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S. Alfonso Maria de Liguori Lettere IntraText CT - Lettura del testo |
264. AL SIG. GIAMBATTISTA REMONDINI.
Gli promette nuovi aiuti per la rinnovata tribolazione, e discorre a lungo del Monitum da porre alla Morale e d'altre correzioni e aggiunte, anche per l'Homo Apostolicus, ove si ristampi.
Sento, dalla sua stimatissima, essere rinnovata l'ingiusta tribolazione, almeno in parte; ma spero che Dio proteggerà la giustizia di V. S. Illma. Frattanto io dirò tre messe per lei,
ed altre ne farò celebrare, e farò rinnovare le novene da quelli monasteri santi; onde lasciamo fare al Signore.
Veniamo all'aggiunta, o sia Monito, che si ha da mettere alla Morale.
Giacché la Morale era stata già principiata a stamparsi, per non guastare quella Dissertazione1 posta sul principio (la quale si avrebbe avuta tutta da sconciare e mettere da capo, se mai io avvessi voluto ivi accomodarvi l'aggiunta fatta) pertanto ho pensato di far mettere questa aggiunta col nome di Monito, all'ultimo del libro, dopo l'ultimo indice delle materie; perché se si mette al principio, in mezzo a tante altre cose che vi sono, non serve: essendo ella un'aggiunta alla Dissertazione già fatta; se poi si mette prima dell'indice, fuggirà dagli occhi de' lettori, ed i lettori all'incontro sempre vanno a vedere all'ultimo dell'opera che cosa vi è.
Questa aggiunta, o sia Monito, ora però non lo mando; perché questo Monito molto m'importa, perché mette in chiaro tutto il mio sistema della Probabile, e serve per regola di tutta la mia Morale. E perché è d'una materia molto delicata, che ogni parola che viene mal posta può sconciare tutto il Monito, perciò ho pensato, per farlo venire senza errore, a farlo stampare in Napoli, per poterlo io rivedere, ed accomodare qualche altra cosa che mi bisognerà accomodare sopra la stampa. Si tratta che l'ho fatto copiare tre volte, e più volte ci sono venute più aggiunte; onde per mandarlo tutto compito e senza nuove aggiunte, l'ho mandato già a stampare in una carta a parte; benché questo Monito fuori della Morale, dove ha da venire aggiunta, poco mi serve. E perché questa è l'ultima fatica che fo sopra la Morale e mi costa da un mese di fatica (per tornarlo tante volte a copiare, tanto che stamattina mi sono inteso con febbre) mi preme che venga tutto aggiustato, lasciando per altro la Dissertazione fatta, in cui vi sono più cose alle quali poi, nel Monito, mi rimetto.
Fra una o due settimane spero di mandarvi questo Monito, stampato, dentro una lettera per la posta, perché non è cosa da mandarlo per lo procaccio.
Le raccomando poi quelle aggiunte alla Morale che già le mandai, che erano cose molto importanti. E se mai si sospetta che siasi perduta qualche aggiunta di quelle, me l'avvisi; perché la tornerò a mandare.
Vi era una cosa, fra le altre, che poteva a qualche Corte far proibire il libro, ed è questo: Nella pag. del primo [volume] 195, num. 615, quaeritur 1°, dopo due versi vi sono queste parole: " Possunt etiam [tributa imponere] Concilia et Pontifex, ex potestate indirecta disponendi de temporalibus, quando id opus est ad regimen spirituale"; tutte queste parole si hanno da togliere affatto, e mettere solo quel che seguita appresso: Ita communiter, ecc.
Ella poi non mi avvisa se ha ricevuta l'altra mia, in cui le mandai alcune aggiunte, o sieno correzioni, che doveano mettersi al libro delle eresie, posto già sotto del torchio, come mi avvisa. E se mai si fosse stampata parte del libro senza dette aggiunte, me l'avvisi; perché ce le manderò in un cartesino che ho già fatto stampare qui di queste aggiunte, che si metterà all'ultimo del libro in fine del terzo tomo, come già le ho fatte mettere in Napoli
Vi sono altri piccioli errori, avvertiti appresso; ma questi sono di poca importanza: come nel tomo I. pag. 61, vers. 2, al principio, al sommario sta posto S. Alessandro; ha da stare S. Atanasio. Alla pag. 65, allo stesso tomo, all'ultimo verso si dice: e parte battere; si ha da mettere: e parte fatta battere. Poco appresso, alla pag. 66, al verso 17, si dice: sentendo ciò Costanno; si ha da mettere: sentendo ciò Costantino. Queste cose, dico, non sono notabili; molto più notabili sono le aggiunte che le mandai; e perciò mi avvisi se non l'ha ricevute.
Di più prego V. S. Illma che, se mai avesse da ristampare l'Homo Apostolicus1, la prego ad avvisarmi anticipatamente;
perché bisogna ch'io riformi in quello più cose, e specialmente bisogna che riformi quel che sta a principio del primo tomo al cap. III, pag. 7, n. 22 De Conscientia probabili; e quel che ivi sta scritto, si ha da riformare secondo quel che è posto nel Monito accennato.
Non altro. Mi avvisi ancora poi come vanno le sue tribolazioni colle Corti, acciò io possa consolarmi; e resto con tutto l'ossequio rassegnandomi
Divmo ed obblmo servitore vero
ALFONSO MARIA, vescovo di Sant'Agata.
Conforme all'originale che si conserva nel nostro archivio generalizio di Roma