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S. Alfonso Maria de Liguori Virtù e pregi di S. Teresa IntraText CT - Lettura del testo |
CONSID. II. Del dono della speranza ch'ebbe s. Teresa.
La misura delle misericordie divine corrisponde alla confidenza che ha l'anima in Dio; perciò quando il Signore vuole arricchire un'anima di grazie prima l'arricchisce di confidenza.
Ebbe il dono da Dio la s. madre di una confidenza così grande, che giunse con quella a compire quanto mai intraprese per la gloria del suo sposo; ond'era ella chiamata comunemente per ciò Teresa l'onnipotente.
Con ricordarsi solo delle parole dell'apostolo, che è fedele il Signore e non può mancar la sua parola, ella concepiva un animo sì grande, che la rendeva forte contro tutte le tempeste: «Oh chi alzasse le voci (esclamava) per dire, Signore, quanto siete fedele co' vostri amici! Manchimi tutto, purché non mi abbandoniate voi, ch'io ho provato quanto guadagno faccia chi in voi solo confida».
Fidata a quest'ancora sicura, ella intraprese la grande opera della riforma così delle donne, come degli uomini della religion carmelitana e di tante fondazioni, contro mille contradizioni degli uomini e de' demoni: senza appoggi, senza danari, ma solo colla confidenza in Dio; solita dire che per fondare un monastero le bastava una casa a pigione ed una campanella.
Quando trovava maggior contradizione allora si faceva più animo, dicendo quello essere segno che la semina doveva render più frutto; e tutto così riusciva. Onde ci lasciò scritto: «E così ho speranza che 'l vero rimedio per non cadere è attaccarsi alla croce e confidare in colui che si pose in lei: lui solo trovo amico vero, e ciò con un dominio che mi pare che potria resistere a tutto il mondo che mi fosse contrario, non mancandomi Dio». Di qui nasceva la gran pena che sentiva nel dover trattare con gente fondata in ragioni e mezzi umani.
Stando la s. madre in Toledo, le disse un padre che il negozio della riforma era disperato; ma ella con animo imperturbabile consolava tutti, e fidata in Dio diceva che ciò non ostante tutto dovea riuscire in meglio. Quando per viaggio s'incontrava in qualche passo pericoloso, ella era la prima a passarlo e così animava gli altri. Confidata nel suo Signore non temea neppure di tutto l'inferno; diceva che aveva quella paura de' demonj, che aveva delle mosche. Non fu veduta mai né afflitta né lieta per qualsisia caso prospero o contrario; ma sempre stava serena d'animo, sempre eguale a se stessa con somma pace; ferma sempre sulla sua diletta speranza, che Dio non può mancare a chi lo serve e in lui confida.
A questa confidenza dunque appoggiava s. Teresa tutte le sue preghiere che porgeva a Dio. E perché ella non sapeva altro cercargli, se non quello che doveva riuscir di maggior gusto del suo Signore, erano sì gradite a Dio le orazioni di questa sua sposa, che giunse a prometterle di concederle quanto gli avesse domandato. E fu quando la santa, cercandogli una grazia, e temendo non ottenerla per la sua indegnità, apparvele Gesù, e dimostrandole la piaga della sua mano sinistra: «Mi disse (sono le parole della santa) che chi tanto avea patito per me, non dubitassi che fosse per concedermi assai volentieri quel che io gli chiedeva: ch'egli mi prometteva che quanto gli avessi domandato tutto me l'avrebbe conceduto: che mi ricordassi che quando ancora io non lo serviva, non gli avea chiesto cosa che non me l'avesse conceduta, meglio di quello che io ne l'aveva saputo pregare. Or quanto meglio mi avrebbe esaudita adesso che sapeva ch'io l'amava? che non dubitassi di questo».
Ed in effetto di questa promessa ella poi scrisse che da Dio sempre aveva ricevuto più di quello ch'essa aveva saputo cercare. Ed a consolazione de' suoi divoti lasciò notate queste parole: «In questo di cacciare anime dal peccato per mezzo delle mie orazioni, ed altre condurre a maggior perfezione, sono state molte volte: sono tante le grazie, che s'io volessi raccontarle, sarebbe uno stancar me e chi legge». Mentre una notte la santa ringraziava il Signore di una grazia ricevuta, egli con amor le rispose: «E che mi chiedi tu, ch'io non faccia, figlia mia?» Un altro giorno le disse: «Già sai lo sposalizio ch'è fra te e me; e perciò ti dono tutti i dolori miei ch'io sopportai: e per questo puoi domandare a mio Padre, come per cosa propria». Quindi la santa per nostro insegnamento ci lasciò scritto nell'esclamazione XIII.: «O, o, o, che poco ci confidiamo di voi, Signore! Quanto maggiori ricchezze e tesori fidaste voi a noi, poiché trentatré anni di gran travagli ci donaste, e dopo così compassionevol morte del vostro Figlio, anche sapendo quanto ingrati gli dovevamo essere, non voleste lasciar di fidarci l'inestimabile tesoro del medesimo vostro Figlio nel ss. sagramento, acciò non rimanesse da voi, che noi non facessimo quell'acquisto che negoziando con esso far possiamo con voi, padre pietoso. O anime beate che così ben vi sapete approfittare e comprarvi eredità tanto dilettevole e permanente con questo suo prezzo, diteci, come negoziavate con un bene tanto infinito? Soccorreteci poiché state tanto vicine alla fonte: attingete acqua per noi di qua, che moriamo di sete».