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nell’entrare passa fra due cespugli, e vede in terra sotto l'erba la tabacchiera di nonna Teresa. La raccoglie.
To', la tabacchiera di nonna Teresa. Meno si cerca e più si trova. Buon giorno, Giulietto.
Taci, non rompere il filo delle mie meditazioni. Sto scrivendo l'epitaffio del morto.
Ho avvertito Peppino del fornaio, Bartolomeo della Vela e gli altri della Cascina Rossa, che saranno qui fra poco colla banda da morto.
E i preti?
Il prete lo farò io.
Riverisco sor curato. Io farò il maestro del villaggio e leggerò un discorso.
Con voce e movimenti adatti ai personaggi che rappresentano continuano:
Poichè ho avuto la buona ventura d'incontrarla, sor curato, senta che cosa avrei preparato per l'epitaffio, conciossiachè non vi può esser un morto senza epitaffio, nè epitaffio senza morto.
Sentiamo, sentiamo, sor maestro.
Qui giace Canarino Canterello
Che c'entra il probo e l'onesto?
C'è in tutte le iscrizioni del cimitero. Io sono il sor curato e devo saperlo perchè le ho scritte io.
Vuol insegnare a me che sono il maestro?
Io so il latino et trappola trappolorum gamberellis.
Dove hai trovato quella scatola?
Zitto, è una scatola che mia nonna Teresa cerca da iersera. Questa può servire per il cataletto.
Dirà nulla, perchè non saprà nulla. Un cataletto d'osso di tartaruga non l'hanno nemmeno i principi. Sentiamo il resto dell'epitaffio.
Qui giace
Nato in gabbia, morto in gabbia.
Io aggiungerei: "Inferocendo orrido morbo".
Che cosa vuol dire "inferocendo orrido morbo"?
Non lo so, ma mi pare che suoni bene all'orecchio, "Inferocendo orrido morbo"; non pare anche a Lei?
Non è brutto, è scritto anche su una lapide del cimitero. Dove lo metto?
Dove vuol Lei, sor maestro. Le cose belle stanno bene dappertutto.
Zitto, viene la banda. È Peppino del fornaio che la dirige.