Ferdinando Paolieri: Raccolta di opere
Ferdinando Paolieri
Novelle selvagge
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IL CONFIDENTE.

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IL CONFIDENTE.

 

A Marino Moretti.

 

Il brigadiere fece un balzo dalla seggiola, sgranando bene gli occhi in faccia al suo interlocutore.

Dite sul serio? ne siete proprio certo? – esclamò.

– Come son certo d'esser qui, a discorrer con lei.

– È proprio "Napoli"?

– "Napoli" in persona.

– E com'è? l'avete visto bene? dite, su....

Comincia a invecchiare, ha la barba e i capelli brizzolati, un po' curvo di spalle, ma robustissimo ancora, il naso aquilino, gli occhi verdi, le mani enormi, una cicatrice sulla gota mancina....

– È lui! è lui! Voi ci guadagnate la taglia di mille lire e io le filettature di maresciallo.... volete bere?

– Mi dica piuttosto, come si fa?...

– Ah! ecco, – e il brigadiere corrugò la fronte –: ora vi esporrò il mio piano; ma, – s'interruppe ripreso da uno scrupolo, – bene inteso che voi....

– Io?... cosa?...

– .... Facciate sul serio, e non mi svoltiate all'ultimo momento; del resto, se scantonate di una virgola, guai a voi!

Il vecchio bracconiere ebbe un sorriso di sprezzo che gl'illuminò tutta la bella fisonomia, un po' astuta, arsa dal sole e consumata dagli strapazzi; poi, frugandosi febbrilmente in petto, ne tirò fuori un medaglioncino legato a un nastro e lo cacciò con un moto convulso sotto gli occhi del brigadiere, dicendogli: – A lei, guardi; questa è la garanzia!

– La garanzia? che garanzia?

– Ma non capisce.... ma non ha capito ancora che io non faccio la spia! Che a me non importa nulla, del brigante, della gente che ha ammazzato, della giustizia, di Domeneddio! non ha capito che non ho più niente, che non mi curo più di niente, de' quattrini, della pelle, e che se son venuto da lei ci son venuto per uno scopo solo: Vendicarmi! Chè se io ricetto il fuoruscito lo faccio per una ragione sola: per farlo arrestare io, proprio io, e perchè lui lo sappia, dopo, che sono stato io che l'ho fatto legare e che lo mando in galera, perchè mi veda bene, ridergli sulla sua faccia di bronzo, quando loro gli metteranno i ferri ai polsi.... ha capito ora?

Il brigadiere guardava fisso, ancora imbarazzato, il ritratto sbiadito nel medaglioncino d'ottone; il bracconiere tirò un respiro lungo e seguitò a voce più bassa:

– Io ero in America e la Concetta s'era acconciata per casiera laggiù al Castellaccio, quando "Napoli" che non mi conosceva andò per rubare e lei sentì, scese in quel modo com'era, scalza e in camicia e s'ebbe la scurinata che le divise la testa!

Quando tornai, il delitto era successo; d'allora, "Napoli" s'era dato alla macchia; battè le maremme e ne fece di tutti i colori. Io vendetti le poche robe che rimanevano, e venni a stabilirmi quassù coi miei risparmi; per vent'anni non ho praticato nessuno, sono stato solo come un rospo nella mia casa lungo il padule, in un posto, con tutto il rispetto, signor brigadiere, da cignali selvatici, ma lui, "Napoli", dopo mutò paese, battè l'agro romano, aggredì, ammazzò, rubò; non lo pigliavano, era come il lupo dell'Amiata, introvabile; poi sparì, lo credettero morto.... Oh! ma io lo sapevo, sa? lo sapevo che sarebbe ricomparso, lo sapevo; me lo diceva il core, e ho aspettato perchè avevo fatto un voto, e tutte le sere lo rinnovavo prima d'andare a letto, accomodando i fiori davanti al ritratto di quella santa; e finalmente c'è capitato, e stanotte gli darò asilo; io! in casa mia! capisce?

Perchè, lui, non vi conosce?

– Non mi ha mai conosciuto! e come poteva immaginarsi che io stessi qui? In che modo sia andata non lo so, è stato un miracolo del cielo: c'è cascato, è in trappola e ci resterà.... Questo è sicuro!

