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Un cane scagnava la lepre, nel borro, io ero alla pòsta, sul poggio.
Avrei dunque secondo le regole imprescindibili della caccia, ammazzato l'animale per conto d'un altro?
Vinsi subito l'incertezza, perchè a questi lumi di luna un tiro sicuro non è mai da disprezzarsi, e la lepre arrivò adagio adagio soffermandosi ad ascoltar la canizza ad ogni piccolo salto. Abbacinata, com'è sua abitudine, aveva orecchi per udire, non occhi per vedere, e camminò dritta sulle bocche del mio fucile.
Sparai, l'uccisi, poi mentre le spremevo la pancia, alzai la testa e vidi il cane che arrivava come una saetta, un cane rossiccio grigio, col pelo irto e un gran filo di bava d'argento che gli circondava due volte il muso affilato da cui penzolava la lingua rossa fino all'inverosimile.
Naturalmente dopo il cane doveva arrivare il cacciatore, e questi era un magnifico prete, molto anziano, molto rubicondo, molto ridicolo colla cacciatora di frustagno sui calzoni corti e le calze nere profanate da un alto par di scarpe da caccia, gli occhiali sul naso color peperone e una paglietta di traverso col nastro nero che gli dava l'aspetto d'una caricatura da operetta...
Arrivò ansando, e non poteva spiccicar parola col fucile nella sinistra e il fazzoletto nella destra, annaspando per aria come se si sentisse affogare.... Ma lo tirai subito a galla.
— A lei, reverendo. Questa lepre è sua, conosco le regole della caccia, so qual'è il mio dovere.
E gli porgevo la bestia calda e sanguinante verso la quale il cane si lanciava con salti fantastici ricascando a terra sulle quattro zampe colla bocca ripiena di pelo.
— Ah!... Ah!... Ahi... gemeva il prete divincolandosi tutto senza riuscire ancora a spiegarsi per bene, e buttato via il fazzoletto si tolse il cappello e rimase con la testa pelata e lo zuccotto nero sulla chierica in attitudine di straordinario rispetto.
— Ah! Ah! Sì.... signore, quanta bontà! Scusi, sa, abbia pazienza, mi perdoni.... questa è la cartuccia.... ci avrebbe un coltello?
— Ma per che farne? Si tenga la cartuccia, si tenga la lepre, ma non la sbuzzi sa? Che le pare ch'io la voglia rimandare alla pievania colla lepre sbuzzata e steccata col ramerino? Nemmeno per idea!
Quel che successe allora è più facile a immaginarsi che trascriversi.
— Lei è un gentiluomo! esclama il prete buttandosi via a furia di gesti, lei è un gran galantuomo! Si vede subito! l'avevo capito da lontano! E quest'onore è toccato a me! Ma ora mi deve fare un altro piacere! Deve cacciare con me, e con Lampino, finchè non se ne è ammazzata un'altra, e poi deve venire a gradire un boccone....
— Ma che le pare!
— E non mi dica di no, o lei mi da il più gran dispiacere della mia vita! Un boccone con me! la coratella insieme s'ha da mangiare! Ma che le gira? lo sa che chi non mangia la coratella non ammazza più una lepre perfin che campa?
— Non ci mancherebb'altro!
— Allora, accettato?
— Accettato!
— Lei è un gran gentiluomo! Lampino! Lampino! Uh! dai! Uh! dai! giù lesto!... Uh; dai! Lampino! bisogna farsene onore!
Ma se ne fecero pochissimo, cane e padrone, tanto che dopo un'oretta il pievano che intanto mi aveva raccontato metà della sua vita, mi accennò di guardare una chiesina bianca accanto a un olmo gigantesco in cima al poggio che si stava salendo e mi fece capire che si era arrivati,
Si bevve un vino che pareva lacrimato dagli angioli (il prete veramente adoprava un'espressione più energica) e si arrivò a quel punto culminante di certi desinari in cui il padrone e il commensale sentono inumidirsi le ciglia, e si versano vicendevolmente nel seno tutte le confidenze più intime.
Fu proprio in questo istante patologico che il prete mi disse con voce sospirosa, ma che tradiva la volontà di ciarlare: Se lei, che scrive, sapesse la storia di questo cane!...
