IntraText Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText | Cerca |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
A Caramba.
– Ma questo è Leone!
– Come? o non lo sapeva?
– Io? no.
E il dottore balzò dal calesse, mentre io scendeva dall'altra parte ancora indolenzito da trenta miglia di barroccino e cominciavo a tirar giù i cani e i fucili; intanto lo stalliere, un uomo adusto, e sbarbato, spogliava il cavallo continuando a discorrere.
– Questo è proprio Leone, un cavallo famoso. È vecchio, sa?
– Si vede; ma trotta ancora a meraviglia....
– Razza maremmana, signori miei, buono da bosco e da riviera! Lo vedono? è peloso come una lepre, è nato alla macchia, non conosce strapazzi nè riguardi.... gli si può dar da bere anche subito; per lui piana, erta e china son la medesima cosa.... sconta dei nostri poledri sauri! tutti delicatezze, facili a imbolsire.... ha voglia di governarli a biada e a pastoni di sémola! gli è come dare il concio alle colonne! se non hanno il canchero, hanno il fìstolo.... ma questo, questo è un eroe, un liofante, una cosa straordinaria.... se lo tengan caro; ne ha ammazzati tre, sanno lor signori?
– Bell'augurio per il ritorno! – urlai; – ma alla calata di Pietrafitta la martinicca la giro da me!
– Non v'è pericoli; quando ammazzò quei tre non ci ebbe colpa; ma quella è una storia lunga.... invece, se sapessero!... Celeste! Ohe! Celesteeee!.... portami il bigonciolo della sémola.... brava! Vedano, questa sarebbe la mia donna e questo è il mio figliolo maggiore.... e se l'ho sposata, eccolo qua, lo devo a lui!
E con una manata sul collo accompagnò Leone alla mangiatoia e lo legò alla campanella.
Poi seguitava: perchè quest'animale bisogna vederlo a sella!
– Se porta a sella? O di chi venivano a cercare quando c'era un bufalo difficile a ripigliarsi in Maremma? di Leone....
– Siete Maremmano?
– Bene! stasera cenerete con noi....
– Oh! signorino, troppo garbato, grazie....
– Non ammettiamo scuse.
E s'andò a tavola e, per quella sera la stanzetta della trattoria della Castellina non risuonò di sparate venatorie, di progetti fantastici e di racconti di cacce impossibili; ci si scordò dei cani, dei fucili, delle beccacce perchè, esortato da noi, "Bufera" tra un bicchiere di Chianti e l'altro ci raccontò la sua storia.
"Bufera" mi chiamano! si figurino che genere sarò stato a vent'anni! L'hanno visto lo scoiattolo? tal quale ero io! Dicevano che stavo bene a cavallo, ma da che principiai a montar Leone ci stetti meglio! Si son mai ritrovati, loro, quando un bufalo fa per davvero? se lo figurano, su quelle prata interminabili, colle corna torte, la coda ritta, la bava alla bocca? Nemmeno il vento ce la può! Ma io mi arrotolavo la fune al braccio, inforcavo Leone e via, di carriera. Fossi, staccionate, siepi.... io volavo agitando la corda e mi pareva d'essere un Dio! Leone, colle quattro zampe distese, la criniera arruffata, gli occhi fuor di testa, non piegava l'erbe, non piegava!
"Il bufalo avanti e io dietro, guadagnavo sempre terreno, m'avvicinavo, m'avvicinavo.... il cavallo? non ci pensava nemmeno.... via, a scavezzacollo, addosso al toro come se avesse dinanzi una pecora.... E appena era il momento, buttavo il laccio e tiravo.... quel che pigliavo, pigliavo! un corno, una zampa, e giù, tutt'un rivoltolone! Leone si fermava su quattro zoccoli, di schianto, come se fosse doventato di sasso e io, di sotto, da cavallo, e mi scagliavo addosso al toro impastoiato! in un secondo tutti i butteri m'avevan raggiunto, si buttavano di sella anche loro e lì una battaglia, una lotta, un arruffìo sull'erba con quel colosso in mezzo che mugliava e stronfiava e ci copriva di stummia e tutti quei cavalli pelosi che ansavano e fumavano, fermi in giro a guardare.... una bellezza! Ma il bufalo, riffe, non ne faceva più.