Poi, mandando lampi dagli occhi, Pirico domandò a stesso: ma come ho fatto a trattenermi, stamane?

– Non ci mancava altro, – urlò il brigadiere: – se me l'ammazzavi, ero bell'e rovinato!

Badi, c'è corso poco! c'è scattato un ètte; ma mi son fatto forza, ho pensato dentro di me: cos'è, per un uomo come quello, la morte? una liberazione! Invece, no! all'ergastolo, chiuso fra quattro mura, solo, co' suoi rimorsi, se ne ha, la morte lenta, a sorsi, a gocciole, ora per ora, minuto per minuto; creperà, come un cane.... e son venuto da lei.

– E questa, – disse il brigadiere rendendo a Pirico il suo medaglione, – questa sarebbe....

Sissignore, la Concetta.

– Ma, lui, il brigante, dove l'avete pescato?

– Nella macchia, signor brigadiere, nel fitto della macchia.... preso in un laccio per una gamba, come una volpe, signor brigadiere, come una volpe, e non l'ho ammazzato! Par che sia venuto dal mare.... di dove precisamente non me l'ha voluto dire.... muto, su questo punto, come un pesce.... ma ha abboccato, però, ha abboccato, e stanotte....

Stanotte cena da voi?

– E ci dorme! gli ho detto dove ho la mia casa, si ricorda dei posti, ci verrà....

Vedremo. Io arriverò verso la mezzanotte....

– Venga un po' dopo....

– Con due uomini....

– Venga avanti lei solamente, mi faccia il piacere, li lasci appostati....

Imito il grido dell'assiòlo....

– Lui dorme.... a farlo dormire ci penso io; ci ho un vino....

– Voi mi aprite....

– Lei entra in punta di piedi, io la guido fino al letto del bandito....

– Io gli punto la rivoltella alla fronte....

E parlottando a voce bassa i due uomini scesero le scale e arrivarono fino alla porta della piccola caserma dove, con una energica ed espressiva stretta di mano, si separarono.

 

*

 

La casa di Pirico, una capanna a un piano, bassa, sinistra, solitaria, si alzava al confine della macchia sur un argine sempre verde per l'umidità di sotto che faceva prolificare l'erbacce, i licheni e le borraccine.

Un pezzo di prato coltivato a orto, una stalluccia scalcinata e rovinante, un rozzo canile per ricoverare il feroce "Paranà", ricordo dell'America lontana, quando piovesse, completavano gli accessi ed annessi di quella proprietà in miniatura, di quell'asilo d'un misantropo che s'era eletto a compagne le belve, a patria la foresta, tutto chiuso nel suo acerbo dolore e nel suo acre desiderio di vendetta, sdegnoso e solitario, isolato fra due formidabili barriere; la macchia e il padule.

Quando il bracconiere pose piede sull'argine e la sua alta figura si profilò sul cielo burrascoso, uno stormo d'anitre selvatiche si levò a volo con fragore sull'acque e "Paranà" sciolto a guardia della casa, balzò incontro al padrone festeggiandolo con perduti mugolamenti di gioia.

Pirico ebbe un sussulto, gli parve che tutto il sangue gli rifluisse con estrema violenza al cuore, si sentì mancare per la prima volta in vita sua e scivolò lungo il margine erboso, rimanendo a sedere sulla proda colle gambe ciondoloni nel campo sottostante, in faccia alla palude silenziosa; il cane gli posò la testa gigantesca sopra una spalla cercando di leccargli il volto, ma lui se lo tirò sulle ginocchia, appoggiò la fronte a quella dell'animale, gli disse tante cose negli orecchi pelosi tenendolo stretto, abbracciato come un fratello, e il cane guaiolava scodinzolando quasi capisse, e quando ebbero finito di discorrersi a quel modo, tutti e due avevano gli occhi come se avessero pianto, l'uomo e la bestia.

Quegli, finalmente, si levò su, a fatica, ed entrò in casa sempre seguìto dal cane, e cominciò a singhiozzare per davvero.

Andava, così, e veniva per la stanzetta bassa, caricando uno schioppo enorme, una spingarda da palude, con veccioni grossi come ceci e s'interrompeva ogni pochino per asciugarsi col dorso della mano le lacrime che scorrevano rotonde dai suoi occhi sulle gote ispide bruciacchiate dal sole, e passando dinanzi al ritratto della Concetta incorniciato di fiori sulla mensola di legno, gli buttava un'occhiata quasi a domandar coraggio.