— Eh no! perchè questa storia.... è un segreto!
— Scusi.... permette? (e mescevo due calici colmi di vino) scusi.... e le pare ch'io non sia uomo da serbare un segreto?
— Non dico questo!
— Non lo dice, ma lo pensa! Dal momento che non mi racconta nulla....
Il prete taceva facendo oscillare il bicchiere, poi ingoiò il vino in un sorso e battendo il pugno sopra la tavola: Lei, esclamò, è un gentiluomo! o stia attento.
"Io son sempre stato appassionato per la caccia, ma disgraziatamente, in ispecial modo per la caccia alla lepre col cane da seguito; sa, è una caccia più comoda, più sicura, più....
"— Ma i cani da lepre corrono.... entrano di qua.... entrano di là..., breve; me ne avvelenarono due, e io mi rassegnai a non comprarmene un terzo. Quando eccoti che una bella sera mi capita alla pievania un bracconiere di fuori. Era stato sorpreso dalla pioggia: il paese è lontano, non conosceva la strada; non ebbi difficoltà a farlo passare, qui in casa. Gli detti da rifocillarsi, e, mangiando, mi raccontò la sua vita. Era maremmano, la comare (sa? la febbre, come la chiaman laggiù) gli aveva ammazzato mezza la famiglia: non gli era rimasto che un figliuolo che s'era buttato alla cattiva, lui era stato costretto a venirsene via per non fare il viso rosso.... Aveva preso quei pochi, il fucile, Lampino, e, cacciando passo passo, s'indirizzava così in cerca d'un po' di fortuna....
"Pareva sincero, la faccia l'aveva leale.... la Bètta, povera donna, è un miracolo se ripara a farmi quel boccon di minestra; in una parola, guardo fisso il mi' omo e gli domando: volete restare con me?
"— Ma.... a far che cosa?
"— Ma, farete il casiere, mi poterete quelle due piante nell'orto, e verrete, voi e il vostro cane, a caccia con me! Accettò e non gli parve il vero, ma la Bètta non lo voleva digerire. Quello è un mangiapane a ufo, mi diceva, signor pievano, lei s'è messo il diavolo in casa, lei se ne pente.... quando glielo dice la Bètta....
"Invece per qualche mese tutto andò bene. Lampino cacciava divinamente e a battuta finita, tornava a casa, si metteva in un cantuccio e non c'era pericolo che andasse a zonzo la notte. Chi educa una bestia così, pensavo io, un può essere che un gran galantuomo!
"Una notte, saranno state le due, mi sveglia un colpo di fucile.
"Non so dirle se il cuore mi batteva nel petto! Ci sono i ladri, pensai. Grigi, si chiamava così, li ha sorpresi, e loro l'hanno ammazzato. Ma come mai Lampino non ha dato segni di vita? Ahi ecco! prima hanno avvelenato il cane, e poi m'hanno ammazzato il casiere!
"Mentre facevo questi ragionamenti, caricavo lo schioppo colle mani che mi tremavano.... la Bètta, nell'andito, urlava; signor pievano è successo qualcosa di grosso di certo! — Bètta, rispondevo, rientrate in camera e lasciatemi uscire.... Perchè capirà che non mi potevo far vedere alla Bètta, ne la Bètta a me, così come s'era, appena scesi dal letto.
"Signor Pievano, mi rispondeva la Bètta, non esca! ammazzeranno anche lei!
"— Ma io non ho paura, sono armato e voglio uscire! rientrate in camera vostra!
"— Signor pievano, mi rispondeva quella donna eroica, lei non deve uscire, io rimango qui, in sentinella e, ci pensi bene, signor pievano, sono in camicia!
"Questo bastò a trattenermi.
— Glielo credo!
"Dopo la schioppettata s'era rifatto un silenzio di tomba, un silenzio alto, opprimente, nel quale sentivo pulsare distintamente le vene delle mie tempie. E Lampino, zitto! Di certo avevano ucciso anche lui! Questo silenzio angoscioso durò una diecina di minuti. Io, col fucile in una mano, la candela nell'altra, in mutande, fremevo dall'impazienza di misurarmi cogli assassini... E chiamai di nuovo la Bètta.
