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S. Alfonso Maria de Liguori Consid. ed affetti sovra la Passione IntraText CT - Lettura del testo |
§ IX - Gesù è flagellato alla colonna.
Tunc ergo apprehendit Pilatus Iesum et flagellavit (Io. XIX, 1). Vedendo Pilato che per liberarsi dal condannare quell'innocente, come pretendeano i Giudei, non gli eran riusciti i due mezzi presi, né di rimetterlo ad Erode né di proporlo insieme con Barabba; prende un altro mezzo, di dargli qualche castigo e poi mandarlo via; quindi chiama i Giudei e loro dice: Obtulistis mihi hunc hominem, et ecce ego, coram vobis interrogans nullam causam invenio in homine isto, sed neque Herodes... Emendatum ergo illum dimittam (Luc. XXIII, 14 et 15): Voi mi avete accusato quest'uomo come delinquente, ma io non trovo in esso alcun delitto e neppure ve l'ha trovato Erode. Nondimeno, per contentarvi, io lo farò castigare e poi lo libererò. -Oh Dio, che ingiustizia! lo dichiara affatto innocente: Nullam causam invenio in homine isto, e poi gli destina il castigo! O Gesù mio, voi siete innocente, ma non io; e pertanto, giacché volete soddisfare per me la divina giustizia, non è ingiustizia no, ma è giusto che siate punito.
Or qual'è il castigo a cui tu, Pilato, condanni quest'innocente? Ma tu lo condanni a' flagelli! Ad un innocente dunque destini una pena sì crudele e sì vergognosa? Ma così si fece. Tunc ergo apprehendit Pilatus Iesum et flagellavit (Io. XIX, 1). Or mira tu, anima mia, come dopo questo ingiustissimo ordine afferrano già i manigoldi con furia l'Agnello mansueto, lo conducono con gridi e festa al pretorio e lo ligano alla colonna. E Gesù che fa? Egli, tutto umile e sottomesso, accetta per i nostri peccati quel tormento di tanto dolore, di tanto vitupero. Ecco come già prendono in mano i flagelli, e, dato il segno, alzano le braccia e cominciano da per tutto a percuotere quelle
carni sacrosante. O carnefici, voi avete preso errore, non è costui il reo, son io che merito questi flagelli.
Quel corpo verginale prima apparve tutto livido, indi cominciò a mandar sangue da tutte le parti. Oimè, che avendolo i carnefici già tutto lacerato, seguitano senza pietà a ferir le ferite e ad aggiunger dolore a dolore: Super dolorem vulnerum meorum addiderunt (Ps. LXVIII, 27). -O anima mia, sarai tu ancor di coloro che con occhio indifferente mirano un Dio flagellato? Va considerando il dolore, ma più l'amore con cui il tuo dolce Signore patisce questo gran tormento per te. Certamente allora Gesù tra' flagelli a te pensava. Oh Dio, che se egli non avesse altro sofferto che una sola percossa per amor tuo, pure dovresti ardere d'amore verso di lui, dicendo: Un Dio si contenta d'esser percosso per me! Ma no, ch'egli per li tuoi peccati si contentò che gli fossero tutte stracciate le carni, come già lo predisse Isaia: Ipse autem vulneratus est propter iniquitates nostras (Is. LIII, 5). Oimè, dice lo stesso Profeta, il più bello di tutti gli uomini non apparisce più bello: Non est species ei neque decor: et vidimus eum et non erat aspectus (Ibid. 2). I flagelli l'han così difformato che più non si conosce: Et quasi absconditus vultus eius et despectus: unde nec reputavimus eum (Ibid. 3). Egli è ridotto a tal misero stato che comparisce quasi un lebbroso coverto di piaghe da capo a piedi: così Dio lo vuol maltrattato ed umiliato: Et nos putavimus eum quasi leprosum et percussum a Deo et humiliatum (Ibid. 4). E perché ciò? Perché questo amante Redentore vuol soffrire quelle pene che a noi toccavano: Vere languores nostros ipse tulit et dolores nostros ipse portavit (Ibid.). - Sia sempre benedetta la vostra pietà, o Gesù mio, che voleste esser così tormentato per liberar me da' tormenti eterni. Oh povero ed infelice chi non v'ama, o Dio d'amore!
Ma frattanto che quei carnefici così crudelmente lo flagellavano, che fa il nostro amabile Salvatore? Egli non parla, non si lamenta, non sospira; ma paziente offerisce tutto a Dio, per renderlo placato verso di noi: Sicut agnus coram tondente se sine voce, sic non aperuit os suum (Act. VIII, 32). -Ah ,Gesù mio, Agnello innocente, questi barbari non già vi tosano la lana, ma la pelle e le carni. Ma ecco il battesimo di sangue che voi nella vostra vita tanto avete desiderato, quando diceste: Baptismo autem habeo baptizari, et quomodo coarctor usquedum
perficiatur? (Luc. XII, 50). Va, anima mia, e lavati in quel sangue prezioso, del quale è tutta bagnata quella terra fortunata. E come poss'io, dolce mio Salvatore, più dubitar del vostro amore, vedendovi tutto impiagato e squarciato per me? Intendo che ogni vostra piaga è un testimonio troppo certo dell'affetto che mi portate. Sento che ogni vostra ferita mi domanda amore. Bastava una sola goccia del vostro sangue per salvarmi, ma voi volete darlo tutto senza riserba, acciocch'io senza riserba mi doni a voi. Si, Gesù mio, tutto senza riserba a voi mi dono: accettatemi ed aiutatemi ad esservi fedele.