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S. Alfonso Maria de Liguori
L'amore delle anime

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CAPITOLO VIII. - Sopra la flagellazione di Gesù Cristo.

1. Entriamo nel pretorio di Pilato fatto un giorno orrendo teatro dell'ignominie e de' dolori di Gesù; vediamo quanto fu ingiusto, ignominioso e crudele il supplicio ivi dato al Salvatore del mondo. - Vedendo Pilato che i Giudei continuavano a tumultuare contro Gesù, egli, l'ingiustissimo giudice, lo condannò ad esser flagellato: Tunc ergo apprehendit Pilatus Iesum et flagellavit (Io. XIX, 1). Pensò l'iniquo giudice con questo barbaro modo di guadagnargli la compassione de' nemici e così liberarlo dalla morte: Corripiam ergo illum, disse, et dimittam (Luc. XXIII, 22). Era la flagellazione castigo solo de' schiavi. Dunque, dice S. Bernardo, il nostro amoroso Redentore volle prender la forma non solamente di servo per soggettarsi all'altrui volontà, ma anche di servo malvagio per esser castigato co' flagelli e così pagare la pena meritata dall'uomo fatto già servo del peccato: Non solum formam servi accepit ut subesset, sed etiam mali servi ut vapularet, et servi peccati ut poenam solveret.1

O Figliuolo di Dio, o grande amante dell'anima mia, come voi Signore d'infinita maestà avete potuto tanto amare un oggettovile ed ingrato come sono io, che vi siate sottoposto a tante pene per liberare me dalla pena dovuta? Un Dio flagellato! Fa più maraviglia un Dio soffrire una minima percossa, che se fossero distrutti tutti gli uomini e tutti gli angeli. Ah Gesù mio, perdonatemi le offese che v'ho fatte e poi castigatemi come vi piace. Ma basta solo che io vi ami e voi mi amiate, e poi mi contento di patire tutte le pene che volete.

2. Giunto che fu al pretorio l'amabile nostro Salvatore,


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come fu rivelato a S. Brigida (Rev. 1. IV, c. 70),2 al comando dei ministri egli stesso si spogliò delle vesti, abbracciò la colonna, e poi vi applicò le mani per esservi ligato. Oh Dio, già si principio al crudele tormento! O angeli del cielo, venite ad assistere a questo doloroso spettacolo; e se non vi è permesso di liberare il vostro re dal barbaro strazio che gli preparano gli uomini, almeno venite a piangere per compassione. - E tu, anima mia, immaginati di trovarti presente a questa orrenda carneficina del tuo amato Redentore. Guardalo come sta egli, il tuo afflitto Gesù, col capo dimesso, guardando la terra e tutto verecondo per lo rossore aspetta quel gran tormento. Ecco che quei barbari come tanti cani arrabbiati già si avventano coi flagelli sopra l'innocente agnello. Vedi chi batte il petto, chi percuote le spalle, chi ferisce i fianchi e chi le gambe; anche la sacra testa e la sua bella faccia non vanno esenti dalle percosse. Oimè già scorre quel sangue divino da tutte le parti; già di sangue sono pieni i flagelli, le mani de' carnefici, la colonna e la terra. Laeditur, piange S. Pier Damiani, totoque flagris corpore laniatur; nunc scapulas, nunc crura cingunt: vulnera vulneribus, et plagas plagis recentibus addunt.3

Ah crudeli, con chi ve la pigliate? Fermate, fermate: sappiate che avete errato. Quest'uomo che voi tormentate egli è innocente, e santo: io sono il reo; a me, a me che ho peccato toccano i flagelli ed i tormenti. Ma voi non mi sentite. - Eterno Padre, e come voi potete soffrire questa grande ingiustizia? come potete vedere il vostro Figlio diletto così patire e non soccorrerlo? che delitto egli ha mai commesso che meriti un castigo così vergognoso e così fiero?