Quando ebbe caricato il fucile, legò col guinzale "Paranà" (che mutò il mugolio in un abbaio rotto di gioia e di conquista), uscì con lui, lo legò a un piòlo sulla sponda del padule, si allontanò di qualche passo, disse, accennando al cane la linea lontana dell'orizzonte: Bada, sai!...

"Paranà" si voltò di scatto, guardando laggiù verso il cielo buio solcato di lampi, con gli orecchi ritti, una zampa rovesciata contro il petto, tutto il gran corpo irrigidito, e Pirico imbracciò l'enorme spingarda, mirò preciso e lasciò partire il colpo.

Il cane colla testa sfracellata, fulminato, s'accasciò sull'erba fradicia senza movimento; l'uomo gli legò al collo il guinzale, rotolato due o tre volte, poi cercò un sasso, fece un nodo scorsoio all'estremità del laccio, ve lo passò, lo legò ben forte, poi, voltandosi da un'altra parte spinse cane e pietra nell'acqua livida che s'aprì e si richiuse, con uno sciacquio breve.

Sul padule ripiombò tetro, plumbeo, il silenzio afoso del prossimo uragano, mentre uno svolo di corvi spaventati dall'esplosione della spingarda roteava alto sulla morta gora gracchiando spaventosamente.

Pirico, a capo basso, entrò in casa, levò il ritratto della morta dalla mensola di noce, lo baciò, se lo nascose in petto accanto a quell'altro, scaraventò via i fiori, poi afferrato un secchio, uscì; lo riempì due o tre volte, lavò le macchie del sangue lungo l'argine, poi, lasciatosi cadere a' piedi il recipiente che rotolò giù per il pendio erboso, nell'orto, rimase immobile guardando senza vedere, cogli occhi sperduti nell'immensità nebulosa che si stendeva di faccia.

Rimase così, lungamente, come se tutte le cose d'intorno gli fossero estranee e non s'avvide neppure di quando il sole calò sulla distesa d'acque livide segnandola in mezzo d'una lunga striscia vermiglia.

I nuvoli enormi, bassi che parevano colle pendule trombe delle nebbie sfioccate voler bere l'onde immobili di tratto in tratto balenanti di fosforo alla luce veloce d'un lampo, diventarono violetti, poi d'un turchino cupissimo, poi neri; sulla solitudine della lama diminuirono i bagliori, si affievolirono, si spensero; si udì intorno alle sponde l'intermesso e chioccio chiacchierìo delle rane lacustri che si rispondevano di ciuffo d'erba in ciuffo d'erba, di ninfea in ninfea; qualcuna, a un tratto, si tuffava, quasi con rabbia, con un tonfettino rapido e sordo: le altre seguitavano a parlottare, senza azzardarsi ad innalzare il gran canto della notte poi che la luna gialla non appariva sull'orizzonte barricato dalla nuvolaglia sempre più minacciosa e oscura.

Il buio ravvolse tutto come in un sudario opaco, un uccello acquatico gridò disperatamente – di dove? –, la macchia si agitò lontana con un tremito prolungato di foglie, poi fu silenzio, impenetrabile, assoluto.

Le bestie e le cose, atterrite, aspettavano mute lo scoppio dell'uragano che covava sopra di loro, e, nel silenzio, all'uomo parve di seguitare a udire il ciarlottìo delle rane, distinto, aspro, scolpirsi nel suo cervello in una fase di significato umano, ripetuta fino alla sazietà, fino al delirio.

Immobile, come abbarbicato al terreno, ardeva tutto; le tempie gli pulsavano in modo tremendo; davanti ai suoi occhi, nell'ombra si incrociavano faville; non discerneva più nemmeno il fioco, indistinto, freddo bagliore che divideva l'acque cupe dal cielo cupo; una nebbia cinerea gl'ingombrava il pensiero e in quella nebbia passavano e ripassavano, alternandosi, gli unici due esseri per i quali aveva vissuto fino allora: Concetta, il cane....

 

*

 

Accidenti! credevo che foste morto! su, compare, su! bevete di questo, chè risuscita la gente! Venite in casa; cosa vi salta con cotesta febbre di sdraiarvi costì? ho dovuto faticare per trovarvi, sapete....