"Signor pievano, son sempre qui!
"Nel tempo stesso, sentii risuonare su per le scale il passo pesante d'un uomo e il tonfo dell'uscio e il crac del paletto della Bètta che si serrava in camera sua urlando: Eccoli, vengono! Io posai la candela sul cassettone, mi feci il segno della croce e imbracciai il fucile.
"Non posso dirle quanto durasse quell'attimo! mi parve un secolo addirittura! Poi una mano si posò sulla gruccia dell'uscio, mentre io davo con voce costernata il chi va là!
"— Chi io?
"— Gigi, perbacco! o non mi riconosce alla voce?
"— Avanti, allora benedett'uomo! che c'è bisogno di fare tanti casimisdei? E Grigi entrò; pallido, col fucile in pugno anche lui e Lampino a orecchi bassi che gli camminava sui tacchi. Io non credevo ai miei occhi. Ma che cosa è successo, esclamai, non mi tenete così sulla gruccia, parlate dunque in nome di Dio!
"Gigi posò il fucile, fece una carezza ai cane, poi mi disse molto seriamente: Lei è un prete? Bene.... se uno si vuol confessare, lei può rifiutarsi di contentarlo?
"— Io? no certamente.... ma che discorsi mi fate!
"— Senta, io ho bisogno di confessarmi!
"— Eh?!... a quest'ora? e quella fucilata? Oh! Gigi, ma voi siete impazzito! Bètta!
"— Stia zitto, sa? Lei bisogna che mi confessi e subito anche; se no, fo qualche pazzia.... Mi dica, lei, può rifiutare in coscienza questo favore a un cristiano?
"— Ma che lavoro è questo?
"E intanto Gigi, si inginocchiava, si levava il cappello, si faceva il segno della croce.
Io, come smemorato, posavo il fucile, mi infilavo la tonaca, mi segnavo anch'io senza credere a quel che vedevo, senza capire quello che facevo.... e intanto: sapete il confiteor?" No.... lo dirò io per voi.... quant'è che non vi siete confessato?... quant'anni!? o come si fa, Gesù mio! c'è da farci l'aurora.... va bene.... compendiate.... bestemmie.... legnate.... contrabbando.... caccia di frodo.... solite cose.... e per questo mi siete stato a incomodare? O forse avete bevuto un po' troppo?
"Ma Gigi, tranquillissimo, mi rispondeva: Questi sono i miei peccati, fino a quello di stanotte, che non è neanche un peccato.
"— Ma questo è un rebus!
"Dunque stanotte, ho sentito ruzzolare nel pollaio, benchè Lampino non abbia fatto segno neppur di ronchiare.
"Ho preso il fucile e ho trovato il cane nell'orto che faceva le viste di nulla. Ho aspettato un pochino, poi l'uscio del pollaio s'è aperto e al barlume ho visto scivolare un'ombra con un sacco addosso. Io ho sparato una fucilata mirando alle gambe del ladro, questo è cascato a bocconi, io gli sono andato addosso.... e.... sigillo di confessione, n'è vero signor pievano? ho capito subito perchè Lampino non aveva abbaiato.... Il ladro era il mi' figliuolo!
"L'ha compresa, lei, ora, la trappola infernale che c'era sotto quella confessione del diavolo? No? e allora gliela spiegherò io.
"Mi toccò a tirarmi in casa anche il ferito, senza denunziar nulla, senza dir nulla, mi toccò a fargli ungere la gamba impallinata dalla Bètta qui presente e consenziente; diventarono i padroni loro e tutte le volte che cercavo di ribellarmi....
— Le tappavano la bocca col sigillo di confessione!
— Bravo! Ma l'altra mattina se ne sono andati....
— Ah! finalmente!
— Sì! e con loro, i calici, gli ori, le pissidi, i piviali, tutto il tesoro della sacrestia.... E questa volta non c'è stato sigillo che tenesse. Li ho denunziati e così ho rotto il silenzio che m'affogava. vadano a far del bene alla gente. E fortuna, che m'è rimasto Lampino!