Emilio De Marchi: Raccolta di opere
Emilio De Marchi
Vecchie cadenze e nuove

PARTE I I SEGRETI PENSIERI

IL TEMPO E LA MANO

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IL TEMPO E LA MANO

 

Come il Tempo si uccida ah non mel' chiedere,

azzimato garzon, ch'io questo solo

conosco che la vita è un fil brevissimo

d'erba o più breve tra due fili un volo.

 

So che l'ora è una goccia, che dal vertice

scende al fiume per vie ridenti o cupe;

or rugiada d'un fior, or scarsa lagrima

ai dolori che spetrano la rupe.

 

So che il Tempo tra i doni è il sol che esiguo

Iddio comparte a' suoi figliuoli eguale;

ma quel che il perde al bell'ordito ingiuria

della sua tela povera e mortale.

 

Chè nel tessuto (e questo anche conoscere

i consigli mi diedero materni)

può ricamare ognun d'eterne istorie

con operosa man i segni eterni.

 

La Mano e l'opra, o mio fanciullo, innalzano

argin non breve al cieco andar del fiume,

tutto quel che s'inabissa perdesi

in oscuro mistero o in vane spume.

 

Il Tempo passa, ma restìo sul margine

siede il pensier del navigante. Ancora

il fuoco vive del lontan crepuscolo,

mentre già nasce la novella aurora.

 

De' morti amori ancor le rose ridono

nelle canzoni e la pietade ordita

prega nel sacro arredo a cui la gracile

man della Santa consumò le dita.

 

Il Tempo passa, ma nel marmo candida

palpita ancora calda alle percosse

la bella Ninfa, che stancò di Fidia

la mano e i morti popoli commosse.

 

Non men se l'ardua chiave intrudi ed agiti

nei giri arcani di ferrato scrigno,

senti del morto fabbro uscir lo spirito,

che ti parla così dal vecchio ordigno:

 

«Vivi nell'opra tua, garzon, se il vivere

ti piace e il viver breve anche t'è grave:

o in marmo o in tela o in un pensier recondito

o di mestizia in un lavor soave

 

«agita i giorni del tuo Tempo e semina

nella speranza i frutti del tuo cuore.

D'una pianta vitale all'ombra pallida

di cento vite rigermoglia il fiore

 

 

 


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