Il bandito, ancora forte come un rovero, aiutava Pirico a entrare nella capanna, reggendolo stretto col braccio sinistro sotto l'ascella, industriandosi col destro ad accostargli alla bocca una fiasca d'acquavite di grano.

Entrati dentro, chiusa la porta, sprangate le finestre, "Napoli" accese un lume, l'accostò alla faccia del compagno che batteva i denti, scrutandolo fin nel bianco dell'orbite con due occhi che parevano fiamme.

Il bracconiere, sotto l'azione del liquore atroce, ripigliava fiato, rifaceva il colore, si alzava, barcollante, buttava un fascio di sarmenti sul camino, vi appiccava il fuoco, borbottando: – Non è nulla, compare, proprio nulla; è la febbre, sapete, la febbre della maremma, mi ha chiappato a un tratto.... ora, mi passa, sto meglio, non ci pensiamo più; aiutatemi a far da cena.

"Napoli" guardò bene in viso il suo ospite, poi con una mossa dinoccolata s'alzò, si sfibbiò la cartuccèra, sfilò dalla cinghia dei pantaloni un pugnale, una rivoltella, depose ogni cosa sopra una seggiola.

Poi si levò da tracolla il fucile, una meravigliosa arma di Liegi, damaschinata, del calibro 10, a triplice chiusura, col calcio a pistola; verificò macchinalmente le molle dei cani che scricchiolarono seccamente, e l'appoggiò in un angolo, carico e al punto; quindi si mise a sfaccendare intorno al fuoco.

Mentre Pirico andava e veniva, colla brocca dell'acqua, coi piatti, i bicchieri, due fiaschi di vino, e buttava sul desco di quercia una tovaglia bianca e spezzava il pane duro dall'orliccio color di bronzo, il bandito rompeva l'uova nel tegame dove l'olio soffriggeva, pigliava dalle mani del compagno il barattolo della conserva, la versava adagio sulla frittata ravvolgendola colla forchetta di stagno.

Un'aria georgica circonfondeva quelle due rudi figure intente all'opera mite, mentre le loro immense ombre andavano e venivano sulle pareti bianche illuminate dalla bilicne a tre fiamme, sospesa per la catena alla bocca d'una serpe di ferro rozzamente contorto, e di fuori l'acqua scrosciava con rumore ampio e maestoso rovesciandosi sullo specchio del lago e sul fittume della foresta che ogni tanto si udiva, lontana, scuotere al vento la gran criniera di foglie.

Il pasto fu tacito, il bracconiere e il bandito mangiavano, spezzando il pane colle mani noderose e dandosi, di tratto in tratto, un'occhiata alla sfuggita, quasi che non si fossero ancora bene studiati l'uno coll'altro; infine, come il primo fiasco cominciava a diventar leggero alle mani che spesso lo impugnavano pel collo, e il colore delle gote livide rincupiva, acceso dal sangue che andava riscaldandosi, "Napoli" per il primo ruppe il silenzio.

Compare, – esclamò tendendo il bicchiere pieno e scrutando contro il lume il suo baglior di rubino, – compare mio, se fate proprio sul serio, mi dovete permettere quale piccola domanda.

– Eccomi qua, – rispose il bracconiere, toccando il suo col bicchiere di "Napoli".

Bene, – ripigliò questi dopo aver bevuto, – come va che voi che fate il cacciatore, che siete.... un po' in contrasto colla legge, che abitate qui solo, come le bestie feroci, non tenete nemmeno un cane; da cinghiale, da lepre, da pastori, nemmeno un pomero spelacchiato?

Pirico s'alzò senza rispondere, andò a una cassapanca, l'aprì, ne tirò fuori due collari, li buttò sulla tavola.

– A voi! – disse, – ne avevo due, due cani alti così, affezionati, capaci, umani.... e m'hanno ammazzati anche quelli!

– In che modo?

– E chi lo sa? non ho più nulla, nulla, nulla! tranne il fegato, la spingarda e la volontà di vendicarmi! Capite? E ho bisogno di girare la macchia, di notte e di giorno, senza cattivi incontri, capite? e poi, quando sarà quell'ora, filo sul barchetto e via.... verso il mare!