3. Propter scelus populi mei percussi eum (Is. LIII, 8). Io ben so, dice l'Eterno Padre, che questo mio Figlio è innocente, ma poiché egli s'è offerto a soddisfare la mia giustizia per tutti i peccati degli uomini, conviene che io così l'abbandoni


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al furore de' suoi nemici. Dunque, o adorato mio Salvatore, voi per pagare i nostri delitti, e specialmente i peccati d'impurità - ch'è il peccato più comune degli uomini - avete voluto che fossero lacerate le vostre carni purissime? E chi non esclamerà con S. Bernardo: O ineffabilem Filii Dei erga peccatores caritatem!4

Ah Signor mio flagellato, vi ringrazio di tanto amore, e mi addoloro che anch'io co' miei peccati mi sono aggiunto a flagellarvi. Odio, Gesù mio, tutti quei piaceri malvagi che vi han costato tanto dolore. Oh da quanti anni dovrei bruciar nell'inferno! Ma voi perché mi avete aspettato finora con tanta pazienza? Mi avete sopportato, acciocch'io vinto finalmente da tante finezze d'amore, mi rendessi ad amarvi con lasciare il peccato. Amato mio Redentore, non voglio no più resistere al vostro affetto; io voglio amarvi quanto posso per l'avvenire. Ma voi già sapete la mia debolezza, sapete i tradimenti che vi ho fatti. Staccatemi voi da tutte le affezioni terrene che m'impediscono l'esser tutto vostro. Ricordatemi spesso l'amore che mi avete portato, e l'obbligo che ho di amarvi. In voi ripongo tutte le mie speranze, mio Dio, mio amore, mio tutto.

4. Piange S. Bonaventura: Fluit regius sanguis, superadditur livor super livorem, fractura super fracturam.5 Scorreva già da per tutto quel sangue divino; già quel sacro corpo era divenuto tutto una piaga; ma quei cani stizzati non cessavano di aggiungere ferite a ferite, come predisse il Profeta: Et super dolorem vulnerum meorum addiderunt (Ps. LXVIII, 27). Sicché le sferze non solo impiagavano tutto il corpo, ma ne portavano seco anche i pezzi per aria, e talmente furono


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aperte quelle sacre carni che si poteano contare l'ossa: Concisa fuit caro, ut ossa dinumerari possent (Contens., loc. cit.).6 Dice Cornelio a Lapide (In c. XXVIII, Matth.), che in questo tormento Gesù Cristo naturalmente dovea morire, ma egli colla sua virtù divina volle riserbarsi in vita, affine di soffrire pene maggiori per nostro amore.7 E prima lo disse S. Lorenzo Giustiniani: Debuit plane mori, se tamen reservavit ad vitam, volens graviora perferre.8

Ah! mio Signore amantissimo, voi siete degno d'un amore infinito. Voi avete tanto patito, acciocch'io v'amassi. Non permettete ch'io, invece d'amarvi, abbia da offendervi più e disgustarvi. Deh quale inferno a parte sarebbe per me, s'io dopo aver conosciuto l'amore che mi avete portato, misero mi dannassi, con disprezzare un Dio vilipeso, schiaffeggiato e flagellato per me! E che inoltre dopo averl'io offeso tante volte mi ha perdonato con tanta pietà! Ah Gesù mio, non lo permettete no. Oh Dio, che l'amore e la pazienza che avete avuta per me sarebbe colà nell'inferno un altro inferno per me più tormentoso.

5. Troppo crudele fu questo tormento della flagellazione al nostro Redentore, poiché per prima molti furono i ministri che lo flagellarono: giusta la rivelazione fatta a S. Maria Maddalena de' Pazzi furono non meno di sessanta (In vita P. VI).9 Or questi istigati da' demoni e più da' sacerdoti, i


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quali temevano che Pilato dopo quel castigo volesse liberare il Signore, come già si era protestato dicendo: Corripiam ergo illum, et dimittam (Luc. XXIII, 22), si posero co' flagelli a privarlo di vita. Convengono poi gli autori con S. Bonaventura ch'essi scelsero a quest'officio gli stromenti più fieri,10 in modo che ogni colpo fe' piaga, come asserisce S. Anselmo,11 e che le battiture giunsero a più migliaia, flagellando, come scrive il p. Crasset,12 non già all'usanza degli Ebrei, per i quali il Signore proibì che si passasse il numero di quaranta colpi: Quadragenarium numerum non excedant, ne foede laceratus ante oculos tuos abeat frater tuus (Deut. XXV, 3); ma alla maniera de' Romani, che non avea misura.

