Emilio De Marchi: Raccolta di opere
Emilio De Marchi
Oggi si recita in casa dello zio Emilio

UN UOMO AMANTE DEL QUIETO VIVERE (SCHERZO IN UN ATTO PER GIOVINETTI).

SCENA PRIMA. Don Tranquillo, poi il servo.

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SCENA PRIMA.

 

Don Tranquillo, poi il servo.

 

Don Tranquillo.

 

vestito in abito nero da gala, con guanti chiari o cappello a tuba entra agitando un parapioggia grondante. Mentre asciuga i piedi nella stuoia, grida:

 

Melchisedecco, Melchisedecco, dovo sei? Bel divertimento, proprio! un gusto matto! E lo chiamano progresso! Melchisedecco!

 

Viene avanti,

 

Il Servo entra correndo

 

Eccomi, signor conte.

 

Don Tranquillo.

 

To', prendi, aprilo....

 

Consegna l'ombrello.

 

Chiudi l'uscio.

 

Il servo.

 

spiega l'ombrello e sta per collocarlo in un angolo.

 

Don Tranquillo.

che passeggia tutto stizzito.

 

Chiudi, ti dico.

 

Il Servo.

intende che debba chiudere l'ombrello.

 

Ah, scusi, aveva capito d'aprirlo....

 

Chiude l'ombrello.

 

Don Tranquillo.

 

Chiudi l'uscio, ti dico.

 

Il Servo.

 

Ah l'uscio....

 

Coll'ombrello sotto il braccio corre a chiudere l'uscio.

 

Don Tranquillo.

 

E ora, apri bene le orecchie o ascolta quello che ti dico.

 

Il Servo.

 

torna correndo presso il padrone.

 

Don Tranquillo.

 

Che ne fai di questo ombrello? Mettilo giù.

 

Il Servo.

 

torna c.s. a collocare l'ombrello in un cantuccio.

 

Don Tranquillo.

 

Aperto....

 

Il Servo eseguisce.

 

Don Tranquillo.

 

Senti dunque. Hai aperto....

 

Il Servo interrompendo.

 

Sissignore....

 

indica l'ombrello.

 

Don Tranquillo.

 

Dico se hai aperto le orecchie?

 

Il Servo.

 

confuso porta macchinalmente lo mani alle orecchie come se facesse l'atto di aprirle.

 

Sissignore.

 

Don Tranquillo.

 

Bene, ascolta. Venisse anche il papa, venisse anche l'imperatore di tutte le Russie, guarda che non voglio essere più seccato.

 

Il Servo.

 

Sissignore.

 

Don Tranquillo.

 

Dammi ora la mia veste di flanella.

 

Il Servo.

 

va per pigliarla, ma il padrone

lo chiama indietro.

 

Don Tranquillo.

 

Vieni qua, prima aiutami a levare questi guanti che mi fanno nascere le formicole nel sangue.

 

Colloca il cappello nuovo sulla sedia dietro il servo che tira le punte del guanto. Battono due colpi nell'uscio.

 

Il Servo.

 

Hanno picchiato.

 

Vorrebbe correre ad aprire, ma il padrone lo arresta per una falda della livrea.

 

Don Tranquillo.

 

Fermati!

 

Alzando la voce.

 

Chi è? che un galantuomo non possa vivere un momento in santa pace?

 

Una voce di dentro.

 

Signor conte, c'è quel vecchio pittore che si raccomanda alla sua carità.

 

Don Tranquillo.

 

Anche i pittori adesso. Ho dato duecento lire al piovano perchè soccorra i bisognosi, Vada da lui....

 

quasi pentito della sua durezza

 

o torni un altro momento.

 

Più aspro.

 

Non potete intanto dargli da colazione?

 

Continuando da .

 

Più un uomo è amante del suo quieto vivere e più si direbbe che la gente abbia gusto di tormentarlo. Adesso levami anche questo.

 

Porge l'altra mano al servo che tira rovesciando il guanto.

 

Don Tranquillo.

 

asciugandosi la fronte e contorcendosi.

 

Son bagnato di sopra e di sotto, stretto, strozzato nell'amido, soffocato dal colletto, intricato nelle maniche.... Tira.

 

Il servo.

 

nel dar l'ultima strappata al guanto perdo l'equilibrio e va a sedere sul cilindro del padrone.

 

Don Tranquillo fuori di .

 

Asinaccio.... va a spaccar della legna.

 

Il servo piagnucolando.

 

Ho creduto che fosse una sedia.

 

Don Tranquillo.

 

alzando i pugni.

 

Meriteresti....

 

A un tratto muta tono o si rabbonisce.

 

Ma non voglio arrabbiarmi, voglio essere filosofo a vostro dispetto. La prima e più sicura pace, ha detto un sapiente, è quella che viene da noi stessi. Io dirò dunque, per non guastarmi il sangue, coll'antico Epitetto: "Se il tuo servo sederà sul tuo cappello e lo schiaccerà, non meravigliarti. Non sapevi tu, uomo ragionevole, che il tuo cappello è di feltro e che il tuo servo è un balordo?" - Alzati, libellula, e va a pigliare la mia veste di camera.

 

Il servo.

 

si alza con un senso di paura.

 

Don Tranquillo.

 

Prende il cappello schiacciato, lo contempla un istante e mentre lo colloca sulla scrivania dice con serenità filosofica:

 

Fragilità delle umane cose.

 

Il servo tra .

 

M'è capitato un bell'originale.

 

Don Tranquillo.

 

nell'atto di togliersi la giubba.

 

Aiutami a levare questo panno mortuario.

 

Si slaccia il colletto, infila la veste, mette al collo un fazzoletto di seta.

 

Dammi il mio berretto di lana.

 

Il servo eseguisce in fretta.

 

Don Tranquillo.

 

Guarda se trovi la mia tabacchiera.

 

Il servo.

 

fa un giro intorno alla scrivania.

 

Don Tranquillo.

 

sentendosi volontà di starnutare si palpa indosso.

 

Il fazzoletto da naso, presto prest....

 

Starnuta.

 

Il servo

 

corre col fazzoletto saltando sopra l'ombrello.

 

Don Tranquillo.

 

E ora....

 

con calma

 

portami le pantofole.

 

Il servo nell’uscire.

 

Fortuna che è un uomo amante del quieto vivere; Dio mi salvi dai padroni furiosi!

 

 

 


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