Copertina | Indice: Generale - Opera | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Sant'Alfonso Maria de Liguori Pratica del confessore IntraText CT - Lettura del testo |
§ IV - Avvertimenti circa gli ultimi sagramenti e modo di farli ricevere con frutto.
1. Circa la confessione
Già si è avvertito nella Pratica, n. 89 (si veda nella nostra Morale, 6, 260 e 484) che quando v'è pericolo prossimo di morte o che forse è giunto il santissimo Viatico, e la confessione fosse lunga, non v'è obbligo per allora di farla intera.
Ma di più, qui s'avverta:
Per I. In morte51 ogni sacerdote può assolvere tutti i casi e censure riservate, come ha dichiarato il concilio di Trento (Sess. 14, de poenit. c. 7). E ciò non solo in articolo, ma anche nel solo pericolo di morte, come s'è provato (6, 561). Avvertendo però che, per le censure riservate solamente (non già per li peccati riservati) deve imporsi l'obbligo all'infermo di presentarsi al Superiore, se mai guarisce; altrimenti ricaderà nelle stesse censure (6, 563, v. Secus).
Per II. Il sacerdote semplice non può assolvere il moribondo alla presenza dell'approvato52, se pur non avesse cominciato a sentire la confessione (6, 562). Ma
ciò non corre, quando l'approvato fosse complice della persona inferma in peccato turpi, come ha determinato il pontefice Benedetto XIV (6, 563).
Per III. Il moribondo destituto de' sensi ben può essere assolto, almeno sub conditione (il che pare sempre più sicuro), quando v'è alcuno che attesti aver quegli dimostrato desiderio dell'assoluzione, dando segno di pentimento, o pure se avesse cercata la confessione (6, 481). E ciò quantunque il moribondo avesse perduti i sensi nell'atto del peccato, come abbiam tenuto (6, 183), fondandolo coll'autorità di s. Agostino53 e colla ragione, perché da una parte la condizione toglie l'irriverenza del sagramento, e dall'altra sempre si presume che in tal punto ciascuno voglia provvedere alla sua salute eterna e che ne dia qualche segno sensibile, benché il segno per cagione del morbo non si discerna.
Per IV. Se l'infermo dopo il terzo giorno, benché avvisato del pericolo, neppure avesse voluto confessarsi, sarebbe bene che 'l sacerdote avvertisse il medico ch'egli, secondo la bolla di s. Pio V54, è tenuto ad astenersi di visitarlo (6, 664). Ma se, con tutto ciò, l'infermo restasse ostinato, allora ben può ritornare il medico a curarlo (loc. cit. v. Notant).
2. Circa la comunione
Si notino i seguenti avvertimenti:
Per I. A ricevere il ss. Viatico non è necessario aspettare il tempo quando non v'è più speranza di vita, ma basta che vi sia il pericolo della morte (6, 284)55. Per II. Quando v'è pericolo prossimo di vomito, non è lecito dare il Viatico, benché si premetta l'esperienza della particola non consegrata (6, 292, v. In dubio).
Per III. Il Viatico ben può darsi a' fanciulli56 che hanno già l'uso della ragione, e così anche a' frenetici che son vissuti bene o che si son confessati poco prima e non
vi sia pericolo d'irriverenza al ss. Sagramento. E perciò con costoro probabilmente è lecito far l'esperienza della particola non consegrata (loc. cit.).
Per IV. Ben può, anzi deve, darsi anche nel Venerdì Santo a' moribondi, come si ha dal decreto della S. Congregazione de' Riti del 1622 a' 19 febr.57. Per V. È comune sentenza che, nella stessa infermità, ben possa darsi più volte il Viatico all'infermo non digiuno, almeno tra lo spazio di sei o otto giorni. Anzi molti dd. dicono anche più spesso (vedi 6, 284 e 285). Se poi si fosse comunicato la mattina per divozione, non si può comunicare nello stesso giorno per viatico, se non quando sopravvenisse il pericolo della morte per qualche morbo violento come di ferita, veleno o caduta (6, 285, dub. 3).
Per VI. Quando l'infermo si è solamente confessato e 'l male seguita ad essere pericoloso, è bene che 'l sacerdote lo disponga a ricevere quanto più presto si può il Viatico, affinché lo riceva colla mente più sana e con maggior frutto; e perciò procuri d'insinuargli il desiderio di riceverlo, affin di fortificarsi contro l'inferno in tal pericolo e d'unirsi con Gesù Cristo, il quale vuol venire (gli dirà) a visitarlo per apportargli tesori di grazie e per accompagnarlo al paradiso, s'è giunto il tempo di sua
morte; e se no, per recargli anche la sanità, se questa gli è conveniente. Dice s. Cirillo Alessandrino che la ss. Eucaristia etiam morbos depellit, et aegrotos sanat58. E narra s. Gregorio Nazianzeno59 che suo padre, subito che ricevé la comunione, fu sano.