Quindi riferisce Giuseppe ebreo - il quale visse poco dopo nostro Signore - che Gesù fu lacerato in tal modo nella flagellazione che giungevano ad apparirvi scoperte le ossa delle coste;13 come fu anche rivelato a S. Brigida dalla SS. Vergine,


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la quale disse: Ego quae astabam, vidi corpus eius flagellatum usque ad costas, ita ut costae eius viderentur. Et quod amarius erat, quum retraherentur flagella, carnes ipsis flagellis sulcabantur (Lib. I, Rev. c. 10).14 A S. Teresa apparve Gesù flagellato: onde la santa volle che gli fosse dipinto appunto come l'avea veduto, e disse al pittore che nel gomito sinistro avesse espresso uno squarcio di carne appesa; ma dimandando poi il pittore in qual forma dovea dipingerlo, egli si rivoltò al quadro e trovo lo squarcio già formato (Cron. Disc. t. I, c. 14).15 Ah mio Gesù amato e adorato, quanto avete patito per amor mio! Deh non sian perduti per me tanti dolori e tanto sangue!

6. Ma dalle sole Scritture ben s'argomenta quanto fu spietata la flagellazione di Gesù Cristo. E perché mai Pilato dopo la flagellazione lo dimostrò al popolo dicendo: Ecce homo, se non perché il nostro Salvatore era ridotto ad una figuracompassionevole che Pilato con solo farlo mirare credette di muoverne a compassione gli stessi suoi nemici, sicché non ne chiedessero più la morte? Perché mai nel viaggio che Gesù poi fece al Calvario, le donne giudee lo seguitavano con lagrime e con lamenti? Sequebatur autem illum multa turba populi, et mulierum, quae plangebant, et lamentabantur eum (Luc. XXIII, 27). Forse perché quelle donne l'amavano o lo credevano innocente? No, le donne per lo più seguono i sentimenti de' loro mariti, e perciò anch'elle lo stimavano reo; ma perché Gesù dopo la flagellazione faceva una vistaorrida e sì pietosa che moveva a piangere anche coloro che l'odiavano, perciò le donne piangevano e sospiravano. Perché ancora in questo viaggio i Giudei gli tolsero la croce da sulle spalle e la diedero a portare al Cireneo - secondo l'opinione più probabile e come si ricava chiaramente da S. Matteo: Hunc angariaverunt, ut


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tolleret crucem eius: (Matth. XXVII, 32) e da S. Luca: Et imposuerunt illi crucem portare post Iesum (Luc. XXIII, 26) - forse perché essi ne aveano pietà e voleano alleggerirgli la pena? No, che quegl'iniqui l'odiavano e cercavano affligerlo quanto più poteano. Ma, come dice il B. Dionisio Cartusiano (In c. XXIII Luc.), timebant ne moreretur in via.16 Vedendo che nostro Signore dopo la flagellazione era rimasto dissanguato e così sfinito di forze che quasi non potea più reggersi in piedi ed andava cadendo per via sotto la croce, e camminando giva, per dir così, ad ogni passo spirando l'anima; perciò affin di portarlo vivo sul Calvario, e vederlo morto in croce, com'essi aveano preteso acciocché restasse per sempre infamato il suo nome: Eradamus eum, essi diceano, come predisse il profeta, de terra viventium, et nomen eius non memoretur amplius: (Ier. XI, 19) a questo fine costrinsero il Cireneo a portar la croce.

Ah Signore, grande è il mio contento nell'intendere quanto mi avete amato, e che ora voi conservate per me lo stesso amore, che mi portavate allora nel tempo della vostra Passione! Ma quanto è il mio dolore in pensare d'avere offeso un Dio così buono! Per lo merito della vostra flagellazione, Gesù mio, vi cerco il perdono. Mi pento sopra ogni male d'avervi offeso e propongo prima morire che più offendervi. Perdonatemi tutti i torti che vi ho fatti, e datemi la grazia di amarvi sempre nell'avvenire.

