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S. Alfonso Maria de Liguori Regolamento per li Seminarj IntraText CT - Lettura del testo |
I.- Avanti d'ogni altra cosa dee curare il vescovo che 'l seminario abbia le sue regole bene ordinate, così per lo spirito come per le scienze. A tal fine gioverà qui notare in succinto le regole più principali, praticate da' seminarj ben regolati, specialmente da quello di Napoli e di Aversa, che sono stati e sono ||5|| (ben può dirsi) la norma degli altri.
In quanto agli esercizj di spirito vi sarà: 1) L'orazione mentale nella mattina, meditando per lo più le massime eterne, che sono le più utili a considerarsi da' giovani. 2) La Messa coll'Officio della Beatissima Vergine. 3) La confessione e comunione ogni otto giorni o almeno due volte il mese. 4) La lezione spirituale per mezz'ora o almeno per un quarto; s'intende questa oltre la lezione a mensa, che gioverà farla per lo più sulle vite de' santi, e che non mai dee tralasciarsi. 5) Nel dopo pranzo poi, dopo la ricreazione d'un'ora, e dopo il riposo, che si darà nel tempo d'estate (e gioverà darne un poco, cioè una mezz'ora, anche in tempo d'inverno, come si pratica nel seminario di Napoli), la visita al SS. Sagramento ed alla Divina Madre ||6||. 6) Il rosario colla litania11 della B. Vergine. 7) L'esame di coscienza cogli atti cristiani di fede ecc. e colle altre brevi orazioni che sogliono praticarsi in cominciarsi la scuola o lo studio o la mensa, e specialmente in alzarsi da letto; nel qual tempo la mattina, svegliati che saranno i figlioli al segno consueto, poco dopo, cioè dopo gli atti di adorazione al Signore e ringraziamento, che si diranno con qualche divota formola da tutti a mezza voce, dopo tal'orazione, dico, durante la quale dovranno vestirsi con modestia vicino al letto, s'incomincerà12 a leggere il Diario del P. Marchese o altro libro di fatti divoti. E durerà la lezione per tutto il tempo del vestirsi di tutto punto, pettinarsi, lavarsi ecc., e finirà nel13 segno della meditazione, che dee immediatamente susseguire.
In alcuni seminarj ho trovato che si facea ||7|| fare da' seminaristi la disciplina in comune ed all'oscuro; ma un tale esercizio vuol la prudenza che affatto si tolga da' seminarj, per evitare il pericolo di molti inconvenienti che possono accadere tra' giovani.
Gioverà sibbene14 al sommo che facciano una volta l'anno gli esercizj spirituali in seminario per otto o dieci giorni colla predica, mattina e sera, e con un'istruzione sulle virtù e regole che debbono osservare. Di più molto gioverà a conservare lo spirito e 'l frutto di questi esercizj il giorno di ritiro in ogni mese, in cui non vi sarà né scuola, né studio camerale (eccetto che nella sera in tempo d'inverno); ma s'impiegherà quella giornata in meditazioni, lezioni spirituali (e specialmente delle regole), sermoni, istruzioni, e nel far la confessione e comunione.
||8|| In quanto alle scienze, per li principianti vi sarà la scuola di gramatica e poi d'umanità, nella quale sovra15 tutto si procuri di bene istruirgli16, perché altrimenti non l'apprenderanno più, e non intendendo poi perfettamente17 la lingua latina, saran sempre deboli in tutte le altre scienze. Per li più provetti vi sarà lo studio di filosofia, in cui s'istruiscano bene nella logica ch'è la più necessaria.
Ed in quanto alle scienze18, io stimo esser molto meglio il servirsi di libri che di scritti, avanzandosi così molto di tempo e molto di salute19. Per la filosofia potrebbe usarsi Purcozio o pure Vernejo per20 la logica, o la logica della filosofia detta [ETML-M:U=”[]”]Burgundi[c]a, che è ottima per li seminarj. Di più lo studio della teologia scolastica e dommatica, per cui potrà usarsi il compendio di Tournely, ultimamente (come sento)21 dato alle stampe anche22 in ||9|| Venezia23.
Sovra24 tutto i vescovi, specialmente delle diocesi del Regno25, debbono attendere a far istruire i giovani in seminario nella teologia morale, acciocché tra essi possa26 poi scegliere i soggetti più idonei a coltivare la sua27 diocesi; altrimenti i medesimi, usciti che
saranno dal seminario, poco la studieranno, e 'l prelato poi piangerà, come ho veduto piangere alcuno28, di non aver sacerdoti a chi dare la confessione e le cure.
Quest'è il maggior utile che un vescovo può ricavare dal seminario, l'aver confessori e parrochi; giacché da' seminaristi poi eleggerà i più dotti ed esemplari (benché29 ceteris paribus gli esemplari sempre debbono preferirsi a' dotti), e così gli riuscirà di tenere ben coltivata la sua Chiesa.
E se si giudicherà non applicar taluno agli studj compiti della filosofia e teologia, per l'età avanzata ||10|| o per altra ragione, almeno dopo l'umanità e logica (che sempre son necessarie) si faccia attendere alla morale, non permettendo che alcuno si ordini sacerdote, se non ha studiata la morale per due o tre anni.
