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Appena ebbero seppellito il babbo, subito la mattina dopo, i due fratelli Sarisi chiamarono il terzo fratello, il più giovane, ma che era come se non ci fosse, e gli annunziarono il loro fermo proposito d'addivenire alla divisione della casuccia paterna, del poderello e della mobilia.
Nando Sarisi, precocemente invecchiato dall'ozio e dal vizio di sbevazzare e fumare a pipa, pareva il nonno di quegli altri due, grandi e forti, nonostante i capelli grigi e i baffi color sale e pepe.
In paese tutti li temevano per la loro prepotenza e appena il vecchio Gigione detto Pinaverde (da quanto era avaro!) si fu irrigidito, le comari si tramandarono di bocca in bocca l'avviso - Attenti! perché ora fra quei due manigoldi, per l'interesse, succede qualcosa di grosso davvero!
Del terzo, di Nando, nessuno se ne curava, perchè, tanto, era rimbecillito....
L'eredità non era gran cosa; ma, si sa, l'unione fa la forza e finché il vecchio Sarisi era stato in piedi, avevano potuto campare col proprio.
Tanto, esigenti non erano e avari, invece, sì.
A quei tempi un podere e una casa, da mangiare lo davano, a chi si contentasse di poco.
E i due Sarisi volevano soltanto una cosa: mangiare e bere senza bisogno di lavorare per conto degli altri; e risparmiare, magari il centesimo, per abbellire il poderuccio sul quale tutti e due avevano messo gli occhi ugualmente mentre il babbo era ancora in vita.
Ciascuno dei due sapeva che sopra un podere si vive, ma sopra una casa, no. Per conseguenza ognuno, in cuor suo, era certo che il podere sarebbe toccato a lui, in un modo o nell'altro.
C'era poco da scegliere, non si potevano far che due lotti: la casa e il podere.
Prima di tutto Nando era un imbecille; e poi, ciascuno dei due fratelli, conoscendolo così pigro e noncurante, aveva l'idea di fargli la proposta di restare a mezzo nel lotto del podere, per evitare di dovergli rifondere in contanti la differenza.
Perché eran sicuri che lui non avrebbe mai preso moglie, mentre loro, benché già maturi, anelavano il momento di potersi impadronire del poderuccio e metter su donna, uno straccio di donna, veh! ma tanto da avere qualcuno capace di porgere un bicchier d'acqua o di cuocere una zuppa meno schifosa di quelle che avevano mangiato fino allora.
In tal modo, con questa visione gretta delle loro cose e dei loro affari, meschini, poveri, astiosi, sudici, malvisti, soli, i due fratelli Sarisi aspettavano con ansia che il vecchio padre tirasse le còia e si sorvegliavano l'uno coll'altro, pronti a sgozzarsi piuttosto che rinunciare, rispettivamente, al podere.
E Nando, quell'imbecille, con un fiasco di vino sotto la seggiola di paglia, già rattrappito dai dolori, colla pipa di coccio fra le labbra dove i denti tentennavano, gli occhi fissi nel vuoto, sulla soglia dell'uscio, al sole come le lucertole, vegetava.
La casa era scortecciata, abbandonata, guasta; il muratore e l'imbianchino non ci si erano accostati chissà da quanti anni, l'umido aveva permeato le pareti fino a metà, e l'intonaco gonfiava, screpolando e cascando a pezzi; la mobilia, gli infissi si sfasciavano e traballavano, la polvere nei cantucci era divenuta poltiglia.
Negli ultimi tempi, quando ormai il vecchio Pinaverde era allettato, Nando, zoppicon zoppiconi, mentre i fratelli erano nel campo a cuocersi al sole, con la scusa di assistere il babbo malato, gironzava per le stanze, e guardava, attentamente, ogni cosa.
Un giorno Pinaverde, che aveva perduto la favella da parecchio tempo, da quando, cioè, gli venne il primo tocco, cominciò a muover la bocca bavosa e a roteare gli occhi piccini e verdi, di faina, agitandosi tutto come se volesse dir qualche cosa....
Nando, che sedeva, fumando, sopra una ciscranna vicino al letto, scosse la pipa e si chinò sull'accidentato come per raccappezzarsi; ma dalla strozza del vecchio non uscivano che suoni inarticolati; soltanto le mani, agitandosi, pareva indicassero verso il campo là fuori....
Nando, che era un imbecille, naturalmente, non capì che il babbo voleva quegli altri due figliuoli, probabilmente per dir qualche cosa che li interessava tutti e tre, ma rimase lì, a guardare il vecchio che si disperava, senza muovere un passo.
Finchè l'accidentato, cogli occhi fuori dell'orbita, paonazzo dallo sforzo e dalla bile, mutò gesto, e cominciò ad accennare in giù, sempre in giù, come se avesse voluto sprofondare il pavimento.
E quell'imbecille di Nando, duro!
Finalmente il vecchio, spossato, rantolando, piombò in un coma profondo e non si mosse più.
Allora quell'imbecille di Nando si strascicò sulla porta e aspettò che calasse il sole.
Nel vespro cenerognolo, tra lampi di luce fosforica, tornavano muggendo i bovi dal lavoro e anche la voce dei due fratelli Sarisi si sentì, irosa, dietro la siepe bassa.