"Adagio! con questo vino non si scherza.... par leggero, ma è traditore.... un altro dito, così, fino alle scannellature.... ora basta!
"A Siena, loro lo sanno, van pazzi per il Palio. Nascono i partiti, si fanno scommesse, corrono pugni, legnate, l'ira di Dio.... è una gran bella festa!... Basta!... io son nato nella contrada della "Torre" in Salicotto. La Celeste s'innamorò di me; avessero visto che bellezza era da ragazza!
– È una bella sposa ancora....
"Non c'è più mezza.... quando glielo dico io! Dunque, la Celeste s'era innamorata di me per via del gran discorrere che si faceva della mia bravura a ripigliare i bufali; ma i miei, di casa, non eran contenti.... Codest'affare, mi dicevano, ci costerà dei dispiaceri....
– O perchè?
– Perchè, intendano bene, la Celeste era della contrada dell'"Oca" e fra la "Torre" e l'"Oca" non c'è mai stato buon sangue.... Salicotto e Fontebranda hanno sempre avuto ruggine fra loro.... Non ci fu che nel '59 che l'altre contrade, fuor che la "Tartuca", quella dei preti, lasciavan vincere Fontebranda perchè ha lo stemma tricolore.... Ma poi ogni cosa ritornò come prima.
"Ora i miei di casa tutti i torti non li avevano, ed ecco perchè: data la mia bravura a stare a cavallo e dato l'animale che possedevo, la contrada intera aspettava il palio sperando di veder la "Torre" vincitrice....
– Volevano che correste voi!
– Loro hanno bell'e capito. Per lo più quelli che corrono son cavalli buoni, ma un po' carogne, sangui viziati, bestiacce da battaglia; ma la corsa la fanno i fantini.... è questione che si risolve a suon di nerbo....
– Già, ma se un cavallo resta indietro....
– Ecco, veramente, non si tira a chi resta indietro, si tira a chi si spinge avanti.... non so se mi spiego, le nerbate non le piglia la bestia.... le piglia il fantino....
"Dunque, io avevo tutti gli occhi addosso; dicevano: se corre Leone, il palio alla "Torre" chi glielo leva? E non avevano torto, ma io non avrei mai corso....
– O non eri sicuro della vittoria?
– Già, appunto per questo; perchè una sera la Celeste, era lume di luna e si stava in terrazza a fare all'amore, mi buttò le braccia al collo e cominciò a dirmi: senti, ho da chiederti un favore, ma prima tu m'hai a promettere di non dirmi di no!
"È presto detto, rispondevo io, ma se tu mi chiedessi una cosa impossibile? Bada, per te, mi butterei dalla torre, sforzerei il monte de' Paschi, manderei al creatore un mio simile senza pensarci neppure....
"E quella, di rimando: Se non sapessi che lo puoi fare, quel che ti chiedo, non mi proverei.... dunque, sii bòno e dimmi di sì....
"Io, voglio raccontarla come sta, mi sentivo un non so che, qui dentro, avevo un batticore, un presentimento.... e nicchiavo; ma lei mi fece tante carezze, tante moine, tanti gestri.... insomma, fra il lume di luna e quella bella ragazza che mi teneva il capo sulla spalla, persi il cervello e giurai tutto quello che volle....
– Perdio! o cosa diavolo voleva?
– L'impossibile! Voleva, nientedimeno, che io corressi con Leone per la sua contrada, per l'"Oca"!
