Emilio De Marchi: Raccolta di opere
Emilio De Marchi
Vecchie cadenze e nuove

PARTE I I SEGRETI PENSIERI

LITANIE VECCHIE E LITANIE NUOVE

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LITANIE VECCHIE E LITANIE NUOVE

 

Nell'ore languide dei caldi estati,

Mentre ronzavano

Api e farfalle d'oro nei prati,

E nella nitida chiesetta il sole

Pingea l'altare,

Non altro udivasi che un susurrare

Di labbra e un morbido

Striscio di suole.

Poi nulla, Attonita nel paradiso,

Bianca la tonaca e bianco il viso,

La pia badessa, dicendo l'Ave,

In un soave

Sonno chiudeva le luci stanche

Entro una nuvola di cose bianche.

Il rossignolo nella foresta.

Facea la siesta.

L'aria tacea calida. Solo

All'ora inutile un oriolo

Metteva il segno

Nella sua vecchia cassa di legno.

 

*

*  *

 

Cangiano i tempi: crollano i santi

Dai pinti portici:

Se alcun ne resta, come si vede,

Su per i canti,

È dell'intonaco più forte il merito

Che della fede.

Stridon le macchine, stridono i garruli

Telai. La grande

Anima torna d'un mondo fossile

E pei comignoli urla e si spande.

Due mila ruote

Un soffio, un sibilo

Agita, scuote

Indemoniate da cento spiriti:

Treman le vôlte,

Balzan gli scheletri delle sepolte.

 

*

*  *

 

I tempi nuovi filano i vecchi,

Dai denti striduli degli apparecchi

Esce il rosario della felice

Età che dice:

 

«O Pane, o Pane, o bianco o giallo,

Ave boccone!

Dal primo fallo d'Adamo e d'Eva

Confitto in l'ugola l'uomo solleva.

Oggi non basta di un'età casta

La salmodia:

Sui fusi rotola la litania

E l'orazione:

Ave, boccone!

 

«Te a mattutino, te a mezzogiorno

E te a compieta

Chiama una gente irrequieta,

Che in mezzo ai vortici degli arcolai

Tesse la tela dei lunghi guai:

Ave, boccone, cotto nel forno!

 

«Sudore e lagrime inteneriscono

Un pan di cenere e di carbone

Che il dente macina della malsana,

Macchina umana.

Ave, boccone!

 

«O Pane, o Pane, o giallo o nero,

Tu sol sei vero,

Ave, spes unica. Se tu ne manchi,

Cedono i fianchi, cedon le braccia,

E nella macina il cor si schiaccia

 

*

*  *

 

Così risonano nel rombo immenso

Del giorno e salgono, monache pie,

De' nuovi tempi le litanie

In mezzo a nugoli di nero incenso.

Ma s'io ritorno per il sentiero

Quando la bianca luna si specchia

Nei rotti muri del monastero,

Mi par d'intendere, o monacelle,

Le campanelle

Che ancor vi chiamano a salmodia:

«O rosa mistica,

O domus aurea,

Ave, Maria..»

 

*

*  *

 

A queste note,

Che d'una morta speranza parlano,

Del cor io sento strider le ruote

E sonar l'ora d'una passata

Notte stellata.

 

 

 


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