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Campassi quanto un coccodrillo del Nilo, non dimenticherò mai la scena che avvenne quando morì Cicalone.
Avevo seguito, apposta, il medico condotto e il maresciallo dei carabinieri i quali, avvertiti da una comare che il vecchio mendicante era stato trovato morto in mezzo alla stamberga dove abitava, si precipitarono per constatare, come si dice in gergo giornalistico, il decesso.
La stanza, cucina, camera e ripostiglio, riceveva uno sbattimento di luce di fuori, dal lampione ad acetilene (parlo di cinque lustri or sono) e appariva, a quel bagliore smorto, anche più squallida.
Il cadavere giaceva bocconi, come se fosse stato accoppato, colla barba verde in un avvallamento dell’ammattonato dove stagnava del liquido nerastro.
Era in maniche di camicia, ma sopra uno strapunto si notava, arrotolata probabilmente per servirsene come origliere, la cacciatora di vergatino, tutta sbrendoli.
La mobilia della stanza era degna del padrone.
Una cassapanca di quercia molto intarlata, un tavolino a quattro gambe appena dirozzato, e sopra al tavolino una ciotola, di legno, piena a metà di latte inacidito.
Null’altro.
Appena un carabiniere e la guardia comunale ebbero buttato giù la porta, il puzzo ci respinse indietro, e posando i piedi sul pavimento ci parve di camminare su strati d’insetti morti, o basiti dal freddo di quel gennaio memorando, che scricchiolavano sotto le suola come scaglie di vetro.
Mentre il dottore osservava il cadavere, muovendone gli arti per provarne la rigidità e dichiarava accidentale la causa della morte, e il maresciallo andava frugando in cerca di qualche documento, fu bussato alla porta e il carabiniere il quale era stato incaricato di tenere indietro la folla che rapidamente s’era venuta addensando, mise il capo dentro per dire: C’è il nipote.....
– Cercavo proprio di lui! fatelo passare.....
Un ragazzo d’età indefinibile, che poteva avere quindici anni, come poteva averne venti, sgusciò dentro, tenendosi a rispettosa distanza dal graduato, come il cane da caccia, quando il padrone lo richiama dopo un malestro.
– Vieni qua, canaglia!..... Lo guardi un po’, dottore, questo vagabondo..... e ora che ne facciamo? Bisognerà sapere con precisione quanti anni ha..... perchè se è maggiorenne lo butto dentro per vagabondaggio, e se è minorenne lo propongo per la casa di correzione per lo stesso motivo.....
» Di dove vieni? dall’osteria, da giocare, dai campi, da rubare, dal bosco, dal tendere i lacci? Mah! vattelappesca!».
Il ragazzo si fece coraggio e rigirando il cappello fra le mani borbottò a mezza voce: «Io non vengo nè da rubare, nè da giocare, nè da tendere i lacci..... vengo dalla mia fidanzata».
Il medico, che aveva fatto strascicare il morto fino al suo giaciglio, dove ora giaceva stecchito come una tavola, dette in una grande risata, e il maresciallo si voltò verso di lui come a chiamarlo testimone di quel che accadeva.
– Lo sente?..... disse finalmente, dopo aver buttato, giù in gola, la bile che lo soffocava... Lo sente? Questo cialtrone si burla anche della giustizia. In quell’arnese, con quello straccio di posizione che ha, vorrebbe darci ad intendere d’essere stato..... dalla fidanzata! Lei, signor dottore, fa bene a ridere; però non riderò io, vedrà.
– Ma scusi, ribattè il medico, che ormai aveva finito, io non rido mica perchè non sia vero..... rido perchè so come stanno le cose.
Il maresciallo, io, il milite che stava sull’uscio, la guardia e i due uomini entrati per rimettere sul lettuccio il cadavere, s’era rimasti allibiti.
– Ma non lo sa che codesto avanzo delle patrie galere ha il coraggio, niente di meno di far la corte alla figliola del sor Pilade, droghiere?
– Ah! e il sor Pilade non l’ha ammazzato?
– Ci s’è provato diverse volte, ma Pezzette è più furbo d’un gatto, e il pestello di bronzo del pepe invece di pigliar lui nella testa sfondò un vetro della farmacia, un mastello d’acqua sporca colse in capo la guardia comunale che se l’è legata al dito, e finalmente il cane della signora Elvira, che gli avevano aizzato contro, buscò una legnata tale che ora quando sente avvicinare quel vagabondo fugge a rintanarsi e chi riesce a scovarlo è bravo.
Il comandante della forza pubblica, un bravo uomo taurino e sanguigno, padre di numerosa prole e vicino ad andare in pensione, era rimasto a bocca aperta, e nessuno fiatava più, nella stanza funebre, schiacciati tutti dallo stupore e dall’indignazione, quando l’uscio s’aprì un’altra volta, in mezzo a un clamore soddisfatto di folla sguazzante sempre di più nel macabro pettegolezzo, e fra gli stipiti, disegnata dal contorno pallido dell’acetilene si inquadrò la figura maestosa del droghiere seguito dalla legittima consorte la quale teneva alzate le braccia come la sibilla delle favole.
