Emilio De Marchi: Raccolta di opere
Emilio De Marchi
Oggi si recita in casa dello zio Emilio

UN UOMO AMANTE DEL QUIETO VIVERE (SCHERZO IN UN ATTO PER GIOVINETTI).

SCENA DECIMA. Don Tranquillo e Don Ippolito.

«»

Link alle concordanze:  Normali In evidenza

I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio

SCENA DECIMA.

 

Don Tranquillo e Don Ippolito.

 

 

Don Ippolito.

 

passando dietro i mobili.

 

Don Tranquillo, dove siete? Cospetto! Egli era qui poco fa e se non è uscito dalla finestra.... Guarda, guarda: sembra la stanza delle streghe dopo la tregenda del sabato. Non si potrebbe essere più amanti dei propri comodi che mettendo le sedie colle gambe in su.... Don Tranquillo, dove vi siete cacciato voi? Nel cassetto, nel calamaio?

 

Guarda dietro la scrivania

 

Il telaio del caminetto si muove: Don Tranquillo nascosto dietro cerca di fuggire per la porta; ma trova il passo barricato. Non volendo che Don Ippolito si avveda di lui, si ferma appoggiato al muro. I due attori per un momento possono continuare la burla, traendo profitto dalle condizioni della scena. Finalmente Don Tranquillo lascia cadere il telaio e si rizza indolenzito col muso nero di fuliggine.

 

Don Ippolito.

 

con uno scoppio di risa.

 

Da che parte venite voi, caro cognato? Ah! ah! So di morti che sono usciti dal loro sepolcro, ma di gente nata da un caminetto, proprio non ho mai sentito parlare. O che muso, cognato mio! non avete uno specchio?

 

Don Tranquillo.

 

con voce d'uomo sofferente

 

Tacete, nell'andar sotto ho battuta la testa nel sasso. Mi sento tutto quanto dinoccolato. Colpa vostra! vi avevo pregato di lasciarmi stare.

 

Don Ippolito.

 

Voi ci avete fatto un gran spavento col vostro campanello.

 

Don Tranquillo.

 

grattandosi e zoppicando.

 

Io non ho suonato campanelli.

 

Va a sedersi sulla sedia presso il caminetto e il campanello vibra.

 

Don Ippolito.

 

Sentite?

 

Va verso l'uscio per avvertire i servitori che non c'è bisogno di loro.

 

Don Tranquillo.

 

saltando su, butta in terra il cuscino.

 

Anche questo un frutto del progresso! Un pover'uomo non può sedersi senza farlo sapere a tutto il mondo. Se si va innanzi così ci metteranno una locomotiva nella pancia, e un campanello elettrico per orecchio.... Ecco l'uomo dell'avvenire! ma per quel tempo io spero d'essere morto.

 

Con dolce mestizia.

 

O dolce riposo delle tombe!

 

Zoppicando va a prendere una sedia della barricata e la trascina avanti senza accorgersi che manca del cuscino. Il pubblico lo vedrà.

 

Continuando nella sua malinconica querela:

 

, due braccia sotto la terra, nessuno ti secca più con sottoscrizioni, e decorazioni, e mortaj e campane, e campanelli puoi stare in pantofole fino al giorno del giudizio, in cui il Signore Iddio ti giudicherà secondo i meriti tuoi. In quel io non chiederò al buon Dio che un angolo quieto, tra una nuvola e l'altra, dove si possa contemplare da lontano e in pace la gloria del Paradiso.

 

Quasi commosso.

 

Per avere quel posticino non mi farebbe nulla di morire stasera e lasciar tutto il mio in elemosina ai poveri.... Quale beatitudine di poter sedersi....

 

Così dicendo si abbandona sulla sedia e cade nel vuoto del fusto. Grida:

 

Ajuto, ajuto!...

 

 

 


«»

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (VA2) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2010. Content in this page is licensed under a Creative Commons License