Altre cose concernenti al silenzio, alla modestia, alla carità ecc. si noteranno appresso, parlando dell'obbligo de' prefetti e de' seminaristi. Sarà bene poi tutte queste regole, cogli altri ordini ed osservanze più minute, farle stampare o registrare in un libretto; con ordinare che si leggano in ogni settimana o almeno due volte il mese, il che può farsi nel giorno del ritiro ed in qualche altro giorno di festa o di feria.
II.- Procuri il prelato d'avere un buon rettore per lo seminario e buoni prefetti, perché se l'uno o gli altri mancano al lor dovere, per quanta sia la sua attenzione ||11||, il seminario anderà30 certamente in rovina. Così il rettore come i prefetti oltre l'esser di buoni costumi debbono essere accorti e pratici in qualche modo di seminarj.
Spesso cerchi il vescovo d'intendere dal rettore come si portino31 i prefetti ed i seminaristi; e sopra tutto s'informi, in tutte le maniere che può, de' portamenti, carità e vigilanza del rettore. Ed una o due volte l'anno faccia lo scrutinio generale de' seminaristi, per sentire ed indagare gli sconcerti e difetti così degli altri seminaristi come degli officiali.
III.- Gli officiali dunque che terrà nel seminario, saranno per 1.o il rettore, che avrà cura così dello spirituale come del temporale. E 'l vescovo incarichi a tutti di portare un gran rispetto ed ubbidienza al rettore, altrimente32 il seminario starà sempre in fazioni ||12|| e disturbi.
Per 2.o tenga senza meno per ciascuna camerata il prefetto particolare, e due o almeno un altro prefetto de' corridori, il quale avrà cura de' seminaristi, allorché escono per andare alla cappella o alla scuola o alla porta o pure a parlare al rettore. E costui giri sempre per li corridori, che mai non devono33 esser senza custodia ed34 occhi di alcuno.
Uscendo i seminaristi fuori del seminario, egli attenderà ancora a vedere se n'è restato alcuno. Egli potrà entrare in tutte le camerate per visitare come si fa lo studio, come si osserva il silenzio, la ricreazione ecc. Egli assisterà, quando vengono i barbieri, calzolaj, sartori, acciò si eviti ogni disordine. Egli darà i segni comuni. Egli, quando sarà avvisato da' prefetti particolari, chiamerà i medici per gl'infermi. In somma: egli avrà una sopraintendenza generale su tutte le osservanze ||13|| del seminario. E di tutte le inosservanze ne avviserà il rettore.
In alcuni seminarj vi è ancora il vicerettore, che ha la poc'anzi mentovata sovraintendenza sulla comunità e presiede in assenza del rettore. Egli ancora ha la cura de' serventi e dell'esigenze e proviste. Ma dove vi sta il maestro di casa e 'l prefetto generale ed anche il confessore stabile del seminario35, possono tra questi dividersi le suddette cure.
Per 3.o sarà bene36 tener nel seminario, come già si è accennato37, un confessore che ivi abiti stabilmente. Questi non deve38 intricarsi nel governo esterno e tanto meno nelle penitenze da darsi, né a39 riprendere alcuno in presenza d'altri; ma attenderà solamente a sentire con carità tutti coloro del seminario che verranno da lui per confessarsi o per esser diretti nella vita spirituale ||14||. Egli avrà la cura speciale della famiglia bassa, acciocché frequentino i sagramenti e sappiano la dottrina cristiana.
Entrando alcun seminarista nuovo, egli l'istruirà per la confessione generale, orazione mentale ecc. e l'assisterà negli esercizj
spirituali, che dovrà fare in entrando per otto o almeno per tre giorni. Sarà bene che da quando in quando faccia in cappella a tutti qualche discorso o istruzione divota.
Oltre questo confessore stabile bisogna far venire nel seminario più confessori, prudenti, esemplari e dotti, quali bisognano per confessar seminaristi40; e che sian forti nel negare l'assoluzione a' recidivi, i quali dovendosi confessare e comunicare nel seminario per obbligo della regola, facilmente vengono indisposti. È bene far venire due confessori la volta, acciocché i figliuoli abbiano ||15|| maggior libertà in confessarsi. E tre o quattro volte l'anno il vescovo faccia venire altri confessori straordinarj, persuadendosi che i seminaristi stanno in gran pericolo di far sacrilegj, confessandosi sempre a' confessori che gli conoscono.
Tutti questi confessori poi de' seminarj stiano attenti a bene avvertire i prefetti, se mai vengono a confessarsi, d'esser fedeli in riferire al rettore tutte le mancanze de' seminaristi, e qualche volta (richiedendolo l'importanza della cosa) neghino loro l'assoluzione; perché mancando in ciò i prefetti per qualche rispetto umano, senza meno succederanno molte inosservanze e scandali con danno comune, onde inculchino sempre ciò. E quando occorre, neghino l'assoluzione anche a' seminaristi, che potendo rimediare a qualche grave scandalo con avvisarne il vescovo o il rettore, ||16|| ricusano di farlo; avvertendo che trattandosi qui di danno comune, non gli scusa molte volte anche41 il grave incomodo42.