7. Il profeta Isaia più chiaramente di tutti ci rappresentò lo stato compassionevole, in cui previde ridotto il nostro Redentore. Diss'egli che la sua santissima carne nella Passione doveva divenire non solo impiagata, ma tutta franta e stritolata: Ipse autem vulneratus est propter iniquitates nostras, attritus est propter scelera nostra (Is. LIII, 5). Poiché, siegue a dire il profeta, il suo Eterno Padre per dare alla sua giustizia una maggior soddisfazione e per far comprendere agli uomini la deformità del peccato, non si contentò se non vide il Figlio pestato e consumato da' flagelli: Et Dominus voluit conterere eum in infirmitate (Ibid., 10): in modo che il corpo benedetto


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di Gesù dovette diventare come un corpo d'un leproso, tutto piaghe da capo a piedi: Et nos putavimus eum quasi leprosum, et percussum a Deo (Ibid., 4).

Ecco dunque, o mio lacerato Signore, a quale stato v'hanno ridotto le nostre iniquità. O bone Iesu, nos peccavimus, et tu luis? (S. Bern.).17 Sia sempre benedetta la vostra immensa carità, e siate amato come meritate da tutti i peccatori, e specialmente da me che più degli altri v'ho disprezzato.

8. Apparve un giorno Gesù flagellato a Suor Vittoria Angelini e dimostrandole il suo corpo tutto ferito: “Queste piaghe, le disse, Vittoria, tutte ti chiedono amore”.18 Amemus sponsum, dice l'innamorato S. Agostino, et quanto nobis deformior commendatur, tanto carior, et tanto dulcior factus est sponsae.19 Sì, mio dolce Salvatore, io ti vedo tutto pieno di piaghe: guardo la tua bella faccia, ma oh Dio, che non apparisce più vaga, ma orrida ed annerita dal sangue, dalle lividure e dagli sputi! Non est species ei, neque decor; et vidimus eum, et non erat aspectus (Is. LIII, 2). Ma quanto più difformato vi vedo, o mio Signore, tanto più bello ed amabile mi comparite. E qual'altri son questi, se non segni della tenerezza dell'amore che voi mi portate?

V'amo, Gesù impiagato e lacerato per me. Vorrei vedermi anch'io lacerato per voi, come tanti martiri che hanno avuto questa sorte. Ma se non posso ora offerirvi ferite e sangue, vi


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offerisco almeno tutte le pene che mi accaderanno a soffrire. Vi offerisco il mio cuore, con questo voglio amarvi più teneramente che posso. E chi mai deve amare con più tenerezza l'anima mia, se non un Dio flagellato e dissanguato per me? V'amo, o Dio d'amore; v'amo, bontà infinita; v'amo, amor mio, mio tutto; v'amo e non voglio mai cessar di dire in questa vita e nell'altra, io v'amo, io v'amo, io v'amo. Amen.




1 “Filius erat, et factus est tamquam servus. Non solum formam servi accepit, ut subesset; sed etiam mali servi, ut vapularet; et servi peccati, ut poenam solveret, cum culpam non haberet.” S. BERNARDUS, In feria IV Hebdomadae Sanctae, Sermo de Passione Domini, n. 10. ML 183-268.

2 “Mater (Maria) loquitur: “... Deinde, iubente lictore, seipsum vestibus exuit, columnam sponte amplectens, recte ligatur...” Revelationes S. BIRGITTAE.... a Card. Turrecremata recognitae, lib. 4, cap. 70. Coloniae Agrippinae, 1628.



3 “Ligatur, caeditur, totoque flagris corpore dissipatur. Nunc scapulas, nunc ventrem, nunc brachia, nunc crura cingunt. Vulnera vulneribus, plagas plagis recentibus addunt.” S. LAURENTIUS IUSTINIANUS,  (non già S. Pier Damiani). De triumphali Christi agone, cap. 14. Opera, Venetiis, 1721, pag. 260, col. 1.

