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S. Alfonso Maria de Liguori
Via della salute

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TERRORE DE' MORIBONDI IN PENSARE AL GIUDIZIO IMMINENTE

 

Considerate lo spavento, che apporta ad un moribondo il pensiero del giudizio, allorché trovasi già vicino alla morte, e pensa che tra poco ha da presentarsi davanti a Gesu-Cristo giudice, per render conto di tutta la vita passata. Allora è venuto il tempo del gran passaggio, dovendo passare da questo mondo ad un nuovo mondo, da questa vita all'eternità. Allora non v'è cosa, che più lo tormenti, quanto


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la vista de' suoi peccati. S. Maria Maddalena de' Pazzi,1 stando inferma e pensando al giudizio, tremava; il confessore le disse che non avesse paura. "Ah Padre, rispose, è una gran cosa il dover comparire avanti di Cristo giudice". Così dicea questa santa verginella, che fu santa sin da bambina. Che dovrà dire chi più s'ha meritato l'inferno?

 

L'abate2 Agatone3 dopo tanti anni di penitenza tremava dicendo: "Che sarà di me, quando sarò giudicato!" E come poi non trema chi ha offeso Dio con peccati mortali e non ancora ne ha fatta penitenza! Nel tempo di sua morte la vista delle sue colpe, il rigore de' divini giudizi e l'incertezza della sentenza che gli ha da toccare, oh in qual tempesta di confusioni e di timori l'hanno da mettere! Procuriamo di stringerci a' piedi di Gesu-Cristo, ed assicuriamoci del perdono, prima che venga quel gran giorno de' conti.

Ah Gesù mio e mio Redentore, che un giorno avete da essere il giudice mio, abbiate pietà di me, prima che venga quel giorno di giustizia. Ecco ai piedi vostri il traditore, che tante volte ha promesso d'esservi fedele, e poi di nuovo è tornato a voltarvi le spalle. No, mio Dio, che non meritavate voi d'esser trattato da me, come v'ho trattato per lo passato. Perdonatemi Signore, che io voglio mutar vita davvero. Mi pento, o sommo bene, di avervi disprezzato, abbiate pietà di me.


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Allora dee decidersi la gran causa della nostra eterna salute. Da questa decisione dipende l'esser noi o salvi o dannati per sempre, dipende l'esser felici o infelici per tutta l'eternità. Ma oh Dio, che ognuno conosce e dice: "Così è". Ma se così è, perché non lasciamo tutto, per attender solo a farci santi ed assicurare la salute eterna? Mio Dio, vi ringrazio della luce, che mi date. Deh ricordatevi Gesù mio, che siete morto per salvarmi: fate ch'io vi miri placato, la prima volta che vi vedrò. Se per lo passato ho disprezzata la vostra grazia, ora la stimo più d'ogni altro bene. V'amo bontà infinita, e perché v'amo, mi dispiace d'avervi offeso. Per lo passato io v'ho lasciato, ma ora vi voglio e vi cerco; fatevi da me trovare, o Dio dell'anima mia.

Madre mia Maria, raccomandatemi a Gesù.

 




1 [1.] V. PUCCINI, Vita della ven. suor M. Maddalena de' Pazzi, p. I, c. 73; Firenze 1611, 104: «Ed era tale questo pensiero che spesso diceva con profonda umiltà al padre governatore del monastero: Padre, pensate voi ch'io sia per salvarmi? E rispondendo egli quasi attonito: Perché mi domandate di questo? Soggiungeva la buona madre: Padre mio, egli è una gran cosa che una creatura, che non ha mai fatto bene in vita sua, abbia da comparire avanti a quell'alta purità di Dio; e replicava pure appresso: Padre, pensate voi ch'io mi salvi». Vedi pure V. CEPARI, Vita della serafica santa Maria Maddalena de' Pazzi, c. 63; Roma 1669, 372.



2 [6.] abate) abbate ND V B B1 B2.

3 [6.] Forse da LOHNER, op. cit., tit. 77. (iudicium extremum); II, Venetiis 1738, 268. Cfr. Vitae Patrum, l. III, n. 161; PL 73, 793: «Abbas Agathon dum moreretur, per tres dies oculos apertos tenuit non eos movens. Fratres autem tangentes eum dixerunt: Ubi nunc es, abba? At ille dixit: In conspectu iudicis Dei sto. Et dicunt ei fratres: Numquid et tu times? Quibus ille respondit: Interea quantum fuit ad virtutem meam, semper consideravi ut mandata Dei mei facerem: sed homo sum, et unde scio, si opera mea placent Deo? Cui fratres dixerunt: Non confidis quod opera tua secundum Deum sunt? At ille respondit: Non confido in conspectu Dei, quia aliud est iudicium Dei et aliud hominum».




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