Onde il sacerdote potrà cosi dire all'infermo: Fratello mio, la tua infermità non è disperata, ma è pericolosa, e perciò sarebbe bene che ricevessi quanto più presto la s. comunione, perché Gesù Cristo ti recherà la salute corporale, s'è conveniente per la tua salute eterna; e s'hai da morire, verrà a darti forza contro le tentazioni e per accompagnarti al paradiso. Che dici? hai desiderio di riceverlo? si? eh via, su, apparecchiati ad abbracciarti col tuo Redentore ch'è morto per te. Digli con affetto: Vieni, Gesù mio, vieni, amor mio, unico mio bene, vieni all'anima mia che ti desidera. Quid mihi est in coelo, et a te quid volui super terram? Deus cordis mei et pars mea in aeternum. (Che altro c'è per me nel cielo e che cosa ho voluto da Te sulla terra? Dio del mio cuore e mia parte per sempre).
Quando poi è giunto il Viatico, procuri il sacerdote che non vi siano nella stanza congiunti che possano portare passione all'infermo, come moglie, figlie, sorelle, etc. Ed allora potrà cosi aggiungere: S. Filippo Neri, in veder giunto nella sua camera il ss. Sagramento, disse: Ecco l'amor mio60. E così, fratello, voglio che dite anche
voi. Ecco quel Figlio di Dio che per amor tuo è sceso dal cielo in terra ed ha voluto morire per te, ed ora è venuto a visitarti. Allegramente, ch'egli già ti ha perdonato. Delle offese che gli hai fatte già ti sei pentito e sempre più te ne penti; ma ora l'ami con tutto il cuore, non è cosi? eh via, digli: Si, Gesù mio, t'amo e, perché t'amo, mi pento d'averti offeso: per amor tuo accetto la morte, eccomi qua; anzi desidero morire, se a te piace, per venire ad amarti per sempre in paradiso.
Indi gli soggiungerà: Orsù, N… giacché voi amate Gesù Cristo, voi perdonate per amor suo a tutti coloro che v'hanno offeso, non è così? Ed insieme voi cercate perdono a tutti dell'offese che loro avete fatte? Orsù, rivoltatevi ora a Gesù Cristo che vuol venire ad abbracciarsi con voi. Ditegli che non siete degno: Domine, non sum dignus. Ma esso con tutto ciò vuol venire a voi. Chiamatelo dunque: Vieni, Gesù mio, mio amore, mio tutto, ch'io non voglio altro che te.
Comunicato che sarà l'infermo, è bene aiutarlo a fare il ringraziamento: Orsù, fratello, ringrazia Gesù Cristo che con tanto amore è venuto ad abbracciarsi con te. Il ss. Sagramento si chiama pegno del paradiso: futurae gloriae pignus. Allegramente: Dio ti vuol dare il paradiso e per ciò te n'ha dato in pegno se stesso. Di' con me. Signor mio, amor mio, io t'abbraccio, io ti ringrazio, io t'amo e spero amarti in eterno; mi pento d'averti offeso e propongo questa vita che mi resta, o poca o molta, di spenderla tutta in amarti.
Gesù mio, ti offerisco la mia vita, se a te piace di tormela. Sia sempre fatta la tua Volontà. Dammi solo, ti prego, la santa perseveranza ed il tuo amore, sì ch'io spiri
amandoti, per venire ad amarti per sempre in paradiso. Voi non mi lascierete, io non vi lascierò; dunque ci ameremo in eterno, o Dio dell'anima mia.
L'estrema unzione, come è l'ultimo de' sagramenti che riceviamo, così, al dir di san Tommaso62, è il compimento di tutta la cura spirituale, per cui l'uomo si dispone ad entrare nella gloria celeste. Onde bisogna che l'infermo lo riceva quando sta in sé, affinché ne ricavi maggior frutto; poiché, sebbene il detto sagramento non può prendersi se non quando v'è grave pericolo (almeno probabile) di prossima morte o destituzione de' sensi (come nella nostra Morale, 6, 714, adv. 2); però non deve aspettarsi l'ultimo fine della vita (loc. cit. adv. 1). Onde dice il Catechismo Romano63 che peccano gravissimamente quei parroci che danno l'estrema unzione quando è perduta ogni speranza di vita e l'infermo già comincia a perdere i sensi.
Procuri dunque il sacerdote di persuadere all'infermo che l'estrema unzione per primo gli apporterà la sanità del corpo, s'ella sarà per giovargli all'anima, come dichiara il Tridentino (Sess. 14, c. 2): Et sanitatem corporis
interdum, ubi saluti animae expedierit, consequitur64. Ma questa sanità non si conferisce, quando l'infermo è naturalmente impossibilitato a guarirsi. Narra Giovanni Erolto65 aver rivelato un certo defunto che, s'egli avesse prima presa l'estrema unzione, sarebbesi guarito; ma, per averla differita, era morto ed era stato condannato per cento anni in purgatorio.