– Anco voi! verso il mare?! ma se fu mare che mi portò via ed è stato il mare che m'ha ricacciato quassù! Non intendete?

Pensò un poco, poi fece un gesto di noncuranza e, afferrando il fiasco nuovo, lo manomesse versando a vànvera nei bicchieri e arrossando la tovaglia.

Perchè, – seguitò, – se voi fate sul serio, l'avete pure a sapere chi tenete in casa, no? Bene! io son di questi posti, o di vicino, e vengo.... di dove vengo non ve n'ha a importare; vi dico solamente che è la nostalgia che m'ha ricacciato a crepare qui; e andrò anco più in , dove son nato, a farmi ammazzare, intendete, perchè fuori di questi boschi io soffoco, io ci muoio, ma ci muoio di mille morti.... perchè – (e s'alzò, un po' teatralmente, coll'orgoglio negli occhi di chi sa di produrre un certo effetto) io son "Napoli...", "Napoli", lo sbandito, e ci ho addosso mille lire di taglia, e n'ho morti una diecina, ecco!

E bevve d'un fiato, e posò il bicchiere, di colpo, sulla tavola, con un tonfo secco.

Pirico prese il fiasco e mescè di nuovo con polso fermo, guardando fisso il bandito che si ripiantava a sedere a rovescio, accavallato alla seggiola, coi gomiti poggiati alla spalliera.

Tacquero un poco, mentre il brigante caricava la pipa, finchè l'altro gli porse un fiammifero acceso, dicendo:

– "Napoli"!... siete "Napoli".... e va bene! e ne avete ammazzati dieci e, se lo dite voi, sarà; e ci avete la taglia di mille lire..., e va benone, e vi dico che questa casa è di me, com'è di voi, e che quando c'è pericolo son qua io, e non so perchè vogliate andare, come avete detto, più in , forse al paese vostro, a farvi ammazzare.... e perchè?

Perchè, – rispose il fuoruscito, abbassando la voce, – perchè ho da farne un altro....

E strizzò l'occhio, immergendosi in una nuvola di fumo.

– Oh! guarda!... e.... chi è?

– Questo non v'interessa.

– Avete ragione.... Scusate.

– Del resto.... cosa mi fa, a me, se ve lo dico? oramai.... dunque, datemi da bere, e statemi a sentire: è una faccenda che si riconnette al primo affare....

– Quando ammazzaste il primo, capisco...

– Cioè, quando ammazzai la prima....

– La prima?! Ah! perchè era.... una donna?

– Una donna.

Pirico, senza volere, accostò la seggiola a quella del bandito che seguitò, mentre l'altro, per dominarsi, beveva e cominciava a caricar la pipa anche lui....

– Si chiamava Concetta. Bella! bella, come la Madonna del molino fatta di terra bianca e pitturata! Lei ci aveva il marito in America, uno venuto di fuori del paese e costretto a emigrare perchè non lo volevano far lavorare, per via che era forestiero.... sapete bene.... le solite cose....

– Son pratico! – disse bruscamente Pirico lasciandosi cascar la pipa e chinandosi a raccattarla.

– Dunque lei era bella, sola.... io ero tornato da fare il soldato, quando trovai questa sposa giovine, senza il su' omo, e con lei s'era stati ragazzi insieme.... s'era fatto all'amore per ridere.... che è, che non è, ci si trova oggi, ci si trova domani, si ragiona del passato, si fruga nella cenere, e stuzzica oggi, stuzzica domani, si riaccende il foco spento e si diventa matti tutt'e due, matti da legare.... Cos'avete? vi ripiglia la febbre?

– Nulla, nulla.... ci sono avvezzo; guardate, ci bevo sopra.... andate innanzi!

– In due parole mi sbrigo. S'arrivò a un punto che si decise che si sarebbe fuggiti, tutti e due, chi sa dove, lontano; avanti che tornasse quell'altro. Però, mancava il più, voi m'avete bell'e inteso: io non avevo arte parte, lei faceva la casiera d'un villone detto il "Castellaccio"; stava in du' stanze, lontane un miglio buono dalla fattoria, intesseva la treccia e tirava avanti con quella e con quel che riceveva dal marito, ogni tanto; era poco e andava via in una notte, si consumava, tra noi due, facendo una ribòtta, chiusi in casa, col fiasco davanti e in libertà....