4 Più volte (come tra altre, qui appresso si vedrà, cap. XI, note 1 e 2) S. Alfonso attribuisce a S. Bernardo un passo di S. Anselmo (Orationes, Oratio 2, ML 158-861): “Quid commisisti.... ut sic tractareris? etc.” Dallo stesso luogo sembra cavata l' esclamazione qui riferita. Così dice S. ANSELMO (l. c.): “Quae  causa mortis, quae occasio tuae damnationis? Ego enim sum tui plaga doloris, tuae culpa occisionis.... O... ineffabilis mysterii dispositio! peccat iniquus, et punitur iustus... Quo, Nate Dei, quo tua descendit humilitas?... quo tuus attigit amor?... Te perfecta caritas ducit ad crucem.” - Cf. Appendice, 3, B.



5 “Fluit undique regius sanguis de omnibus partibus corporis, superadditur, reiteratur, et spissatur livor super livorem, et fractura super fracturam, quousque tam tortoribus quam inspectoribus fatigatis, solvi iubetur.” Meditationes vitae Christi, cap. 76. Inter Opera S. Bonaventurae, VI, p. 387, col. 1. Lugduni (post Vaticanam et Germanicam editiones), 1668. - Vedi Appendice, 2, 7°.

6 “In flagellatione sic lacerata et concisa fuit caro, ut facile ossa dinumerari possent.” Vincentius CONTENSON, O. P., Theologia mentis et cordis, lib. 10, dissertatio 4, cap. 1, speculatio 1, Tertius excessus.



7 “Naturaliter ex tot verberibus mori saepius debuisset Christus; sed deitas carnem sustentabat, ut plura pati et tandem crucifigi posset.” CORNELIUS A LAPIDE, S. I., In Matthaeum XXVIII, 26.

8 “Debuit plane mori, tanto dolore transfixus; se tamen reservavit ad vitam, ut his etiam graviora perferret.” S. LAURENTIUS IUSTINIANUS, De Triumphali Christi agone, cap. 14. Opera,  Venetiis, 1721, p. 260, col. 1. - Questo però dice S. Lorenzo Giustiniani parlando della coronazione di spine.



9 “In questo mistero della flagellazione, mostrò ella (la Santa, in estasi, mentre in essa si rinnovava tutta la Passione di Cristo) di partecipare così intensi affanni e tormenti, scontorcendosi talora nella persona e facendo altri atti di gran dolore, che altro non si sarebbe detto se non che allora ella fosse stata crudelmente e veramente nel corpo flagellata. In questo tempo disse solo queste parole: “O se voi vi mutaste così in convertirvi!” Volea dire che se si fosser mutati que' ministri, che battevano Gesù, in convertirsi, siccome si scambiavano, quando erano stracchi, in flagellarlo, beati loro. In questo mentre intese, com' ella disse poi, che trenta coppie di ministri, cioé sessanta uomini , furon quelli che flagellarono Gesù alla colonna.” PUCCINI, Vita, Firenze, 1611, parte 6, cap. 2.



10 “Suscipit... flagella dura et dolorosa caro illa innocentissima et tenerrima.” Meditationes vitae Christi, cap. 76. Inter Opera S. Bonaventurae, VI, 387, col. 1. Lugduni (post editiones Vaticanam et Germanicam) 1668. - Vedi Appendice, 2, 7°.



11 “Nec pepercit (Pilatus) amarissimis verberibus virgineam carnem tuam divellere plagis, livores livoribus crudeliter infligens.” S. ANSELMUS, Meditationes, Meditatio 9, De humanitate Christi. ML 158-754.



12 CRASSET, S. I., Trattenimenti dolci ed affettuosi per tutti i giorni della Quaresima sopra la Passione e morte di N. S. Gesù Cristo, trattenimento 28, considerazione 3. (Entretiens doux et affectueux pour tous les jours du Carême sur la mort et la Passion de N. S. Jésus-Christ.) “ Quello in fine che ha reso il tormento della flagellazione duro e sanguinoso al Figliuolo di Dio, è la moltitudine de' colpi che ricevette, perché non fu battuto alla maniera degli Ebrei, che non potevano dare secondo la Legge che quaranta colpi, temendo che il paziente spirasse per la violenza del dolore; ma fu battuto secondo il costume de' Romani, la severità de' quali non aveva né termini né misura. Non vi è cosa certa intorno al numero de' colpi da lui ricevuti... Ma quello ch' è certo, è che restò lacerato di tal maniera, che gli furono scoperte le coste, e si vedevano per mezzo delle sue piaghe. Tanto riferisce Gioseffo autore Ebreo, che viveva poco dopo Nostro Signore, e fece il racconto de' suoi miracoli e de' suoi patimenti.”