Per secondo gli toglierà le reliquie de' peccati e per conseguenza gli stessi peccati, anche mortali, se gli sono occulti, secondo san Tommaso66 (vedi al L. 6, 731, v. Commune); e perciò s'istruisca l'infermo che, mentre il parroco unge ciascuno de' cinque sensi, egli abbia dolore de' peccati commessi in quel senso, rispondendo cogli altri: Amen.
Per terzo gli conferirà aiuti particolari contro le tentazioni nell'ultima lotta coll'inferno; ond'è molto probabile che chi ricusasse di prender questo sagramento non potrebbe essere scusato da colpa grave. Vedasi ciò che si è detto nella Pratica al n. 90. È bene qui notare alcuni avvertimenti circa l'amministrazione di questo sagramento.
I. Praticamente non è probabile l'opinione che possa ungersi l'infermo con una sola goccia dell'olio santo senza diffonderlo per le parti, perché non sarebbe ella vera unzione (Si veda al L. 6, 709, dub. 4 della Morale).
II. L'unzione de' cinque sensi67, secondo la più comune, è di necessità di sagramento, onde solamente in tempo di peste o d'imminente pericolo di morte può adoprarsi una sola unzione, ed in un solo senso (e meglio sarebbe allora farla solamente nel capo), ma sotto condizione, se mai vale, e con una sola forma, dicendo: Per istam sanctam unctionem et suam piissimam misericordiam indulgeat tibi Dominus quidquid deliquisti per sensus, nempe per visum, auditum, gustum, odoratum et tactum. E se 'l moribondo sopravvive, debbon ripetersi (anche sotto condizione) le unzioni in tutti cinque i sensi, colle solite orazioni (6, 710, v. Quaeritur).
III. Non è di necessità di sagramento l'ungere l'uno o l'altro organo; anzi può anche lecitamente ungersi un solo occhio o mano, etc. quando v'è urgenza o pericolo d'infezione o se l'infermo non può volgersi all'altro lato. L'unzione de' reni si tralascia nelle donne, ed anche negli uomini quando infirmus commode moveri non potest, come
prescrive il Rituale Romano. L'unzione poi de' piedi è comune sentenza non esser di necessità di sagramento; e circa l'usarla, devesi osservar la consuetudine delle chiese (L. 6, n. 710, v. Certum). Così neppure è essenziale l'ordine delle unzioni, ma deve per altro questo osservarsi sotto precetto grave (loco cit. v. Nec etiam).
Per IV. Ben può darsi l'estrema unzione a' fanciulli che hanno già l'uso di ragione, benché non abbiano ancora ricevuta la comunione, ed in dubbio del suddetto uso può darsi condizionatamente; ma non già a' fanciulli affatto di ragione incapaci (6, 719 e 720).
Per V. A' pazzi, deliranti e frenetici i quali prima, quando stavan colla mente sana, l'han domandata o l'avrebbero richiesta, o pure che han dato segno di contrizione, ben anche può darsi, purché non vi sia pericolo d'irriverenza. E tanto più se hanno qualche luce d'intervallo. E ad alcuno di cui si dubitasse se mai abbia avuto l'uso di ragione, può darsi sotto condizione. Può darsi anche agli ubbriachi che stanno in pericolo di morte, purché non costasse che abbiano perduti i sensi in istato di peccato mortale: poiché agl'impenitenti ed a coloro che muoiono con manifesto peccato mortale, come anche agli scomunicati, affatto deve negarsi, come dice il Rituale Romano (Vedi al L. 6, 732). Alle parturienti ben anche può darsi, se per li dolori del parto fosse qualche donna già in pericolo di morte.
Per VI. In caso di necessità si tralasciano le orazioni prescritte fuori della forma (6, 727), le quali si diranno appresso, se vi è tempo. Ed in tal caso può darsi il sagramento senza lumi e senza ministro (6, 728); ed anche, probabilmente, senza cotta e stola (6, 726).
Per VII. L'estrema unzione non può replicarsi nella stessa infermità68, se non quando l'infermo fosse già guarito (almeno probabilmente) da quella e ricadesse in altro simil pericolo di vita, come dice il Tridentino (Sess. 14, c. 3. Vedi 6, 715).
Per VIII. Stia cauto il confessore in non far rivolgere l'infermo, affin di ungerlo sulle parti vicine; ma quando con cautela lo rivolgesse e casualmente ne seguisse la morte, non tema d'irregolarità, la quale richiede delitto, di cui non è reo chi ciò ha fatto per ufficio di carità (6, 725).
Per ultimo ben può il parroco tener in casa la notte l'olio santo69, se teme probabilmente che altrimenti non sarebbe a tempo di dare il sagramento all'infermo (6, 730).