loro.... pregavano anche per me! Sul momento mi venne la voglia d'urlare che ero lì, che ero tornato, la voglia d'entrare in quella stanza, di dare un bacio a quelle due creature che mi parevano mie.... poi ebbi ritegno, pensai che dovevo fare spavento e.... all'improvviso m'accorsi che stringevo sempre la scure!
"Allora la scaraventai lontano, senza badare al rumore, e mi buttai a fuggire, a fuggire, disperato, mentre ora i cani si svegliavano, davan la voce, si rispondevano, mi rincorrevano da tutte le parti, al buio in quel modo per le siepi e i fossati: come un cignale scacciato dal covo."