"Questo è un tradimento, cominciai a urlare appena m'ebbe detto di quel che si trattava, questa è un'infamia e non acconsentirò mai.... e quella a piangere, a raccomandarsi, e poi a minacciare e rimproverarmi, finchè vennero quelli di casa e successe un putiferio del diavolo, chè tutta la strada era piena di gente; ma io quando vidi che c'erano i fratelli di lei e tutte quelle persone a sentire, presi il cappello, resi alla Celeste la parola che m'aveva dato e venni via di carriera.
"Con che core lo lascio imaginare a loro, tanto più che da un pezzetto m'eran giunte all'orecchio certe voci, d'un altro, un tal "Brighe", fantino e proprio della contrada dell'"Oca", il quale faceva il cascamorto alla Celeste. E le voci eran vere, perchè poco tempo dopo quella scenata, la Celeste, per farmi dispetto, si mise davvero a fare all'amore con lui. Allora non ebbi più ritegno; una bella sera presi un coltello a serramanico, uscii quatto quatto di Salicotto e scesi in Fontebranda. Ma non ci lasciarono attaccare, e fu un bene, perchè quella notte, lo credano, un morto ci rimaneva di certo; non ci lasciarono attaccare, ma noi, fra mezzo a quelli che ci reggevano, ci si buttò la sfida.... e la mattina dopo mi decisi: annunziai a tutta la contrada della "Torre" che avrei corso il palio montando Leone.
"Non mi riuscì di sapere che cavallo avrebbe montato "Brighe" altro che il giorno della corsa, ma appena l'ebbi visto capii subito che la lotta era tra noi due soli e a morte.... Basta! loro non si fanno un'idea di quel che fosse Siena in cotesto giorno!
"L'altre contrade non contavano più niente; la città era divisa soltanto in due fazioni L'"Oca" e la "Torre"!
"Piazza del Campo pareva il mare, c'eran le genti fin sui merli di Palagio, c'erano fino in cima alla torre del Mangia!... le guardie, i carabinieri a nuvoli! pareva d'essere in istato d'assedio.... capiranno, fra i due partiti, c'era da veder succedere, a corsa finita, qualcosa di grosso davvero.
"Nel mentre i bandierai volteggiavano e noi si sfilava davanti al palco, detti un'occhiata alla folla.... e la trovai subito, la Celeste! subito, come se si fosse fissato il posto! Era lì, tutta vestita di scarlatto, in un gruppo di Fontebrandine e pareva una rosa in mezzo ai gigli.... il sangue mi diede un tuffo, guardai il cavallo dell'"Oca" e "Brighe" in giubba di seta, come me.... e strinsi forte il frustino dalla parte sottile.... mi pareva mill'anni d'essere a' ferri!
"Al segno "Brighe" si buttò prima del tempo e bisognò rifarsi da capo; io, intanto, discorrevo con Leone, gli dicevo tante cose in un orecchio, che lui solo poteva capire.... poi mi scossi, sentii confusamente che si dava la partenza, spronai, curvandomi sull'incollatura, e mi parve che tutta la terra tremasse e la piazza girasse.... con un balzo Leone fu avanti, accanto al cavallo di "Brighe" che frustava disperatamente, rannicchiato sopra sè stesso; contemporaneamente uno strucinìo tremendo di ferri, un urlo che bucò il cielo, m'avvertirono che dietro a noi era sdrucciolato qualcuno dell'altre contrade, che era successo del male.... e via colle orecchie che ronzavano, il labbro tra' denti, il berretto calato, il nerbo per aria.... pa ta tà, pa ta tà, pa ta tà, pa ta tà.... l'urla m'assordavano, il sole m'abbagliava.
"Dai, "Oca"! Forza "Torre"! Avanti Fontebranda! coraggio Salicotto! Vergine, aiutalo! Sant'Antonio fagli rompere il collo!...
"A un tratto, sulla curva, mi trovai parallelo al cavallo dell'"Oca", l'avevo raggiunto, e subito un dolore acutissimo mi fece traballare e quasi cascare d'arcione.... "Brighe" m'aveva tirato una nerbata tremenda, proprio qui, nell'osso, dove è tanto doloroso....
