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LA CURIOSITÀ
(MONOLOGO PER GIOVINETTA).
Gli oggetti che occorrono per la scena sono di volta in volta indicati nel discorso e stampati in carattere grosso.
È sera, sul tavolino c'è una candela accesa.
Teresina sta frugando inginocchiata presso una cassa di stile antico.
Questa vecchia cassa è per me una miniera di continue sorprese e di curiosità. L'ha comperata l'anno scorso lo zio Cassiano all'asta d'un gran marchese fallito, insieme a una quantità di oggetti e di straccerie antiche; e il mio passatempo è di mettere le mani in queste cianfrusaglie che parlano del tempo che fu.
Ecco qua una magnifica châtelaine (farà vedere un ricco ciondolo al pubblico). Lo zio Cassiano dice che è del seicento e che può valere qualche migliaio di lire. Ecco qua un paio di scarpette di seta che appartennero forse a qualche principessina dei tempi di Maria Teresa (infila le scarpette sulle mani, si alza e viene a mostrarle agli uditori). Chi sa com'era superba de' suoi piedini di bambola la bella signora, quando si presentava a ballare col suo cavalier servente. (Cantarellando un'aria di minuette eseguisce qualche passo di danza) Così.... (come se salutasse fa una grande riverenza e torna ridendo a frugare nella cassa).
E questa cuffia? (leva una cuffia e fa come prima). Oh! qui c'è dentro tutto il secolo decimottavo (se la mette in capo e corre a guardarsi in uno specchio). Questa cuffia era forse la nonna di quelle scarpette.
(Colla cuffia in capo siede dandosi un'aria di sussiego). La gran dama sedeva con un gran sussiego sul canapè alla rococò, nel guardinfante, colla grossa tabacchiera nelle mani, e con un'occhiata faceva correre i servi, le nuore, i nipoti.... la cagnolina. Allora le nonne erano più severe d'adesso. E anche le mamme non davano troppa confidenza alle bambine. Peggio per loro.
(Si leva la cuffia e torna a frugare nella cassa).
E questo cofanetto? questo non l'ho mai visto (lo gira e rigira nelle mani). È chiuso. Ha l’aria d'essere un coso antico anche lui, forse contemporaneo di quella cuffia. (lo scuote) Par che ci sia qualche cosa dentro. Se ci fosse lo zio Cassiano, glielo farei aprire. (lo scuote di nuovo) Ci si sente un certo din din.... Che sia pieno di zecchini? Già, io sono molto curiosa, e trovo che è un patimento quando non si può sapere quel che si desidera di sapere. Ma ci vuol pazienza.... (nel riporre il cofanetto e le scarpette, da una di queste lascia cascare in terra una chiavettina) Che c'è? una chiavettina, Era forse attaccata a una di queste graziose scarpette (le raccoglie), Che sia la chiavettina del cofanetto?
Dobbiam provare? (mette la chiave nella toppa), Entra, va bene.... (esitando) Veramente è indiscrezione metter le mani nella roba degli altri, ma quel benedetto zio Cassiano non tornerà più chi sa fin quando, e la curiosità mi punge da tutte le parti. Infine non è roba dello zio, ma dei poveri morti, ch'egli ha comperata all'asta d'un marchese fallito.... sicchè.... - (Dopo aver studiato il viso de' suoi uditori, domanda loro un consiglio) Che ne dite? devo.... aprire? (aspetta che qualcuno risponda e poi si rivolge a qualche bambina) Sentiamo un po' da te, piccina. Devo girare la chiave...? - trae, e scattata la molla.... (gira la chiave, apre, guarda nel cofanetto con grande ansietà) Oh.... oh.... bello! oh se vedeste! E che buon odore di sandalo! Lo zio Cassiano non sa nemmeno d'avere questo tesoro.
È la volta che divento ladra anch'io. Un magnifico collier di corallo.... un diadema di brillanti.... un medaglione miniato col ritratto d'una bella signora, pettinata col tuppè, coi gonfioni al braccio, colla vita fatta a V maiuscolo. Come ti chiamavi, bella signora? donna Flaminia? donna Rosaura? marchesa? contessa? Sei tu che ballavi il minuetto con quelle belle scarpette? E ora dove sei?
Quando si pensa che di lei non c'è più nulla, vien quasi un po' di malinconia, Dev'essere un gran dispiacere di dover morire quando si possiede un collier come questo.... (frugando trova una lettera). To', to', che c'è? una carta vecchia, scrittura vecchia, con un suggello che porta ancora uno stemma: aquila nella torre. E che cosa c'è sulla soprascritta? (accosta la lettera al lume e legge con qualche stento): "Chiunque tu sia che truovi questa lettera, se vuoi che l'anima mia abbia pace, non leggere, ardi subbito senza rompere questo sugiello."