– Signor Maresciallo! – urlò la donna senza neanche preoccuparsi del morto – Signor Maresciallo! Lei rappresenta il Governo e il Governo non può permettere che dei liberi cittadini sieno sottoposti alla persecuzione d’un delinquente di questo genere (accennava Pezzette), di un malfattore di tale specie. Signor Maresciallo! Il dilemma che s’impone alla necessità della pubblica quiete ha due corna e non si può scegliere: Cicalone al cimitero e Pezzette in galera. Perchè soltanto così saranno salvi il paese e l’onore d’una famiglia!
– Ma scusi, signora, bisogna prima vedere quanti anni ha il ragazzo..... poi bisogna che lei venga da me, con calma e mi produca le testimonianze dalle quali emerga che, in qualche modo, egli abbia usato violenza.....
– Violenza? a chi signor maresciallo?
– Usar violenza a me?! – urlò il farmacista, gonfiando i bicipidi.
– Io ho diritto di sposarla – strillò per ultimo Pezzette colla sua voce di galletto, sorpassando tutti i clamori, – e la signorina mi ha detto di sì...
– Spudorato!
– Assassino!
– Mia figlia, nostra figlia..... dar confidenza a un raccatta?..... Signor Maresciallo, lei lo sa bene che cosa raccatta! Ci faccia il piacere lo levi di mezzo, lo butti dentro, ci liberi da questo incubo, ci renda la pace.
– Va bè..... Va bè..... ora vedremo. Il cadavere sia lasciato qui a disposizione della chiesa che ne effettuerà il trasporto al camposanto dei poveri..... e, tu, ragazzo, seguimi in caserma, dove esamineremo la tua posizione.....
– Ma io!...
– Meno chiacchiere agguantatelo per un braccio e portatelo via!
Pezzette questa volta s’impuntò sul serio.
– Non faccio resistenza – disse con fermezza al carabiniere che lo voleva trascinare con sè – ma non mi muovo se non mi date la giacchetta dello zio..... È roba mia, nessuno ha diritto di sequestrarla e qui non la lascio.
– Lo vuoi mandare nella fossa in maniche di camicia?
– Ve la renderò, dopo aver guardato che cosa c’è dentro.
– Il ragazzo ha ragione – disse il maresciallo – bisogna vedere se ha lasciato qualche documento.
Alzarono il capo del morto e srotolarono la giacchetta. Siccome l’avevano presa a rovescio, cadde di tasca un involto giallo.
Il Maresciallo lo raccolse, lo svoltò, lo guardò, avvicinandosi alla finestra, sotto la luce del lampione.
Tutti allungarono il collo, non si sentiva un respiro; la folla ansiosa s’era ammutolita d’un tratto.
– È un libretto della Cassa di Risparmio... intestato a lui...
– A lui, chi? – urlò la droghiera.
– Al nipote..... Accidenti! Trecentomila lire!
Un silenzio di tomba. Nella quiete altissima si sentì il fruscìo lieve del libretto richiuso adagio dal Maresciallo sbalordito. Poi il graduato chiese con dolcezza a Pezzette:
– Ma..... quanti anni precisi tu hai?
– O non se ne ricorda, scusi?... ah! già, lei ancora non era stato traslocato quassù..... ma la guardia comunale, il proposto, glielo posson dir tutti..... fui di leva, e mi scartarono per gracile costituzione, l’anno passato.....
Il maresciallo senza rispondere, porse il libretto a Pezzette.
– È roba tua..... non te la può toccare nessuno.....fanne buon uso.
– Comincerò dal pagare un bel trasporto allo zio!
– Bravo! – urlò la droghiera al marito – bravo figliolo! lo senti? l’hai capita, ora, zuccone, che la gente non si giudica dall’apparenza? Te lo avevo sempre detto che in fondo in fondo era un ragazzo di cuore!
Sulla porta il Maresciallo, la guardia, il medico s’eran fermati.
Pezzette avvicinatosi al morto, gli depose sulla fronte un lieve bacio.
La droghiera scoppiò in singhiozzi.
Quando il giovinotto arrivò all’uscio, il Maresciallo si tirò da una parte.
– Prego.....
– No..... no..... passi lei.....
– Non lo permetto..... è in casa sua... ma le pare?
Pezzette, in maniche di camicia, col ciuffo sull’occhio destro, le mani (una delle quali chiusa nervosamente sul prezioso libretto) nelle tasche dei pantaloni rimboccati, scalzo, passò davanti al graduato, ai militi sugli attenti, al medico. La droghiera lo seguiva asciugandosi gli occhi.
La folla, silenziosa, si aprì e gli uomini, istintivamente, si levarono il cappello.