IV.- Sovra43 tutto deve il vescovo invigilare a non ricevere nel seminario ed a licenziarne que' figlioli che dan poca speranza di riuscire buoni ecclesiastici. In ciò vi bisogna un rigore che non sia picciolo, né mediocre, né grande, ma sommo; dovendo ciascun persuadersi che 'l rimetter qualche volta questo rigore non è atto di carità, ma contra la carità, mentre la benignità che si userà con alcuno, sarà cagione del danno comune del seminario. Tra' figlioli ch'entrano, per quanta diligenza si faccia, non vi mancheranno alcuni che non saranno tali quali sono stati creduti, o che stando nel seminario non diventino poi cattivi. E con questi, se non si usa un sommo rigore, un solo d'essi ||17|| basterà a sovvertire tutti gli altri; ed ecco il seminario perduto e diventato un ridotto di scandali.
Per prima dunque deve usarsi una somma diligenza e rigore nel ricevere i figlioli, ricevendo per lo più quei che sono di poca età (da quelli che sono grandi ed ignoranti, che speranza può aversi che diventino buoni operarj nella Chiesa?), e quei soli che sono sperimentati divoti ed inclinati alla pietà e che hanno44 inclinazione allo stato ecclesiastico. Ed in ciò bisogna prendere gl'informi segreti, non da' parenti, né da' parrochi de' loro paesi, ma da persone estranee e45 degne di fede. Meglio è certamente d'aver46 pochi e buoni47 e che tutti verisimilmente riescano utili alla Chiesa48, che molti e tra questi anche gl'imperfetti, i quali infetteranno poi anche i buoni.
||18|| In secondo luogo deve il vescovo usar rigore e maggior rigore in licenziare dal seminario gl'incorreggibili e gli scandalosi.
Per gl'incorreggibili intendo quei che dopo più ammonizioni e dopo il castigo49 danno poca speranza d'emenda de' loro difetti, quando i difetti son molti ed abituati, benché non sieno di scandalo, né sieno gravi. Perché un tal soggetto50, benché non sia positivamente scandaloso, nondimeno colla sua vita così trascurata e difettosa, almeno col suo mal'esempio, sempre dà qualche scandalo e intepidisce51 anche gli altri e dà poca speranza di riuscire buon ecclesiastico. Onde, quando dopo molti mezzi non dà speranza d'emenda, è certamente nocivo.
Per gli scandalosi poi intendo quei che commettono mancanze di scandalo positivo, come sarebbe l'indurre i compagni a trasgredire qualche ||19|| regola, o a non sottoporsi a52 qualche ordine del vescovo o del rettore, o pure a commettere qualche grave furto o insolenza. Scandalo più nocivo poi sarebbe, se un seminarista dasse53 mal'esempio contra l'onestà col parlare o con qualche azione immodesta. Alcuno di questa sorta appena potrebbe sopportarsi la prima volta che cade in tali difetti, dopo avergli dato un castigo esemplare e lungo.
Dico «appena la prima volta». Del resto è più sicuro consiglio il licenziarlo subito, perché un tale scandaloso, dopo essere stato scoverto e castigato, facilmente starà accorto a nascondere le sue consimili mancanze, le quali, finché non saran di nuovo conosciute, frattanto già saran causa del comun danno, a cui difficilmente appresso potrà ripararsi, almeno in tutto: sicché un solo può apportare la rovina di molti. E perciò ||20|| qual prudenza vuole che per la speranza dell'emenda d'un solo s'abbia a patire il pericolo della sovversione di molti? Non è gran male il licenziare un tal giovine scandaloso, ancorché possa questi emendarsi col tempo; ma la rovina della comunità è un male molto maggiore, che molto più dee temersi ed evitarsi prima che succeda. Il primo, se è danno, è danno privato d'un solo, ma il secondo è danno gravissimo e comune.
In questa materia (torno a dire, e lo direi mille volte) l'usar piacevolezza non è carità, ma imprudenza e tirannia: per usar carità ad un solo, voler permettere la rovina di molti o almeno il pericolo! E bisogna in ciò tener per certo che nel seminario, dove stanno giovani che son facili ad esser tirati al male o al bene secondo gli esempj e gl'incentivi che hanno, un solo scandaloso ||21|| può infettare tutti gli altri. Ed infettati che saranno, probabilissimamente non vi sarà più rimedio: l'unico rimedio sarà poi cacciargli tutti e prendere soggetti nuovi, altrimenti sempre ivi resterà l'infezione introdotta, che si tramanderà dagli uni agli altri54.
Sicché una tale severità non dee chiamarsi (come da alcuni si chiama) troppo rigore, ma dovere, carità e giustizia; giacché il vescovo è tenuto con obbligo grave di carità e di giustizia a procurare il bene e 'l maggior bene della sua diocesi, il quale certamente in gran parte dipende dall'avere un seminario ben regolato. Preghiamo il Signore che faccia intendere questa verità a tutti i prelati che governano la Chiesa.
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