13 Così il Crasset (op. c., l. c.: vedi la nota precedente). Presso FLAVIO GIUSEPPE, altro non si trova, riguardo a Gesù Cristo, che il celebre testo - di cui si disputa tuttora se sia interpolato - Antiquitatum Iudaicarum lib. 18, cap. 6 (Basileae, apud Ioannem Frobenium, 1524, pag. 518): “Fuit autem iisdem temporibus Iesus, sapiens vir, si tamen virum eum nominare fas est. Erat enim mirabilium operum effector, et doctor hominum eorum qui libenter quae vera sunt audiunt. Et multos quidem Iudaeorum, multos etiam ex gentibus sibi adiunxit. Christus hic erat. Hunc, accusatione primorum nostrae gentis virorum, cum Pilatus in crucem agendum esse decrevisset, non deseruerunt hi qui ab initio eum dilexerunt. Apparuit enim eis tertia die iterum vivus: secundum quod divinitus inspirati prophetae vel haec vel alia de eo innumera miracula futura esse praedixerant. Sed et in hodiernum. Christianorum, qui ab ipso nuncupati sunt, et nomen perseverat et genus.”



14 Revelationes S. BIRGITTAE...a Card. Turrecremata recognitae, lib. 1, cap. 10.



15 FRANCESCO DI SANTA MARIA, Riforma de' Scalzi di Nostra Signora del Carmine, lib. 1, cap. 14. - “Representòseme Cristo delante con mucho rigor... Vile con los ojos del alma màs claramente que le pudiera ver con los del cuerpo, y quedòme tan imprimido, che hà esto màs de ventiséis anos, y me parece lo tengo presente.” S. TERESA, Libro de la Vida, cap. 7. Obras, I, Burgos, 1915.



16 “Quia ex poenis iam valde lassatus fuit, timebant ne forte sub onere crucis deficiens, moreretur in via.” B. DIONYSIUS CARTUSIANUS, Enarratio in Evangelium secundum Lucam,  art. 49, Expositio capituli XXIII, v. 26.

17 La stessa sentenza viene attribuita a S. Bernardo da Lohner, Bibliotheca concionatoria, v. Passio Domini, § 3, n. 1; da Contenson (Theologia mentis et cordis, lib. 10, dissert. 4, cap. 1, speculatio 2, Reflexio ) a S. Bernardo e a S. Anselmo. Veramente è di S. ANSELMO, Oratio 2, ML. 158-861, quantunque in forma un poco differente e più diffusa. - Vedi Appendice, 3, A.



18 “Ella vide appressarsi Cristo pendente in croce tutto piagato, e con le ferite sì grondanti di sangue, che avrebbero mosso a compassione l' insensata durezza di un marmo... In questa guisa più a lungo ripigliò: “Vedi a che segno sono ridotte le membra di un Dio, e nega, se puoi, la sincerità del mio amore... Questo corpo piagato che ti do a vedere, sappi che non meno stringe all' obbligazione tutto il genere umano insieme, che l' anima tua sola, per la quale di buon cuore ho patito. Io non chieggo altro guiderdone che di amore... Ama dunque, o Marina, questo tuo Sposo, il quale aspetta per mezzo dell' amor tuo di portar seco la ricompensa de' suoi favori.” PACICHELLI, Vita, parte I, pag. 147 e seg., Roma, 1670. - La Ven. Suor Maria Vittoria Angelini (1590-1659) Romana, Terziaria dell' Ordine de' Servi, chiamata prima Merinda, prese il nome di Marina nel ricevere il sacramento della Cresima.



19 “Amemus sponsum. Quanto magis deformis nobis commendatur, tanto carior, tanto dulcior est factus sponsae.” S. AUGUSTINUS, Sermo 44, cap. 2, n. 4. ML 38-259.




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