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UN UOMO AMANTE DEL QUIETO VIVERE (SCHERZO IN UN ATTO PER GIOVINETTI). SCENA NONA. Don Tranquillo, Voci dal di fuori. |
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Don Tranquillo, Voci dal di fuori.
con voce soffocata e piagnucolosa.
Quale delitto ho io commesso ne' miei giovani anni, perchè debba scontarlo con questo inferno anticipato? quando ho io strappata la coda a una gallina, un'ala a una mosca, un pelo a un gatto? Ho io forse scritto dei poemi o delle tragedie noiose? ho io fatto mai dei discorsi politici agli elettori, dando loro a intendere lucciole per lanterne?
Don Tranquillo! - Signor padrone! - Signor conte! - È lei che chiama? - Si sente male? - Apra.
È caduto sulla sedia, gli è venuto male: presto, scassinate l'uscio. Un fabbro, un fabbro.
Si vuole anche scassinare l'uscio! un libero cittadino non è più sicuro nemmeno sotto due giri di chiave? Guerra per guerra! Voi adoperate i vostri grimaldelli, io edificherò le mie barricate.
Spinge la poltrona contro la porta: vi ammucchia alcune sedie rovesciate, e sopra vi pianta l'ombrello aperto.
La disperazione dei popoli è il castigo dei tiranni. Ma che sento di qua?
Verso la finestra.
Misericordia! il giardino è pieno di gente d'ogni colore. Tutti corrono verso la casa. Portano una scala. Ecco là il signor segretario, il prefetto, il dottore, mia moglie, il campanaro. Cani barbini! danno la scalata alla finestra.
Sta un momento riflettendo, gira gli occhi intorno e trovata l'idea esclama:
Ingrata patria tu non mi farai cavaliere.
Toglie in fretta il telaio del caminetto e vi si rannicchia dentro, nel momento che Don Ippolito, spalancato l'uscio, si affaccia dietro la barricata.