Emilio De Marchi: Raccolta di opere
Emilio De Marchi
Vecchie cadenze e nuove

PARTE I I SEGRETI PENSIERI

IL CANTONIERE

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IL CANTONIERE

 

Col suon corrente la muta frangono

notte le ruote. Accusa il fischio

spaventevol la macchina che arriva,

che brace e fumo vomita.

 

Passan sui piani, ove la candida

neve dimora, le calde macchie

del sangue, che dall'orbite i fanali

biechi nell'ombra versano.

 

Passa ed il lento sonno e la tiepida

dolcezza rompe dei baci, o tenera

sposa, che voli al sospirato amplesso,

un bianco lume vivido,

 

che getta un rapido saluto e rapido

cade nel perso aere.... Morbida

reclini in seno al tuo diletto e sogni

nella rapita immagine,

 

una casetta sogni di candide

nevi coperta e un fuoco e un palpito

d'amor nella silente erma campagna

e senza fine un giubilo;

 

una casetta che april di glicini

circondi e irraggi il sol di fulgidi

eliotropi sull'orlo d'una verde

ombrosa solitudine!

 

Stan nelle valli coi bruni vertici

al ciel le chiese; lucenti si aprono

agli ozî dei palagi l'alte porte;

le ville ai poggi ridono:

 

Gridano i borghi vivi del fremito

dell'arte: Invidia agita ed Odio

le case sparse nel fecondo piano,

che al mio fuggir s'involano:

 

Tu, guardiano, pago alla povera

capanna, al segno fisso, propizio

genio custode dei destini erranti,

ai nostri sogni vigili:

 

ai nostri affanni vigili: e principi

rendi e tesori securi ai popoli,

tu la coscienza che giammai non dorme,

tu dell'amor un palpito.

 

Passan le genti innanzi e sfuggono

come ombre labili in acqua tremula:

nei carri alati van gemiti e canti,

vanno le cure e tornano;

 

pazze alla meta le voglie corrono,

corron sdraiate molli e trionfano

le viaggianti vanità più stolte;

tu sol, tu resti assiduo.

 

Al raggio fervido del sole, al perfido

urlar del vento, ai geli, al piovere

dell'irte nevi, a te pur sempre eguale,

la tua bandiera sventoli.

 

Non gloria il drappo ne l'aria sventola

(non è di sangue lordo e di lagrime)

non rauca stride la cornetta a segno

di morte.... Al ben degli uomini

 

sacra d'un uomo sta la miseria,

sacro il dovere che sorge rigido

contro la fame. Ignoto ai vivi e al tempo

di te che resta? - Un numero.

 

 

 


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