– Ah! – disse Pirico con la voce spenta, cercando febbrilmente il bicchiere sulla tavola, – e quell'altro....

– È sempre il marito che paga, caro voi; ma bevete, perdio! o dove l'avete presa una terzana in cotesta maniera?

– La notte.... all'aspetto.... andate innanzi.

– La conclusione fu che si finì per metterci d'accordo, una bella sera, di svaligiare la villa e poi.... filare! Ma le donne!! le donne, caro voi, chi se ne fida è un imbecille che non merita pietà misericordia, le donne sono arnesi più pericolosi del fucile e del pugnale, a manovrarsi.... Scottano e pungono, ecco! Lei mi credeva un ragazzo, lei mi credeva un babbeo; ora che s'era divertita, ora che s'era stancata di me, non sapeva cosa inventare di meglio per levarmi di torno, e inventò il furto, capite? e come la seppe fare! già in paese la credevano un santificetur, e avrebbero tutti, tutti giurato sulla sua testa! e invece... invece m'aveva tirato in un tranello, m'aveva; e la notte del furto era alla villa ad aspettarmi, scalza e ignuda, come dormisse.... ma col guardia....

– Il guardia?!

– Sì! Raffaello, un mestolone alto due metri, ma buono a nulla: mentre io, ci avevo il sangue rosso, caro voi, anche prima d'averlo guasto, e lei non s'aspettava che sarei andato all'appuntamento collo scurino infilato alla cintola.... eh! caro voi, i casi son tanti! e lo scurino mi fece comodo! Appena vidi, lui, in cima alla scala, col revolver puntato, e che mi diceva: fermo! e lei, colla scusa d'abbracciarmi, mi teneva stretto, diventai leone, diventai, la presi per i capelli, me la cacciai a' piedi.... e giù! un colpo solo!... lui? non sparò neppure. Credeva che mi sarei buttato in ginocchio, credeva! invece..., appena vide il sangue, si lasciò andare da una finestra del primo piano e via per il parco; e la mattina dopo, bùci! tutti zitti! era tornato il marito e l'aveva trovata morta ammazzata.... quella perla, quella santa, quell'angelo.... per difender la roba dei padroni! Ah! ah! ah! ah!

E. "Napoli", rise d'un riso cattivo, vuotando per la centesima volta il bicchiere. Poi, alzatosi di schianto e afferrando il fucile:

–– Son vent'anni che aspetto; ora tocca a quell'altro.... andiamo a letto.

Fermatevi, – disse Pirico concitato, levandosi in piedi anche lui, – Fermatevi....

Cos'avete? – esclamò il fuoruscito, guardando fissamente, di nuovo, il suo ospite.... – che c'è?

 

Pirico gli fece cenno, col dito sulla bocca, di tacere; andò alla parete, tirò giù la spingarda, cominciò a caricarla, adagio adagio, colle mani che gli tremavano.

– Ma cosa fate, perdio! ammattite?

Zitto, per carità, e state in ascolto....

Tacquero. Di fuori il vento rugliava follemente e si placava con delle soste lunghe; tutta la foresta si torceva sibilando con degli spasimi lamentosi, per assopirsi poi quasi in un languore molle, e l'acqua aveva smesso di cadere; si sentiva, nelle pause, il gocciolìo fitto da' tegoli nelle pozze.

Coraggio e sangue freddo! – disse Pirico con voce sorda, irriconoscibile; – e abbiate pazienza, per carità! Se la scampiamo stanotte, a quell'altro.... ci penso da me!

Il brigante lo guardò, fece un movimento col fucile, poi si ricompose, mormorando:

– Ma che forse.... voi....

– Sì, son io! disgraziato! sono il marito della Concetta e vi ho denunziato quest'oggi!... eccoli! zitto!

E spense il lume; e aprì, piano piano, la finestra bassa. Un soffio gelato invase la stanza buia: di fuori, fra due strappi neri di nuvole agitate s'accendeva e si spegneva una lontanissima stella; taceva il vento; il fischio lieve, monotono, dell'assiòlo risuonò due volte nella quiete profonda.

Il bracconiere si strinse al bandito, lo toccò appena col gomito, poi i due uomini colle armi cariche imbracciate, cogli occhi dilatati che si sforzavano di penetrare l'oscurità, muti, feroci, attesero.

 



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