Ferdinando Paolieri: Raccolta di opere
Ferdinando Paolieri
Novelle agrodolci
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LA LONTRA

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LA LONTRA

 

Si aspettava che la barca di «Bàgherre», navicellaio dell'Arno, s'avvicinasse per farci traghettare il fiume, e, aspettando, si guardava, tra me e Foffo, il mio indivisibile compagno di passeggiate giovanili col fucile e col cane, una specie di isoletta di mota, canneggiole e giunchi, che emergeva dall'acqua e pareva la testa arruffata d'un Dio fluviale.

- Di notte, disse Foffo, colla luna, in quell'isolotto c'è il caso di vedere accucciarsi, a caccia dei pesci, qualche bella lontra.

- Ce ne fanno ancora, qui?

- E come! l'ultima l'ammazzai molti anni or sono, per caso. Tornavo da caccia col povero Nanni (se ne ricorda, che tiratore?) e quando si fu sul greto i cani avventarono, si schiacciarono e principiarono a gattonare. Che sarà, che non sarà, a furia di mezze puntate ci portarono fin qui e poi cominciarono a scorrere, in su e in giù, come se fossero impazzati....

«Io non mi raccapezzavo come mai due bestie, brave come loro, facessero un diavoleto simile, ma Nanni, pratico, capì subito.... - Di qui c'è passato un animale di quelli che stanno in terra e nell'acqua, s'è tuffato (mi spiego) e i cani son disperati perchè hanno perso la traccia.

«Difatti rigiravano sempre nel medesimo posto, mugolando, guaiolando, abbaiando....

«La sera dopo decisi di mettermi a balzello, ma per due notti lunghe (la luna finiva l'ultimo quarto), non vidi nulla.

«Dopo quindici giorni ci ritornai, ma avanti, come mi insegnò Nanni, seminai il greto di capi d'aringa e di bucce di mela; poi, attesi.

«La terza notte, eccoti la lontra.

«Era lei, soffice, morbida, pareva che ruzzolasse, invece di camminare....

«Ma sì! appena ebbe annusato il vento, voltò il groppone e scomparve.

«La sera dopo mi bagnai il dito indice colla saliva e lo alzai per sentire da che parte diventava diaccio. Così mi potei mettere in una posizione di dove il vento soffiasse dalla lontra a me. Ma la bestia, ammalizzita, non fece la posta.

«Stetti due sere a casa e finalmente, con una bellissima luna, ritornai sul posto.

«Faceva un freddo tale che, senza potermi muovere nemmeno un tantino, ero tutto intirizzito  e sentivo la guazza piovermi addosso entrandomi nell'ossa fino al midollo.

«Dopo mezzanotte una specie di vapore d'argento cominciò a scintillare lungo le sponde e io stavo già per alzarmi, vinto, pensando che prima dell'alba la nebbia avrebbe nascosto ogni cosa, quando la lontra apparve, strisciando come un gatto. Ogni tanto si fermava, addentava una buccia o un capo d'aringa, poi alzava la testa e fiutava l'aria.

«Quando fu così vicina che, con quel freddo (ma io già non lo sentivo più, ero tutto sudato dalla passione!), vedevo il suo bel pelame fumare, cominciai, lentissimamente, a portare alla gota il fucile.

«Facevo così adagio che tutti i muscoli mi dolevano, per lo sforzo, eppure quella bestiaccia mi sentì e si tuffò più rapida del lampo.

«Non ebbi tempo di tirarle al salto dell'acqua.... e fu bene.

«Restai, smemorato, col fucile in pugno, e quasi subito la rividi tutta fradicia, arrampicarsi su quell'isolotto e guardarsi intorno annusando l'aria.

«Il tiro era sforzato, se non stecchivo la bestia al primo colpo la avrei perduta di certo, e, a quella distanza, mi riusciva difficile mirare al capo, a pallini, per non sciuparle la pelle.

«Nonostante provai e, dopo aver mirato con attenzione meticolosa, strinsi il grilletto della canna sinistra, quella strozzata, caricata a pallini del dieci.

«Un lampo, un tonfo, e non vidi più nulla. Dopo un poco principiò a salire la nebbia, nascose ogni cosa e sommerse anche me, che battevo i denti, correndo in su e in giù sull'argine, come un dannato, per rimettere il sangue in circolazione.

«Finalmente, come Dio volle, la nebbia diventò, invece che d'argento, violetta, poi color di rosa, la luna impallidì, si levò il vento, e col sole, apparve «Bàgherre» colla sua pertica in pugno e la sua pipa in bocca, come ora!

- Te ne ricordi «Bàgherre» (e intanto Foffo mi dava mano a entrare in barca, e ci tirava dentro la cagna per la pelle del collo) te ne ricordi di quella bella lontra?

- Altro, se me ne rammento! Era , fra mezzo alle canne, fulminata, a zampe all'aria, e colla pancia piena di pesci!

- Sicchè, domandai io, l'avevi ammazzata davvero?

- Stia zitto - rispose Foffo - sarebbe stato meglio che l'avessi fallita!

- O perchè - chiesi, mentre «Bàgherre» pigiando sulla pertica per romper la corrente dell'Arno ridicchiava sotto i baffi - o perchè? Non ti capisco.

- Lei deve sapere che io, invece di vender la lontra a un pellicciaio e chiapparci una cinquantina di lire, la regalai a una ragazza che mi piaceva. E quando la ragazza se la fu messa al collo, cominciai a pensare a quella bella bestia che m'era costata tanta fatica e che stava così bene al collo di quella bella ragazza....

- Ho inteso! Per riaver la tua lontra....

- Mi sposai la ragazza! D'altronde.... mi garbavano tutt'e due!

- Tu - concluse «Bàgherre» lasciando che la barca s'avvicinasse da alla sponda e abbandonando la pertica - tu mettevi l'esca alla lontra per portarla sul greto, e la lontra, poi, fu l'esca che portò te al Municipio! Torna ogni cosa benissimo! Anche noi che diavol siamo? Bestie! Si va dietro all'odore e si casca in trappola. Signori, possono scendere....

Ci dette mano a saltare a terra, mi ringraziò della mancia, e in piedi, appoggiato alla pertica, s'allontanò verso il mezzo del fiume staccando, nero, contro una immensa luna gialla che sorgeva silenziosa sull'acque.

 

 

 


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