(Con tono di grande meraviglia) È una cosa nuova, strabiliante. La mano e anche l'ortografia dice che chi ha scritto qui, non è più tra i vivi da un pezzo. Qual segreto può rinchiudere questa lettera che giace forse da duecento anni in questo cofanetto? Non solo è morta la donna che ha scritto - perchè certo è una donna - ma son morti a quest'ora i suoi figli e i figli dei suoi figli. Se la povera anima non ha trovata la pace In questi duecent'anni, non la trova più. In duecent'anni di purgatorio c'è tempo di purgarne di peccati! (agitata tra il fare o il non fare) Ci vuole una bella virtù a non rompere.... a non darci una sbirciatina.... - (ficca l'occhio nelle pieghe della carta: osserva la lettera attraverso il lume della candela) Forse c'è dentro il segreto d'una storia meravigliosa: forse.... c'è la traccia d'un tesoro nascosto, (passeggia in proda a viva agitazione). Se ci fosse quel benedetto zio Cassiano!... E d'altra parte la volontà dei morti va rispettata.... Ma lo scritto dice: Ardi subito.... - Dunque per dar la pace alla pover'anima, non solo io non devo leggere nulla di quel che è scritto qui dentro, ma dovrei mettere subito questa lettera sulla fiamma della candela o abbruciarla fino all'ultimo pezzetto.... (accosta la lettera, alla fiamma e resta un istante a spiare e a studiare l'espressione de' suoi uditori).
Che mi consiglia di fare quella signora laggiù? (rivolgendosi con prontezza a una spettatrice) Devo abbruciare? (cercherà di provocare una risposta).
E quel bravo signore che cosa farebbe ne' miei panni? aprirebbe? E questa bambina che mi dice di fare? aprire? bruciare? (passeggia per la camera in preda a una grande inquietudine). Già, io sento che se non do un'occhiatina qua dentro, finirò col fare una grande malattia e non avrò più pace per tutta la vita. Dunque son due anime in pena e tra le due non esito a scegliere. Io apro..... - (sta per rompere il suggello, ma poi è trattenuta da un ultimo rimorso) E poi? E se la povera anima venisse stanotte a tirarmi pel piedi? No,è meglio che abbruci.... e amen, (interrogando il pubblico, mentre avvicina la lettera alle fiamme) Abbrucio? (dopo una pausa durante la quale cercherà di provocare di nuovo collo sguardo le risposte degli uditori) Se ci fosse qui quel benedetto uomo! Ma d'altra parte potrebbe darsi il caso ch'egli fosse più indiscreto di me. Forse non solo leggerebbe, lui, ma farebbe leggere la lettera agli amici, la farebbe stampare, mentre io, cara contessa, (parlando allo scritto) se permetti, do un'occhiatina discreta discreta, poi metto il foglio sulla fiamma e il tuo segreto resta sepolto qui nel mio cuore come in un sepolcro. Me lo permetti? Di' di sì. Stasera aggiungerò un requiem per il riposo dell'anima tua. - (Con uno scatto quasi involontario rompe il suggello) È fatta. Povera me! Mi par di aver commesso un grosso peccato, Ma sono ancora a tempo a pentirmi, Leggo o abbrucio? Ah! Io non ne posso più. Perdonami, anima benedetta, ma io non voglio morire per te, (Siede, legge sotto voce con avidità e poi dà in una risata lunga allegra abbandonandosi sulla sedia.) Ah se sapeste quel che è scritto! non indovinate più in cent'anni. Ah contessa birbona e maliziosa! Eran pieni dì spirito questi nostri vecchi. - (Si alza, si fa seria seria, e tolto il lume dal tavolino si avvia per uscire, dicendo con una smorfietta canzonatoria:) Ma io ho promesso di non dir niente a nessuno: dunque bisogna che conservi il segreto, (soffermandosi) Mi rincresce per voi, perchè, proprio, vale la pena di conoscere lo spirito di queste nostre bisnonne maliziose.... (fa ancora qualche passo fin sulla soglia dell'uscio donde si rivolgo ancora al pubblico:) Se fossi sicura di trovare tra voi una persona molto discreta, potrei dirle in un orecchio il gran segreto, (scegliendo una giovinetta della sua età tra le spettatrici:) Potrei fidarmi della signorina? eccole il prezioso scritto.... Ma.... - (con intonarono di grande raccomandazione) per carità.... mi raccomando.... Che nessuno lo vegga, E buona notte a questi signori. (Parte dopo aver consegnata la lettera.)
Nella lettera stanno scritti su vecchia carta e in caratteri un po' antiquati i seguenti versi destinati al curiosi:
Nelle faccende altrui
Possa il naso allungarsi trenta braccia".