Avevano litigato, e ora si rinfacciavano di non possedere neanche una di quelle belle coppie di manzi bianchi che oscillavano strascicando il plaustro dipinto di rosso sulla strada violetta sotto le grandi nubi color cenere orlate di sangue e d'oro dal sole morente....
Nando, appena li vide, s'alzò con premura, zoppicando, e borbottò: «Il babbo»....
- Bè? che c'è? muore?... è morto?
- No.... ma.... ha avuto un momento di.... come si dice?
- Di parossismo?
- Di crisi?
- No.... una cosa di bene....
- D'intervallo? di lucidezza?
- Ecco, precisamente, così....
- Ma guarda di spiegarti, imbecille!
- Che cosa volete che sappia io? Poco ci ho potuto raccapezzare....
- Perdio! ma come? ha parlato?
- Parlato proprio, no; ma ha detto qualcosa....
Ognuno dei due fratelli agguantò Nando per un braccio con forza tale che il disgraziato si ripiegò su sè stesso, urlando. Ohi!... ma il grido che emisero fu uno solo ed unanime: «Il testamento! ha fatto testamento! ti ha detto dove l'ha nascosto? Discorri! subito! su!»
- Non ho capito bene! farfugliava....
- Tu mentisci!
- Ve lo giuro sull'anime sante del purgatorio! - balbettava.... non s'intendeva una parola....
- Ma non capisci, vigliacco, che tu ci assassini, a lasciarci nel dubbio così?
E corsero in camera dell'ammalato e buttarono all'aria i cassetti del canterano, la cassa di legno coi piè di leone, il comodino dell'impero, tondo, fatto a guisa di colonna e scannellato, ma non trovarono nulla.
- Ha fatto nessun gesto? - chiesero a Nando che seguitava a star mutolo guardandoli rintontito.
- Sì.... ha accennato in su....
- In su? vorrai dire in giù.... perchè ormai non ci resta che guardare sotto i mattoni del letto.
- E io vi dico in su.... verso la finestra....
- Perdio! ci siamo!....
I due fratelli si scambiarono un'occhiata di disperazione.
- Ha fatto testamento a Mercatale!....
- Dalla figliola! Quando ci andò l'ultima volta, prima d'ammalarsi....
- Gliel'hanno fatto far quei vigliacchi dei suoi!
- Siamo rovinati!
- Rovinati? Prima li voglio vedere nel cataletto! Andiamo lassù....
- Andiamo! si mangia un boccone, ci si riposa, e domattina presto....
- Gli si piomba in casa inaspettati!
- E io la roncola arrotata di fresco, e, vero Dio! se non gliela metto alla gola mi fo sbattezzare! Tu lo vedrai se cantano!
Appena furon partiti, quell'imbecille di Nando scese in cantina e cominciò a guardare attentamente ogni cosa; alzò, a una a una, le fascine e le legne facendo fuggire ragni, piattole e topi; battè, colle nocche, alle pareti per sentire se ci fosse, sotto l'intonaco, qualche cavità, alzò la lapide della fogna, picchiò il terreno con un badile, palmo a palmo e sempre inutilmente.
Ogni tanto risaliva su a dare un'occhiata al vecchio moribondo.
Non trovò nulla; soltanto, in cima alla scala, gli dette nell'occhio, nel risalirla, una Madonna di legno, tutta bucherellata dai tarli e coperta di cacature di mosche, a cui nessuno aveva badato, mai.
Siccome nel salire o scendere, s'era scordato di zoppicare, riprese il suo passo strascicante e si rimise a sedere sulla solita seggiola, fantasticando.
Però i fratelli non ritornarono nè la sera, nè il giorno dopo; e poi si seppe che, scoppiata una rissa coi parenti, avevano ferito il cognato ed eran finiti in prigione.
Allora Nando scese in cantina, staccò la Madonna dal muro, la mise in un sacco e andò, a piedi, a Firenze.
Oramai non zoppicava più. E non si fermò mica alla prima cantonata! Fece il giro di tutti gli antiquari e ogni volta che s'affacciava in un posto cresceva l'offerta, finchè quando arrivarono a venticinquemila lire cedette, benchè se avesse potuto sapere il significato delle parole «Jacopo della Quercia» avrebbe aspettato un altro poco....
Quando i due fratelli, dietro remissione di querela, furono posti in libertà, il vecchio Sarisi tirò le còia, nessun testamento venne trovato, ed essi, per dividersi la roba come avevano agognato corsero a Firenze, dall'avvocato; ma dopo scenate tremende, senza che mai si potessero metter d'accordo, si dovè pronunciare il tribunale, la divisione fu effettuata in via «giudiciale» e casa e podere andarono all'asta per venticinquemila lire.
I due fratelli dovevano pensare a procurarsi il pane e con le ottomila lire che ebbero di parte ciascuno, detratte mille di spese, se ne andarono in America a cercar fortuna.
Quell'imbecille di Nando, però, che aveva comprato ogni cosa all'asta mediante un «uomo di paglia» si tirò in casa la Diavola, una comare d'un quintale, famosa per cucinare la zuppa col cavolo, affittò il podere, e seguitò a stare tutto il santo giorno, seduto al sole sulla ciscranna, colla pipa in bocca, e il fiasco di vino fra le gambe, senza che nessuno potesse riuscire a raccapezzarsi come diavolo avesse fatto!