"Mi riebbi e subito, senza rallentare il galoppo, menai di traverso, alla disperata.... ma ero da destra, capiranno, e mi toccava a tirar da mancina.... "Brighe" fece civetta, il nerbo colse nel vuoto e io mancò poco, da capo, non cascassi da sella.... gli è che ci stavo attaccato come le scimmie!
"Allora mi colpì il gran silenzio che s'era fatto d'intorno.... non sentivo altro che lo scalpitare arrabbiato degli otto zoccoli dei nostri cavalli che mi si ripercotevano nel cervello, e basta! In tutta Piazza del Campo gremita di migliaia e migliaia di persone si sarebbe sentita volare una mosca.... s'erano accorti che il duello, oramai cominciato, sarebbe stato mortale!
"Tutto questo, capiranno bene, succedeva in men ch'io non lo racconto; prova ne sia che fra il buttarci di sfascio a quel modo e consegnarci quelle due nerbate s'era bell'e tornati al punto di partenza e c'era sempre un cavallo a traverso lungo sdraiato.... e lì si vide chi era Leone, perchè nel saltar l'ostacolo si portò in testa di quasi tutto il collo. Piazza del Campo alzò un grido solo; ma allora "Brighe" si rizzò sulle staffe e giù nerbate, a me che gli rimanevo proprio a tiro, sul groppone, sulla testa, sulle braccia.
"Mi ronzavan le orecchie, il sangue mi colava dal naso, dalla bocca, le grida della folla mi facevan l'effetto come se avessi avuto il capo dentro un vespaio.... capii che "Brighe" riguadagnava terreno, che avrei perduta la corsa.... allora, con un ultimo sforzo di volontà detti del nèrbo a traverso il muso di Leone, poi lo volai per aria e traboccai in avanti; feci appena in tempo a reggermi a quella bella criniera lunga.... non mi ricordo più di nulla, altro che d'un applauso, d'un urlo del popolo, tale che loro non se lo possono neanche imaginare....
"Hanno capito? si son figurati cosa fece Leone quando si sentì vergare quella nerbata traverso il muso?
"Mi riebbi a letto. Non mi poterono far girare la contrada col palio vinto, secondo la costumanza, da come ero infranto; mi riebbi a letto, tutto fasciato, mentre di fuori sentivo il rumor della folla che s'accalcava davanti all'uscio, e sulla porta di strada, mi dissero, c'erano i carabinieri a tenere indietro la gente che m'avrebbe voluto vedere, toccare, abbracciare.... Poi ci fu un gran brusìo, un gran litigio, voci, strepiti, una corsa pazza su per le scale, l'uscio di camera si spalancò e una donna scarmigliata, piangente si precipitò nella stanza cascò a traverso al mio letto, restò lì, singhiozzando, chiedendo perdono.
– Era lei.
– E voi, a quanto pare, le perdonaste....
– Cosa vogliono! in fin de' conti s'aveva ragione tutti e due. Ci s'era guastati per amore della nostra contrada.
– E l'amore reciproco vi riunì! Ma.... una volta sposata, la Celeste non vi ha più chiesto di correre il palio per l'"Oca"?
"Bufera" si versò un gran bicchiere di Chianti, lo tracannò d'un fiato, poi rispose filosoficamente:
"Egli è che il cavallo.... lo vendetti nove mesi dopo.... capiranno.... mutar aria non era male, a scanso di cattivi incontri! Avevo messo giudizio, avevo trovato da sistemarmi come vetturale quassù, alla Castellina, un posto buono davvero, e dovevo metter su casa.... lo vendetti bene.... a uno che l'avrebbe tenuto anche meglio di me.... peró non me ne sono scordato mai.... glielo raccomando anche a lei, signor dottore, e a lei, signorino.... io ho fatto quel che ho potuto e non ho rimorsi; per riconoscenza, appena mi nacque il figliolo, gli misi nome Leone....